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da Rebelion
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Il prestigio del Partito Comunista Giapponese fra l’elettorato giovanile preoccupa la rivista Times
 
27/06/2007
 
Insurgente/Agencias
 
L’apatia per il resto delle formazioni politiche, più che l’ossessione culturale del Giappone per l’Europa novecentesca, ha fatto sì che più di quattro milioni di giapponesi votassero, nelle ultime elezioni legislative, a favore del Partito Comunista del Giappone.
 
Secondo la rivista statunitense “Times”, questo successo è provocato dalle continue denuncie che i politici comunisti conducono nei confronti dei vari casi di corruzione che gravano sulla politica nipponica. Le aspettative e i sondaggi indicano che nelle prossime elezioni quest’organizzazione marxista leninista potrebbe crescere in modo significativo.
 
Il tipico profilo del votante è quello di un giovane studente universitario, appassionato di letteratura e di testi politici. La rivista cita il caso di Michiko Suzuki, di 19 anni, studentessa all’Università di Wako, che nei momenti liberi diffonde propaganda comunista nelle strade di Tokio.
 
Nel caso di Michiko, il bolscevismo è di famiglia. Figlia e nipote di militanti del partito, la giovane è entrata nel PCG quando ha compiuto 18 anni.
 
“E’ bello vedere i miei compagni lottare”, ha dichiarato Suzuki.
 
La rivista statunitense ritiene che l’idea di un partito comunista al governo della seconda economia più forte del mondo, a 15 anni di distanza dal collasso dell’URSS, potrebbe essere paragonata a “quei soldati giapponesi che si erano nascosti nelle isole del Pacifico per decenni, perché nessuno aveva detto loro che la seconda guerra mondiale era finita.”
 
In realtà in Partito Comunista Giapponese è ben lungi dall’estinguersi. Oggi è costituito da 400.000 tesserati, e nelle legislative del 2005 ha ottenuto il 7.3% dei voti, in altre parole lo hanno votato 4,36 milioni di persone.
 
Il PCG, probabilmente, è il partito comunista non al governo più forte dell’Asia, se non del mondo.
 
Questo è un dato che è fornito da una ricerca dell’Istituto per l’Asia Orientale dell’Università Nazionale di Singapore, Lam Peng-er.
 
Il successo del comunismo in Giappone, secondo il “Times”, ha le sue radici nella forte tradizione del partito all’interno del paese. Nato nel 1922 come ramo giapponese dell’Internazionale Comunista - la federazione dei partiti marxisti leninisti creata da Mosca - il PCG si è rapidamente adattato alle condizioni locali. Fu una delle organizzazioni giapponesi che si ribellò all’ascesa del militarismo durante la seconda guerra mondiale, subendo una dura repressione. E’ pure stato l’unico partito politico che lottò contro l’aggressione dell’ultima guerra, sacrificando la vita di alcuni dei suoi membri, secondo quanto dichiara lo stesso presidente del PCG, Kazuo Shii.
 
La posizione adottata dal partito durante il conflitto gli meritò il rispetto di molti giapponesi alla fine della guerra, e permise al PCG, appena legalizzato, di presentarsi alle elezioni.
 
Ma il successo iniziale del partito accese il timore statunitense per una diffusione dell’ideologia filosovietica nell’arcipelago, così durante la cosiddetta “purga rossa” del 1949, furono eliminati dai loro incarichi ufficiali tutti i comunisti e rappresentanti della sinistra, permettendo ai liberal - democratici di dominare il panorama politico del paese nei decenni seguenti.
 
Ciononostante, il PCG ha costituito un’opposizione di sinistra che è servita da appoggio al partito socialista, fervidamente pacifista e contrario ad un’alleanza di sicurezza con gli USA. Mentre negli anni 90’altri partiti comunisti divenivano irrilevanti, il PCJ ha continuato a svolgere un ruolo importante nella politica Giapponese.
 
Il suo segretario generale spiega questo successo nella scelta presa dal partito quando ha dichiarato la sua indipendenza rispetto a Mosca. Di fatto, molti analisti ritengono che la resistenza dimostrata dal partito sia legata al suo ruolo nello specifico della politica giapponese. Secondo la rivista “Times”, i partiti più importanti sono carenti di un’identità chiara, e fungono più come alleanze instabili che come entità con obiettivi politici definiti.
 
Lam, a proposito della macchina politica giapponese basata sull’appoggio fornito da organizzazioni senza filiazione politica, afferma: “E’ come Tammany Hall, che governò la città di New York per duecento anni”. Il consenso che ricevono i partiti in quanto tali è debole e continua a diminuire, mentre i giapponesi tendono a cercare elezioni politiche più significative.
 
Forse il PCG beneficia del fatto che si suppone appoggi un’idea concreta, come lo è quella della società socialista/comunista, anziché dipendere dai disegni dei gruppi di pressione.
 
“Può sembrare che il partito comunista in Giappone appaia come qualcosa di folcloristico, ma è l’unica organizzazione politica del paese che conta su profonde radici nella storia”, ha affermato Lam. “I comunisti probabilmente sono, in qualche modo, il partito più moderno che ci sia in Giappone”, ha ribadito Lam.
 
Nonostante abbia solo 18 dei 722 seggi parlamentari, il PCG funziona come l’unica opposizione genuina nel panorama politica di Tokyo. Questo è anche l’unico partito che ha “massacrato”, come dice la rivista, il primo ministro Shinzo Abe, a proposito della polemica circa il ruolo del Giappone mentre venivano forzate alla prostituzione migliaia di donne asiatiche durante la seconda guerra mondiale.
 
Inoltre, dato che i politici comunisti sono troppo lontano dal potere, hanno scoperto e denunciato scandali di corruzione in molte occasioni, secondo “Times” uno dei mali endemici della politica giapponese.
 
Siamo quelli che vigilano, ma andiamo anche oltre, afferma Shii, la quale ritiene che la crescita del comunismo nel paese significherà l’evoluzione della politica giapponese.
 
La coesione che dimostra il partito si paga in flessibilità e apertura, dice la rivista nordamericana. La disciplina leninista si segue applicando l’obbedienza dei membri del partito al Comitato Centrale, che continua ad essere indiscutibile. Lam ha spiegato che ciò è fuori luogo nel Giappone moderno, ma tutta la struttura del partito teme la perdita della coesione se cede la sua ferrea struttura.
 
In ogni caso, le prossime elezioni legislative di luglio, che decideranno il destino di Abe, non saranno guastate dall’ascesa del comunismo; se pure il partito liberal - democratico dovesse perdere troppi seggi ed il primo ministro desse le dimissioni, significherebbe la vittoria dell’opposizione - il partito democratico – che è senza entusiasmo.
 
Se i giovani seguono l’esempio della giovane Suzuki, il PCG continuerà ad accumulare “voti di protesta”.
 
“Credo che i miei amici abbiano molti problemi quando si tratta di credere in se stessi, ma io come militante del Partito Comunista, ho una prospettiva più ampia del mio futuro, e credo che come movimento politico avremo delle chances.”
 
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR