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La morte di Nahel e le rivolte della gioventù di giugno

Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF) | pcrf-ic.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Luglio 2023

Dichiarazione del Comitato centrale del Partito Comunista Rivoluzionario di Francia.

Il Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF) esprime la sua solidarietà alla famiglia e agli amici di Nahel, un ragazzo di 17 anni ucciso da un agente di polizia la mattina del 27 giugno 2023. Questo evento ci ricorda fino a che punto la violenza della polizia sia la regola nei quartieri popolari, una polizia il cui potere è stato rafforzato negli anni dai governi al servizio della grande borghesia francese.
Poco dopo questo fatto, la rivolta è scoppiata in molte città della Francia, con un'intensità che ha superato le rivolte del 2005 in seguito alla morte di Zyed e Bouna.

Il PCRF propone un'analisi di questa rivolta, nonché alcuni spunti di riflessione per trarne una valutazione politica.

Prima di tutto, ricordiamo che il capitalismo è inestricabilmente legato a varie forme di oppressione nazionale e di segregazione di classe. La Francia è stata una grande potenza coloniale, che ha fatto ricorso alla tortura, alla guerra e ai massacri (come le 'enfumades' in Algeria [1]) nel tentativo di schiacciare il movimento di liberazione nazionale. Queste guerre coloniali, condotte in nome della "unità della nazione", hanno dato origine a tendenze razziste e scioviniste, anche in alcuni settori del movimento operaio francese, e a una tradizione gravata dalla violenza di classe. Oggi, 9.000 soldati continuano a combattere le guerre dell'imperialismo francese con [aerei da combattimento] Rafale e altri missili, portaerei, veicoli blindati, ecc. La Francia, sotto l'egida dei suoi governanti borghesi di destra e di sinistra, è diventata un paese di segregazione e di discriminazione nazionale e razziale. L'apparato repressivo - la polizia, la gendarmeria, l'esercito - che costituisce il nucleo dello Stato borghese (il suo ultimo baluardo) è razzista. Situazione questa che è colma di rivolta e di rabbia. La borghesia monopolista disciplina i giovani disoccupati delle città con operazioni di polizia, controlli incessanti dell'identità, arresti talvolta arbitrari, violenza della polizia e impunità. Alcune associazioni hanno lanciato denunce di gruppo contro l'uso del riconoscimento facciale. Inoltre, da Sarkozy in poi, è stata portata avanti una politica di comunitarismo, spingendo i leader clericali a controllare la popolazione. La legge sul separatismo ne è un'estensione.

Dal 2005, la sofferenza, la rabbia e la frustrazione dei lavoratori e dei giovani della classe operaia sono cresciute sotto il peso dell'aggravarsi della crisi capitalistica. I governi che si sono succeduti, sia a destra che a sinistra, non hanno risolto ma amplificato i problemi quotidiani dei lavoratori, con riforme antipopolari che minano i servizi pubblici e le conquiste sociali, e con il rafforzamento della repressione giudiziaria e poliziesca come strumento privilegiato per mantenere il dominio della classe capitalista. Le leggi sulla sicurezza si sono moltiplicate in un contesto di crisi sociale e di battaglie sociali su larga scala (CPE [contratto di primo impiego], Legge sul lavoro, Patto ferroviario, Gilets Gialli, Pass sanitaire [Green pass francese], riforma delle pensioni). Negli ultimi dieci anni circa, il credo della classe capitalista è stato il rifiuto di qualsiasi "dialogo sociale", nel senso che è la logica dello scontro a prevalere, senza troppe illusioni per ingannare i lavoratori, a scapito del vecchio concetto di "Stato sociale" che teneva conto dell'equilibrio di potere (anche internazionale con l'esistenza dell'URSS) e creava l'illusione di uno Stato borghese che ascoltava le esigenze popolari.
Di conseguenza, la rabbia nei confronti dello Stato francese è cresciuta negli ultimi anni e la rivolta di fine giugno 2023 era principalmente diretta contro di esso, prendendo di mira le forze dell'ordine e gli edifici pubblici.

Diamo una rapida occhiata alle reazioni all'interno della sfera mediatica e politica, prima di esaminare le molteplici forme di ingaggio durante questa rivolta popolare.

