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- popoli resistenti - honduras - 20-04-11 - n. 360
Traduzione a cura di Adelina Bottero
Il Fronte avanza sulla via dei negoziati
di Lorenzo Alberto Raudales
17/04/2011
La riunione di membri del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP) col presidente Hugo Chávez a Caracas, in Venezuela, assoda la credibilità e la forza nella direzione della più genuina rappresentanza della maggioranza del popolo honduregno, in ambito nazionale ed internazionale. È un fatto inedito, mai prima d’ora abbiamo contato su una forza politica costituita da organizzazioni del popolo, che avessero il protagonismo che attualmente hanno nel FNRP.
Dinanzi a tale realtà sono fuori luogo le espressioni pessimistiche, che a volte sorgono dalle contraddizioni interne proprie di organizzazioni aperte come il FNRP, e che sfortunatamente coincidono coi media dell'oligarchia, i quali non hanno altro scopo che dividere e scoraggiare.
“Aiutati che ti aiuterò!” Vecchio detto sempre attuale, ad esprimere una verità non occultabile. Se non esistesse un'espressione come il FNRP, quand’anche la buona volontà di terzi volesse appoggiarci nelle nostre rivendicazioni, non ci sarebbe verso; l'espressione fondamentale nasce da quella parte del popolo che si fa sentire quotidianamente in tutto il territorio nazionale, esponendosi a svariate pratiche repressive.
Non è una novità che ci siano differenze all’interno del FNRP; a volte si esprimono con aggressioni personali, ma non indicano che il Fronte è diviso e scosso, come esprimono alcuni analisti amici. Non è salutare neppure aggredire la direzione del FNRP con argomenti mai sentiti prima: i vecchi dirigenti devono essere sostituiti. Essi sono i vecchi che hanno costruito o contribuito a creare quelle organizzazioni e coscienza popolare, su cui poggia il FNRP.
Con o senza golpe, sono sempre stati schierati in difesa degli interessi dei meno favoriti di questa società. Che cosa facevano questi cronisti prima del colpo di stato? Qualcuno a stento si dedicava ingenuamente a depurare il sistema, a osteggiare la corruzione, ma non a promuovere il cambiamento sociale. Questa è la possibilità che offre il Fronte coi vecchi attivisti, che hanno combattuto per modificare profondamente le strutture di dominazione e ingiustizia di questo sistema.
Siamo in un momento precoce della rivoluzione, è certo, ma si stanno costruendo organizzazione ed esperienza; si eleva il morale di lotta del popolo e si avanza in piccole rivendicazioni, perché stiamo combattendo contro un'oligarchia alleata delle multinazionali e dell'imperialismo, causa a cui si aggiunge la destra internazionale.
I negoziati del FNRP col regime capeggiato da Porfirio Lobo, devono essere visti come un trionfo del popolo e Zelaya ha ragione quando ringrazia il Venezuela, in particolare il suo presidente, per la mediazione. Ha affermato "Ci sono quattro punti su cui si deve lavorare in Honduras e sono: la lotta per la costituente, il ritorno degli esiliati, il riconoscimento del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare e la difesa dei diritti umani". Con ciò è chiaro che non vi è resa e che la lotta è lunga, ma sicura e per lo stesso motivo c'è molto spazio per il contributo dei giovani, adesso e nel futuro, perché questo appartiene loro.
Traduzione a cura di Adelina Bottero
Copinh: dove portano i negoziati per un nuovo accordo?
Posizione di Copinh rispetto ai negoziati auspicati da Chávez e Santos
17 aprile 2011
Data l'informazione di negoziati volti ad un accordo, col proposito di riammettere lo stato dell’Honduras nell'Organizzazione degli Stati Americani, esprimiamo la seguente posizione.
