www.resistenze.org - popoli resistenti - francia - 12-04-22 - n. 825

Presidenziali 2022: non un voto al consenso capitalista, non un voto al binomio Macron - Le Pen!

Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF) |  pcrf-ic.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

11/04/2022

Dichiarazione del Partito Comunista Rivoluzionario di Francia dopo il 1° turno delle elezioni presidenziali dell'aprile 2022

Questo primo turno delle elezioni presidenziali del 2022 testimonia la crisi politica prodotta dalla crisi generale del capitalismo. In diverse occasioni negli ultimi anni, si è evidenziato come non sia più legittimo parlare di un paese "legale".

Innanzitutto, l'astensione, normalmente più contenuta nelle elezioni presidenziali (in quanto costituisce il momento più alto della Quinta Repubblica in ragione del maggior dispiegamento mediatico e finanziario) è aumentata di un altro 4% (al 26,3% e al 40% tra gli under 34), mentre aveva già raggiunto uno dei suoi massimi livelli nel 2017. Inoltre, la scheda bianca o nulla ha raccolto l'1,6% degli elettori registrati.

Il "voto utile" ha avuto un peso molto forte. Macron ha così raccolto il consenso del 20,1% degli elettori registrati e Le Pen il 16,7%. Il nostro Partito in ogni occasione ricorderà come circa il 30-40% dei lavoratori, secondo le stime, siano banditi dal voto: gli stranieri senza diritto di voto, i poveri non iscritti nelle liste elettorali (analfabetismo, senza tetto, non iscritti per ostacoli amministrativi), ecc. Così il paese testimonia il divario tra i candidati della borghesia e le aspirazioni dei lavoratori, mentre i riformisti, ora in parte raggruppati dietro Mélenchon, non possono proporre un'alternativa sostenibile e risolvere i problemi quotidiani.

Con candidati come Macron, Zemmour, Le Pen e Pécresse, senza dimenticare Hidalgo o Jadot, tutto un "blocco borghese" ha cercato di imporre i suoi temi nel dibattito pubblico per dividere i lavoratori, tanto che le formazioni politiche più a "sinistra" l'hanno seguito in particolare sulle questioni di "sicurezza".

Ma in queste elezioni organizzate dalla borghesia la questione del costo della vita e del potere d'acquisto, dell'impossibilità di arrivare a fine mese e dei salari, si è affacciata come realtà preminente.

Come abbiamo spiegato, questo primo turno delle elezioni presidenziali del 2022 conferma anche il processo di ricomposizione politica iniziato cinque anni fa: la fine del PS (ma non della socialdemocrazia!) quale uno dei due pilastri della forma assunta dalla dittatura del capitale in Francia, anche se conserva saldamente posizioni locali in seno alle istituzioni borghesi (municipi, dipartimenti, regioni); la prosecuzione dell'indebolimento della destra repubblicana; la convergenza di figure ed ex ministri di entrambi gli schieramenti (PS e destra) nelle file dei sostenitori di Macron che, dal punto di vista dell'arricchimento dei monopoli e del supersfruttamento del lavoro, ha svolto un ottimo mandato.

Il dispositivo di dittatura (potere) del capitale si stabilizza intorno al duello Macron/Le Pen. La contrapposizione è tra quelli che sostengono il "sistema" contro il cosiddetto "antisistema". Macron, presentandosi ancora al di sopra della vecchia opposizione destra-sinistra, pone nuovamente Le Pen nel cosiddetto "antisistema". La leader di Rassemblement National arriva al secondo turno, aiutata dalla folgorante promozione di un nuovo candidato (ad ogni elezione presidenziale ce n'è stato uno...), Zemmour, spinto dai monopoli (Bolloré in particolare).

La campagna per il secondo turno è destinata a infervorarsi, culminando in un dibattito televisivo che si concentrerà sulla scelta "dell'uomo" della provvidenza e della sua squadra piuttosto che sul programma effettivo che sarà attuato.

Il programma di Macron è ancora una volta quello dei consigli di amministrazione dei monopoli (il grande capitale) come dimostrano i suoi annunci sulla RSA, sull'educazione nazionale, sulla "Grande Sicurezza Sociale", sulle pensioni, sul "valore del lavoro", sulla ripresa della riforma costituzionale che non ha potuto attuare a causa, tra l'altro, dell'affaire Benalla, sulla continuità della militarizzazione dell'economia e la politica di intervento militare contro i popoli e in difesa degli interessi imperialisti francesi.

Il programma di RN e della Le Pen si è avvicinato ancora di più a quello richiesto dal consenso monopolistico per rassicurare, ma solo parzialmente, i dirigenti dei monopoli sull'Unione Europea per esempio. La de-demonizzazione del FN, che è diventato il RN, non è formale, ma ha fonti materiali che si sono già manifestate nella lotta tra il padre Le Pen e la figlia. Naturalmente, il programma di RN è ancora demagogia sociale in salsa razzista e xenofoba per mascherare il favore per il capitalismo e il vero programma che è quello di Macron con alcune sfumature come sulle alleanze interstatali (con la Russia). I piani di "preferenza nazionale" sono atti a vincolare più saldamente i lavoratori francesi ai loro sfruttatori, mentre dividono la classe operaia.

