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Dare un senso a una disastrosa sconfitta

Editoriale Morning Star | morningstaronline.co.uk
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

13/12/2019

Appena ha iniziato a emergere ieri sera la dimensione della disastrosa sconfitta dei Labour, gli esperti hanno iniziato a sostenere la linea che non si trattava solo della Brexit ma di Jeremy Corbyn e, più in generale, che sotto la sua guida, il Partito Laburista ha avuto un significativo spostamento verso il socialismo.

Nessuna elezione riguarda una questione unica, ma l'evidenza conferma l'argomentazione avanzata da parlamentari laburisti come Ian Lavery e Richard Burgon secondo cui la Brexit è stato il fattore determinante.

Il crollo dei Labour è stato schiacciante nelle aree di voto favorevole all'uscita dalla UE: le Midlands, il Galles e l'Inghilterra del nord. Le dinamiche scozzesi sono state diverse e ugualmente deludenti, ma è un dato di fatto che il crollo dei Labour sia avvenuto nelle elezioni del 2015 e il risultato di questa settimana ha segnato un fallimento nel mancato recupero più di un improvviso rovescio.

I politici finiti come Alan Johnson, che chiedono a gran voce che Corbyn si assuma la responsabilità della sconfitta e acceleri la sua partenza, non possono nascondere il fatto centrale: il Partito dei Labour è stato percepito come il partito di chi vuole rimanere nell'UE, presentandosi alle elezioni con la promessa di un secondo referendum: molti del suo governo ombra hanno sostenuto per mesi e mesi un inequivocabile messaggio di rimanere.

I laburisti hanno avuto varie ragioni, alcune buone e altre cattive, per opporsi agli accordi sulla Brexit proposti al Parlamento dai governi di Theresa May e Boris Johnson, ma l'impressione che queste buffonate parlamentari davano al pubblico - non impropriamente - era di un Partito che cercava di vanificare completamente la Brexit.

Il Partito dei Labour era avvisato che questo approccio sarebbe stato disastroso nei due terzi dei collegi elettorali britannici che hanno votato per lasciare l'UE nel 2016; tragicamente, alcuni di quelli che hanno dato l'allarme sono tra i parlamentari che hanno perso i loro seggi nella terribile debacle di giovedì e includono alcuni dei socialisti più notevoli del paese: Laura Pidcock, Dennis Skinner, Laura Smith.

I giornalisti determinati a dare la colpa a Corbyn (sostenuti da nemici di lungo termine del leader come Alastair Campbell, pesantemente coinvolto in campagne per spingere i laburisti verso una posizione di rimanere) ignorano il fatto che il leader dei Labour è stato il primo a chiedere l'attivazione dell'articolo 50 dopo il risultato del referendum nel 2016 e ha resistito a lungo agli sforzi di intrappolare il suo Partito nella scatola dei Remain. Se il Partito dei Labour avesse prestato maggiore attenzione al suo leader, questa settimana non avrebbe subito perdite così devastanti.

La Brexit da sola ha provocato una simile catastrofe per i Labour? Il suo impatto reale si basa su ciò che rappresenta. Le comunità abbandonate e tradite dagli anni '80 dai governi succedutisi, Tory e Labour che fossero, hanno avuto ragione a sentirsi private del diritto di voto durante il lungo dominio thatcheriano da parte di entrambi i principali partiti politici dagli anni '90 al 2015.

La perdita di cinque milioni di voti laburisti negli anni di Blair, attestano da quanto tempo imperversa una perdita di fiducia nel Partito.

Il voto sulla Brexit è stato soprattutto un voto contro l'establishmen, contro lo status quo, era una domanda semplice a due opzioni con una risposta molto chiara.

Il rifiuto della classe politica di accettare quella risposta è stato chiaramente l'ultima goccia, generando la bizzarra illusione che i Tory, il Partito della classe politica formata a Eton, offrisse qualcosa di più delle stesse politiche che abbiamo visto per un decennio e che incarnasse il candidato "anti-establishment".

Esiste un forte rischio che una fascia di collegi elettorali tradizionalmente laburisti diventi blu, che l'Inghilterra e il Galles si spostino verso una politica di "guerra culturale" simile a quella degli Stati Uniti.

L'eclissi della politica di classe da parte delle correnti identitarie del nazionalismo e del sindacalismo in Scozia è un passo avanti su quella strada, sebbene il supporto per un vero cambiamento sociale ed economico tra molti scozzesi a sostegno dell'indipendenza non debba essere sottovalutato anche se non si riflette nella politica del Partito Nazionalista Scozzese (SNP).