Come parte del popolo honduregno in Resistenza, ci ha sorpresi la riunione del presidente Hugo Chávez col signor Juan Manuel Santos ed il prosecutore del colpo di stato in Honduras Porfirio Lobo Sosa, riunione avvenuta mentre esiste un contesto caratterizzato da un’intensa repressione contro il popolo. Non dimentichiamo fatti quali l'assassinio di centinaia di persone in lotta contro il golpe; elementi dell'esercito e della polizia a sparare proiettili veri contro manifestanti nel Bajo Aguán; assassinio dell'insegnante Ilse Velásquez in una violenta repressione di una manifestazione pacifica in difesa dell'educazione pubblica, repressioni diventate ormai abitudine di questa dittatura, accompagnate da uso di gas tossici, pallottole di gomma, armi di grosso calibro e arresti di giovani; persecuzione contro radio comunitarie e coloro che vi lavorano, come il caso di compagni e compagne della radio comunitaria La Voz de Zacate Grande, vittime di persecuzione giudiziaria, ed il tentativo d’incendio nella casa dei responsabili della radio Garífuna di Triunfo de la Cruz; licenziamenti in massa di docenti che hanno manifestato in difesa dell'educazione pubblica; incremento dei femminicidi e morti brutali di persone di diversità sessuale. Tutto questo sommato alla crescente invasione militare nordamericana attraverso l'incremento di truppe nelle basi militari di Palmerola, Olancho, Karatasca ed altri territori della Moskita, e la costruzione della nuova base nell'isola di Guanaja, nel dipartimento di Isole della Bahìa.
Come organizzazione, nutriamo profondi sospetti e non riconosciamo un accordo auspicato da Juan Manuel Santos, colui che ha fomentato crimini contro i nostri fratelli e sorelle dei movimenti sociali in Colombia, come parte della politica di “sicurezza democratica”. Valutiamo che questi negoziati corrispondano alla strategia del dipartimento di stato nordamericano, come quelli di San José o quelli che portarono al fallito accordo del dialogo Guaymuras.
Avvertiamo che nessun accordo deve essere convalidato dal popolo honduregno in Resistenza, se esso non pone termine all'impunità che regna in questo paese, dove i responsabili degli assassini, della repressione e del golpe sono gli stessi che stanno al potere e mantengono il popolo honduregno sottomesso alle manovre dell'imperialismo e dell'oligarchia.
Facciamo un appello al popolo honduregno a respingere qualunque manovra che pretenda riammettere lo stato dell’Honduras nell'O.E.A, fintantoché restino al potere i prosecutori del colpo di stato, finché continuino la repressione, la militarizzazione e l'impunità. È nella lotta per la Rifondazione del paese, che devono accanirsi i nostri sforzi ed azioni.
Invitiamo la solidarietà internazionale ad accompagnarci nella lotta per farla finita col golpe, la repressione, l'impunità e nel nostro processo d’emancipazione, e l’invitiamo a partecipare alle iniziative, affinché il regime golpista non sia riconosciuto da nessun paese democratico e non rientri nell'O.E.A, fino a quando non siano avviati i processi contro i golpisti, i violatori dei diritti umani e non si restituisca la democrazia mediante la convocazione dell'assemblea nazionale costituente popolare e democratica.
Non ci può essere riconciliazione e pace finché nel paese continuano a regnare l'impunità, la persecuzione e si criminalizza la lotta sociale, mentre l'oligarchia accaparra i beni naturali e potenzia il suo modello economico escludente, privatizzante e sfruttatore, che realizza in modo illegale ed illegittimo.
Infine il COPINH, modesta organizzazione componente del popolo honduregno in resistenza, lamenta il fatto che questi negoziati siano realizzati senza consultazione e che, rinnegando gli accordi dell'Assemblea Nazionale del 26 febbraio, pretendano di trascinare il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare a riconoscere un regime criminale e a partecipare ad un circo elettorale, in cui semplicemente le stesse cose verranno ingrandite.
Il COPINH rivolge un appello alla dirigenza del FNRP, al suo coordinatore e vice-coordinatore, affinchè convochino al più presto possibile un'assemblea ampia, trasparente e democratica per affrontare questo tema.
E’ il popolo honduregno a decidere il proprio destino e noi, uomini e donne parte di esso, saremo presenti nelle battaglie fino ad ottenere la Rifondazione dell’Honduras.
Con la forza ancestrale di Lempira Mota e di Etempica si alzano le nostre voci piene da Vita, Giustizia, Libertà, Dignità e Pace.
La Esperanza, Intibucá, 17 aprile 2011
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