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Né LINKE né Wagenknecht - ma per la costruzione di un partito comunista!

KO - Organizzazione Comunista, Germania | kommunistische.org
Traduzione a cura di Giaime Ugliano

14/11/2023

Dichiarazione della Direzione centrale della KO del 14 novembre 2023 

Ora è ufficiale: dopo mesi di allusioni, Sahra Wagenknecht - e con lei altri nove membri del Parlamento - hanno annunciato le loro dimissioni dal Partito della Sinistra (Die LINKE, ndt) e nello stesso tempo hanno presentato il progetto di fondare un proprio partito. Prima, però, un'associazione - la BSW (Alleanza per Sahra Wagenknecht) - preparerà la fondazione del partito all'inizio del 2024, per poter correre per la prima volta alle elezioni europee del giugno 2024.

Questo prevedibile sviluppo ha suscitato reazioni contrastanti da parte delle classi borghesi: alcuni lo vedono come una minaccia per la democrazia [1], altri lo riconoscono come il colpo di grazia finale per l'intera sinistra in Germania [2]. D'altro canto, c'è anche la speranza che il nuovo partito possa porre fine alla continua ascesa dell'AfD (Alternativa per la Germania, il partito di estrema destra, ndt) e al suo spostamento a destra. Per noi comunisti, tuttavia, è chiaro che non è così. Il nuovo partito si inserirà facilmente nello spettro dei partiti borghesi e si allineerà agli interessi del capitale.

I primi sondaggi, che già indicano il BSW come opzione nel cosiddetto sondaggio domenicale, prevedono che il partito, che non è ancora stato fondato, otterrà già il 12% dei voti [3]. Altri attestano che il partito, a immagine della alla persona di Wagenknecht, ha un potenziale di elettori fino al 27% [4]. Resta da vedere quanto siano utili questi sondaggi mentre non esiste ancora un vero e proprio programma di partito. Tuttavia, la copertura mediatica suggerisce che una svolta nel panorama politico tedesco potrebbe essere imminente.

Ma è vero anche il contrario: la Wagenknecht e i suoi sostenitori si lasciano alle spalle un partito che era già destinato al fallimento con il suo approccio riformista socialdemocratico. Non ci si aspetta nemmeno un programma di partito che affronti le crisi alla radice e punti alla fine del capitalismo. Ciò significa che ogni speranza che il nuovo partito possa contrastare la crescente tendenza di destra è illusoria. Solo il socialismo, basato sugli interessi della classe operaia e impegnato nell'internazionalismo proletario, può superare i necessari eccessi del capitalismo, come lo scivolamento verso la reazione, l'impoverimento sociale e la tendenza alla guerra imperialista.

La fine del Partito della LINKE

Il PdL, nato nel 2007 dalla fusione del WASG (Lavoro e Giustizia Sociale - L'Alternativa Elettorale, ndt), scissione dell'SPD, e del partito successore del SED (il partito storico al potere nella Repubblica Democratica Tedesca, ndt), il PDS, è stato a lungo considerato da parti dello spettro borghese come un rappresentante dei più deboli in Germania. Il suo obiettivo programmatico di "socialismo ecologico e democratico" [5] doveva essere raggiunto, tra le altre cose, attraverso l'aumento dei salari minimi, l'introduzione di un'imposta sul patrimonio, un tetto agli affitti e un aumento dei sussidi minimi.

Tuttavia, il PdL non ha mai aspirato al socialismo: il carattere borghese-riformista del partito, che si rifletteva nei suoi obiettivi strategici e nella sua struttura organizzativa, incentrata su elezioni e nomine piuttosto che su un'effettiva rappresentanza della classe operaia, rivelava che il PdL non era un'alternativa al sistema capitalistico, ma solo un'altra forza socialdemocratica che sosteneva il sistema. Il PdL lo ha dimostrato ovunque abbia assunto responsabilità di governo (in cinque Stati federali dalla sua fondazione): In Turingia, ad esempio, l'attuazione del freno al debito è stata inclusa nel programma di governo e nel Brandeburgo sono stati tagliati 10.000 posti di lavoro nel settore pubblico entro il 2019.