Ancora una volta, giungono appelli da tutte le parti: sinistra, centro e destra, per "sbaragliare l'estrema destra" votando per Macron. Sarkozy invita a votare per Macron, ma tutti ricordano i suoi discorsi xenofobi e razzisti! Pécresse, che ha ripreso i temi di Zemmourian, dice che voterà Macron. E i padroni invitano a votare per Macron, per portare avanti le politiche sociali ed economiche che farebbe Marine Le Pen, ma nel quadro di un'Unione Europea che rimane per il momento la scelta dei monopoli francesi e senza un cambiamento duraturo delle alleanze.

Avevamo presagito e abbiamo assistito alla privazione delle libertà, alla presa dell'autoritarismo e la fascistizzazione sotto il primo quinquennio di Macron, una presidenza che non ha mai visto così tanti affari e condanne dei suoi ministri, la fusione rafforzata e diretta con i monopoli privati, per non parlare dell'affaire Mac Kinsey che avevamo già denunciato più di un anno fa.

Macron propone forse l'abolizione della legislazione anti-immigrati e di "sicurezza" in vigore dal 1986 con le leggi Pasqua-Debré? No, ha moltiplicato le leggi e i decreti che generalizzano le misure amministrative (senza che la giustizia abbia più voce in capitolo) di divieto, chiusura, repressione e sorveglianza poliziesca: la legge "SILT" del 30 ottobre 2017 sulla sicurezza interna, la legge dell'aprile 2021 sulla "Sicurezza globale", la legge dell'agosto 2021 conosciuta come "Separatismo". Macron è stato in prima linea nella politica guerrafondaia dell'imperialismo francese, con la tragedia umana dei rifugiati in fuga dalla guerra e in prima linea nella politica dell'Unione Europea di respingere i migranti nel Mediterraneo, causando migliaia di vittime.

Allora, ci sono differenze tra Macron e Le Pen? Nel dettaglio forse, ma nella sostanza, entrambi i programmi sono forieri di austerità, repressione, restringimento delle libertà democratiche, crescita della disoccupazione e generalizzazione della precarietà. Tutte le loro proposte rimangono nel quadro del capitalismo, tutte le loro proposte sono quindi destinate a fallire.

Dietro l'appello a bloccare la Le Pen, c'è la ricerca del consenso alla politica della borghesia monopolistica e dell'oligarchia finanziaria.

La questione in gioco al secondo turno non è: "democrazia borghese o fascismo". Porre il problema in questi termini è, nel migliore dei casi, sbagliare l'epoca e, più sicuramente, partecipare a un'operazione di mistificazione politica, basandosi sul carattere antidemocratico della Quinta Repubblica dal golpe gollista del 1958.

L'ascesa di RN nella politica francese è grave. Ma per il momento, allo stato attuale, il pericolo di sradicare il movimento operaio e popolare non è all'ordine del giorno. Al contrario c'è la ricomposizione politica in via di ultimazione e la volontà della borghesia monopolistica di avere il più ampio consenso politico con i suoi interessi di classe. A questo è già servita la candidatura di Macron, arricchita da quella di Marine Le Pen nel 2017 e di nuovo nel 2022.

In nome della "lotta contro l'estrema destra" per alcuni, l"antifascismo" per altri, si cerca una "Unità Nazionale" dietro la politica della borghesia monopolistica contro il popolo lavoratore.

La crisi continua e peggiorerà. Questa crisi è quella del capitalismo che ha raggiunto uno stadio senile. Questo è il terreno di coltura del fascismo, questo è il terreno della guerra tra potenze imperialiste che minaccia!

Contro Le Pen e contro Macron, rafforziamo il sindacalismo di classe per respingere l'assalto che si prepara contro i nostri diritti!

Contro Le Pen e contro Macron, i candidati del sistema capitalista, mobilitiamoci contro l'appropriazione privata della ricchezza sociale (sfruttamento capitalista), l'impoverimento della maggioranza per arricchire la sparuta minoranza, contro la competizione dei lavoratori e dei popoli.

Macron o Le Pen, è il capitalismo che dobbiamo combattere organizzando la nostra rabbia! Non c'è altra alternativa che il socialismo-comunismo.

Partecipate alle campagne "Accusiamo il capitalismo", formate comitati di lotta e formare un ampio fronte delle vittime del capitalismo!

Sostenete i candidati del PCRF alle elezioni legislative!

Unisciti al Partito Comunista Rivoluzionario di Francia!

Il PCRF, 11 aprile 2022


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