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da http://www.kprf.ru

L’anniversario della conquista del potere dei “ROSA” in Georgia


di P. Gheorgadze

Primo Segretario del Partito Comunista Unificato di Georgia


28 gennaio 2005

 

In Georgia è poco più di un anno che, come risultato della “Rivoluzione delle rose”, il potere è passato formalmente di mano (hanno “deposto” rumorosamente il presidente Shevarnadze, hanno dissolto il parlamento appena riunito, hanno “eletto” rivoluzionari “rosa” e hanno formato un “nuovo” governo).


Ma i cambiamenti nel paese hanno ulteriormente peggiorato la situazione. Alla direzione di ogni settore dell’attività statale è stata messa gente priva di professionalità, dilettanti ambiziosi, che rifiutano pregiudizialmente non solo i valori socialisti sovietici, ma anche i costumi nazionali georgiani e il modo di vita e i principi etici, che hanno guidato l’etnia georgiana in tutta la storia della sua esistenza. E’ stato annientato tutto ciò che era stato costruito e creato nella Georgia sovietica. Sono stati abbandonati all’incuria i memoriali dedicatiai caduti della seconda guerra mondiale. A testimonianza del disprezzo e dell’insulto nei confronti dei caduti e dei sopravvissuti della guerra, nella capitale è stato costruito un memoriale dedicato ai caduti nei conflitti fratricidi dell’Ossezia meridionale e dell’Abkhazia, con un fuoco eterno e un picchetto d’onore permanente. Sono state bruciate persino le pellicole dell’epoca sovietica, e in particolare quelle dedicate alla Grande Guerra Patriottica, senza tener conto delle petizioni dei veterani che chiedevano la loro trasmissione in televisione, in omaggio al 60° anniversario della grande vittoria.


Nell’anno della loro permanenza al potere, i ministri, in particolare quelli preposti alle cosiddette strutture di sicurezza, hanno cambiato portafoglio 2-3 volte. Ad esempio, l’attuale ministro della difesa è stato prima procuratore generale e ministro degli interni. Nella stessa condizione si trovano il ministro dell’economia e alcuni governatori.


Con il “nuovo” governo la situazione economica del paese è peggiorata: i prezzi dei prodotti di prima necessità sono cresciuti del 20-30%.

Ad esempio, un chilo di carne costa 3-3,5 dollari, il formaggio 3-4,2 dollari, il pesce dai 4 agli 8,8 dollari, la benzina (super) 80 centesimi al litro, il gasolio 70 centesimi (i prezzi sono aggiornati a gennaio 2005).


Nel corso dell’ultimo anno il minimo vitale di un lavoratore è cresciuto da 117 lari a 145 (65 e 80,5 dollari USA). Bisogna essere esperti per scoprire le menzogne e i trucchi nell’utilizzo delle statistiche ufficiali, pubblicate dall’attuale governo georgiano. Nonostante l’incompetenza e la mancanza di professionalità della nuova dirigenza, dobbiamo riconoscere le sue capacità di manipolazione e abbellimento della situazione reale, che viene dipinta con tinte rosa. Su questo terreno hanno superato un autentico professionista del calibro del presidente Shevarnadze.


In Georgia la pensione minima rimane di 7,7 dollari e il salario medio di 38,8 dollari. Hanno promesso al popolo montagne di oro, ma nel primo anniversario della “Rivoluzione rosa” non sono stati neppure in grado di pagare le pensioni ai livelli precedenti, mentre 20.000 insegnanti della città di Tbilisi ricevevano un salario che mediamente non supera i 16,5 dollari al mese. Il numero dei disoccupati è cresciuto vertiginosamente. Ma prima di menzionare la cifra totale, occorre conoscere il metodo di conta dei disoccupati, adottato in Georgia. Non viene considerato disoccupato l’abitante delle campagne, quando possiede un piccolo orto adiacente all’abitazione. Se poi avesse ricevuto in proprietà una piccola porzione di terreno proveniente dalla liquidazione di un kolchoz, non verrà considerato disoccupato alcun membro della sua famiglia: in Georgia il numero degli abitanti delle zone rurali rappresenta oggi il 47,6% secondo i dati ufficiali. Anche un abitante della città, che possieda un piccolo appezzamento, non può iscriversi tra i disoccupati.