Senza grosse sorprese, i media borghesi non hanno atteso a riversare rapidamente la loro disinformazione. Alcune dichiarazioni e insinuazioni, che non sono né errori di comunicazione né osservazioni isolate, rivelano la costante fascistizzazione dell'apparato statale borghese. Mentre si fa riferimento alla "fedina penale" di Nahel, si arriva a relativizzare o addirittura a legittimare il suo omicidio con l'argomento della "presunzione di legittima difesa". Ma il video mostra le prove dell'omicidio. E se la scena non fosse stata filmata, i media avrebbero subito trattato il caso come una "racaille" [feccia] che commetteva infrazioni stradali. La delinquenza è l'argomento preferito dai giornalisti borghesi da diversi anni (la proliferazione di feuilletons e documentari in televisione è abbastanza rivelatrice) e fa parte di una duplice strategia di diversione/divisione del popolo lavoratore e di amalgama/criminalizzazione delle azioni di protesta (si pensi all'assimilazione degli scioperanti ai 'sequestratori').

Per quanto riguarda la rivolta che ne consegue, il "mantenimento dell'ordine", tanto decantato dai politici e dai giornalisti che custodiscono il sistema capitalista, è uno strumento per mantenere il dominio della classe capitalista e per mettere a tacere il dissenso. Non è altro che l'espressione di un rapporto di forze che nega qualsiasi dialogo sociale, preferendo reprimere e sparare a sangue freddo per mantenere, a tutti i costi, un ordine ostile agli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, in particolare nei quartieri popolari. Lo Stato francese ha conservato residui di pratiche coloniali nel modo in cui gestisce la popolazione delle periferie, con controlli sulla base della razza, della familiarità, delle tattiche di pressione, della provocazione e della discriminazione razzista. Le periferie sono state anche laboratori per la gestione e la repressione delle folle, con l'uso di armi semi-letali come l'LBD [Lanceur de balles de défense] ora esteso a tutte le manifestazioni.

In seno alla sfera politica, i difensori dell'ordine borghese sono tornati alla ribalta. L'estrema destra ha urlato la sua denuncia dell'immigrazione, del crimine e del terrorismo, chiedendo di decretare lo stato di emergenza, di rafforzare le leggi sulla sicurezza e di creare uno "scudo migratorio" (Zemmour). I gruppi di estrema destra e fascisti hanno schierato milizie per sostenere la polizia durante gli arresti (utilizzando le fascette di plastica per arrestare i rivoltosi e riportarli alla polizia) e per attaccare fisicamente la popolazione in rivolta (alcuni parlano di "riconquista"). I Repubblicani (LR) si sono rapidamente allineati con l'estrema destra, rivelando lo stato di decomposizione e ricomposizione politica della destra tradizionale in Francia. A sinistra, domina il repubblicanesimo piccolo-borghese, con la difesa della pacificazione, dell'"ordine" e della "riconciliazione nazionale" (Fabien Roussel, PCF). Questi "pacificatori" non offrono alcuna prospettiva ai lavoratori, denunciandone l'espressione della rabbia e chiedendo il rispetto dell'"ordine", che non è altro che l'ordine borghese dello sfruttamento, dell'insicurezza e della disoccupazione.

Vale la pena ricordare che, in un paese in cui giorni la Festa nazionale si basa sulla distruzione di un edificio pubblico e di un simbolo dell'autorità dello Stato (la prigione della Bastiglia), la condanna della violenza popolare permette di identificare i nemici di classe, ma anche i traditori sociali riformisti che, in ultima analisi, basano la loro politica sulla miseria dei lavoratori. Il silenzio delle centrali sindacali è inoltre indicativo dello scollamento tra i militanti e la dirigenza sindacale, che rappresenta quella che noi chiamiamo "aristocrazia operaia", ossia uno strato sociale che si trova a suo agio con l'esistenza di problemi sociali e che vive della corruzione dell'imperialismo. Come nel caso della rivolta dei Gilets Gialli e durante le manifestazioni contro il Pass Sanitario, i sindacati si stanno tagliando fuori dalle lotte nuove e radicali, che tuttavia hanno come fonte comune la crisi del capitalismo.

Dobbiamo analizzare l'espressione della rabbia popolare durante la rivolta di fine giugno e possiamo osservare la molteplicità delle forme di lotta.

Prima di tutto, dobbiamo ricordare che coloro che hanno preso parte alla rivolta erano giovani e giovanissimi (l'età media era di 17 anni, e molti studenti - sotto i 15 anni - vi hanno preso parte), oltre a lavoratori precari e disoccupati. Questa è una caratteristica specifica che sembra rivelare una rabbia radicata fin dalla giovane età, in un contesto in cui i giovani non sono risparmiati dall'insicurezza e dalla disuguaglianza sociale. Oltre a prendere di mira lo Stato attraverso i suoi edifici pubblici e le forze dell'ordine, la rabbia è stata punitiva, con l'uso di fuochi d'artificio, incendi dolosi e danni ai beni pubblici (in particolare ai trasporti pubblici) e ai beni dei lavoratori (automobili), oltre al saccheggio di negozi (grandi marche e supermercati). Da qui, possiamo osservare forme di azione più o meno politicamente consapevoli, ma che rivelano sia la rivolta contro la precarietà, sia l'abbandono delle istituzioni avvertito da ampi settori della gioventù operaia, e un radicamento dell'ideologia borghese, che per diversi decenni ha instillato l'idea del denaro come sovrano, di cui il recente slogan "mettre la daronne [la mère] à l'abri" (Winamax) [Guadagnare abbastanza da garantire ai propri genitori la sicurezza finanziaria n.d.t.] è il parossismo mediatico (si veda a questo proposito l'articolo della Union de la Jeunesse Communiste, sul sito web dell'UJC https: //www. unionjc.fr/)..

In un contesto di crisi capitalistica, la dominazione di classe della borghesia francese si basa principalmente sull'ideologia: il re-denaro e il denaro facile consentirebbero alle persone di uscire dalla povertà e di ottenere una valorizzazione sociale che il lavoro dipendente non fornisce più (aumento dell'insicurezza del lavoro, bassi salari, deterioramento delle condizioni di lavoro). L'idea dell'accesso ai beni di lusso è caratteristica di questa ideologia borghese e raggiunge i giovanissimi. Questo fenomeno è accentuato dall'effetto gruppo che esiste soprattutto nelle periferie, e la rabbia esplode quando la classe capitalista utilizza la violenza di classe e la forza fisica per ricordare che tutti devono stare al loro posto - in altre parole, che i proletari dei quartieri popolari non hanno accesso alla valorizzazione sociale.

L'omicidio di Nahel è la negazione dell'individualità di un giovane di un quartiere popolare, e sarebbe potuto accadere a qualsiasi altro individuo della gioventù popolare: è un omicidio che colpisce l'intera classe dei lavoratori e delle lavoratrici. La rivolta ha trovato legittimità e un certo sostegno in gran parte della popolazione, in un contesto di crescenti tensioni sociali, di rabbia anti-statale e anti-ricchezza che sta crescendo man mano che i capitalisti attaccano i nostri diritti democratici e le nostre conquiste sociali.

La rivolta di fine giugno rivela uno straordinario potenziale insurrezionale che i media e i politici borghesi rifiutano e diffamano, equiparandolo alla delinquenza e alla criminalità. Ricordiamo che i veri responsabili della delinquenza sono ben noti e sono diventati direttori d'azienda nei migliori quartieri, con conti ben pasciuti in Francia, Svizzera o altrove. Sono le stesse persone che gestiscono i più grandi traffici e che imbrogliano rifiutandosi di contribuire alla "solidarietà nazionale" (tasse, contributi). Queste persone non vengono arrestate dalla polizia francese, che in ultima analisi non è altro che una polizia di classe. Il nostro Partito condanna l'equazione tra quartieri popolari, bande e criminalità, mentre le cause e gli autori della criminalità organizzata vengono ignorati! Condanniamo la deriva securitaria che equipara tutti i giovani che vivono nei quartieri popolari al lumpenproletariat. Il volto troppo nascosto dei quartieri popolari è il lavoro continuo svolto dagli stessi residenti, che spesso non hanno risorse. Siamo al fianco dei residenti dei complessi popolari nella loro lotta per il diritto a una vita migliore ogni giorno, per la parità di diritti, compresi i diritti civili, e per la creazione di servizi pubblici locali. I sindacalisti di classe e i marxisti-leninisti devono lottare nei loro sindacati e nelle loro associazioni per condurre la battaglia per il diritto al lavoro dei giovani che vivono nei quartieri popolari per il loro diritto a una scuola di qualità e per il rifiuto, attraverso l'azione, di tutte le discriminazioni segregazioniste e razziste.