Non sorprende quindi che il partito, che sostiene di rappresentare gli interessi della classe operaia ma che in realtà assume il punto di vista del capitale, abbia perso sempre più terreno, ottenendo solo il 4,9% alle elezioni federali del 2021 ed entrando nel Bundestag solo grazie a tre deputati. Le controversie tra il PdL e Sahra Wagenknecht, che nel frattempo sono sfociate in una scissione sui temi dell'immigrazione, della politica identitaria e della guerra in Ucraina, non fanno che sancire la fine di un partito borghese che non ha mai avuto nulla da offrire se non speranze illusorie.

In termini di contenuti, il PdL ha già annunciato di volersi riorientare dopo la rottura con Wagenknecht [6]. L'obiettivo dovrebbe essere un'organizzazione per la giustizia sociale e la ristrutturazione ecologica dell'economia. Tra le altre cose, sono in discussione un "contributo sociale per il clima" di 200 euro per chi guadagna meno di 4.000 euro lordi al mese e sussidi per le aziende ad alta intensità energetica. Inoltre, a giugno, in risposta ai tentativi di scissione di Wagenknecht, è stato formulato che il PdL è "il partito della classe salariata e allo stesso tempo il partito dei movimenti sociali e politici" [7] e vuole anche rinnovare la politica climatica e democratica.

La possibilità che questa posizione riformista-amministrativa della leadership del partito, che difficilmente merita il nome di riorientamento, possa effettivamente prevalere dipende anche da come verrà colmato il vuoto di potere che la Wagenknecht e i suoi sostenitori hanno lasciato nel partito. Se da un lato la leadership del partito anela all'unità interna e alla compattezza per avere ancora una prospettiva di partecipazione al governo in futuro, dall'altro l'obiettivo autoimposto di ottenere almeno 10.000 nuovi membri per il PdL entro il 2025 [8] nasconde la possibilità che vecchi e nuovi "partiti di sinistra" ostacolino i piani della leadership del partito.

È ipotizzabile che anche l'ala che rifiuta la partecipazione al governo e vorrebbe un lavoro apparentemente più "radicale" dell'opposizione svolga un ruolo decisivo nel riorientamento. Tuttavia, una cosa è chiara: ogni politica riformista risente del suo carattere di conservazione del sistema e non del fatto che sia perseguita dall'interno del governo o dall'opposizione e di quali riforme esattamente si chieda. Resta da vedere come si orienterà effettivamente il PdL dopo Wagenknecht. Sono prevedibili controversie sulla direzione, ma non un vero e proprio riorientamento, certamente non verso un partito comunista, che comunque non è mai stato l'obiettivo del PdL.

Sicuramente, una cosa è chiara: con l'uscita della Wagenknecht e dei suoi compagni dal PdL, il partito rischia di perdere anche il suo status di gruppo parlamentare nel Bundestag. Questo non significherà solo la perdita di diritti in Parlamento, come le cosiddette interrogazioni maggiori e minori, che consentono a un gruppo parlamentare di costringere il governo federale a presentare dichiarazioni scritte su determinati argomenti. Il PdL sarà anche privato delle risorse finanziarie, il che significa che il partito perderà anche oltre 100 dipendenti.

Molti nell'ambiente socialdemocratico vedono in questo una perdita amara non solo per il partito, ma per la sinistra in generale in Germania, poiché temi di sinistra come la richiesta di una tassa sul patrimonio o l'abbassamento dell'età pensionabile potrebbero ora scomparire dall'attenzione pubblica. Tuttavia, l'uso precedente della pubblicità e dei fondi non era finalizzato a rappresentare la classe operaia e a costruire un movimento rivoluzionario: anche se occasionalmente sono stati sostenuti progetti significativi e, tra l'altro, è stato aperto il quadro per dibattiti su politiche sindacali più offensive, le risorse sono state generalmente utilizzate per costruire una "sinistra" che sostiene lo Stato e che mira a impedire la nascita di un movimento rivoluzionario.