E nonostante tutto ciò, il numero ufficiale dei disoccupati è equivalente al 13% della popolazione attiva, e senza tener conto del fatto che presto verranno soppressi 50.000 posti nel pubblico impiego. In realtà, esperti indipendenti ritengono che la disoccupazione all’inizio del 2005 sia cresciuta del 20% e che rappresenti circa il 47% della popolazione attiva. La maggior parte dei disoccupati è costituita da giovani con meno di 30 anni.


I rivoluzionari “rosa” non hanno potuto frenare il flusso migratorio di georgiani in cerca dei mezzi per sopravvivere. Al contrario, il numero di coloro che desiderano abbandonare il paese è aumentato. Ecco perché l’attuale potere divide la popolazione georgiana in due categorie: permanente e temporanea. In tal modo la dirigenza vorrebbe, per così dire, nascondere il catastrofico calo della popolazione nel paese dai 5.400.841 abitanti del 1989 ai 3.089.000 del 2003.


Nel 2004 si sono registrati 20 casi di abbandono di corpicini di nascituri nei contenitori dell’immondizia. Ufficialmente, sempre nel 2004, 300 bambini sono stati venduti negli USA. Durante l’anno è cresciuto il numero dei bimbi abbandonati, particolarmente a Tbilisi.


Dopo aver preso il potere, la “nuova” dirigenza della Georgia continua a tempi accelerati la privatizzazione dei rimanenti oggetti della proprietà sociale non privatizzata. Come è stato reso noto, ne rimangono circa 400. Tra questi i porti marittimi di Batumi e Poti…, le ferrovie e la fabbrica di vagoni…, il palazzo della filarmonica statale…, ed anche la vecchia residenza del governo. Come ha dichiarato il ministro dell’economia della Georgia, “…tutto si vende in Georgia, tranne l’onore e la coscienza”, dimenticando però che l’onore e la coscienza da tempo sono stati venduti dal governo georgiano.


L’attuale potere georgiano non riconosce nulla di georgiano, non certo il fatto che la nazione georgiana ha vissuto in pace e buon vicinato con l’Armenia, l’Azerbaigian, la Russia e neppure che la Russia, i popoli della Russia e, in primo luogo, il popolo russo, nonostante la politica dell’autocrazia zarista russa, sono sempre stati al nostro fianco e hanno aiutato il popolo georgiano, e che grazie a loro la nazione georgiana continua ad esistere ancora oggi.


E’ ormai da tempo che la russofobia è stata elevata al rango di politica di stato, ma i rivoluzionari “rosa”, che si sono impadroniti del potere, la hanno trasformata in una missione.


Solo dal 1 al 20 settembre 2004, nel quotidiano georgiano “Akhali taoba” (“Nuova generazione”) sono stati pubblicati 63 articoli e corsivi con accenti infuocati, ostili verso i russi e i popoli della Russia.


Ma la responsabilità di attizzare l’odio tra i popoli della Russia e quello georgiano non è solo del collettivo redazionale del giornale menzionato. I “media” georgiani, in particolare la televisione, competono tra loro nell’infangare le relazioni georgiano-russe. Ad esempio, il giornale “Resonans” del 13 gennaio dell’anno in corso pubblica a tutta pagina una cronaca dall’Abkhazia con il titolo “I cani russi insultano l’amor proprio degli abkhazi”.


E tutto ciò avviene in spregio degli autentici sentimenti e aspirazioni del 93% del popolo georgiano.

L’attuale squadra di comando del presidente della Georgia, che alcuni già chiamano Mikhail Tsunami, non vuole e non può agire diversamente, poiché in Georgia sono 5.000 i funzionari che ricevono mensilmente, in aggiunta allo stipendio georgiano, dagli 800 ai 1.500 dollari USA da Soros e che devono fare esattamente quello che stanno facendo.


In poche parole, l’anno di permanenza al potere degli attuali dirigenti della Georgia è stato definito l’anno dello “tsunami” dal popolo che deve subirne le conseguenze.

Voglio dare un consiglio ai popoli fratelli dell’ex URSS: evitate tutte le rivoluzioni arancione, rosa, del vino e delle ciliegie, poiché sono simili allo tsunami “rosa” georgiano.

 

Traduzione dal russo di Mauro Gemma