www.resistenze.org - popoli resistenti - india - 04-05-17 - n. 631

Crescita industriale e svalutazione in India

Prabhat Patnaik | peoplesdemocracy.in
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

23/04/2017

Alcune settimane fa, quando sono state diffuse le valutazioni sommarie del PIL per il terzo quadrimestre del 2016-17 (ottobre-dicembre), fissando la crescita del PIL in questo quadrimestre (sul corrispondente quadrimestre del 2015-16) al 7 per cento, che si uniforma grossomodo alle previsioni del CSO prima della svalutazione, si è levato un coro genuino sul fatto che i critici della svalutazione avevano sbagliato e che la misura non ha l'effetto recessivo che essi pretendevano avesse.

Il fatto che questa stima di crescita fosse spuria, fabbricata su richiesta del governo BJP specializzato in "post-verità", è stato evidenziato da molti (vedi People's Democracy del 13 marzo). Un elemento particolarmente bizzarro in questa stima è stato il tasso di crescita della manifattura che si staglia al 7,7 %, quando secondo l'indice della produzione industriale, il settore della manifattura è cresciuto solo dello 0,2 percento in questo quadrimestre. Noi ora abbiamo nuove cifre per la produzione industriale per il mese di febbraio 2017, e queste confermano solamente ciò che i critici avevano sostenuto, cioè che la svalutazione ha avuto un serio effetto recessivo sull'economia.

Dovrebbe essere messo in chiaro che l'economia indiana ha vissuto una stagnazione industriale assoluta per diversi anni, la quale ha a che fare con una stagnazione della domanda interna combinata a fiacche esportazioni nette dovute alla corrente crisi capitalistica mondiale. Ma come se questo non fosse abbastanza, il governo Modi ha scelto di imporre all'economia una massiccia svalutazione senza né capo né coda; e ciò ha combinato la recessione industriale anche oltre. Il febbraio del 2017 ha avuto un indice di produzione industriale che è stato dll'1,2 per cento più basso di quello del febbraio 2016; e per la manifattura l'indice è stato il 2 per cento più basso di un anno fa. Lo stesso febbraio 2016 aveva visto una crescita dello 0,6 per cento rispetto al precedente febbraio, così la diminuzione del tasso di crescita è del 2,6 per cento.

All'interno della manifattura, il settore dei beni di consumo, che è il luogo dove la riduzione del potere di acquisto delle persone a seguito della svalutazione è presumibile abbia il massimo impatto, ha registrato un tasso di crescita del -5,6%, a paragone del +0,6 % del febbraio 2016. Per l'intero periodo Aprile-Febbraio, il tasso di crescita delle industrie dei beni di consumo è stato dello 0,1 % nel 2016-2017, paragonato al 2,3% del corrispondente periodo del 2015-16. Non sorprendentemente, ogni "esperto" borghese dipendente dall'uno o dall'altro serbatoio di pensiero, che è stato preso in contropiede da queste cifre miserrime, sta iniziando ad attribuirle agli effetti persistenti della svalutazione.

Può essere comunque sostenuto che mostrare semplicemente una caduta nel tasso di crescita della manifattura o della produzione di beni di consumo paragonandola ad un anno fa sia insufficiente per stabilire un effetto recessivo della svalutazione. Ciò di cui si ha bisogno è un'analisi più raffinata, comparando la tendenza prima del novembre 2016 quando c'è stata la svalutazione con la tendenza dopo il novembre 2016. Solo se c'è una osservata cesura della tendenza nel periodo vicino alla svalutazione noi possiamo dire con una certa affidabilità che la svalutazione può avere un impatto recessivo.

E' ovvio, come ho già detto, che l'impatto della svalutazione è più facile che venga sentito più fortemente sulla produzione dei beni di consumo. Gli altri settori, come le industrie di base, le industrie di beni strumentali e di beni intermedi, tipicamente hanno a che fare con acquisti non da parte di famiglie o di piccoli produttori, ma piuttosto da parte di società o generalmente di grandi imprese, e nel loro caso la carenza di valuta non costituisce un grande ostacolo all'acquisto, perché i pagamenti sono di solito eseguiti senza contanti. Naturalmente, se la domanda per i beni di consumo, e quindi la produzione dei beni di consumo, è influenzata in modo negativo dalla riduzione del potere d'acquisto dovuto alla svalutazione, allora questo influenzerà la domanda per i beni di produzione; ma questo effetto si verificherà solo dopo un certo periodo di tempo. L'immediato impatto della svalutazione sarà sentito per primo sui beni di consumo, che sono acquistati dalle famiglie e nel cui acquisto i pagamenti in contanti giocano un ruolo importante.