La scomparsa a medio termine del PdL e delle sue strutture precedentemente utilizzate non fa che sottolineare ancora di più la necessità di un partito che lotti per il socialismo, che investa le proprie risorse nella lotta di massa e nei luoghi di lavoro indipendentemente dai finanziamenti statali e dalla repressione e che possa così autenticamente schierarsi per un'alternativa socialista al capitalismo.

La Wagenknecht non colmerà questa lacuna

La speranza che la Wagenknecht e la sua alleanza possano ora farsi carico di una coerente rappresentanza della giustizia sociale è illusoria. La rottura della Wagenknecht con il PdL non è dovuta al vicolo cieco riformista del PdL, che si limita a desiderare la cogestione delle crisi capitalistiche. Al contrario, anche il partito che deve ancora essere fondato avrà come unico obiettivo la cogestione del sistema in crisi. "La Germania ha bisogno di un'economia forte e innovativa e di giustizia sociale, di pace e commercio equo, di rispetto per la libertà individuale dei suoi cittadini e di una cultura aperta del dibattito", si legge nel manifesto di fondazione del BSW [9]. Tuttavia, questa raccolta di rivendicazioni, apparentemente solo una frase che viene spiegata in modo più dettagliato sul sito web dell'alleanza, rivela già una serie di punti critici.

Razionalità economica: in termini economici, si vuole rafforzare la "concorrenza leale", e con essa le piccole e medie imprese e la Germania come mercato economico. Sebbene si vogliano creare "posti di lavoro ben pagati e sicuri", non ci si concentra sulla classe operaia come soggetto centrale o sull'abolizione del capitalismo, che è orientato ai profitti e non ai bisogni, che presuppone lo sfruttamento e l'oppressione e porta inevitabilmente a crisi e guerre [10].

Giustizia sociale: la giustizia sociale è intesa come un (presunto) ripristino della promessa di avanzamento dell'economia sociale di mercato. Uno Stato forte dovrebbe garantire una "giusta meritocrazia con una genuina uguaglianza di opportunità e un alto grado di sicurezza sociale" [11]. Le condizioni di ingiustizia sociale non sono quindi viste come intrinseche al sistema capitalista, ma semplicemente attribuite a uno Stato troppo debole. Il ruolo dello Stato come rappresentante della classe capitalista, che esiste per tenere a freno la classe operaia e mantenere le condizioni di sfruttamento nell'interesse della classe capitalista, non viene messo in evidenza o messo fondamentalmente in discussione.

Libertà: secondo il BSW, la libertà personale si difende combattendo "la cultura dell'annullamento, la pressione a conformarsi e il crescente restringimento dello spettro di opinioni". La Wagenknecht continua così la guerra culturale di cui accusa il suo vecchio partito e i liberali di sinistra, invece di cercare la libertà in assenza di condizioni di sfruttamento. Inoltre, una giustificazione apertamente razzista per limitare l'immigrazione è "l'intensificarsi della competizione per alloggi a prezzi accessibili [e] per posti di lavoro con salari bassi". Invece della solidarietà internazionale proletaria per combattere le condizioni capitalistiche che causano la povertà, la richiesta di "relazioni economiche mondiali eque" richiede l'espansione delle imprese imperialiste tedesche [12].

