www.resistenze.org - popoli resistenti - indonesia - 16-11-05

da Rebelion

http://www.rebelion.org/noticia.php?id=22478 


Il massacro in Indonesia - Sono passati 40 anni

 

John Roosa y Joseph Nevins

 

"Uno dei peggiori massacri del ventesimo secolo”

Così un testo della CIA descrive il massacro consumatosi quaranta anni fa in Indonesia.

Quella è una delle poche affermazioni corrette contenute in quel testo di 300 pagine, tutte dirette ad incolpare le vittime stesse: i seguaci del Partito Comunista dell’Indonesia (PKI).

Il PKI avrebbe appoggiato un colpo di stato ed un’insurrezione su scala nazionale chiamata “Movimento 30 Settembre” (che per motivi sconosciuti iniziò il 1° di ottobre). L’assassinio di centinaia di migliaia di seguaci del partito durante i mesi seguenti, era quindi considerato una reazione naturale, inevitabile e giustificabile, dagli anticomunisti che si erano sentiti minacciati dal tentativo violento del partito di prendere il potere. Le vittime assassinate facevano parte di quel “colpo di fortuna” cui alludeva il titolo del testo: “Indonesia - 1965: Il golpe che fu un colpo di fortuna”. Più tardi si seppe che la relazione del 1968 era stata scritta da Helen Louise Hunter; lei riconosceva la grande quantità di assassini, ma li considerava un dettaglio… si concentrò, invece, a dimostrare che il PKI era stato il responsabile del “Movimento 30 Settembre”, riducendo le atrocità contro il PKI ad un breve, casuale commento. [1]

 

La relazione della CIA scritta da Hunter indicò con esattezza la direttiva dei comandanti dell'esercito indonesiano quando organizzarono il massacro. Quella direttiva descriveva il “Movimento 30 Settembre” - un tumulto disorganizzato, su piccola scala, che durò 48 ore producendo in totale 12 morti, tra cui sei generali dell'esercito - come la peggiore calamità che avesse mai colpito l’Indonesia. [2]. Il comandante dell'esercito, il generale di divisione Suharto, giustificò la sua assunzione di poteri d’emergenza tra la fine del 1965 e l’inizio del 1966, insistendo sul fatto che il “Movimento 30 Settembre” era un’astuta cospirazione del PKI per impadronirsi del potere statale ed assassinare tutti i suoi nemici. La legge marziale di Suharto arrestò circa un milione e mezzo di persone come prigionieri politici, e li accusò tutti di essere implicati in qualche modo nel Movimento. Centinaia di migliaia di persone assassinate a colpi di fucile, pugnalate, bastonate o affamate fino alla morte, furono accusate di gravissime atrocità, quelle che di cui furono davvero responsabili solo un pugno di persone.

 

Il “Movimento 30 Settembre” fu l'incendio del Reichstag di Suharto: un pretesto per distruggere il partito comunista ed impadronirsi del potere. Come accadde nel caso dell'incendio (nel febbraio del 1933) del parlamento tedesco, utilizzato da Hitler per creare un'atmosfera isterica, il Movimento fu esagerato dalla combriccola d’ufficiali di Suharto fino a fargli assumere le proporzioni di un mostro selvaggio, malignamente soprannaturale. L'esercito fomentò una feroce campagna di propaganda anticomunista fin dai primi giorni d’ottobre del 1965 con sparate come queste: il PKI aveva castrato e torturato i sette ufficiali dell'esercito che aveva sequestrato a Giakarta, avevano ballato nudi e tagliato i corpi degli ufficiali con cento lamette da rasoio, avevano già preparato le liste delle persone da ammazzare, preparato migliaia di fosse in tutto il paese per seppellire innumerevoli cadaveri, avevano accumulato armi importate dalla Cina, ecc.

L'esercito proibì numerosi giornali ed impose la censura militare a tutti gli altri. Fu proprio questo lavoro di guerra psicologica dell'esercito che creò le condizioni per giustificare lo sterminio del PKI.

