Impennata dei prezzi delle materie prime: la lotta è più necessaria che mai
Parti Révolutionnaire Communistes | sitecommunistes.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
06/07/2021
I prezzi delle materie prime, dei metalli come rame, palladio, acciaio (il rame ha superato la soglia simbolica dei 10.000 dollari la tonnellata al London Metal Exchange, dopo aver toccato il minimo di 5.000 dollari solo qualche mese fa), dei materiali da costruzione come il legno (che ha triplicato il prezzo), degli energetici come il petrolio (+30% in un anno) e delle materie prime alimentari come lo zucchero, il maiale e i cereali si stanno impennando sui mercati azionari specializzati (+22% per i cereali).
Questi aumenti spettacolari seguono un periodo di flessione dovuto al calo dell'attività economica, quindi della domanda, a seguito alla pandemia di COVID 19. Tuttavia, questi rincari ora superano di gran lunga la flessione.
Gli osservatori sottolineano come siano diverse le cause che contribuiscono a questa impennata dei prezzi:
- Una forte ripresa dell'attività economica, in particolare negli Stati Uniti e in Cina, una ripresa favorita da pacchetti di stimolo che hanno iniettato un'enorme liquidità nei circuiti economici alimentando una domanda solvibile in forte crescita.
- Un aumento delle tensioni geopolitiche tra i principali paesi produttori di materie prime, in particolare sul piano energetico.
- Le politiche di transizione energetica che alimentano la domanda di certi metalli per la fabbricazione di batterie elettriche e la produzione di pannelli solari e turbine eoliche.
- Le difficoltà nel commercio mondiale. Per esempio, nel caso dello zucchero, sono la carenza di container e le strozzature nei porti a far salire i prezzi, mentre il mais, la soia e il grano scontano anch'essi problemi di consegna.
Tutti questi fenomeni, se portano l'euforia sui mercati azionari specializzati, presentano alcuni pericoli economici. Prima di tutto, c'è il pericolo della formazione di "bolle speculative" e quello di un'impennata dell'inflazione in un momento in cui i governi stanno iniettando grandi quantità di liquidità, che si tradurrebbe in un ulteriore rallentamento dell'attività a causa della stretta sulle politiche monetarie. Per i salariati, questi aumenti pesano molto e incidono sul loro potere d'acquisto svalutando i loro salari. Così, il prezzo dei combustibili è salito alle stelle, con il gas appena aumentato di quasi il 10%. Il prezzo della benzina alla pompa è aumentato di quasi il 25% in un anno. Anche i prezzi dei prodotti alimentari e dei beni di prima necessità stanno aumentando e anche se quelli all'ingrosso sono ancora relativamente stabili, l'impatto dell'aumento delle materie prime si farà sentire presto.
Come possiamo dunque vedere dai rialzi dei prezzi delle materie prime, sono i salariati ad essere chiamati a pagare i costi della situazione, mentre i capitalisti sono impegnati a fare profitti crescenti.
La lotta per i salari, per un salario minimo di 2.000 euro netti è quindi più che mai attuale. È anche il senso e l'attualità della nostra lotta politica contro il capitalismo, fino a che non sarà abbattuto.
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