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Il Kerala laico resiste contro il modello Modi e i nazionalisti

Di Côme Bastin | ilfattoquotidiano.it

22/05/2023

L'alternativa - Lo Stato punta sulle politiche inclusive dedicate alla salute e all'istruzione rispetto all'ideologia del premier. Il Partito Comunista ha vinto le elezioni per due volte di seguito promuovendo l'eguaglianza



A Trivandrum, capitale dello Stato federale indiano del Kerala, per festeggiare i suoi 70 anni di "propaganda ideologica", la casa editrice marxista Prabhat riunisce il fior fiore della società comunista locale. "Benvenuti nel Kerala! Come sapete, qui il Partito comunista è stato uno dei maggiori artefici dell'indipendenza", osserva il "compagno" C. Divakaran, ex ministro dell'agricoltura. Fondato nel 1939, il Partito comunista del Kerala governa ancora oggi questo Stato dell'India meridionale. Il frutto di una storia rivoluzionaria: "Gli oppressi si sono ammutinati, influenzati dalla rivoluzione russa - racconta C. Divakaran- . Abbiamo sconfitto i monarchi, ridistribuito la terra e instaurato l'istruzione e l'assistenza sanitaria per tutti". Nelle strade, le bandiere rosse, i muri coperti di falci e martelli, i ritratti di Marx, ma anche di Stalin, sono simboli che evocano la dittatura del proletariato. Ma è tramite le urne che i comunisti sono saliti al potere. La prima volta, al momento della creazione del Kerala, nel 1957.

Più di recente, vincendo alle elezioni legislative del 2016 e del 2021. "Il Kerala era uno degli Stati più poveri dell'India al momento dell'indipendenza. Oggi tutti gli indicatori sono positivi e mostrano che le persone stanno conducendo una vita migliore - spiega l'ex ministro delle Finanze, Thomas Isaac - . Sono i risultati di un modello di sviluppo basato sulla redistribuzione e l'eguaglianza. Tutto si svolge in modo democratico e laico". Il Kerala presenta il più alto tasso di alfabetizzazione del Paese, il 97%, e la più lunga aspettativa di vita, 76 anni. "Molti pensavano che un tale modello, con il salario minimo, avrebbe frenato la crescita. Invece il PIL pro capite del Kerala è più alto che nel resto del Paese", continua Thomas Isaac, autore di "Kerala, un altro mondo è possibile". Si parla ormai sempre di più di "modello Kerala". È nel settore della salute che il Kerala ha di recente fatto parlare di sé. Dalla capitale raggiungiamo il villaggio di Poozhanad per visitare un dispensario rurale. "Nostra figlia ha la febbre. È già stata visitata ieri, ma penso che abbia bisogno di medicine", spiega il padre, Vinod Kumar, presentando allo sportello la sua tessera sanitaria, "eHealth", gratuita, che contiene tutti i dati relativi alla salute della figlia. "In India, molte persone delle zone rurali hanno difficoltà ad accedere all'assistenza sanitaria. Nel Kerala, grazie ai centri medici familiari, è molto più facile", sottolinea il dottor K. Vinoj, 43 anni, responsabile del Family Health Center. Il Kerala conta circa 500 centri medici come questo. "Da quando i comunisti sono di nuovo al governo, i nostri orari sono stati estesi. Possiamo realizzare delle analisi in ematologia, biochimica e neurologia - spiega il dott. Vinoj -. Siamo responsabili di 19.000 abitanti e curiamo l'80% delle loro malattie". Secondo molti esperti, questo sistema sanitario è stato in grado di tracciare meglio la sua popolazione durante il picco della variante Delta del Covid-19. Il Kerala è sfuggito alla crisi dell'ossigeno, mentre ovunque nel resto dell'India venivano installati dei crematori all'aperto. Il governo centrale, anche se rappresenta un partito politico opposto, ha ricompensato il governo locale per la qualità delle sue cure. Un altro cavallo di battaglia della politica comunista è l'eliminazione della povertà. Ci rechiamo a Alleppey, una città povera, per visitare una fabbrica destinata a favorire l'impiego delle donne provenienti da ambienti modesti. "Rientriamo nel programma governativo Kudumbashree, "prosperità per tutti" - spiega il suo iniziatore, Prakasan -. L'azienda è nata grazie ad un microcredito a tasso zero".