 

Il fatto che il PKI avesse o non avesse organizzato il “Movimento 30 Settembre” è importante soltanto perché il regime di Suharto gli diede importanza. Altrimenti, è irrilevante. Anche se il PKI non avesse avuto assolutamente niente a che fare col movimento, i generali l'avrebbero comunque incolpato per la sua esistenza. In realtà, costruirono il caso contro il PKI sulla base delle trascrizioni degli interrogatori cui erano stati sottoposti i partecipanti al movimento per i quali non erano scattate le esecuzioni sommarie. L'esercito utilizzò la tortura come procedimento normale per gli interrogatori, in modo che le dichiarazioni dei sospetti non sono affidabili. La relazione di Hunter per la CIA, basata soprattutto su quelle trascrizioni, ha lo stesso valore di un testo dell'Inquisizione sulla stregoneria.

 

Il PKI nel suo insieme non fu responsabile del “Movimento 30 Settembre”; è ovvio, i tre milioni di membri del partito non parteciparono, se l'avessero fatto, non sarebbe stato un tumulto di piccole dimensioni. Tuttavia, sembra che il presidente del partito, D.N Aidit, ebbe un ruolo cruciale.

Fu ucciso con un’esecuzione sommaria e segretamente, alla fine del 1965, come due dei tre principali leader del Politburo, Lukman e Njoto, prima che potessero fornire le loro versioni. Quello che sopravvisse al terrore iniziale, il segretario generale del partito, Sudisman, ammise davanti al processo - spettacolo allestito dai militari nel 1967, che il PKI, come istituzione, non sapeva niente del “Movimento 30 Settembre” ma che certi dirigenti ne avrebbero fatto parte individualmente. Se i leader del movimento fossero stati trattati come i dirigenti delle passate rivolte contro il governo post-coloniale, sarebbero stati arrestati e condannati. Non avrebbero imprigionato e massacrato tutti i membri delle sue organizzazioni.

 

Di fronte a tanto silenzio e così poche indagine degli assassini in massa avvenuti trai il 1965 e il 1966, questi crimini continuano ad essere sconosciuti. Molti indonesiani credono che le vittime furono soprattutto cinesi indonesiani. Anche se alcuni cinesi indonesiani si trovavano effettivamente tra le vittime, non erano certo la maggioranza. La violenza prese di mira membri del PKI e delle diverse organizzazioni alleate del partito o che simpatizzavano con esso, non importa a che etnia appartenessero: giavanesi, balinesi, sundanesi, ecc.  Non si trattò di un caso di pulizia etnica. Molta gente immagina che gli assassini furono commessi da una folla frenetica che spianò villaggi e complessi urbani. Ma la ricerca recente della storia orale suggerisce che la maggioranza degli assassini furono esecuzioni di detenuti, [3] servono ancora molte inchieste prima che si possa giungere a conclusioni definitive.

 

Il presidente Sukarno, l'obiettivo del presunto golpe improvvisato dal PKI, paragonò la violenza assassina dell'esercito contro il PKI come qualcuno che “brucia una casa per ammazzare un topo.” Protestò ripetutamente contro le esagerazioni dell'esercito sul “Movimento 30 Settembre”. Non fu, disse: “nient'altro che un'onda nell’oceano.” La sua incapacità a superare le sole proteste retoriche, finì per condannare il suo regime. Nel marzo del 1966, Suharto s’impadronì del potere per licenziare ed arrestare i ministri del gabinetto, mantenendo Sukarno come presidente fino al marzo del 1967. Il grande oratore che aveva diretto la lotta nazionalista contro gli olandesi, il visionario cosmopolita del Movimento dei Non-Allineati, fu meno abile di un taciturno, ignorante, brutale e corrotto generale di un villaggio giavanese.

