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- popoli resistenti - gran bretagna - 20-01-25 - n. 920
Per una risposta alla crisi abitativa, è utile rifarsi a Marx
Morning Star | morningstaronline.co.uk
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
13/01/2025
"La ricchezza delle società in cui prevale il modo di produzione capitalistico si presenta come una 'immane raccolta di merci'; la merce singola si presenta come sua forma elementare".
Con queste parole Karl Marx iniziava il suo studio sul modo di produzione capitalistico, Il Capitale, pubblicato oltre 150 anni fa. E prosegue descrivendo come una merce, che "a prima vista sembra una cosa triviale, ovvia" in realtà "risulta che è una cosa imbrogliatissima, piena di sottigliezza metafisica e di capricci teologici."
In particolare, egli sostiene che ogni merce ha sia un valore d'uso (soddisfa un bisogno umano di qualsiasi tipo) sia un valore di scambio (può essere scambiata con altre merci, in base al suo valore).
Fondamentalmente, sostiene Marx, esiste una contraddizione tra il valore d'uso di qualsiasi merce (che può essere realizzato solo attraverso il suo consumo) e il suo valore di scambio (realizzabile solo attraverso la cessione dell'oggetto in cambio di qualche altra merce).
Oggi in Gran Bretagna questo aspetto è eclatante nella questione abitativa.
Secondo Shelter, nel 2024 oltre 159.000 bambini non hanno avuto una casa. Più di 350.000 persone in totale hanno sperimentato la condizione di senzatetto. Ogni notte, circa 4.000 persone dormono all'addiaccio in Inghilterra. Nel frattempo, gli affitti medi nel Paese sono aumentati del 9,3%, portando l'affitto medio mensile a oltre 1.362 sterline, e due milioni di persone in Inghilterra e Galles sono state contattate dagli ufficiali giudiziari.
Si tratta di una vera e propria crisi abitativa che, come ogni crisi, ha portato a comportamenti davvero mostruosi.
È sufficiente seguire il sindacato degli inquilini Acorn sui social media per constatare esempi quotidiani di bullismo e intimidazione, dove persone credono di dover vivere una vita di lusso sulle spalle degli affitti pagati da altri.
Prendiamo, ad esempio, un recente titolo apparso su un quotidiano: Sono un proprietario. L'impennata degli affitti nel Regno Unito mi permette di vivere la vita dei miei sogni a Lisbona. Altro esempio: Inquilini a cui è stato notificato un avviso di sfratto ai sensi dell'articolo 21 perché si sono lamentati delle riparazioni.Ancora: Il villaggio gallese di Aberllefenni, acquistato da agenti immobiliari gestiti da una coppia milionaria e trasformato in una città fantasma.
Gran parte di questi problemi saranno affrontati dal disegno di legge sui diritti degli affittuari che è oggi in discussione in Parlamento. Ma non la causa principale del problema: il fatto che l'alloggio è una merce, che viene scambiata in un mercato in cui il profitto è tutto.
La realtà è che per l'abitazione come merce, la contraddizione tra il suo valore d'uso - l'abitazione come casa - e il suo valore di scambio - l'abitazione come investimento e fonte di reddito - è molto concreta.
L'abitazione come casa, l'alloggio delle centinaia di migliaia di senzatetto nel nostro Paese, la sicurezza delle centinaia di migliaia di persone che vivono in condizioni di insicurezza abitativa, non saranno mai una priorità quando domina la natura di merce dell'abitazione e pochi possono arricchirsi sulla miseria di molti.
Tuttavia, una semplice mossa potrebbe cambiare questo calcolo.
I limiti agli affitti, pur non risolvendo la contraddizione tra valore d'uso e valore di scambio, tra una casa e una fonte di reddito, sposterebbero certamente l'equilibrio. Limitare gli affitti al valore più basso dell'IPC o della crescita media dei salari garantirebbe che coloro che sono attualmente in affitto non siano costretti a lasciare la propria casa a breve termine da proprietari avidi. Inoltre, si contribuirebbe a contrastare gli eccessivi profitti della speculazione immobiliare. Sarebbe anche un modello per altri settori, dall'energia ai prodotti alimentari, in cui i tetti ai prezzi sarebbero nell'interesse della grande maggioranza.
In definitiva, però, dobbiamo alzare il tiro e iniziare a lottare per una società in cui la contraddizione tra valore d'uso e valore di scambio, tra valore delle persone e valore del profitto, sia risolta una volta per tutte.
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