La fabbrica produce una farina nutriente a partire da cereali e impiega quattordici donne. Geeta, una mamma di 52 anni, vi lavora dalla sua apertura, nel 2006: "Guadagno 130 euro al mese lavorando part-time - dice, sorridendo -. In questo modo posso garantire l'istruzione ai miei figli e avere una posizione nella società. Senza questo programma, sarebbe stato difficile per me trovare un lavoro perché ho un livello di istruzione basso". Più di 4 milioni di abitanti del Kerala usufruiscono di questa rete di microimprese. Mentre il 21% degli indiani vive al di sotto della soglia di povertà, nel Kerala questo tasso scende allo 0,71%. Il Kerala è anche il primo Stato ad aver instaurato il congedo mestruale e ad aver annunciato la connessione internet gratuita. "Ci sono molte cose straordinarie nel Kerala. Ma se fosse un "modello" così incredibile, allora dovremmo essere in grado di duplicarlo! Come mai non è così?", si chiede R. Padmakumar, portavoce del Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito del primo ministro Narenda Modi. Il Bjp è quasi inesistente nel Kerala, risparmiato dalle dispute religiose alimentate in India dai nazionalisti indù. Qui convivono pacificamente con la maggioranza indù il 26% dei musulmani e il 18% dei cristiani. Alle elezioni del 2021, il Bjp ha persino perso l'unico seggio di deputato che aveva in Assemblea. Motivo? "Il problema è che qui la gente pensa", aveva detto all'epoca il candidato deputato perdente. Il Kerala si presenta come terra di resistenza contro la politica dei nazionalisti indù e di Narendra Modi. Quando sui manuali di storia vengono soppresso lunghi paragrafi sulla presenza musulmana e sulla lotta di Gandhi contro l'estremismo indù, i comunisti rifiutano di seguire questi testi. Quando il governo centrale vieta un documentario della BBC critico nei confronti del primo ministro, gli studenti organizzano delle proiezione nei campus di Trivandrum. Per Shashi Tharoor, diplomatico ora deputato della capitale, gli impressionanti risultati del Kerala nascondono però una situazione economica preoccupante: "Abbiamo il debito più alto del Paese. Nel resto dell'India ci vogliono 112 giorni per avviare un'attività. Nel Kerala, 238! Ecco perché ci sono poche fabbriche". L'economia del Kerala ruota dunque intorno al settore dei servizi, turismo in testa. Secondo il deputato, la troppa burocrazia spinge i giovani a partire. È la "fuga dei cervelli": "Abbiamo il più alto tasso di disoccupazione giovanile dell'India, il 40%". Eppure qualche miglioramento c'è. "Quattro anni fa, il governo centrale ha classificato gli Stati dell'india in base alla facilità di aprire un'attività e il Kerala era all'ultimo posto -, spiega Raghuchandran Nair, presidente della Camera di commercio -. Abbiamo accorciato le procedure a 30 giorni e siamo saliti al 15/o posto". L'età media nel Kerala è di 35 anni, la più elevata in India.

Le spese per la pensione, fissata a 60 anni, sono più alte che altrove. Il Kerala è vittima del suo modello? "Il nostro debito è perfettamente sostenibile - osserva Thomas Isaac - . Ma non offriamo lavoro qualificato ai nostri giovani. I neoliberisti dicono che sarebbe sufficiente privatizzare l'istruzione. Ma noi cerchiamo soluzioni umaniste a queste sfide". Per sedurre i giovani, i comunisti si affidano alle start-up. A Cochin, la capitale economica, si sta costruendo il più grande incubatore tecnologico del Paese. Nel Maker Village nascono start-up innovative nel campo della robotica, dei radar e dei droni. In dieci anni, il peso della diaspora nel Pil del Kerala è sceso dal 25% al 13%. Causa Covid, martella l'opposizione. I comunisti vogliono dimostrare invece che le cose si stanno davvero muovendo. Ne è un esempio il successo della Biennale d'arte contemporanea di Cochin. Ad aprile, sempre a Cochin, che si estende su otto isole, è stato inaugurato il "water metro", la più grande rete di trasporti acquatici ed elettrici al mondo. A Ernakulam, l'isola principale, i grattacieli crescono come funghi. Si trovano qui le sedi di numerose Ong e l'ULCCS, la più grande cooperativa dell'India. Un "modello" che ispira, ma che non può essere replicato così com'è, secondo Hariharan Balagovindan, direttore del dipartimento di inglese dell'Università del Kerala: "C'è stata una rivoluzione francese, un'indipendenza indiana con Gandhi. Così - dice - il comunismo del Kerala è un'alchimia unica".

(Traduzione di Luana De Micco)


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