Tale rischio deve essere respinto con il rifiuto della falsa narrazione secondo cui i laburisti hanno perso perché il loro programma era troppo di sinistra.

Grandi maggioranze sostengono la nazionalizzazione del trasporto pubblico, dell'acqua e dei servizi pubblici e hanno una posizione dura nei confronti delle multinazionali.

Gli addetti alla propaganda elettorale confermano che le politiche dei Labour erano popolari, ma il problema è che pochi elettori si sono fidati della capacità del Partito di farsene carico.

Quella mancanza di fiducia era indissolubilmente legata alla posizione del Partito sulla Brexit. Costrutto che fa il paio con l'idea che Corbyn abbia perso personalmente le elezioni.

L'idea che quattro anni di bombardamenti della stampa e dei media ai danni di un politico insolitamente onesto, di principi, coraggioso, gentile e acuto - Corbyn era costantemente più attento ai rischi della deriva dei Labour per il Remain rispetto ai suoi colleghi - con insulti e calunnie quasi ogni giorno, possa essere collegata a una mancanza di popolarità personale è stata sdegnosamente respinta da Andrew Neil della BBC, che nella notte delle elezioni ha deriso Burgon: "È il massimo che potete fare, media?".

Ma quell'idea era collegata e rafforzata dalla vergognosa connivenza in quegli attacchi di molti parlamentari, la cui conoscenza personale di Corbyn implica che sapessero che le accuse lanciate erano false.

I deputati che hanno trascorso gli anni dal 2015 ad attaccare Corbyn hanno una responsabilità maggiore di lui per il disastro di giovedì.

E gli attacchi sono stati ispirati dalle politiche socialiste dei Labour. Chi immagina che i laburisti avrebbero beneficiato di un leader diverso ci prende in giro.

La guerra a tutto campo condotta dall'establishment britannico contro la prospettiva di un cambiamento sarà condotta contro qualsiasi politico che lo prospetti veramente.

La destra sta spingendo per una rapida competizione di leadership nel tentativo di sfruttare il panico e lo sconforto a sinistra a causa della scioccante sconfitta.

La decisione di Corbyn di dimettersi potrebbe essere inevitabile, ma la sinistra deve resistere a tutte le richieste affinché il processo venga accelerato.

Un periodo di riflessione è essenziale se il partito deve trarre le giuste lezioni dalla sconfitta.

Esistono già coloro che sostengono, di fronte a prove schiaccianti, che il Partito dei Labour debba adottare una posizione ancora più favorevole all'UE.

Un simile sviluppo annienterebbe il Partito fuori Londra e preluderebbe all'abbandono delle politiche socialiste radicali che il Partito ha sviluppato dal 2015, politiche che rimangono popolari ed essenziali.

La crisi sociale e ambientale non sparirà perché abbiamo fallito a eleggere un Parlamento pronto a non agire al riguardo.

La sinistra deve tenere la sua testa. I 10,3 milioni di voti dei Labour sono stati superiori a quelli ricevuti dal partito nel 2005, 2010 o 2015, sebbene molto meno rispetto al 2017.

La sua percentuale di voti è stata superiore rispetto al 2010. Questo non nasconde che sia stato ampiamente battuto, ma è importante perché può dare forma a strategie per resistere agli attacchi selvaggi contro la classe operaia che sappiamo sarà nel mirino ora che Boris Johnson ha una grande maggioranza parlamentare.

Un partito laburista di massa costituirà una parte enorme di quella resistenza, così come molti della sinistra rivoluzionaria e dei sindacati.

La sua crescita e il suo chiaro messaggio socialista sono risultati significativi per i quali la leadership di Corbyn merita un grande merito.

Ci dirigiamo verso l'inverno con un numero di senzatetto in crescita, l'aumento della povertà infantile, i servizi pubblici sottofinanziati minacciati di ulteriore frammentazione e privatizzazione.

La Gran Bretagna è un paese di bambini affamati e pensionati infreddoliti e soli. Ha un governo che emargina e prevarica i disabili, maltratta i rifugiati che usa come capri espiatori.

Queste persone hanno bisogno di solidarietà e aiuto pratico. L'organizzazione della comunità è la nostra prima responsabilità e può gettare le basi per la costruzione di una sinistra più resiliente e più forte.


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