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Una  Scozia Migliore?

The New Worker | newworker.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

26/09/2014

La scorsa settimana il popolo della Scozia si è espresso contro l'indipendenza. Quasi l'85 per cento degli elettori ha votato al referendum con il quale lo Scottish National Party (SNP) sperava metter fine all'unione con il Parlamento di Westminster. Ma sebbene la campagna elettorale ha chiaramente mobilitato milioni di scozzesi, i nazionalisti non sono riusciti a portare la maggioranza sotto la loro bandiera.

Un totale di 3.619.915 persone si è recata alle urne con un'affluenza dell'84,5 per cento in tutta la Scozia: è un nuovo record per ogni elezione svoltasi in Gran Bretagna dall'introduzione del suffragio universale nel 1918. La conta dei "No" è stato vittoriosa, con il 55 per cento del voto contrario all'indipendenza, realizzando un sondaggio che come dicono i conservatori ha risolto la questione scozzese per almeno un'altra generazione.

Questa è, naturalmente, una questione d'opinione. Alcuni dicono che l'intervento dell'ex premier laburista Gordon Brown all'ultimo minuto, con la promessa di maggiori poteri al Parlamento scozzese, è stato determinante nel garantire una maggioranza a favore dell'Unione. In realtà il risultato non faceva che confermare ciò che i sondaggi avevano da tempo predetto.

Non è sorprendente che il voto sia andato come è andato. La maggioranza dello SNP nel Parlamento scozzese si basa sul 45 per cento del voto popolare, raggiunto in rapporto ad un'affluenza pari a circa il 56 per cento. Nell'ultima reale verifica elettorale per il "Parlamento" europeo all'inizio di quest'anno, lo SNP ha superato le previsioni dei sondaggi con appena il 29 per cento dei voti con i laburisti arrivati secondi di stretta misura ed i conservatori terzi. In queste elezioni l'UKIP ha ottenuto la sua prima vittoria elettorale in Scozia, quando un deriso commerciante antiquario di Londra ha conquistato il seggio nel sesto collegio scozzese. I verdi schierati per il Si, hanno ottenuto il nove per cento. Lo SNP deve ancora convincere  la maggioranza ad unirsi alla causa dell'indipendenza e una minoranza, grande o piccola che sia, è sempre ancora una minoranza.

Lo SNP è essenzialmente un partito liberal-borghese che rappresenta gli interessi della classe dirigente scozzese che vede il governo di Westminster come freno alla maggior integrazione della Scozia con l'Unione Europea.

Lo SNP, che ha guidato il governo autonomo della Scozia per gli ultimi sette anni, ha utilizzato i suoi poteri in alcuni casi, per aiutare i lavoratori scozzesi. Hanno assestato colpi bassi ai laburisti della Scozia, difendendo  il servizio sanitario, il mantenimento dell'istruzione gratuita per gli studenti e introducendo medicinali gratuiti.

Ma la loro agenda futura è volta semplicemente alla creazione di una Scozia indipendente all'interno dell'Unione Europea, la quale dovrebbe mantenersi e prosperare grazie ai proventi del petrolio e in virtù di investimenti di capitale attratto da esenzioni fiscali, minori tasse per le imprese, a spese dei lavoratori, che devono supportare il costo di queste elargizioni con il loro contributo fiscale. Questo non è un programma in grado di conquistare le masse le quali ancora sostengono i laburisti scozzesi.

Il problema del partito laburista di Scozia è quello semplicemente di andare oltre i parametri fissati dai loro cugini di Westminster, i cui leader di destra credono di poter gestire l'economia capitalistica meglio dei Tories e pensano di poter corrompere i lavoratori con poche riforme neo-keynesiane, le quali sono sostanzialmente inefficaci nello scalzare la disuguaglianza economica e lo sfruttamento che esiste nella Gran Bretagna di oggi.

Gordon Brown ha affermato che il suo impegno a concedere maggiori autonomie era stato approvato sia dai conservatori, sia dai leader della coalizione liberal-democratica come dai laburisti. In Scozia le persone sono in attesa di vedere cosa questo significa veramente. Molto poco, se gli ultimi commenti di David Cameron sono quel che segue a queste affermazioni. Il Primo Ministro è ora impegnato nel sollevare la "questione inglese" per sostenere che i maggiori poteri dati all'assemblea scozzese devono essere compensati da una diminuzione dei poteri dei deputati scozzesi al Parlamento di Westminster, così cercando di mettere in imbarazzo i laburisti e assestare un colpo basso all'UKIP, che i conservatori temono prenderà molti dei voti della loro base in Inghilterra alle prossime elezioni generali.

Qualsiasi cosa facciano i partiti di Westminster, la nostra politica rimane chiara. Pur mantenendo il nostro appello a votare laburista ai parlamenti di Westminster, Edimburgo e nelle elezioni locali del Galles, il Nuovo Partito Comunista sostiene le rivendicazioni scozzesi e gallesi al diritto di conservare e sviluppare la loro cultura e identità nazionale. Ci domandano se sosteniamo la richiesta di una autentica autonomia? Noi vogliamo nuovi poteri di autogoverno per il parlamento Scozzese e per l'Assemblea gallese. Noi sosteniamo il diritto di possedere, controllare e gestire tutte le materie prime e le altre risorse naturali presenti nel territorio e nelle acque territoriali e sosteniamo i diritti delle nazioni scozzesi e gallesi alla piena autodeterminazione delle loro nazioni e la loro indipendenza.


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