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- popoli resistenti - honduras - 29-06-09 - n. 280
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura di FR del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Cosa succede in Honduras
Público
29/06/09
1- Quello che i golpisti hanno impedito e che era convocato per ieri, non era la rielezione permanente di Zelaya, né la sua presidenza a vita. Neppure la riforma della Costituzione.
Quello che si doveva votare era un referendum, non vincolante, per chiedere agli honduregni se nelle prossime elezioni, quelle di novembre, avrebbero gradito la creazione di un’assemblea costituente che riformasse la magna carta. Qualcosa d’inoffensivo.
2- La costituzione dell’Honduras stabilisce un mandato unico per i presidenti che dura cinque anni. Zelaya termina il suo a novembre, e comunque non potrebbe ricandidarsi alla rielezione perché in quella data non sarebbe stata approvata la riforma costituzionale che propone. Ma sarebbe stato possibile votare a novembre la possibilità di una riforma costituzionale. Egli ha negato in varie interviste l’intenzione di ricandidarsi.
3- Il parlamento è contrario al presidente (fra l’altro) perché Zelaya, che si è candidato per il Partito Liberale (di centro destra), ha perseguito una politica di sinistra e si è alleato con Hugo Chavez. Qualche giorno fa, il Parlamento ha approvato una legge per proibire che si celebri qualunque tipo di consultazione nei 180 giorni antecedenti un’elezione, con l'obiettivo di impedire il referendum di Zelaya.
4- L’argomento usato da Zelaya per andare avanti col suo referendum, nonostante le sentenze e le nuove leggi contrarie, era che non si trattava di un referendum ma di un’inchiesta. In Honduras il voto è obbligatorio. Non lo era la consultazione voluta da Zelaya, il voto era discrezionale, tant’è che per aggirare la legge, la consultazione sarebbe stata svolta dal CIS, l’Istituto Nazionale di Statistica. L’opposizione sosteneva che la consultazione sarebbe stata manipolata, giacché il conteggio lo avrebbe fatto un ente che dipende dal presidente.
5. Il Tribunale Supremo che ha ordinato l’espulsione di Zelaya dal paese (secondo la surreale spiegazione dei golpisti) non è un Tribunale Supremo equivalente a quelli europei. Per cominciare il suo vero nome è Tribunale Supremo Elettorale ed è composto dal Parlamento, cioè dai partiti contrari a Zelaya, i golpisti; fra i suoi poteri vi è la regolazione delle elezioni ma non quello di arrestare i presidenti eletti. Non è il primo "giochetto" di quest’istituzione. Quando Zelaya, a sorpresa, vinse le elezioni, il TSE ha ritardato più di un mese il suo accesso al potere con delle scuse tecniche.
6- Siccome, giuridicamente non è stabilito che il presidente smetta di esserlo perché deportato dall’esercito, i golpisti hanno falsificato una lettera di rinuncia di Zelaya - da lui ricusata – firmata vari giorni prima e dove si assicura che lascia l’incarico per motivi di salute. Il Congresso ha votato la sua destituzione e la nomina di un nuovo presidente, usandola come pretesto.
7- L’opposizione politica al presidente usa da tempo il potere giudiziario per boicottare il suo governo. Tra i casi più evidenti vi è quello di un piano per ridurre il consumo di combustibile e l'inquinamento denominato “Oggi non si circola”, a imitazione di un piano messicano che è operativo da anni. Zelaya voleva che tutte le auto si fermassero un giorno alla settimana. La Corte Suprema di Giustizia l’ha dichiarato anticostituzionale.
8- Gli Stati Uniti sono dietro il golpe? Secondo alcuni no. Ma Obama, come Hillary Clinton e l’ambasciatore statunitense in Honduras, sono stati molto chiari al riguardo. Ora si è riunita d’emergenza la Organizzazione degli Stati Americani (OEA), da cui nelle prossime ore uscirà almeno un comunicato di condanna.