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Salari: al centro della lotta di classe

Communistes | sitecommunistes.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

16/12/2021

Da diversi mesi, la questione dei salari sta tornando con forza nell'arena sociale e politica. Secondo i sondaggi d'opinione, è addirittura considerata la principale preoccupazione dei francesi, e ancora di più dei salariati.

Secondo un recente sondaggio di ODOXA, il 45% degli intervistati ha messo questo tema in cima alla lista per le elezioni presidenziali, seguito dalla salute; l'80% del campione ritiene che il potere d'acquisto sia diminuito e il 94% pensa che dopo il confinamento i prezzi siano aumentati. Un'altra prova di questa realtà è l'aumento del numero e della durata dei conflitti sociali legati ai salari.

Inoltre, i salari, e soprattutto i bassi salari, stanno portando molti dipendenti, in particolare nel settore dei servizi e della ristorazione, a cercare lavori meno impegnativi e meglio pagati, il che mette sotto pressione i datori di lavoro per aumentare i salari.

I datori di lavoro e il governo stanno cercando di contenere la protesta con un giro di vite. [Il presidente del MEDEF, organizzazione analoga alla Confindustria, ndt] Roux de Bézieux proclama: "gli aumenti salariali generalizzati non sono sostenibili per l'economia" e il governo, rifiutando la richiesta unanime delle Federazioni dei dipendenti pubblici, continua a congelare il punto di indice che determina la retribuzione di milioni di dipendenti pubblici, così come continua a congelare le pensioni dei pensionati. Allo stesso tempo, il governo per tentare di ridurre la pressione delle rivendicazioni, concede briciole come il buono energia da 100 euro, mentre l'aumento dei prezzi lo costringerà ad aumentare il salario minimo (SMIC) dello 0,9%.

Perché, oggi, questa irruzione della questione salariale? Per anni, la politica patronale e governativa ha portato a un forte aumento della disoccupazione, con conseguente aumento della concorrenza tra i dipendenti per il posto di lavoro, soprattutto tra i giovani, con riflessi di contenimento della dinamica salariale. Allo stesso tempo, c'è stata una relativa stabilità dei prezzi dei beni e delle materie prime legata alla reimportazione di beni dai paesi a basso salario.

I due fenomeni sono profondamente legati in un contesto in cui l'occupazione, in particolare quella industriale, è stata largamente liquidata dalle delocalizzazioni verso paesi a basso costo del lavoro, il che ha aumentato la disoccupazione e gonfiato i profitti dei monopoli capitalisti. Questo ha anche permesso di contenere l'aumento dei prezzi nei paesi più ricchi, riducendo così la pressione sulle richieste salariali (1).

Ma oggi, la ripresa di una forte inflazione mette in discussione questo equilibrio e porta ad una reazione legittima dei lavoratori a voler preservare il loro potere d'acquisto o addirittura ad aumentarlo, poiché i salari bassi sono diffusissimi e quelli di molte professioni, soprattutto all'inizio della carriera, sono al livello, o addirittura al di sotto, del salario minimo. Per esempio, nel pubblico impiego, un tecnico di categoria B viene assunto a soli 10 euro in più dello SMIC e si può parlare di impoverimento di interi gruppi di dipendenti qualificati.

Questa ripresa dell'inflazione, che molti economisti consideravano temporanea e limitata, sta ora diffondendosi nell'ampio contesto economico. Per l'Unione europea, è stimata a più del 4% all'anno e al 2,8% per la Francia, il che è lungamente inedito.

Questo fenomeno colpisce anche gli Stati Uniti con un'inflazione al 6,8%. Abbiamo già analizzato le cause principali (2), in particolare nel settore energetico (3). Data questa inflazione, l'INSEE (istituto analogo all'ISTAT, ndt) nella sua nota del 14 dicembre stima che il potere d'acquisto dei dipendenti "potrebbe diminuire dello 0,5% nei prossimi sei mesi".

Le conseguenze di questa impennata inflazionistica nel mondo sono ancora difficili da valutare a livello macroeconomico, ma costituiscono un fattore preoccupante per la solidità di una ripresa che secondo alcuni, il nostro governo in testa, hanno glorificato come solida e in grado di cancellare la grande recessione legata alle politiche di chiusura per fronteggiare la pandemia di Covid19.

Questo solleva la questione dei tassi d'interesse, che attualmente sono molto bassi, e il cui aumento renderebbe più costoso il rimborso degli enormi debiti contratti dagli Stati, il che potrebbe portare al rafforzamento delle politiche di austerità a scapito dei lavoratori.

Come possiamo vedere, il periodo che si sta aprendo è pieno di incertezze e dovrebbe essere caratterizzato da un aumento dei conflitti di classe intorno alla questione dei salari.

Il nostro Partito sottolinea la legittimità delle rivendicazioni salariali, ritiene che il salario minimo debba essere aumentato a 2.100 euro e dimostra che è possibile rispondere immediatamente alle richieste dei salariati.

Allo stesso tempo, dobbiamo svelare le ragioni di questa situazione. Chi ne è responsabile se non il sistema stesso di sfruttamento del lavoro salariato da parte del capitale! Noi dimostriamo che un'altra logica per lo sviluppo della società è possibile; una logica senza sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo, una logica di cooperazione di tutti coloro che producono la ricchezza e che di conseguenza dovrebbero governare il paese.

Note:

1) John Smith, Imperialismo nel XXI secolo, 2019, Edizioni Critiche.

2) https://www.sitecommunistes.org/index.php/france/economie/1630-le-capitalisme-responsable-d-une-situation-mondiale-qui-s-aggrave

3) https://www.sitecommunistes.org/index.php/france/economie/1601-la-hausse-des-prix-de-l-energie-a-une-cause-fondamentale-la-dereglementation-le-marche-unique-europeen-de-l-energie-et-les-privatisations


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