www.resistenze.org - popoli resistenti - guinea - 13-10-09 - n. 290

da Partito dei Lavoratori del Belgio - www.ptb.be/hebdomadaire/article/guinee-conakry-repression-du-mouvement-populaire.html
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura di C.T. del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Guinea Conakry : Repressione del movimento popolare
 
Tony Busselen
 
5/10/2009
 
Secondo un’organizzazione di difesa dei diritti umani, il bilancio della repressione delle forze armate a seguito di una manifestazione di protesta, il 28 settembre a Conakry, ha provocato almeno 157 morti.
 
Per capirne di più abbiamo incontrato Mamdou Barry, attivo nella diaspora guineiana nella regione Nord Pas de Calais in Francia.
 
Già nel 2007, durante i grandi scioperi e proteste contro il regime del Presidente Conté, decine di manifestanti e scioperanti sono stati uccisi dai militari. Ci si può chiedere cosa spinge i guineani ad affrontare i militari. Secondo Mamdou, «il popolo vuole una vita decente, un lavoro remunerato, vuole avere da mangiare ogni giorno». La Guinea è un paese ricco di materie prime: la metà delle riserve mondiali di bauxite, necessaria alla fabbricazione dell’alluminio, si trovano nel Paese. «Ma gli ospedali non funzionano, i salari non vengono pagati. Il guineano si alza ogni mattino, va a lavorare quando c’è lavoro, ma in realtà sa che non serve a nulla, poiché i prezzi aumentano vertiginosamente. Un sacco di riso costa fino a 170.000 franchi guineani mentre il salario medio si aggira attorno ai 200.000 franchi».
 
Quando il capitano Moussa Dadis Camara ha preso il potere, il 23 dicembre dell’anno scorso, ha allontanato gli amici del dittatore Conté. Questo ha fatto sperare che Camara avrebbe potuto portare un cambiamento. Ma oggi, un anno più tardi, il popolo guineano si oppone a Camara. «Non ha mantenuto gli impegni», dice Mamdou. «Aveva promesso di organizzare le elezioni senza parteciparvi. Le persone ricordano che Camara e i suoi amici hanno contribuito alla repressione contro il popolo nel 2007. Camara, all'inizio, ha saputo ingannare il popolo dicendo che avrebbe lavorato per il cambiamento, oggi invece, vuole tenere ben saldo il potere che è nelle sue mani: ha annunciato infatti la sua candidatura come militare alle elezioni. E il popolo dice no, senza dubbio».
 
La Guinea, come si è già detto, è un paese ricco. È un paese nell’agenda delle grandi multinazionali. La più grande compagnia mineraria al mondo, la BHP Billiton, ha annunciato da qualche settimana l’intenzione di investire 4,8 miliardi di dollari in un impianto di fabbricazione d’alluminio. Il governo di Camara ha appena vinto i processi contro grandi società come Rio Tinto e United Co. Rusal, che volevano estendere il loro dominio sull’alluminio guineano. Dietro le grandi dichiarazioni di indignazione dei governi americani ed europei e di altri, sembra nascondersi un obiettivo diverso da quello della democrazia. Mamdou afferma che «alcuni governi hanno un’attitudine all’ipocrisia. Abbiamo appreso, ad esempio, che la Francia ha appena sospeso la cooperazione militare con l’esercito guineano, da cui si apprende, che malgrado tutti i crimini commessi da questo esercito nel 2007, la Francia ha continuato la cooperazione. Quello che ci interessa oggi è che le persone non muoiano per niente. È necessario fare pressione sulla giunta e sulla comunità internazionale affinché questa situazione cambi».
 
E com’è possibile questo cambiamento? «È necessario che i militari lascino cadere la loro presa sulla società. Che Camara non partecipi alle elezioni e che possano avere luogo elezioni libere. Spero anche che i partiti dell’opposizione possano allearsi in uno spirito di unione nazionale. Perché la divisione del movimento potrebbe fare il gioco dei militari», conclude Mamdou.
 
Estratto dalla dichiarazione del movimento sociale della Guinée-Conakry
 
Il movimento sociale guineano, composto dai sindacati, dalla società civile e dal patronato guineiano, denuncia il massacro ed esige:
 
- la liberazione incondizionata e immediata di tutte le persone arrestate e detenute;
 
- la restituzione delle spoglie alle rispettive famiglie;
 
- l’organizzazione immediata di funerali nazionali per le vittime assassinate;
 
- la creazione di una commissione internazionale di inchiesta per fare luce sul massacro e le atrocità del 28 settembre.
 
Fonte: www.guineenews.org, 30 settembre 2009. Abbiamo appena appreso che venerdì 2 ottobre, la macchina del figlio di Rabiatou Diallo, dirigente sindacale, è stata attaccata dai militari. I passeggeri del veicolo ne sono usciti indenni, ma la macchina è stata danneggiata dai proiettili dei militari.

da peacereporter - it.peacereporter.net/articolo/18121/Guinea,+Camara+lavora+alla+formazione+di+un+governo+di+unit+nazionale
 
Camara lavora alla formazione di un governo di unità nazionale
 
01/10/2009
 
L'Unione africana interviene per chiedere al generale golpista di non correre per le presidenziali
 
Il leader militare Moussa Dadis Camara, al potere dal dicembre 2008 in seguito a un colpo di stato, si è detto favorevole alla creazione di un governo di unità nazionale dopo che decine di manifestanti (almeno 157 secondo opposizione e testimoni indipendenti) sono rimasti uccisi durante le proteste. A scatenare i disordini la possibilità che il capitano Camara si presentasse alle elezioni presidenziali in programma nei prossimi mesi. "Il nuovo governo - ha dichiarato Mandijou Deoubate, portavoce della giunta militare e presidente del Consiglio nazionale per la democrazia e lo sviluppo - deve essere espressione di tutti i partiti politici e guidare il Paese nella delicata fase della transizione".
 
Decisivo l'intervento dell'Unione africana che ha dato tempo a Camara fino a metà ottobre per confermare la sua posizione, ossia che non si candiderà alle presidenziali del 31 gennaio. La giunta militare chiede invece l'intervento di un leader africano affinchè vigili sul regolare svolgimento delle elezioni e si ponga come mediatore tra le diverse parti politiche.