www.resistenze.org - popoli resistenti - georgia - 18-10-07 - n. 199

da: cpgeo@narod.ru 
in http://civilizacionsocialista.blogspot.com/2007/10/pcu-de-georgia-situacin-poltica-en.html
 
La situazione politica in Georgia e i rapporti con la NATO
 
Partito Comunista Unificato di Georgia
 
Tbilisi, 01/10/2007
 
La Georgia sta vivendo il periodo più difficile della sua storia. Le autorità della Georgia hanno peggiorato le loro relazioni con la Federazione Russa fino all’estremo. Non c’è alcuna speranza di miglioramento rapido di queste relazioni. Si continua ad aizzare il nostro popolo contro altri popoli. Tbilisi è preparata a dare una soluzione militare alla questione dell’integrità territoriale della Georgia, il che provoca conseguenze esattamente opposte: il risultato finale sarà la disintegrazione del paese, verrà ritardata di decenni la riconciliazione con i popoli fratelli abkhazo e ossetino, la destabilizzazione si estenderà a tutta la regione del Caucaso.
 
E’ possibile assicurare con certezza che i conflitti e i punti di tensione organizzati sul territorio dell’ex URSS sono stati il principali fattore di disintegrazione di questo grande paese, bastione della pace per tutto il pianeta. Nel territorio della Georgia vennero organizzati due di questi conflitti interetnici: Georgia-Abkhazia e Georgia-Ossezia. Questi focolai di conflitto permangono ancora oggi. Servono come pretesto per l’ingresso delle forze della NATO nella nostra regione.
 
La prima fase dell’intrusione della NATO nel Caucaso, e in particolare in Georgia, si è completata durante il governo di Shevarnadze. I centri del conflitto militare sono stati localizzati, ed è iniziata l’espulsione delle basi militari russe dal territorio georgiano, processo che ora si è praticamente completato.
 
La seconda fase è legata alla cosiddetta “Rivoluzione delle rose” del 2003. Sono arrivati al potere nemici ancora più accaniti della restaurazione di relazioni amichevoli con la Federazione Russa, tra i quali rappresentanti degli interessi degli USA e della NATO. Si è instaurato un regime dittatoriale, che ha rigidamente soppresso qualsiasi manifestazione contro l’avvicinamento alla NATO, contro la soluzione militare della questione dell’integrità territoriale e contro un peggioramento ancora più marcato delle relazioni russo-georgiane.
 
All’inizio di settembre dello scorso anno i poteri della Georgia hanno scatenato repressioni politiche senza precedenti. In 49 aree popolate sono state portate a termine “operazioni speciali” accompagnate dalla detenzione di una grande quantità di persone, attivisti del partito Giustizia, del Partito Comunista Unificato e di altri partiti dell’opposizione. Centinaia di persone sono state arrestate e interrogate in condizioni di pesantissima pressione morale e fisica per ottenere la confessione che stavano apprestandosi a preparare un colpo di stato armato. Tutta questa gente manifesta attivamente contro la politica interna ed estera antinazionale delle autorità. La principale colpa di questi cittadini risiede nell’aver reclamato un miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, nell’aver rifiutato la politica di scontro con la Russia e l’intenzione di risolvere militarmente la questione sud ossetina e abkhaza. Usando tali metodi, le autorità georgiane intendevano bloccare la crescita del malcontento popolare, e privare di sostegno, isolare e neutralizzare le sinistre.
 
Le nuove autorità della Georgia sono sempre più impegnate nello sforzo di scalzare la Russia dal Caucaso del Sud, per favorire la conseguente penetrazione nella regione di USA e NATO. E’ una politica molto pericolosa, in considerazione dei fattori prima elencati e di altri come:
 
la crisi attorno all’Iraq, paese vicino alla nostra regione; il conflitto Armenia-Azerbaigian e le relazioni tradizionalmente complicate tra Armenia e Turchia, quest’ultima membro della NATO, e la prima alleato strategico della Federazione Russa. Le basi militari, liberate dai russi sono preparate a ricevere le forze armate della NATO. Il territorio della Georgia, con la sua infrastruttura militare, è oggi considerato dagli Americani come una delle basi principali per l’attacco armato all’Iran. Se ciò dovesse accadere, si produrrebbe una crisi ben oltre una dimensione regionale.
 
La regione sud caucasica è di grande interesse per USA e NATO a causa di molte ragioni. La principale di esse è la collocazione geopolitica della Georgia, tra le regioni meridionali della Russia e del Caucaso del Nord e le importanti risorse energetiche del Caspio. Tutti sappiamo da dove e come fu appoggiata la campagna cecena, che ha portato la Russia sull’orlo della disintegrazione. Il territorio della Georgia è stato usato intensamente per destabilizzare la situazione non solo in Cecenia, ma in tutta la striscia nord caucasica. Tutte queste dispute tra Tbilisi e Mosca, compresi i conflitti in Abkhazia e in Ossezia del Sud, sono solo manifestazioni dello scontro Russia-USA e Russia-NATO in questa regione, di cui i popoli georgiano e russo sono solo ostaggi.
 
Una direttrice speciale della politica degli USA e dell’Occidente nella nostra regione è quella collegata al tentativo di appropriarsi delle risorse energetiche del Caspio. Dopo il collasso dell’URSS, i ricchi giacimenti che erano proprietà di tutto il popolo e che servivano a garantire in ugual misura lo sviluppo economico delle 15 repubbliche dell’Unione, oggi si sono trasformati nell’obiettivo della rapacità di diverse grandi compagnie petrolifere occidentali.
 
E’ stato costruito e messo in funzione l’oleodotto Baku-Tbilisi-Erzerum (BTE). A questo progetto partecipano le più importanti compagnie occidentali e ciò determina l’enorme sostegno accordato dagli USA ai governi di Azerbaigian, Georgia e Turchia per la sua realizzazione.
 
Insieme al suo significato sul piano economico, l’oleodotto e il gasdotto del Caucaso meridionale ne assumono uno di carattere politico. Le autorità georgiane hanno insistito su questo elemento. Nell’occasione il presidente georgiano ha dichiarato che “la Georgia non fa parte dello spazio post-sovietico. Siamo orientati verso Occidente, siamo il principale alleato dell’Occidente, Turchia compresa”. Le condutture energetiche sono assi nella manica delle autorità della Georgia, che danno loro la possibilità di assumere comportamenti ostili verso la Russia, e questo rappresenta il maggiore pericolo di natura politica.
 
La Georgia è un importante punto chiave, da cui è possibile influire sui processi geopolitici della più importante regione del Caucaso Settentrionale e Meridionale. La politica filo-americana delle attuali autorità della Georgia è un serio ostacolo sulla strada della realizzazione pratica dei piani di avvicinamento politici ed economici dei tre alleati strategici della regione: Russia, Armenia e Iran. La Georgia gioca un ruolo molto negativo, bloccando i processi di integrazione nell’ambito della cooperazione tra stati indipendenti. Tenendo in considerazione i fattori elencati precedentemente, risulta evidente perché “nel contesto dei compiti e degli interessi della NATO, la Georgia si trova a giocare un attivo ruolo nella stabilizzazione e nella sicurezza della regione”, come ha dichiarato il Segretario Generale della NATO. In Georgia si crea sistematicamente un “caos controllato” in accordo con i piani occidentali. I conflitti in Abkhazia e Ossezia servono come occasione per una maggiore penetrazione degli USA e della NATO nella regione. Si fa di tutto per screditare le forze di pacificazione della CSI, rappresentate dai soldati russi. L’aspirazione delle autorità della Georgia è di sostituire le forze di pace russe con quelle della NATO. Disgraziatamente, la Russia, contro cui è diretto il “caos controllato”, in quanto unica superpotenza in grado di competere realmente con USA e NATO, si vede costretta a cedere l’iniziativa e ad operare in condizioni di fatto compiuto.
 
Quest’anno il Congresso USA ha alla fine ratificato la legge sull’ingresso dell’Ucraina e della Georgia nella NATO. “Il Congresso degli USA invita i suoi alleati della NATO a lavorare con gli USA per la realizzazione del ruolo che la NATO gioca nel progresso della sicurezza globale, e, nella prospettiva del suo allargamento, ad accettare come nuovi membri dell’alleanza gli stati che ne sono degni, e in particolare a connettere la Georgia al piano di appartenenza alla NATO…”, si legge nel testo del documento approvato. Con questo proposito, sono stati accordati per il 2008 stanziamenti specifici per l’assistenza militare alla Georgia.
 
