www.resistenze.org - popoli resistenti - indonesia - 24-10-20 - n. 765

Il ritorno dell'Indonesia verso uno stato autoritario e sviluppista

Fahmi Panimbang * | mronline.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

22/10/2020

A più di vent'anni dal rovesciamento della dittatura del Nuovo Ordine di Suharto nel 1998, l'Indonesia è ancora controllata da un'oligarchia e praticamente dalle stesse vecchie élite legate all'era Suharto. Nonostante le critiche diffuse, le forze armate nazionali del Paese, così come la polizia nazionale, continuano a svolgere un grande ruolo nella vita civile.

In particolare, la militarizzazione e ri-militarizzazione della politica indonesiana, e un ruolo maggiore di militari e polizia sia nell'esecutivo che nel legislativo, erano presenti anche nel periodo dell'attuale presidente Joko Widodo (popolarmente noto come Jokowi) che, nonostante sia un civile, viene pubblicamente deriso per aver seguito la strada del defunto dittatore militare Suharto.

Jokowi ha lavorato duramente nei suoi primi due anni al potere per costruirsi un sostegno politico con una coalizione al governo e alla Camera dei Rappresentanti, composta dalla vecchia oligarchia. Era consapevole di aver bisogno del sostegno di varie fazioni politiche. Il risultato è che l'oligarchia, le vecchie élite, le forze militari ed ex militari restano ancora dominanti nella politica indonesiana, col rischio di un ritorno ai tempi di Suharto, dove gli ambienti militari controllavano praticamente ogni decisione politica strategica.

La situazione politica attuale

Entrato sulla scena politica nazionale nel 2014, Jokowi era un volto nuovo che si credeva non avesse alcun legame con i delitti politici della passata epoca dittatoriale. Durante la campagna elettorale presidenziale contro il candidato suo rivale, l'ex generale militare Prabowo Subianto (prima nel 2014 e poi nel 2019), Jokowi si impegnò a risolvere la questione delle gravi violazioni dei diritti umani commesse in passato. Facendo questa promessa, non sorprende che abbia ottenuto un consenso maggiore del suo avversario, soprattutto nel 2014, dato che si scontrava con Prabowo il quale è stato, tra gli altri, responsabile delle violazioni dei diritti umani commesse nel passato.

Ciononostante, negli oltre sei anni al potere (il primo mandato nel 2014-2019 e il secondo nel 2019-2024), Jokowi non ha fatto nulla per mantenere le sue promesse. Ci sono almeno sei gravi violazioni dei diritti umani che restano irrisolte, tra cui l'epurazione anticomunista del 1965, vari rapimenti e sparatorie irrisolte negli anni Ottanta, i disordini del maggio 1998 e le sparizioni di attivisti. A peggiorare le cose, l'amministrazione Jokowi ha inoltre sovrinteso a numerose violazioni dei diritti umani da parte dei militari e della polizia perpetuate in luoghi come Papua. I casi di violenza commessi dai militari sono aumentati di anno in anno e invece di affrontare questo problema, Jokowi si è concentrato sullo sviluppo economico attraverso progetti infrastrutturali.

Negli ultimi anni, il PIL dell'Indonesia è cresciuto costantemente e il paese si sta lentamente affermando come uno dei più importanti attori economici al mondo. Con Jokowi, l'Indonesia si è dotata di varie normative per attirare maggiori quote di investimenti esteri, tra cui condizioni fiscali favorevoli e altri incentivi alle imprese.

Dall'altra parte, le leggi sul lavoro e la regolamentazione dei salari minimi sono state rese sempre più flessibili. Dal 2015, ad esempio, i lavoratori e i sindacati non sono più in grado di negoziare i salari minimi. Inoltre, il 5 ottobre 2020, la Camera dei Rappresentanti dell'Indonesia ha approvato la legge Omnibus sulla creazione di posti di lavoro nonostante le massicce proteste pubbliche. Questo potrebbe dare più slancio al ritorno dell'Indonesia alla dittatura, avendo la polizia represso i manifestanti, per lo più studenti e giovani lavoratori.

Le controversie sulla legge Omnibus

La legge Omnibus risponde all'ambizione di Jokowi di attirare maggiori investimenti stranieri. Come il Nuovo Ordine di Suharto in passato, Jokowi cerca di cancellare i diritti dei lavoratori e di eliminare le tutele ambientali. La legge Omnibus serve a privatizzare beni e servizi pubblici come l'elettricità e l'istruzione. La legge avrà chiaramente un impatto devastante sulle famiglie e sui nuclei familiari, in quanto le disposizioni taglieranno i salari, elimineranno importanti disposizioni relative ai congedi per malattia e altre protezioni, e mineranno la sicurezza del lavoro. La Confederazione Sindacale Internazionale (ITUC) ha denunciato che "la portata, la complessità e i contenuti della legge sono una violazione delle responsabilità dell'Indonesia ai sensi della legge internazionale sui diritti umani".

