www.resistenze.org - popoli resistenti - francia - 27-05-25 - n. 933

Non un euro per la loro guerra! È ora di costruire una vera forza contro padronato e governo

Comunisti | sitecommunistes.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

22/05/2025

N° 926 - Mentre il governo cerca 40 miliardi di risparmi supplementari per il bilancio 2026 al fine di finanziare il deficit e la militarizzazione, François Bayrou prepara già dal 15 aprile il terreno per l'offensiva di cui svelerà le principali linee guida "prima del 14 luglio", ma che lasciano presagire attacchi massicci contro i lavoratori. Non passa giorno senza dichiarazioni!

- Il governo, con l'obiettivo di risparmiare, sta valutando "un anno bianco" senza alcun aumento delle prestazioni sociali di base, nemmeno per stare al passo con l'inflazione ufficiale. Un segnale chiaro anche ai datori di lavoro per bloccare gli aumenti salariali.

- Domenica scorsa su Le Parisien, la ministra al Bilancio, Amélie de Montchalin, ha rimesso sul tavolo la soppressione della detrazione fiscale del 10% sui redditi dei pensionati come misura di risparmio nel 2026. La ministra riprende una richiesta di lunga data del MEDEF, la Confindustria francese. Questa misura, approvata dalla segretaria generale della CFDT (Confederazione francese democratica del lavoro, sindacato maggiormente rappresentativo), aumenterebbe le tasse all'80% dei pensionati (*).

- Il ministro dell'Economia, Éric Lombard, conferma su France Info che l'abolizione della detrazione fiscale del 10% non è "un tabù".

- Si parla poi di "IVA sociale", una nuova pista del governo e del MEDEF per attaccare la previdenza sociale.

- In una nota, l'Alto Commissariato per il Piano avverte che sarà necessario uno "sforzo storico" per aumentare il bilancio delle forze armate. Era già previsto un aumento fino a 80 miliardi di euro nel 2030. Ma ora bisognerebbe puntare piuttosto a 100 o 120 miliardi!

- Bayrou e il suo governo avanzano proposte per lavorare di più per pagare la guerra e il debito.

- ArcelorMittal (630 licenziamenti), STMicroelectronics (1.000), LVMH (1.200) e ora anche Naf Naf si aggiungono ai 360 piani di licenziamenti e ai 200.000-300.000 posti di lavoro a rischio nel Paese.

I soldi per i padroni ci sono: il governo ha concesso 300 milioni di aiuti ad ArcelorMittal e si è impegnato a investire 850 milioni nella decarbonizzazione del suo sito di Dunkerque. Per STMicroelectronics, il regalo è colossale, poiché in cambio della creazione di 0 posti di lavoro, il governo ha promesso 2,9 miliardi di aiuti per ampliare il suo stabilimento di semiconduttori di Crolles, nell'Isère. Sono quindi miliardi che vengono concessi a gruppi rapaci e profittatori con profitti giganteschi.

I leader della "sinistra" hanno riesumato l'idea della nazionalizzazione. Nazionalizzare ArcelorMittal consentirebbe di salvare sia i posti di lavoro che l'acciaio francese, spiegano. Una promessa che non costa nulla! Quando era al potere, Hollande ha lasciato chiudere gli altiforni di Florange. Sotto Mitterrand, nel 1983, dopo aver nazionalizzato e modernizzato l'industria siderurgica con denaro pubblico, il governo l'ha riprivatizzata con conseguenti licenziamenti e chiusure di stabilimenti "non redditizi". Gli operai della Normandia e della Lorena ne conservano un ricordo amaro. Le nazionalizzazioni decise congiuntamente dallo Stato e dal grande padronato sono sempre nell'interesse degli azionisti e contro quello dei lavoratori. La proprietà dei mezzi di produzione e di scambio deve tornare al popolo ed essere gestita per soddisfare i bisogni sociali. Per cambiare politica, è indispensabile strappare ai capitalisti i mezzi economici e finanziari e prendere il potere politico. Chiediamo l'espropriazione senza indennizzo e il controllo dei lavoratori delle aziende che chiudono e licenziano!

È urgente preparare la risposta contro la corsa alla guerra e alle misure di austerità che il governo vuole mettere in atto per finanziarla.

La giornata di mobilitazione del 5 giugno sarà il giorno dell'esame di una proposta di risoluzione dei deputati comunisti volta ad abrogare la riforma, che darà luogo a un voto simbolico. Bisogna smetterla di illudere i lavoratori. La risposta non verrà né dal parlamento, né da Matignon, né tantomeno dall'Eliseo, né da un conclave o da altri consessi. Le "trattative" con il padronato e il governo servono solo a spezzare la mobilitazione e a disarmare i lavoratori. Le organizzazioni sindacali devono assolutamente rompere con urgenza il dialogo sociale. Non è il momento di negoziare, ma di costruire un programma offensivo di mobilitazione contro i licenziamenti, l'abrogazione della riforma delle pensioni, per rivendicare aumenti salariali e opporsi fermamente all'austerità, allo smantellamento dei servizi pubblici e della sicurezza sociale.

Per far arretrare Macron e il capitale è indispensabile lottare, tutti insieme contro l'austerità, contro i tagli di posti di lavoro e l'attacco ai nostri diritti. Combattere lo smantellamento sociale imposto dal governo significa anche rifiutare la sua logica di guerra, lottando per i nostri interessi di classe contro il capitalismo che ci sfrutta, contro il suo sistema. È assolutamente vitale lottare nella prospettiva di un'altra società libera dallo sfruttamento capitalista e porre fine a questo sistema disastroso per l'umanità, al fine di costruire una società senza sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo, una società di cooperazione, solidarietà e pace tra i popoli, una società socialista.

Note

*) Questa detrazione, in vigore dal 1978, mirava a neutralizzare le riforme del calcolo dell'imposta sul reddito e ad attenuare, in parte, la perdita di reddito al momento del passaggio alla pensione; questa detrazione fiscale interesserebbe oltre 11 milioni di pensionati che vedrebbero aumentare la loro aliquota fiscale e oltre 500.000 pensionati diventerebbero imponibili.


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