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Germania: La riforma del lavoro spedisce le donne a casa
 
Rachel Knaebel | vientosur.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
19/06/2013
 
Germania, la sua competitività, la sua flessibilità, la sua capacità di riformare il mercato del lavoro ... che, in pratica, trasforma le sue donne in economicamente dipendenti dai loro mariti e le rispedisce a casa.
 
Una donna tedesca su due lavora a tempo parziale, di queste, 4, 5 milioni in un "mini-job": quei posti di lavoro pagati meno di 450 € senza quasi alcun diritto. Un divorzio, un marito disoccupato o deceduto, suppone la povertà. Il modello tedesco è il futuro?
 
"Cerchiamo un badante o una badante di anziani per il nostro servizio di assistenza domiciliare ad Essen", annuncia una società tedesca nel web della Agenzia Federale dell'Impiego (Arbeitsagentur), l'equivalente tedesco del nostro Centro per l'Impiego. Oltre alla formazione specifica di tre anni, chiede alla persona candidata che sia flessibile, autonoma ed impegnata nel suo lavoro; e, se è possibile, di avere una certa esperienza e la patente di guida. Tutto questo per ... 400 euro al mese e senza specificarne l'orario! "Non è esclusa la contrattazione a tempo pieno", lasciava intravedere l'annuncio. Questa è, infatti, l'offerta di "mini-job", una forma di impiego precario che è aumentata in Germania dalla prima legge, denominata Hartz, di deregolamentazione del mercato del lavoro, di dieci anni fa. Mini-jobs che colpiscono soprattutto le donne.
 
7 milioni di "mini-lavoratori" e salari inferiori al minimo
 
Le leggi Hartz sono riforme adottate dal governo socialdemocratico e verde di Gerhard Schröder, entrate in vigore tra il 2003 e il 2005. Lodate sia dall'Eliseo, che dalla destra neoliberista, il bilancio di queste leggi è molto controverso in Germania. I sostenitori delle stesse assicurano che hanno permesso di combattere la disoccupazione e rilanciare l'occupazione. La realtà è molto meno rosea, soprattutto per le donne.
 
"Con le riforme Hartz, la situazione delle donne nel mercato del lavoro è peggiorata; soprattutto a causa di quella legge che ha facilitato i mini-jobs " ritiene Ursula Engelen-Kefer, ex vice presidente della Federazione Sindacale Tedesca (DGB ). Questi mini-jobs esistono da molto tempo, ma si limitavano ad una attività di 15 ore di lavoro al massimo alla settimana, remunerati con 350 € al mese. La prima legge rimosse il limite di orario e aumentò il minimo salariale a 400 euro (che quest'anno è passato a 450 euro)
 
Risultato: questi lavoratori sono sotto-pagati. "Oggi l'imprenditore può legalmente richiedere 24 ore di lavoro settimanali per 450 euro!", Sottolinea la sindacalista. 450 € al mese per 20 ore settimanali significano solo 5, 60 € /ora. Per 15 ore settimanali di lavoro arriva 7, 50 €. In pratica, secondo uno studio effettuato dal Ministero della Famiglia, pubblicato nel mese di aprile, il 90% dei dipendenti in mini-jobs lavorano meno di 20 ore settimanali. Più di tre quarti dei "mini-lavoratori" hanno un salario inferiore a 8, 50 € /ora, analizza la federazione sindacale DGB. In altre parole, al di sotto dei salari tedeschi più bassi (1).
 
Tra i 7 milioni di persone che lavorano in mini-jobs (2), circa due terzi sono donne. E questo mini-job, per tre quarti di loro, costituisce l'unico lavoro. I settori dell'impiego tradizionalmente femminili sono i più colpiti da questo fenomeno: più di un milione di mini-jobs nel commercio, circa 800.000 nella pulizia, oltre 400.000 nella sanità. Nel settore alberghiero, un lavoratore su due ha un mini-job! E così, per qualsiasi attività commerciale, da un privato ad una multinazionale, attraverso l'amministrazione e l'istruzione (3), è possibile ricorrere ai mini-job, senza limitazioni: l'unica condizione è che lo stipendio mensile non superi i 450 €.
 
Senza sicurezza sociale, né indennità di disoccupazione
 
Come spiegare il suo successo, in queste condizioni? I mini-jobs si contrattano secondo la formula "salario lordo = salario netto". Questi posti di lavoro sono esenti da oneri sociali per gli impiegati, in quanto gli imprenditori versano un contributo pari al 30%. Una trappola. Perché quando il contratto termina, i mini-lavoratori non beneficiano di assicurazione sanitaria, né dell'assicurazione di disoccupazione. E i loro contributi pensionistici sono ridicoli. Lavorando per 45 anni in mini-job si avrà diritto ad una pensione di sole 140 euro!
 
E questa trappola incombe sulle donne: una ogni dieci donne attive (di età compresa tra 18 e 64 anni), lavora in un mini-job. "Questo significa che le donne che cercano un lavoro e non hanno alcuna qualifica professionale o che si reintegrano nel mercato del lavoro dopo una pausa per occuparsi dei loro figli, spesso non ricevono altre offerte che questi mini-jobs" analizza Ursula Engelen-Kefer .
 
