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Haiti, rivolta popolare contro il governo fantoccio degli USA. Decine di morti

La riscossa | lariscossa.com

15/02/2019

Forti proteste popolari ad Haiti contro il governo Moïse. Dall'inizio di questa nuova ondata di proteste, lo scorso 7 febbraio, si registrano diversi morti tra i manifestanti. Le stime, a seconda delle fonti giornalistiche, oscillano tra le 7 e le 12, mentre fonti dell'opposizione parlano di 52 morti.

Le proteste antigovernative si susseguono dallo scorso luglio, attraverso scioperi, mobilitazioni di massa e rivolte di strada, a seguito dell'imposizione di nuove misure antipopolari dettate dal Fondo Monetario Internazionale - in cambio di un prestito milionario - con un deciso aumento del prezzo del carburante (+51%) e dei beni di prima necessità.

In un paese nel quale il 60% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno e 55.000 persone vivono in alloggi improvvisati dopo il sisma di 9 anni fa che causò 300.000 morti e un milione di sfollati, ad esser protagonisti della protesta sono le classi popolari, sfruttate e oppresse, che patiscono fame, miseria e disoccupazione, che invocano le dimissioni dello screditato Presidente Jovanel Moïse, imprenditore fantoccio degli USA e di altre potenze imperialiste, in carica da due anni dopo fraudolente elezioni (con una astensione dell'80%).

Di fronte al peggioramento della situazione e l'insostenibile incremento del costo della vita, con una inflazione salita del 15% e la svalorizzazione della moneta, la mancanza di combustibile a causa del debito dello Stato con le imprese importatrici di gas, con il governo che ha dichiarato lo "stato di emergenza economica", a far scoppiare questa ondata di proteste è stata la notizia che il governo haitiano ha sottratto indebitamente 3,8 miliardi di dollari versati dal Venezuela bolivariano (in particolare dalla PDVSA) al paese caraibico che dovevano esser destinati ad opere sociali e infrastrutturali. Secondo quanto riportato da ALBA Movimenti, la manifestazione che ha dato inizio all'ondata di mobilitazione esprimeva sostegno al governo venezuelano di Maduro, rifiutando l'ingerenza statunitense negli affari della regione.

Questa nuova sollevazione popolare, che coincide con l'anniversario della fine della dittatura Duvailer, ha paralizzato totalmente la capitale, Port-au-Prince, e molte altre città del paese. In fiamme diverse proprietà e imprese della cerchia di corrotti dell'ex presidente Martelli e dell'attuale governo, ma anche simboli del colonialismo imperialista e dell'oppressione statale, blocchi stradali, barricate e lancio di pietre contro la casa del presidente Moïse e di altri funzionari. La repressione poliziesca (sia haitiana che delle forze ONU), come già accennato, ha lasciato a terra decine di manifestanti e causato numerosi feriti.

Il popolo haitiano, che è stato protagonista della prima rivoluzione antischiavista (rivolta degli schiavi guidata da Toussaint L'Ouverture - "Lo Spartaco nero",  1791-1794) e primo a rendersi indipendente dal colonialismo francese (1803), continua a subire l'oppressione neocolonialista e tremende condizioni di vita, con l'80% della popolazione sotto la soglia di povertà, con un tasso di denutrizione pari al 45,8% e un tasso di mortalità infantile tra i più alti al mondo, dove il 47% è analfabeta e la stragrande maggioranza degli alloggi è di latta, legno e cartone

Cibo, acqua sicura, cure mediche, istruzione, diritti, lavoro per gran parte della popolazione sono un miraggio, mentre una ristretta cerchia borghese concentra in sé ricchezza e privilegi direttamente collegata agli imperialisti che saccheggiano e tengono sotto il proprio tallone il paese, prima attraverso decenni e decenni di dittatura, e attualmente con governi fantocci di destra eletti dietro il paravento di una finta democrazia, dopo un colpo di stato pilotato dagli USA nel 2004 e una occupazione militare sotto egida dell'ONU, prima con l'operazione MINUSTAH fino ad ottobre 2017 sostituita dall'operazione MINUJUST (con solo personale di polizia) attualmente operante e già protagonista del massacro di decine di persone in un quartiere povero e combattivo della capitale nel novembre scorso.

Non a caso, dopo che il governo haitiano è stato tra i primi a riconoscere il golpista filo-yankee Guaidó in Venezuela, di fronte alla rivolta popolare e la repressione di questi giorni ad Haiti, il Core Group - composto da ONU, Ambasciatori di Germania, Brasile, Canada, Francia, USA e Spagna, l'Organizzazione degli Stati Americani e l'Unione Europea - che tiene sotto controllo le istituzioni del paese -  ha condannato le "violenze" dei manifestanti e ha lodato "la professionalità dimostrata dalla polizia nazionale haitiana nel suo insieme", assolvendo il governo per le morti dei manifestanti e chiedendo "un dialogo costruttivo".

Un chiaro segnale che queste potenze, USA e Francia in primis, sono anche pronte ad intervenire militarmente - come fatto già in passato - per soffocare le lotte per l'autodeterminazione, il progresso sociale e la sovranità popolare mentre battono i tamburi di guerra contro il Venezuela bolivariano in nome della "democrazia".


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