www.resistenze.org - popoli resistenti - haiti - 15-01-10 - n. 302

da Rebelion.org 
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura di F.R. del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Un paese occupato da forze straniere e castigato dalla povertà
 
Correspondencia de Prensa
 
15/01/10
 
Nel 2004, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato una nuova invasione di Haiti. Da allora, 7.031 “caschi blu” e 2.034 poliziotti, appoggiati da 488 funzionari internazionali, controllano il paese. Le truppe occupanti della Missione delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione di Haiti (Minustah) sono comandate dai generali di Lula e sono composti principalmente da Brasile, Uruguay, Cile, Argentina, Bolivia, Ecuador, Perú e Guatemala. Brasile e Uruguay sono i paesi che hanno sul posto il maggior numero di soldati.
 
Il capo della polizia locale è un africano: Mamadou Moutanga Diallo, della Repubblica di Guinea.
 
Cinque anni dopo l’invasione, il popolo haitiano continua a vivere nella miseria più spaventosa. “L’intervento umanitario” dell’ONU ha solo portato più “stabilità” per le aziende multinazionali che costruiscono fabbriche nelle zone franche e che sfruttano le risorse naturali. Per il popolo povero e lavoratore, nessun miglioramento. La sanità e la scuola distrutte. L’infrastruttura civile collassata. Quando il popolo protesta (il che avviene regolarmente) gli va anche peggio: viene brutalmente represso dai “caschi blu”. Le organizzazioni popolari e umanitarie parlano di centinaia di morti, feriti e incarcerati.
 
Quando le spaventose immagini del terremoto cominciavano a circolare, “Resumen Latinoamericano” informava di un nuovo assassinio politico: è stato ucciso lo scrittore Jn. Anil Louis-Juste, autore di numerose denunce sull’occupazione di Minustah e difensore dell’autodeterminazione del popolo haitiano.
 
In mezzo alla tragedia, la CNN in lingua spagnola dava la notizia consolatrice che il governo Obama ha deciso la “sospensione temporanea” della deportazione dei “migranti irregolari” haitiani.
 
Radiografia desolante
 
-         Haiti ha più di 9 milioni di abitanti;
-         Più di metà della popolazione è rurale. Il 95% sono neri, residuali mulatti e bianchi;
-         Le lingue ufficiali sono il francese e il creolo. Quasi la metà della popolazione sopra i 15 anni (47,1%) è analfabeta;
-         Il PIL annuale si aggira intorno ai 7.000 milioni di dollari. Corretto dalla cosiddetta “parità del potere di acquisto”, il PIL annuale pro capite è il più basso dell’America Latina (seguito solo dal Nicaragua), e supera solo quello dei paesi africani e del Nepal;
-         Le rimesse “mandate da haitiani residenti all’estero (per lo più a New York e Miami) costituiscono il 40% del PIL;
-         Haiti è uno dei paesi con la peggior distribuzione della ricchezza in tutto il mondo. Il 10% più povero riceve solo lo 0,7%, mentre il 10% più ricco riceve il 47,7%;
-         L’80% della popolazione sopravvive sotto la soglia di povertà con meno di un dollaro al giorno;
-         Quasi il 75% delle case (baracche) non dispongono di sanitari;
-         Meno del 40% della popolazione ha accesso all’acqua potabile;
-         Non esiste un servizio di raccolta dei rifiuti;
-         L’80% della popolazione è disoccupata. Il salario medio non supera i 50 dollari mensili;
-         Il tasso di mortalità infantile è del 59,7% per mille nati vivi, la più alta dell’America e inferiore solo a quella dei paesi africani e di qualche paese asiatico;
-         Solo il 24% dei parti sono seguiti da personale medico;
-         La speranza di vita è caduta da 52,6 anni (2002) a 49,1 anni (2005). E’ la più bassa dell’America Latina e superiore solo a quella di alcuni paesi africani, di Bangladesh, Laos e Afghanistan;
-         Con circa 120.000 infettati dall’HIV (il 2,2% della popolazione), è uno dei paesi con più problemi causati dall’AIDS;
-         Il paese ha solo 108.000 linee telefoniche fisse.
 
 

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