Infatti si può andare anche oltre. La domanda per i beni di consumo durevoli è probabile che sia meno influenzata da una riduzione del contante della domanda per beni di consumo non durevoli. Ciò è così per due ragioni. Primo, perché l'acquisto di beni di consumo durevoli, siccome comporta pagamenti più farraginosi, è effettuato in maggior misura non in contanti che per contanti, di modo che l'effetto diretto di un ritiro di contante dall'economia in rapporto alla domanda per beni durevoli è probabile sia minore che quella per la domanda dei beni non durevoli. In secondo luogo, con riferimento all'effetto indiretto, il quale origina dalla diminuzione di reddito delle persone che sono colpite dagli effetti diretti della diminuzione di valuta, e quindi riduce la loro domanda per beni di consumo durevoli, questo ci impiega tempo per manifestarsi. Per entrambe queste ragioni, se l'impatto a breve termine della svalutazione deve essere cercato, il settore da analizzare è quello dei beni di consumo non durevoli.

Di conseguenza, ho calcolato il tasso di crescita della produzione del settore dei beni di consumo non durevoli, dall'indice della produzione industriale, separatamente per due sottoperiodi: aprile-ottobre 2016-17 e novembre-febbraio 2016-17, sui corrispondenti mesi del precedente anno. Per entrambi i sottoperiodi c'è un assoluto declino nel 2016-17, ma mentre la caduta è del 2,47 % per il primo sottoperiodo di sette mesi, aumenta al 3,62 % per i successivi quattro mesi.

C'è un ulteriore punto qui da evidenziare. Quando c'è una caduta nella domanda per i beni di consumo, non è che la produzione del settore sia immediatamente ridotta. La caduta della domanda tipicamente comporta un aumento delle giacenze per i venditori, e solo quando questo accade essi tagliano i loro ordini verso i produttori e a turno questi ultimi riducono la produzione in risposta al calo degli ordini. C'è quindi un necessario tempo di reazione tra la riduzione della domanda e la riduzione della produzione.

Tenendo a mente ciò, se noi calcoliamo la crescita nell'indice della produzione industriale dei beni di consumo non durevoli per i mesi dicembre febbraio 2016-17 (sui corrispondenti mesi del 2015-16), per esempio, lasciando fuori lo stesso novembre, quando l'effetto della svalutazione sulla produzione non ha potuto essere sentito in ragione del tempo di reazione, noi otteniamo un tasso di crescita negativa del -5,3 %. Mentre il tasso di crescita era del -1,85 % per il periodo aprile-novembre 2016-17, esso è caduto al -5,3% per i successivi tre mesi dicembre-febbraio 2016-17, quando l'effetto della svalutazione è andato oltre, sovrapponendosi al trend già negativo.

L'indice della produzione industriale, deve essere ricordato, è estremamente inadeguato per fotografare sviluppi nel settore di piccola scala dove l'impatto della svalutazione è stato più pronunciato. E' approntato raccogliendo dati da 15 fonti che sono per la gran parte ministeri governativi e dipartimenti ufficiali. Esse non includono alcuna fonte che possa fornire dati su ciò che sta accadendo nei settori di piccola scala.

L'IPI naturalmente è molto meglio delle stime del PIL che di recente hanno iniziato a basarsi sulle statistiche delle società per arrivare ai dati di produzione, il che è assurdo dal momento che esiste un vasto settore non societario. Questa assurdità diventa ulteriormente grande quando guardiamo alla pronta stima del PIL, come quella che è stata recentemente rilasciata e che il governo ha usato per respingere le critiche. Questo è perché nel raggiungere queste stime immediate vengono analizzata solo alcuni dati delle società, e non i dati aggregati per tutte le imprese. Ma anche l'IPI che è molto meglio di queste svariate stime del PIL nel dare un'indicazione della produzione industriale, è altrettanto imperfetto, nel senso che non prende cognizione degli sviluppi nel settore di piccola scala. Se, nonostante tale fallacia, l'IPI mostra un'interruzione così acuta della tendenza, ed un'acuta diminuzione nella produzione industriale nei mesi dopo la svalutazione, allora il reale impatto della svalutazione può essere facilmente immaginato, quando noi teniamo anche conto del settore che è la vittima primaria , vale a dire il settore della produzione in piccola scala o della produzione minore.

Senza bisogno di dirlo, l'impatto della svalutazione non è rimasto confinato al settore manifatturiero. Il suo impatto sui servizi e sulle altre attività del terziario, specialmente nel settore di piccola scala, è stato alquanto profondamente negativo. Noi abbiamo guardato solo al settore manifatturiero perché alcuni dati sul medesimo sono stati resi di recente disponibili. Il nostro quesito in altre parole è stato il seguente: possiamo trovare una prova dell'effetto negativo della svalutazione nei dati pertinenti solo ad un settore particolare che sono usciti di recente? E la risposta è stata di gran lunga positiva, la quale può fare piazza pulita di tutte le bugie che la propaganda governativa è andata vendendo di recente sul fatto che la svalutazione non ha avuto alcun effetto recessivo.


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.