Dipendenti dal marito per tutta la vita
 
Senza alcun contributo salariale, "le donne con mini-jobs dipendono dal loro partner per avere l'assicurazione sanitaria, conclude la sindacalista. L'altra conseguenza è la povertà assicurata nella pensione. Il problema è che molte giovani donne ancora non si rendono conto di cosa vuol dire essere in pensione, senza pensione o assicurazione sanitaria, a seconda del proprio marito. Dicono semplicemente "il lordo pari al netto, è meraviglioso". Questa situazione è sostenuta dagli uomini, che pagano meno tasse se le loro mogli lavorano poco. Quindi, questo sviluppo dei mini-jobs va esattamente nella direzione sbagliata".
 
In questo contesto non sorprende che l'84% delle donne che esercitano un mini-job come attività principale siano sposate, mentre la proporzione tra la popolazione femminile tedesca non è più del 60%. Inoltre, una volta che prendono un mini-job, le donne vi restano: un terzo svolge questo tipo di lavoro per dieci o più anni e più della metà per più di sei anni. Contrariamente ad alcune idee diffuse, i mini-jobs non sono diretti a studenti o pensionati in cerca di un supplemento per la pensione. La stragrande maggioranza (58%) sono persone attive.
 
Le donne: "Salari di sostegno per la casa"
 
"In caso di divorzio, disoccupazione o morte del marito, difficilmente le donne con mini-jobs possono garantire la propria sopravvivenza e quella della loro famiglia", prevede il sociologo Carsten Wippermann, che ha condotto lo studio pubblicato nel mese di aprile da parte del Ministero della Famiglia. Per esso, i mini-jobs di fatto costituiscono "un programma di produzione di dipendenza e di impotenza economica delle donne nella vita". Un programma approvato dalla prima legge Hartz sotto un governo socialdemocratico ...
 
Ma le riforme tedesche del mercato del lavoro sono servite per sviluppare, almeno, l'impiego delle donne? A prima vista, sì. Il tasso di occupazione registra una netta crescita dal 62% nel 2002 al 71, 5% nel 2012. Adesso è al di sopra del tasso delle donne francesi (65%) (4). Ma guardando più da vicino, il quadro non è così tanto glorioso. "In effetti abbiamo più donne attive oggi che dieci anni fa, ma condividono la stessa quantità di lavoro", lamenta Karin Schwendler, del sindacato del settore terziario Vendi. "La giornata completa retrocede e quella part-time aumenta sempre di più". Quasi uno su due dei lavoratori tedeschi (45%) è impiegato a part-time, rispetto a uno su tre in Francia (5). I lavoratori tedeschi a tempo parziale lavorano, in media, meno di 19 ore alla settimana, rispetto a più di 23 ore nel caso francese (6).
 
Verso un salario minimo ... che escluda le donne?
 
"Tra noi, le donne che ancora lavorano, sono considerate come salari per il supporto della famiglia. L'immagine predominante è sempre quella dell'uomo che porta lo stipendio a casa e la donna che contribuisce forse a qualcosa di più", dice il capo del sindacato dei servizi. Le riforme Hartz funzionano su questo modello, con l'estensione dei mini-jobs, ma anche con la riduzione (nel 2005) delle prestazioni individuali di disoccupazione a un anno, rispetto a due anni di prima. Poi sono state sostituite da prestazioni erogate sulla base del reddito familiare, dal quale, tuttavia, si sottrae in parte il reddito legato ad un mini-job.
 
Dieci anni fa, queste riforme furono adottate dai socialdemocratici che erano al potere. Oggi, all'opposizione, hanno posto la questione dei bassi salari e la richiesta di un salario minimo al centro della loro agenda per le elezioni di settembre. "Ci auguriamo la creazione di un salario minimo, dopo le elezioni, dice Karin Schwendler. Inoltre vogliamo che i minij-obs siano soggetti a contributi previdenziali dalla prima ora lavorata". Ursula Engelen-KEFER è meno ottimista: "Nei programmi dei partiti per le legislative si leggono molte cose sul lavoro interinale, che colpisce 900.000 persone e molto poco sui mini-jobs che, invece, colpiscono sette volte di più i lavoratori". E' così strano? Il 70% degli interinali sono uomini.
 
10.06.2013
Fonte primaria http://www.bastamag.net/article3104.html
 
Note
1) Meno di 9,76 € ad Ovest e meno di 7 € ad Est.
2) Questo rappresenta circa un quarto dei 29 milioni di lavoratori salariati "normali", soggetti a contributi salariali.
3) Nell'ultimo trimestre del 2012, 100.000 mini-lavoratori lavorano nelle amministrazioni, la difesa o la sicurezza sociale e 218.000 nell'istruzione, soprattutto nei nidi.
4) Fonte: Eurostat
5) Fonte: Eurostat
6) Fonte: Eurostat
 

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