Pace: In termini di politica estera, si auspica un orientamento verso la "tradizione del cancelliere federale Willy Brandt e del presidente sovietico Mikhail Gorbaciov". Con questo riferimento a Brandt come rappresentante di una strategia imperialista alternativa e di maggior successo per la distruzione del socialismo e a Gorbaciov come suo becchino, è chiaro che sta emergendo un partito fortemente anticomunista. Tuttavia, il giustamente richiesto sganciamento della Germania dagli interessi statunitensi non è giustificato con sforzi antimperialisti, ma ancora una volta con le proprie fantasie di potere, vale a dire con l'obiettivo di un'"Europa indipendente di democrazie sovrane in un mondo multipolare" [13]. Ma una cosa è chiara: non ci potrà mai essere pace all'interno di un sistema mondiale imperialista. L'obiettivo di un mondo multipolare non è un progetto di pace.

Anche se il partito non è ancora stato fondato e non è stato redatto il primo programma, è già chiaro che non apporterà alcun rinnovamento sostanziale al panorama politico tedesco - e certamente non alla lotta di classe. L'orientamento tematico rientra nello spettro politico già noto e già rappresentato nel Bundestag, sebbene in una nuova organizzazione spesso descritta come "conservatrice di sinistra". Il nuovo partito potrebbe determinare la fine del PdL e forse sottrarre qualche voto all'AfD nelle prossime elezioni. Tuttavia, non promuoverà un rovesciamento dei rapporti capitalistici e non farà quindi nulla per contrastare il legittimo intensificarsi delle crisi.

Abbiamo bisogno di una forte forza socialista!

Chiunque voglia fare una campagna coerente contro lo scivolamento verso la reazione, l'impoverimento sociale e il bellicismo imperialista non deve riporre le proprie speranze in un altro partito borghese che amministra il sistema, ma deve contribuire alla costruzione di un Partito Comunista. Solo se si cerca insieme la fine dei rapporti di sfruttamento capitalistici e si rappresenta il punto di vista della classe operaia, invece di deluderla con speranze illusorie nel sistema esistente o con soluzioni riformiste, si può dimostrare e combattere con il socialismo una vera alternativa al capitalismo e alle sue tendenze distruttive.

Note:

[1]  https://www.wiwo.de/politik/deutschland/wagenknecht-partei-kurzfristig-gut-fuer-die-volksparteien-langfristig-schlecht-fuer-die-demokratie-/29455966.html

[2] https://www.fr.de/politik/aufstieg-fall-linke-bsw-sahra-wagenknecht-gysi-bartsch-bundestag-partei-zr-92641978.html

[3] https://www.rnd.de/politik/buendnis-sahra-wagenknecht-umfrage-sieht-neue-partei-bei-zwoelf-prozent-6PARFQ4VYBHMZOJJXNACV3OGJY.html

[4] https://www.merkur.de/politik/linke-gruendung-bsw-partei-afd-buendnis-sahra-wagenknecht-zr-92593933.html

[5] https://www.die-linke.de/fileadmin/download/wahlen2021/Wahlprogramm/DIE_LINKE_Wahlprogramm_zur_Bundestagswahl_2021.pdf

[6] https://www.zeit.de/politik/deutschland/2023-11/linke-positionspapier-partei-sahra-wagenknecht

[7] https://www.die-linke.de/partei/parteidemokratie/parteivorstand/parteivorstand-2022-2024/detail-beschluesse-pv/unser-plan-2025-comeback-einer-starken-linken/

[8] https://www.die-linke.de/partei/parteidemokratie/parteivorstand/parteivorstand-2022-2024/detail-beschluesse-pv/unser-plan-2025-comeback-einer-starken-linken/

[9] https://buendnis-sahra-wagenknecht.de/bsw/

[10] https://buendnis-sahra-wagenknecht.de/themen/wirtschaftliche-vernunft/

[11] https://buendnis-sahra-wagenknecht.de/themen/soziale-gerechtigkeit/

[12] https://buendnis-sahra-wagenknecht.de/themen/freiheit/

[13] https://buendnis-sahra-wagenknecht.de/themen/frieden/


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