Sebbene ci sia un reale potenziale di insurrezione e di lotta di classe in questa rivolta, non possiamo parlare di una situazione pre-rivoluzionaria.

Ammettiamolo: non ci sono organizzazioni sindacali o politiche in grado di portare avanti questa situazione; l'assenza di un appello allo sciopero generale da parte dei sindacati (proprio come durante i Gilets Gialli) è significativa in questo caso. Di fronte alla rivolta, vediamo che la borghesia francese prosegue la sua politica di repressione e accentua la fascistizzazione dell'apparato statale con la recente adozione di leggi di sicurezza e antidemocratiche (legge sulla programmazione militare, legge sull'attivazione a distanza dei telefoni...). Anche se la democrazia borghese rimane il mezzo migliore per ingannare le masse con il loro consenso, riteniamo di trovarci in un periodo di terreno fertile per il fascismo e che i lavoratori debbano organizzarsi per contrastare le prossime offensive del capitalismo.

I giovani dei quartieri popolari stanno vivendo l'apartheid sociale nel vero senso della parola: non hanno gli stessi diritti, né le stesse prospettive o futuro. Siamo solidali con questi giovani, che hanno bisogno di riunirsi per discutere di politica, cosa che i governi e il loro Stato temono più di ogni altra cosa. Ci dissociamo dagli atti che colpiscono la proprietà dei lavoratori; in assenza di un forte Partito Comunista, domina l'individualismo, in opposizione al collettivismo, alla lotta organizzata e alla rivoluzione politica.

Per dare un impatto alla nostra rabbia e per affrontare la fascistizzazione della democrazia borghese e gli attacchi dell'estrema destra, il PCRF ribadisce che la nostra lotta deve essere organizzata in un partito comunista: per dare espressione politica a un discorso coerente che porti un progetto per la società del futuro (quello che chiamiamo socialismo-comunismo) e per coordinare le nostre azioni che devono colpire il capitalismo, fino a quando non sarà rovesciato da una rivoluzione che darà il potere al popolo lavoratore e alla sua gioventù popolare. Gli appelli alla calma e le proposte di riforma del capitalismo per renderlo più equo non sono altro che illusioni che ingannano i lavoratori e i loro giovani, deviando la loro giusta e legittima rabbia.

Ecco perché chiediamo alle persone di aderire al PCRF e di costruire un partito politico in grado di portare la voce delle rivolte contro il capitalismo che crea insicurezza, disoccupazione, disuguaglianza, inflazione e guerra.

Ci battiamo per una politica di prevenzione che nel bilancio nazionale dia priorità all'istruzione, che si impegni per la gratuità della scuola e del sostegno scolastico, che lotti contro il potere padronale sulla scuola, che faciliti l'accesso agli impieghi pubblici di tutti i giovani con qualifiche scarse o inesistenti, che lotti risolutamente contro ogni forma di discriminazione e di profilazione razziale e per la parità di diritti in tutti i settori! Vi rimandiamo alle campagne "Accusons le capitalisme", in particolare "Pour les libertés démocratiques" (https://pournoslibertes.wordpress.com/) e "Pour nos emplois" (https://nosemplois.wordpress.com/).

Il PCRF chiede la fine dell'impunità della polizia; ribadisce il suo sostegno attivo a tutte le lotte popolari quotidiane contro il capitalismo e la repressione organizzata dello Stato francese.

Il PCRF esprime la sua solidarietà ai parenti delle vittime del capitalismo e della violenza della polizia.

Organizziamo la nostra rabbia, rafforziamo il campo rivoluzionario!


PCRF, luglio 2023

NdT

[1] Tecnica consistente nell'asfissiare le persone rifugiate o intrappolate in una grotta, accendendo fuochi davanti all'ingresso che consumano l'ossigeno disponibile e riempiono le cavità di fumo.


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