 

Suharto, un Don Nessuno nella politica indonesiana, agì contro il PKI e Sukarno con l'appoggio totale dal governo degli USA. Marshall Green, ambasciatore statunitense in Indonesia a quell'epoca, scrisse che l'ambasciata aveva messo in chiaro che l'esercito di Washington “simpatizzava ed ammirava in generale le sue azioni.” [4] Funzionari USA arrivarono ad esprimere la preoccupazione che l'esercito non sarebbe riuscito a fare quanto bastava per annichilire il PKI. [5] L'ambasciata nordamericana fornì materiali radio, walkie-talkie, ed armi di piccolo calibro a Suharto affinché i suoi soldati potessero realizzare l'attacco contro i civili in tutto il paese. [6] Un funzionario diligente dell'ambasciata, con una spiccata inclinazione per la raccolta di dati, fece la sua parte consegnando all'esercito una lista di migliaia di nomi di membri del PKI. [7] Un certo appoggio morale e materiale fu molto apprezzato dall'esercito indonesiano. Secondo quanto informò un assistente del capo di stato maggiore dell'esercito a funzionari dell'ambasciata USA nell’ottobre del 1965: “era esattamente la cosa necessaria per essere sicuri che non cominciassero ad attaccare dappertutto mentre agivamo per sistemare le cose qui.” [8]

 

Questa collaborazione tra gli USA e la massima direzione dell'esercito nel 1965, nasceva dal vecchio desiderio di Washington di avere un accesso privilegiato alle risorse del Sud-Est Asiatico. Molta gente a Washington considerava l'Indonesia come il pezzo centrale nella regione. Richard Nixon disse che il paese “produce l'accumulazione più ricca da risorse naturali della regione” e che

“è la ricompensa più grandiosa nell'area del Sud-Est Asiatico." [9] Due anni prima, in un discorso in Asia nel 1965, Nixon aveva argomentato a favore dei bombardamenti in Vietnam del Nord per proteggere “l'immenso potenziale minerale dell'Indonesia.” [10] Ma sorsero ostacoli alla realizzazione della visione geopolitica-economica di Washington quando emerse il governo di Sukarno in Indonesia, dopo l'indipendenza. La politica interna ed estera di Sukarno era nazionalista, non-allineata, ed esplicitamente antimperialista. Inoltre, il suo governo manteneva una relazione di lavoro col poderoso PKI, e Washington temeva che quest’ultimo avrebbe finito col vincere le elezioni nazionali.

 

L'amministrazione Einsenhower tentò di rompere l’unità dell'Indonesia e di sabotare la presidenza di Sukarno, appoggiando i secessionisti nel 1958, [11] e quando fallì quell'avventura criminale dei fratelli Dulles, gli strateghi a Washington fecero retromarcia e cominciarono ad appoggiare gli ufficiali militari del governo centrale. La nuova strategia, fu coltivare le relazioni con ufficiali anticomunisti che potessero strutturare gradualmente l'esercito come un governo alternativo capace di rimpiazzare il presidente Sukarno ed eliminare il PKI in un futuro. I generali superiori a Giakarta aspettarono l’occasione ed il momento opportuno per quello che gli strateghi qualificarono un “confronto” finale col PKI. [12] Quel momento arrivò il 1 ottobre del 1965.

 

La distruzione del PKI ed il rovesciamento di Sukarno produssero un cambiamento drammatico nell'equazione del potere regionale, quello che portò la rivista Time a salutare la sanguinante presa del potere di Suharto come “la migliore notizia in Asia per l’Occidente da anni." [13] Vari anni dopo, la pubblicazione U.S. Navy League si prodigò in elogi sul nuovo ruolo dell'Indonesia nel Sud-est Asiatico, definendolo: “Un controllore poco aggressivo, ma duro, in quell'area", mentre caratterizzava il paese come “una delle nazioni più sviluppate dell'Asia dotata dalla fortuna con l'ubicazione geografica più determinante dal punto di vista strategico del mondo." [14]

Quell'euforia rifletteva precisamente il risultato del cambio della guardia prodotto in Indonesia dagli interessi imprenditoriali occidentali.

 

La combriccola di ufficiali di Suharto prese il potere con una strategia economica a lungo termine. Speravano che la legittimità del nuovo regime provenisse dalla crescita economica e che quella crescita fosse il risultato dell'attrazione di investimenti occidentali, dell'esportazione di risorse naturali nei mercati occidentali, e delle suppliche per l’aiuto occidentale. La visione di Suharto per l'esercito non aveva a niente che vedere con la difesa della nazione contro l'aggressione straniera, bensì con la difesa del capitale straniero contro gli indonesiani. Intervenne personalmente in una riunione di ministri del gabinetto nel dicembre del 1965 che discuteva la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere Caltex e Stanvac. Poco dopo l'inizio della riunione, arrivò improvvisamente in elicottero, entrò in sala e dichiarò, come dice la giubilante relazione dell'ambasciata USA, che:

“I militari non tollereranno azioni precipitose contro le compagnie industriali petrolifere.” Intimorito da una tale minaccia, il gabinetto posticipò indefinitamente la discussione. [15] Nello stesso tempo, l'esercito di Suharto imprigionava ed assassinava dirigenti sindacali nelle installazioni delle compagnie petrolifere e le piantagioni di caucciù statunitensi. [16]

 

Quando Suharto allontanò definitivamente Sukarno nel marzo del 1966, si aprirono le chiuse dell'aiuto straniero. Gli USA inviarono grandi quantità di riso e di tessili con l'intenzione politica esplicita di rinforzare il suo regime. Si volevano convincere gli indonesiani mediante il ribasso dei prezzi che il regime di Suharto costituiva un miglioramento rispetto a quello di Sukarno. La capacità del regime durante gli anni seguenti di sostentare la crescita economica mediante l'integrazione col capitale occidentale, somministrò tutta la legittimità che poteva avere. Una volta che il modello di crescita finì con la fuga di capitali della crisi economica asiatica del 1997, la legittimità del regime si volatilizzò rapidamente. Gli studenti universitari di classe media, frutto della crescita economica, svolsero un ruolo particolarmente importante nell'espulsione di Suharto dalla sua posizione. Il regime di Suharto viveva del capitale straniero e morì col capitale straniero.

 

Ora è chiaro che la crescita economica tanto conclamata degli anni di Suharto, è stata dannosa per l'interesse nazionale. Il paese ha guadagnato poco con tutte le risorse naturali svendute nel mercato mondiale. I pagamenti del debito estero ed interno, di cui una parte provengono dall'odioso debito degli anni di Suharto, divorano gran parte del tesoro nazionale. A causa delle minime spese nella sanità, abbondano le malattie epidemiche. C'è poca produzione industriale interna. I boschi, coi quali i militari complici di Suharto continuano a guadagnare fortune, sono disboscati e bruciati ad una velocità allarmante. Il paese importa immense quantità di prodotti basilari che potrebbero essere facilmente prodotti in maggiore scala in Indonesia, come zucchero, riso e soia. I principali prodotti dei villaggi sono ora i lavoratori migranti, o “eroi delle valute straniere”, per citare un'insegna luminosa nell'aeroporto di Giakarta.

 

Oltre al saccheggio delle risorse basilari dell'Indonesia, il regime di Suharto ha causato un livello sorprendente di sofferenze non necessarie. Sotto i suoi ordini, i militari indonesiani invasero la vicina Timor Orientale nel dopo avere ricevuto luce verde dal presidente Gerald Ford e dal suo sottosegretario, Henry Kissinger. Il risultato fu un'occupazione che durò quasi 24 anni e che lasciò un saldo di decine di migliaia di morti a Timor Orientale. Nella stessa Indonesia, la TNI commise atrocità generalizzate durante le campagne di repressione della guerriglia nelle province di Papua Occidentale ed Aceh, procurando decine di migliaia di altri morti inutili.

 

Con la rinuncia forzata di Suharto nel 1998, in Indonesia si è aperto un importante spazio democratico. Ci sono elezioni nazionali e locali competitive. C'è perfino uno sforzo ufficiale per creare una commissione nazionale della verità per investigare le atrocità del passato. Nonostante ciò, i militari continuano a minacciare il sistema politico del paese. Non c'è stata un'indagine esaustiva propriamente tale degli innumerevoli massacri che ebbero luogo tra il biennio 1965-1966. I libri di testo di storia ancora si concentrano sul “Movimento del 30 Settembre” e non menzionano i massacri. Nessun dirigente militare o politico è stato responsabilizzato per i crimini dell'era di Suharto, o quelli che si sono verificati da allora, aumentando così la probabilità di future atrocità. L'impunità causa continue preoccupazioni alla società civile indonesiana e alle regioni inquiete, come in quell'impoverito, ora indipendente, Timor Orientale. Pertanto non sorprende che il governo del paese più recente del mondo si vede obbligato a non rispondere in modo adeguato alle richieste di giustizia della sua cittadinanza, ed ad enfatizzare un processo innocuo di riconciliazione con l'Indonesia. Nel frattempo, l'appoggio politico e le migliaia di milioni in armi, allenamento militare ed aiuto economico USA a Giakarta negli ultimi quaranta anni, il ruolo di Washington nei campi della morte in Indonesia in quei 1965-1966e è stato effettivamente sepolto, facilitando così gli sforzi dell'amministrazione Bush per incrementare i vincoli coi militari indonesiani, come parte della “guerra contro il terrore” globale. [17] La partenza di Suharto non ha condotto a cambiamenti radicali nello Stato e nell'economia indonesiana.

 

Sukarno normalmente accusava il colonialismo olandese dicendo che l'Indonesia era “una nazione di coollys, ed un coolly tra le nazioni.” Grazie agli anni di Suharto, quella descrizione è ancora valida. I principi dell'autosufficienza, prosperità, e riconoscimento internazionale per cui era nata la lotta nazionalista, sembrano ora, come sempre, tanto remoti.. È incoraggiante che numerosi indonesiani ricordino ora, dopo avere vissuto la miseria che produsse la strategia di collaborazione di Suharto, la lotta di Sukarno contro l'imperialismo occidentale, primo quello dell'Olanda e poi quello degli USA. Nel suo discorso dell'anno di “vivere pericolosamente” dell’agosto del 1964 - una frase ricordata in Occidente come titolo di un film del 1982 con Mel Gibson e Sigourney Weaver - Sukarno parlò solo dell'ideale indonesiano d’indipendenza nazionale in lotta per mantenersi a galla in “un oceano di sovversione ed intervento di imperialisti e di colonialisti.”

La presa del potere da parte di Suharto, con l'aiuto USA, quaranta anni fa, soffocò nel sangue quell'ideale, ma nell'attuale crisi economica che sta mettendo in pericolo le vite di tanto indonesiani, potrebbe sollevarsi di nuovo

 

 


 

 

John Roosa è professore aggiunto di storia nell'Università di British Columbia, ed autore di “Pretext for Mass Murder: The September 30th Movement and Suharto's Coup d'État in Indonesia", University of Wisconsin Press, che uscirà nel 2006.

 

Joseph Nevins è professore aggiunto di geografia in Vassar College, e è autore di" “A Not-so-distant Horror: Mass Violence in East Timor (Cornell University Press) 2005.

 

Per contatti con entrambi: jonevins@pop.vassar.edu

 

Note

 

1. Un vecchio agente della CIA che lavorò nel Sud-est Asiatico, Ralph McGehee, segnalò nelle sue memorie che l'agenzia preparò una relazione separata sugli eventi del 1965, in cui espose le opinioni oneste dei suoi agenti, per i suoi lettori interni. La descrizione della relazione che fece McGehee fu fortemente censurata dall'agenzia quando esaminò una relazione che pubblicò per la prima volta sull'edizione del 11 aprile 1981 di The Nation. "Deadly Deceits: My 25 Years in the Co.", New York: Sheridan Square, 1983, pp. 57-58. Due articoli nella rivista interna dell'agenzia Studies in Intelligence è stato declassificato: John T. Pizzicaro," The 30 September Movement in Indonesia," (Autunno 1969); Richard Cabot Howland," The Lessons of the September 30 Affair," (Autunno 1970). Quest’ultimo [in inglese] si trova online: http://www.odci.gov/csi/kent_csi/docs/v14i2a02p_0001.htm

 

2. A Giakarta, i soldati del movimento sequestrarono ed ammazzarono sei generali ed un tenente catturati per sbaglio nella casa del settimo che evitò di essere catturato. Durante questi sequestri morirono: la figlia di cinque anni di un generale, un nipote adolescente di un altro generale ed un guardia. A Giava, due colonnelli furono sequestrati ed assassinati.

