www.resistenze.org - popoli resistenti - francia - 07-03-23 - n. 859

Uguaglianza di genere e anticapitalismo: due facce della stessa battaglia!

Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF) | pcrf-ic.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

06/03/2023

Non appena il piano pensionistico di Macron/Borne è stato presentato, sono apparse chiare le sue disastrose conseguenze per le future pensionate lavoratrici. Con l'aumento dell'età pensionabile a 64 anni, "le donne saranno ovviamente un po' più penalizzate", ha ammesso il ministro Riester nel gennaio 2023.

Questa "prova" della discriminazione subita dalle donne nel mondo del lavoro è confermata dalle numerose cifre sulle disuguaglianze, note a tutti (vedi sotto); ma per i comunisti, la legittima battaglia contro queste disuguaglianze deve far luce su un'evidenza più politica: il regime capitalista si basa su relazioni sociali necessariamente diseguali, poiché i produttori di ricchezza non ne sono i proprietari, su scala sociale; tutte le competizioni e le discriminazioni mantenute dai padroni e dallo Stato capitalista sono fondamentalmente volte a favorire lo sfruttamento della classe operaia nel suo complesso.

L'arretramento della pensione a 64 anni: effetti amplificati per le lavoratrici!

Ricordiamo il contesto già fortemente diseguale di cui soffrono le lavoratrici e le pensionate: salari inferiori del 28% nel settore privato, del 12% nel settore pubblico; pensioni inferiori del 28%; tasso di povertà delle donne in pensione (meno di 1000 euro lordi al mese) pari al 37%, contro il 15% degli uomini...

Queste cifre sono il risultato delle condizioni imposte alle donne dall'organizzazione capitalistica del lavoro e dalla ripartizione dei compiti familiari: precarietà, part-time forzato, interruzione delle carriere per accudire i figli a causa della mancanza di un numero sufficiente di asili nido, rinuncia a straordinari retribuiti e a mansioni extra di fronte al pesante fardello delle incombenze domestiche... Ovviamente non siamo fuori dalla "doppia pena" che Marx denunciava analizzando la situazione delle donne proletarie.

Non c'è bisogno di essere un indovino per prevedere gli effetti amplificati della riforma Macron/Borne. I primi calcoli mostrano già che le donne dovrebbero lavorare tra i 2 e i 4 mesi [/anno] in più rispetto agli uomini per avere una carriera completa; che dovrebbero aspettare ancora più a lungo di adesso fino, ai 67 anni per annullare lo svantaggio (oggi del 20%, contro il 10% degli uomini); che le madri, che oggi vanno in pensione a 62 anni, dovrebbero aspettare due anni in più...

Possiamo quindi constatare che all'interno del vasto movimento di mobilitazione per il ritiro del progetto Macron/Borne, la lotta specifica per il riconoscimento dei diritti delle donne, nei loro luoghi di lavoro così come in tutti i settori della società, trova la sua piena legittimità.

Dalla lotta per i diritti delle donne alla lotta generale contro il sistema capitalista

Ma a livello sociale non possiamo accontentarci, come fanno troppo spesso alcuni movimenti femministi, di denunciare le disuguaglianze tra uomini e donne senza denunciare la legge capitalista del massimo profitto, i cui effetti nefasti si ripercuotono su tutti i lavoratori, soprattutto sulle donne. Le donne non sono "sfruttate dalle 15:40" come sostengono i sindacati: ogni lavoratore in Francia paga il suo stipendio dopo 2 ore e 30 minuti di lavoro, mentre il proprietario capitalista si appropria di tutta la ricchezza creata durante il resto della giornata. Questa è la realtà dello sfruttamento salariale. Ecco perché l'unità tra lavoratrici e lavoratori è un imperativo per la liberazione delle lavoratrici.

Solo la lotta può permettere loro di liberarsi dal giogo del capitalismo e di avere una vita migliore con la soddisfazione di richieste come la costruzione di asili nido, anche nei luoghi di lavoro, finanziati dalle aziende, una reale parità con gli uomini in termini di salari e pensioni, qualifiche e promozioni, il rafforzamento del ruolo degli ispettorati del lavoro per combattere gli attacchi alla loro integrità, la socializzazione di un certo numero di compiti domestici, ecc. La proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio lo impedisce!

L'elenco delle richieste specifiche per le donne è lungo, ma la completa uguaglianza sociale così rivendicata può essere ottenuta solo in un regime liberato dalla legge del massimo profitto, come dimostra l'esperienza socialista, in particolare in URSS, dove le donne hanno ottenuto diritti incomparabili rispetto a quelli del mondo capitalista: L'URSS, il primo Stato socialista nato un secolo fa, è stato anche il primo a concedere alle donne il diritto di voto, il diritto all'aborto, il congedo di maternità retribuito con conservazione del posto di lavoro, il primo a pensare alla socializzazione del lavoro domestico con la creazione di servizi pubblici di mensa e lavanderia, consentendo, negli anni '80, a più del 90% delle donne di lavorare, anche in massa nelle migliori professioni della medicina, della scienza e dell'industria, una cifra che non ha eguali nel mondo capitalista. ..

Forti di queste esperienze e del nostro rifiuto assoluto di credere a qualsiasi fatalità del sistema capitalista, per condurre alla vittoria la lotta delle donne, come quella di tutte le vittime del capitalismo, vi invitiamo ad aderire al Partito Comunista Rivoluzionario di Francia!


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