Senza dubbio gli altri membri appoggeranno le pretese degli USA di agganciare la Georgia all’alleanza al più presto possibile. Il segretario generale ha affermato il 10 febbraio di quest’anno alla conferenza sulla sicurezza di Monaco: “Nel 2009 mi auguro di vedere più paesi nella NATO. Mi auguro che la Serbia continui la sua strada verso la NATO. Mi auguro anche che tutti rispettiamo e prendiamo in considerazione il desiderio della Georgia e dell’Ucraina di trasformarsi in membri dell’Alleanza”.
 
Ringalluzzito da questa dichiarazione, il presidente della Georgia Saakashvili non presta attenzione all’atteggiamento negativo della Russia nei confronti dell’espansione della NATO, in special modo quando riguarda i paesi della CSI, e fa la seguente provocatoria dichiarazione: “Questo è un segno aggiuntivo dell’irreversibilità dell’integrazione della Georgia nella NATO…”; “Ancora una volta testimonia del fatto che nessuno può impedire l’entrata della Georgia nella NATO…” “per noi ciò significa che ci trasformeremo in membri permanenti della più forte alleanza politico-militare della storia. E’ questo che sogna la Georgia da molto tempo…”
 
Ma ancora più pericoloso è il fatto che non solo sono state fatte dichiarazioni, ma si sono compiuti passi concreti per creare le condizioni per l’ingresso delle forze della NATO nel territorio della Georgia. Una delle direttrici di questa politica è rappresentata dall’intenso incremento delle spese per la difesa, sullo sfondo delle dure condizioni sociali ed economiche che si sono create nel paese.
 
La Georgia sta aumentando rapidamente il suo potenziale difensivo. Il parlamento ha intenzione di incrementare gli esborsi per l’esercito di 200 milioni di dollari. Quest’anno si supereranno per la prima volta i 600 milioni di dollari, investendo più di un terzo del bilancio annuale del paese. Oltre a ciò verrà creato un nuovo centro di addestramento per reparti speciali del Ministero della difesa della Georgia nella periferia di Tbilisi.
 
E’ in programma l’aumento del numero degli appartenenti alle forze armate, fino a 32.000 persone. Ciò significa la formazione di una brigata aggiuntiva di 2.500 soldati, dotati di equipaggiamento militare occidentale.
 
Il livello di militarizzazione della piccola e povera Georgia è tale da richiamare l’attenzione anche degli esperti occidentali, che hanno focalizzato l’attenzione sul fatto che l’aumento previsto delle spese militari raggiungerà il 4-4,5%, che è superiore al livello richiesto dalla NATO alla Georgia per il suo ingresso nella NATO.
 
Il fattore Abkhazia e Ossezia del Sud influisce molto sull’ingresso della Georgia nella NATO.
 
Si tratta delle regioni che, separate dalla Georgia post-sovietica, corrono ora il rischio di unirsi alla Russia. Queste regioni non appoggiano l’avvicinamento di Tbilisi alla NATO. Ci preoccupano i preparativi di guerra prima descritti, poiché essi sono diretti a dare soluzione militare al problema della loro annessione al governo della Georgia, e a garantire la penetrazione dell’influenza americana in questi territori. In mancanza di questo, l’entrata delle forze armate della NATO in Georgia andrebbe incontro a molte complicazioni. Il presidente della Georgia non nasconde, ma dichiara pubblicamente la possibilità di una nuova campagna militare contro le regioni “separatiste” di Abkhazia e Ossezia del Sud.
 
Le fondamenta politiche, come pure quelle finanziarie e industriali, per la realizzazione della politica aggressiva dell’Occidente nel Caucaso sono state gettate. Uno degli elementi politici principali è rappresentato dal governo filo-americano della Georgia, mentre il ruolo finanziario è assolto dalle grandi compagnie petrolifere occidentali, che hanno colonizzato densamente le regioni del Caucaso e del Mar Caspio. Ci troviamo di fronte ad uno principali bastioni del “Nuovo Ordine Mondiale” proclamato dai moderni imperialisti.
 
Solo l’unificazione di tutti gli sforzi dei popoli del Caucaso, compresi quelli russo, turco e iraniano, solo l’alleanza di tutte le forze progressiste di questi paesi possono impedire che si realizzino i piani “globalisti” di subordinazione degli interessi del nostro popolo a tali interessi privati.
 
Temur Pipia
Segretario del Partito Comunista Unificato di Georgia
 
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare