www.resistenze.org - popoli resistenti - irlanda - 24-11-10 - n. 341

da www.contropiano.org/Documenti/2010/Novembre10/24-11-10RedazionaleDebitoPubblico.htm
 
Le enormi responsabilità private della crisi addebitata al debito pubblico
 
di redazione - contropiano
 
L'ideologia è una brutta bestia. Specie se di mestiere fai l'editorialista per conto di Confindustria. Così, mentre dalle colonne del Corriere della sera Giavazzi continua a individuare l'unica causa della tempesta sull'euro nel debito pubblico, sulle colonne del Financial Times (e in traduzione italiana sul Sole24Ore) il ben più autorevole Martin Wolf spiega che è assolutamente il contrario.
 
In queste ore si discute della crisi irlandese, mentre già si affaccia un analogo problema per il Portogallo e, a seguire, Spagna e Italia.
 
Come ha fatto la “tigre celtica” a ridursi così in un paio d'anni? Giavazzi si guarda bene dal ripercorrere le tappe del tracollo, mentre Wolf lo fa, mettendo il dito nella piaga. “La prospettiva canonica [seguita dal governo tedesco] è che i problemi fondamentali dell'area dell'euro sono di incontinenza fiscale e rigidità economica, e quindi le soluzioni giuste sono disciplina fiscale, riforme strutturali e ristrutturazione del debito. L'Irlanda, tuttavia, non è in difficoltà per carenze di bilancio, ma a causa di eccessi finanziari, l'Irlanda ha bisogno di soccorso, nonostante la sua economia sorprendentemente flessibile; e l'accento sulla ristrutturazione del suo debito ha, com'era prevedibile, innescato una crisi. Questi dati di fatto dovrebbero far ricredere la Germania. Avverrà? Io ne dubito...”
 
Insomma, l'Irlanda è un paese che non pesa granché, dove i privati avevano mano libera, le tasse quasi non c'erano (per le imprese), lo stato spendeva pochissimo e le banche potevano permettersi di sognare in grande, quasi come le inglesi. “Nel 2007 l'indebitamento finanziario netto pubblico irlandese era ancora solo al 12% del prodotto interno lordo. Rispetto al 50% in Germania e l'80% in Grecia”. Poi le banche private sono scoppiate (l'unica che “regge” è l Bank of Ireland, casualmente controllata dallo stato al 36%), e lo stato – che ben poco aveva in cassa, visto il livello zero della tassazione – si è indebitato per salvarle . Ora il resto del sistema finanziario (soprattutto anglosassone) è partito all'attacco di questo nanerottolo, che però è dentro la moneta unica europea, trascinando nel gorgo anche l'euro.
 
Dice quindi Wolf: “Non è stato il pubblico, ma il settore privato ad andare in tilt in Spagna e Irlanda. In un ambiente di bassi tassi di interesse causati principalmente dalla domanda cronicamente debole nel nucleo dei paesi europei – la domanda interna reale della Germania è stata solo del 5% più alta nel 2008 rispetto al 1999 (dieci anni prima! ndr) - i prezzi delle attività e del credito sono esplosi in diversi paesi periferici, in particolare in Irlanda”.
 
Fin qui, la situazione irlandese – ed europea – era squilibrata fortemente verso le attività puramente finanziarie, ma ancora si reggeva in equilibrio. “Poi – dice ancora Wolf -­ è arrivato il "momento Minsky" I mercati finanziari hanno cambiato pelle, c'è stato il crollo dei prezzi delle attività, la dimensione terribile dei prestiti è diventta visibile e il governo irlandese si è precipitato a garantire le sue banche. La combinazione tra garanzie e l'enorme deficit di bilancio causato dal ridimensionamento del settore privato – il settore privato irlandese produrrà quest'anno un avanzo finanziario pari al 15% del PIL, secondo il Fondo monetario internazionale - ha provocato un'esplosione del debito pubblico. Ma questa calamità è la conseguenza della crisi, non la sua causa. Inoltre, l'idea che l'Irlanda potesse avere un avanzo fiscale grande abbastanza da controbilanciare gli effetti destabilizzanti del boom del settore privato è ridicola”. Una tragedia, in realtà. Non c'è per ora luogo al mondo in cui lo squilibrio di forza tra finanza privata e pubblica sia più chiaro.
 
Ma c'è di peggio, spiega ancora Wolf. Tutto la costruzione dell'Unione europea è stata drammaticamente miope, tutta orientata – su pressione tedesca – al contenimento del solo debito pubblico. “I trattati non tengono conto dei comportamenti scorretti del settore privato”. L'ideologia non ha massacrato soltanto i Giavazzi o gli Alesina, ma persino i “costruttori” della Ue: “il privato sa da solo come regolarsi”, era il mantra. Ora ci stanno facendo pagare una crisi che proprio l'intangibilità del privato ha reso incontrollabile…..Esattamente come abbiamo analizzato a fondo in “Ballando sul Titanic”.
 
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