 

3. John Roosa, Ayu Ratih, e Hilmar Farid, eds. Tahun yang Tak Pernah Berakhir: Memahami Pengalaman Korban 65; Esai-Esai Sejarah Lisan [The Year that Never Ended: Understanding the Experiences of the Victims of 1965; Orale History Essays], Yakarta: Elsam, 2004. Si tenga conto anche del massacro indagato nell'eccellente film documentario di Chris Hilton": Shadowplay" (2002).

 

4. Telegramma dell'ambasciata in Indonesia al Dipartimento di Stato, 4 novembre 1965 in United States Department of State, Foreign Relations of the United States, 1964-1968, vol. 26, p. 354. Questo volume FRUS si trova online nel sito e rete del National Security Archivi: http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB52/#FRUS

 

5. Telegramma dell'ambasciata a Giakarta al Dipartimento di Stato, 14 ottobre 1965. Citato in Geoffrey Robinson," The Dark Side of Paradise: Political Violence in Bali", Ithaca: Cornell University Press, 1995, p. 283.

 

6. Frederick Bunnell, “American' Low Posture' Policy Toward Indonesia in the Months Leading up to the 1965' Coup'," Indonesia, 50 (ottobre 1990), p. 59.

 

7. Kathy Kadane," Ex-agents say Cía Compiled Death Lists for Indonesians," San Francisco Examiner, 20 maggio 1990, Online in http://www.pir.org/kadane.html

 

8. CIA Report no. 14 alla Casa Bianca, da Gikarta, 14 ottobre 1965. Citato in Robinson," The Dark Side of Paradise", p. 283.

 

9. Richard Nixon," Asia After Viet Nam," Foreign Affairs (ottobre 1967), p. 111.

 

10. Citato in Peter Dai Scott": Exporting Military-Economic Development: America and the Overthrow of Sukarno," in Malcolm Caldwell, ed.), "Abbi Years' Military Terror in Indonesia" (Nottingham) U.K,: Bertrand Russell Peace Foundation per Spokesman Books, 1975, p. 241.

 

11. Audrey R. Kahin e George McT. Kahin," Sovversione asse Foreign Policy: The Secret Eisenhower and Dulles Debacle in Indonesia", New York: The New Press, 1995, p. 1.

 

12. Bunnell," American' Low Posture' Policy," pp. 34, 43, 53-54.

 

13. Truffi, 15 Luglio 1966. Si veda anche: Noam Chomsky, Year 501: The Conquest Continui, Boston: South End Press, 1993, pp. 123-131.

 

14. Lawrence Griswold," Garuda and the Emerald Archipelago: Strategic Indonesia Forges New Ties with the West," Sia Power, Navy League of the United States, vol. 16, no. 2 (1973), pp. 20, 25.

 

15. Telegramma 1787 da Giakarta al Dipartimento di Stato, 16 dicembre 1965, citato in Brad Simpson": Modernizing Indonesia: U.S. Indonesian Relations, 1961-1967, ", Ph.D. dissertation, Department of History, Northwestern University, 2003, p. 343.

 

16. Hilmar Farid," Indonesia's Originale Senza: Mass Killings and Capitalist Espansione 1965-66," Inter-Asia Culturale Studies, vol. 6, no. 1 (March 2005).

 

17. Per informazione sui vincoli militari USA e Indonesia, si veda il sito nella rete di East Timor Indonesia Action Network at http://www.etan.org /

 


http://www.counterpunch.org/roosa11052005.html