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I media si interessano della violenza contro i lavoratori?

Jean Lévy | communcommune.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

28/11/2022

Sui media si parla in maniera diffusa della violenza contro le donne e dei mezzi per fermarla. Se questa campagna porterà a una riduzione del fenomeno, sarà una cosa ottima. Ma non è questo l'oggetto delle nostre riflessioni.

Vogliamo parlare di un altro tipo di violenza legata alla natura stessa della società in cui viviamo: la violenza inflitta ai lavoratori di molte aziende. Charlie Chaplin l'ha rappresentata nel suo capolavoro, Tempi moderni, nel periodo prebellico.

Se oggi le forme di sfruttamento si sono evolute con la natura dei compiti svolti, il coinvolgimento dei computer e il progresso digitale, queste nuove tecniche fanno ormai parte dell'arsenale dei datori di lavoro per imporre una produttività sempre maggiore per aumentare i profitti.

Ecco alcuni elementi e documenti a sostegno di quanto stiamo dicendo.

L'esempio di Amazon. Inchiesta: le inquitanti condizioni di lavoro in Amazon Francia.

Un rapporto di 217 pagine presenta una situazione sociale particolarmente preoccupante. Il rapporto, commissionato dal Comitato per la salute e la sicurezza (CHSCT), traccia un quadro che conferma altre indagini e testimonianze sulle condizioni di lavoro in azienda.

A tal fine sono stati intervistati 256 dipendenti, tutti impiegati nel magazzino logistico di Montélimar. Tra i risultati emerge che il 44% delle persone ha dichiarato di aver consultato un medico per problemi di salute legati al proprio lavoro. In effetti è stata proprio una serie di allarmi provenienti dal dipartimento di medicina del lavoro e dalla cassa malattia e pensione a spingere il CHSCT a indagare.

Nell'ultimo anno, i medici si sono preoccupati dell'aumento dei disturbi muscoloscheletrici. Inoltre, il rapporto conferma che il numero di assenze per malattia o infortunio sul lavoro è ben al di sopra della media francese: 4,5% rispetto al 6,1-9,8% di Amazon, riporta Capital.

All'ordine del giorno, nulla di molto fuori dal comune: l'indagine condotta da Syndex riporta che il 74% dei dipendenti avverte dolori fisici che associa al proprio lavoro. Il 70% parla di stress sul lavoro, mentre un terzo dei dipendenti e il 71% dei dirigenti parla di insonnia. Sul sito di Montélimar, il 79% ritiene che il trattamento dei dipendenti sia a geometria variabile.

E soprattutto c'è la famosa questione delle pause pipì, con i dipendenti che denunciano il "controllo delle interruzioni per andare in bagno" (Chez Amazon, on pisse dans une bouteille pour éviter des sanctions).

La direzione di Amazon France, da parte sua, sottolinea: "La sicurezza e la salute dei nostri dipendenti sono le nostre priorità. Amazon si assicura di offrire un ambiente di lavoro sicuro e piacevole ai suoi dipendenti, con stipendi competitivi e vari benefici sociali fin dal momento dell'assunzione. Nel 2018, Amazon è stata nominata da Glassdoor tra i 10 migliori datori di lavoro in Francia".

 Un rapporto pubblicato martedì descrive le disastrose condizioni di lavoro nei magazzini di Amazon. L'azienda americana, che ha accumulato 8,1 miliardi di profitti nel 2020, impone ai suoi dipendenti un ritmo insostenibile per massimizzare i suoi profitti.

Il rapporto denuncia le esecrabili condizioni di lavoro dei magazzinieri di Amazon e punta il dito contro il sistema "Time Off Task".

Quest'ultimo, come si legge nell'articolo di Le Monde, "misura la produttività di ciascuno dei lavoratori incaricati di smistare, imballare e spostare i pacchi". Questo sistema serve quindi ai datori di lavoro per avere un controllo totale sulla loro forza lavoro, al fine di massimizzare i loro profitti, il tutto ovviamente a spese delle condizioni di lavoro dei dipendenti.

In questi stessi magazzini, i dipendenti spesso non hanno nemmeno il tempo di andare in bagno, e quando possono farlo, il loro passaggio viene cronometrato, misurato e confrontato. Non c'è tregua per i dipendenti: in media, chi lavora in un centro logistico di Amazon deve preparare 150 pacchi all'ora.

Ci sono molti controlli in termini di produttività, senza alcun riguardo per le condizioni di lavoro dei lavoratori e per la loro dignità (come nel caso dei tempi delle pause per i servizi igienici o delle perquisizioni corporali quotidiane all'ingresso dei magazzini).

Tuttavia, l'azienda parla sempre più di "sviluppo personale": spinge i lavoratori a eccellere ogni giorno, in particolare identificando i "top performer" per stabilire una costante competitività tra i dipendenti.

In un articolo sulle condizioni di lavoro nei magazzini di Amazon in Francia, il giornalista Antoine Piel scrive che "oltre ai richiami" da parte dei dirigenti, Amazon invia anche "lettere di sensibilizzazione" a casa dei dipendenti per segnalare la loro scarsa produttività e chiedere un "aumento dei ritmi". In una delle lettere indirizzate a un dipendente che aveva subito un intervento chirurgico alla caviglia, che abbiamo ottenuto, la direzione scrive: "La invitiamo a non fare pause irragionevoli [...], in caso contrario saremo costretti a trarne le conseguenze".

Questo sistema di pressione costante, unito a compiti ripetitivi, porta a molti disturbi muscoloscheletrici tra i lavoratori. Solo nel 2020, il 6% dei dipendenti di Amazon ha subito un incidente sul lavoro in un magazzino. Questa cifra, come indica il rapporto pubblicato il 1° giugno, è "superiore dell'80% rispetto alle altre aziende di logistica".

Inoltre, durante la pandemia, non sono state messe in atto misure sanitarie per proteggere i lavoratori dal Covid-19, e le mascherine sono state messe a disposizione dei dipendenti del magazzino solo dal 1° aprile 2021, cioè più di un anno dopo l'inizio della pandemia e dopo numerose richieste. [LINK]

Questi abusi contro i dipendenti di Amazon non sono limitati al colosso della logistica. In forme e processi diversi, li troviamo in molti negozi, fabbriche e uffici.

I dipendenti li subiscono con tanto più rigore in quanto il Codice del Lavoro e le sue disposizioni di legge per la tutela dei dipendenti, il Consiglio di fabbrica e il suo CCNL tra gli altri, sono stati distrutti nell'estate della sua elezione, nel 2017, da Emmanuel Macron.

Questa è stata la sua prima "riforma".

Ed è deplorevole che i sindacati, tra cui la CGT, non abbiano fatto del reintegro delle norme in tutela del lavoro una delle loro richieste principali.

Ed è sintomatico del carattere di classe della nostra società il fatto che i media, nelle mani di miliardari, mentre sono disposti a combattere la violenza contro le donne, sono così discreti sulla violenza contro i lavoratori, di cui le donne sono spesso le prime vittime.

Ma i padroni dei media non sono a volte i padroni delle aziende in cui regna l'"ordine" capitalistico?


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