Fin dall'inizio, la legge Omnibus ha suscitato le critiche dell'opinione pubblica, a causa della mancata trasparenza nella sua stesura da parte del governo. Nell'agosto 2020, la Commissione nazionale per i diritti umani ha raccomandato di non continuare a deliberare sulla legge Omnibus, nel quadro del rispetto, della protezione e della difesa dei diritti umani per tutto il popolo indonesiano. In precedenza, nel marzo 2020, alcune organizzazioni della società civile avevano anche esortato la Camera e il governo ad annullare le disposizioni sul disegno di legge, tenendo presente che nel bel mezzo della pandemia COVID-19 non ci sarebbero state le condizioni per approvare la legge.

Nel formularla, sia il governo che la Camera dei Rappresentanti erano riluttanti a esaminare seriamente, e tanto meno ad accogliere, i contributi del pubblico, soprattutto di quelli più colpiti dalla legge. La formulazione e la presentazione della legge Omnibus erano avvenute sotto un manto di segretezza. Giorni dopo l'approvazione della legge, la bozza finale non era ancora disponibile al pubblico.

Peggio ancora. Poiché la Legge Omnibus era stata approvata in fretta e furia, il testo non poteva essere controllato e discusso dagli stessi legislatori, con conseguenti gravi vizi procedurali. Ci sono almeno tre versioni della legge che hanno avuto ampia diffusione, la prima di 905 pagine, la seconda di 1.035 e la terza di 812. Alcune modifiche sono state apportate anche dopo la sua approvazione, fino a quando la versione "definitiva" (812 pagine) è stata resa disponibile al pubblico il 12 ottobre.

D'altro canto, il giorno successivo all'entrata in vigore della legge, una forza congiunta di 9.332 poliziotti, soldati e funzionari dell'Agenzia per l'ordine pubblico era stata dispiegata a Giacarta per far rispettare la sicurezza e reprimere i manifestanti. La protesta contro la legge Omnibus si è svolta anche in molte città di 18 province. Più di 5000 manifestanti sono stati arrestati e accusati per istigazione, molti dei quali hanno subito abusi fisici, compresi diversi giornalisti che riportavano le proteste. Questa repressione contro una protesta pacifica è stata in realtà la regola per l'Indonesia degli ultimi anni, sebbene venga elogiata come il nuovo modello di democrazia del Sudest asiatico e la terza più grande democrazia del mondo.

Prima l'economia, poi tutto il resto

Allo stesso tempo, la diffusione del COVID-19 in Indonesia è continuata senza sosta. Il 18 ottobre 2020, i casi confermati erano 361.867, di cui 285.324 guariti e 12.511 morti. Il problema è che l'Indonesia ha testato una quota minore di popolazione rispetto a tutte le altre grandi economie. Ha condotto i test COVID-19 su otto persone su 1000, molto al di sotto degli standard dell'OMS.

Mentre molti paesi sono stati in grado di appiattire la curva, anche nei paesi vicini del sud-est asiatico, il numero di trasmissioni COVID-19 in Indonesia è ancora in aumento. Si è persino esteso a livello nazionale alle aree endemiche della malaria, come le province di Nusa Tenggara Est, Maluku e Papua, rappresentando un doppio onere per la popolazione già svantaggiata della regione orientale del Paese.

Fin dall'inizio, il governo Jokowi è stato pubblicamente criticato per la sua scarsa risposta alla pandemia COVID-19 nel paese. Il governo ha impiegato due mesi per elaborare una strategia politica nazionale su come governo e cittadinanza dovrebbero gestire l'epidemia. Gli attivisti sociali sostengono che la decisione di imporre un blocco parziale nell'aprile 2020 è arrivata così tardi perché il governo cercava di evitare di dover pagare i grandi costi economici del blocco e si è dimostrato riluttante a salvaguardare la maggior parte dei lavoratori dell'economia informale.

In una situazione tale, sarebbe stato saggio per il governo concentrarsi di più su come affrontare il COVID-19 piuttosto che varare la legge Omnibus senza un'adeguata consultazione pubblica, in particolare perché la popolazione lavoratrice è la più duramente colpita dalla pandemia. Cosa possiamo aspettarci da Jokowi, se finge di governare l'Indonesia in modo democratico ma segue la strada del dittatore Suharto? I gruppi della società civile in Indonesia, per esempio, hanno dichiarato incostituzionale la legge Omnibus, temendo che l'Indonesia ritorni ufficialmente ad essere uno stato autoritario.

*) Fonte: IPS Journal (International Politics and Society), di Fahmi Panimbang (21 ottobre 2020)


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