www.resistenze.org - popoli resistenti - gran bretagna - 11-03-09 - n. 264

da assemblea_nordovest@yahoo.it
 
Regno Unito: razzismo o lotta di classe?
 
“British jobs for British workers”. Con questa frase Gordon Brown esordiva nel 2007 come leader del Labour Party promettendo ad un’ Inghilterra già in piena recessione, e con un tasso di disoccupazione tra i più alti d’Europa, di garantire un rilancio dell’occupazione per tutti i lavoratori residenti nel Regno Unito. La stessa frase, ripresa provocatoriamente un anno e mezzo dopo dai lavoratori in sciopero dello stabilimento della Total di Lindsey, Lincolnshire, è stata stigmatizzata come xenofoba, violenta, fascista. Perché ?
 
Le proteste a Lindsey iniziano a metà Novembre 2008, quando ai lavoratori viene comunicato che lo stabilimento non avrebbe ulteriormente assunto personale autoctono, preferendo destinare gran parte delle lavorazioni (per un ammontare di 200 milioni di sterline) alla Irem, società che impiega lavoratori italiani e portoghesi. Le Unions (GMB e UNITE) sospettano che i lavoratori Irem coprano turni più lunghi (week-end compresi), ricevano minor retribuzione rispetto a quanto definito dal National Agreement for the Engineering and Costruction Industry (applicato ai lavoratori inglesi) e che i termini d’ingaggio (segreti) siano in generale concorrenziali al ribasso rispetto alle condizioni applicate ai lavoratori inglesi – ad esempio, per i lavoratori Irem non sarebbe prevista la “pausa tè”, vera istituzione in tutti luoghi di lavoro britannici, e dovrebbero effettuare il cambio abiti fuori dalle 8 ore retribuite, andando anche contro ad una recente sentenza della Corte di Cassazione italiana. La rabbia cresce , in una regione, il Lincolnshire, che ha visto aumentare il tasso di disoccupazione nel 2008 del 266%, con sei persone per ogni posto di lavoro vacante. A metà gennaio iniziano gli scioperi cosiddetti “selvaggi”. Dapprima un presidio con picchetto a Lindsey, seguito immediatamente dopo da analoghe azioni di solidarietà in tutto il Regno Unito: la raffineria Alstom a Staythorpe (Nottinghamshire), Aberthaw (Galles), e 1600 lavoratori di varie industrie della Scozia (Grangemouth, Longannet, Cockenzie, Torness, Fife, ecc) tutte coinvolte da analoghe manovre di svendita al ribasso di manodopera estera, a discapito della forza-lavoro locale. I maggiori sindacati del settore manifatturiero (ispiratori non ufficiali degli scioperi, a causa delle leggi Thatcher [1]mai modificate da 12 anni di dominio dei Labour ) denunciano il vuoto legislativo lasciato dalla direttiva Europea collegata all’articolo 49 che di fatto favorisce il cosiddetto “dumping sociale”, problematica già sollevata in seno al Warwick Agreement[2] nel 2004. Proprio questa norma ha permesso dal 2003 in poi l’emissione di sentenze [3]a sfavore dei lavoratori da parte della Corte di Giustizia Europea.
 
Molti osservatori e sindacalisti si dicono inoltre preoccupati dei tentativi di dirigere gli scioperi da parte del British National Party[4], facilitati anche e soprattutto dallo scollamento reale tra working class e Labour: infatti il maggior partito di “sinistra” inglese non si dimostra affatto solidale con gli scioperanti, condannando a più riprese le proteste spontanee e consigliando loro, per bocca di Lord Mandelson[5], di “prendere e andare a cercarsi il lavoro nel resto d’Europa”, involontariamente e comicamente riprendendo un concetto già espresso in analoghe situazioni di sciopero negli anni ottanta da un parlamentare conservatore, Lord Tebbit[6].
 
Il 5 Febbraio lo UNITE firma l’accordo con la Total ottenendo che 102 nuovi posti di lavoro vengano assegnati a manovalanza locale per almeno nove settimane e che i 195 lavoratori italiani e portoghesi rimangano comunque normalmente assunti. L’accordo costituisce un segnale chiaro lanciato dai sindacati al governo in vista degli appalti per i giochi Olimpici del 2012 che si terranno a Londra: almeno metà dei lavoratori impiegati dovranno essere locali.
 
Le Trade Unions inoltre sottolineano come sia necessario porre fine al “dumping sociale” che, nel Regno Unito, risulta fenomeno trasversale a tutte le categorie. In seguito agli eventi di Lindsey si sono susseguiti infatti scioperi a catena con modalità analoghe in varie fabbriche del Paese, in alcuni casi con occupazione permanente degli stabilimenti (la fabbrica di Waterford Crystal[7] in Irlanda), ed un nuovo fronte di protesta si sta aprendo tra i lavoratori delle ferrovie, per i quali il sindacato di categoria (RMT), denuncia la mancata creazione di 12.500 nuovi posti di lavoro previsti dal contratto di 7 miliardi e mezzo di sterline per l’ammodernamento della rete ferroviaria britannica, assegnati in toto ad un’azienda giapponese.
 
Rocco Saccone
Smilla Raimondi
FLMUniti-CUB Torino
 
 


[1] In Gran Bretagna per l’indizione dello sciopero i sindacati devono per legge consultare preventivamente gli iscritti tramite referendum postale. Non è legale indire scioperi senza seguire questa procedura.
[2] Warwick Agreement (2004): accordi sindacati-governo in virtù dei quali le Unions ottengono il ripristino di diritti sindacali cancellati dall’era Thatcher in cambio del loro supporto finanziario al governo.
[3] 2003-Viking Line (finlandese) appalta a personale di nazionalità estone le proprie lavorazioni, tagliando la paga base del 60%. La Corte di Giustizia Europea dà ragione all’azienda.
   2004-La Lavan (lituana) vince un appalto in Svezia e vi invia propri lavoratori. I potenti sindacati locali pretendono l’applicazione del contratto edili svedese anche in quel cantiere ed intraprendono vertenza contro la Lavan che mantiene invece le condizioni salariali applicate in Lituania. La Corte di Giustizia Europea si pronuncia a favore della Lavan.
[4] British National Party (BNP): partito di estrema destra di ispirazione razzista e nazionalista. Di diffusione assolutamente minoritaria nel Paese (paradigmatico il tentativo di formare una loro organizzazione sindacale, Solidarity, naufragato nel giro di poco tempo per le poche adesioni), in alcuni casi apertamente osteggiato dalla working class (come dimostrato dalla rivolta dei postini del Somerset del 2004 che si rifiutarono di recapitare materiale elettorale del BNP)
[5] Lord Mandelson: Ministro delle Attività Produttive e successore in pectore di Gordon Brown alla guida del Labour Party
[6] Lord Tebbit: Sottosegretario al Ministero del Commercio negli anni ’80 (governo Thatcher), che consigliò ai disoccupati in un famoso discorso alla Camera dei Lords di “get on their bikes and go find work” (montare sulla bici ed andare a cercarsi il lavoro).
[7] Waterford Crystal: il 30 Gennaio scorso inizia l’occupazione dello stabilimento in Irlanda per impedirne la chiusura e il trasferimento delle attività produttive in Cina. Su 700 operai 400 hanno portato avanti l’occupazione della fabbrica ricevendo nei giorni successivi il supporto attivo della cittadinanza (8000 lavoratori fra commessi di negozi, operai di altre fabbriche e perfino tassisti della zona) che ha solidarizzato con gli scioperanti. Al momento il trasferimento è stato rinviato.