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Le politiche avventuriste ed egemoniche del governo Trump nei confronti dell'Iran sono una grave minaccia per la pace regionale!

Partito Tudeh dell'Iran | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

23/10/2017

Dichiarazione del Comitato Centrale del Partito Tudeh dell'Iran

Come ci si attendeva da mesi, Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti, ha annunciato in un discorso venerdì 13 ottobre il nuovo approccio strategico della sua amministrazione verso la Repubblica Islamica dell'Iran. Sebbene Donald Trump dovesse affrontare la questione dell'osservanza da parte dell'Iran dell'accordo nucleare JCPOA, siglato tra l'Iran e i 5 paesi + 1 nel luglio 2015 [1], le sue parole hanno completamente ridefinito la nuova strategia degli Stati Uniti in termini future relazioni con l'Iran, gli equilibri di potere in Medio Oriente, nonché il modo in cui gli Stati Uniti interagiranno con il mondo, inclusi gli alleati europei.

In questo discorso Donald Trump ha ancora una volta enfatizzato la politica reazionaria e unilaterale della sua amministrazione nei confronti della comunità internazionale. È importante notare che il discorso di Trump è stato pronunciato solo pochi giorni dopo l'annuncio del ritiro di Stati Uniti e Israele dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), perché questa agenzia mondiale, in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite, sostiene le giuste richieste del popolo palestinese. Le scandalose osservazioni di Donald Trump sulla Repubblica Islamica dell'Iran devono in effetti essere considerate come la fine ufficiale della strategia dell'ex amministrazione USA, il "contenimento multilaterale" in Medio Oriente e il coinvolgimento dei loro alleati europei, nonché l'inizio di una posizione di aperto e diretto sostegno agli Stati reazionari della regione, in particolare Israele, Arabia Saudita ed Egitto.

L'utilizzo da parte di Donald Trump della falsa nomenclatura "Golfo Arabico" in relazione al Golfo Persico nel suo discorso dimostra una voluta negligenza dei dirigenti del governo degli Stati Uniti rispetto ai fatti storici legati all'Iran. Il Partito Tudeh dell'Iran reputa che il nuovo approccio strategico adottato dagli Stati Uniti verso l'Iran rappresenti una minaccia specifica e importante per la sovranità nazionale e gli interessi di sicurezza della nostra patria, nonché per la pace e la sicurezza nel Golfo Persico e nel Medio Oriente. Il Presidente degli Stati Uniti, descrivendo il regime al governo come "canaglia" e definendolo una dittatura, ha proseguito fornendo un lungo, fuorviante e discutibile elenco delle sue azioni contro gli interessi degli Stati Uniti. Per giustificare la politica dell'amministrazione USA di ulteriori pressioni sull'Iran, indicando tutti i problemi e le questioni regionali come risultato delle politiche del regime al potere in Iran, omettendo del tutto di menzionare le politiche interventiste dell'imperialismo statunitense e dei suoi alleati regionali, tra cui Israele e Arabia Saudita e altri paesi reazionari. Donald Trump ha affermato che l'Iran è stato il principale sponsor del terrorismo nel mondo, aiutando i Talebani, al-Qaeda, Hamas e Hezbollah. Riferendosi alle politiche della Repubblica Islamica dell'Iran nella regione, ha dichiarato che il regime iraniano continua a suscitare conflitti e tensioni in Medio Oriente e oltre.

Il Presidente degli Stati Uniti, in questo discorso che avrà indubbiamente importanti ripercussioni per i futuri rapporti con l'Iran, affermava esplicitamente che basandosi su specifiche informazioni in suo possesso, "non è più in grado di convalidare l'adesione dell'Iran all'accordo sul nucleare", aggiungendo che: "non proseguiremo in un percorso la cui prevedibile conclusione sarà più violenza, più terrore e la concreta minaccia della rottura nucleare iraniana". Ha anche avvertito: "Comunque, nel caso in cui non saremo in grado di giungere ad una soluzione lavorando con il Congresso e i nostri alleati, allora l'accordo sarà terminato".

Annunciando determinate decisioni in relazione al JCPOA, Trump ha anche cercato pragmaticamente non solo di tenersi aperte le opzioni nel processo decisionale finale, ma anche di rendere il Congresso degli Stati Uniti in ultima analisi responsabile per la decisione di rimanere nel JCPOA o lasciarlo del tutto, dando al Congresso 60 giorni per decidere se gli Stati Uniti dovranno continuare a sostenere l'accordo o ancora una volta perseguire una politica di sanzioni nucleari e non nucleari nei confronti dell'Iran.

Il Presidente ha fortemente criticato le attività del "Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche" (IRGC) nella regione e "il suo sostegno agli atti terroristici" e ha affermato di aver ordinato al Dipartimento del Tesoro di aggiungere l'IRGC all'elenco dei sanzionati. Infatti, proprio mentre Trump stava tenendo il suo discorso, il Dipartimento del Tesoro USA annunciava di aver aggiunto la Guardia Rivoluzionaria Islamica alla sua lista di sanzioni.

Nel suo discorso, il Presidente degli Stati Uniti ha anche sfoggiato un falso sentimento di solidarietà verso il popolo iraniano, sebbene in modo artefatto e insincero. Pur sostenendo di appoggiare il popolo iraniano e le sue proteste sociali e politiche, ha deliberatamente ignorato le politiche distruttive dell'imperialismo americano, incluse le sanzioni inumane contro il nostro paese, nonché i crudeli atti e le violazioni delle amministrazioni USA in relazione agli sviluppi in Iran, nel passato più lontano, negli anni della rivoluzione nei primi anni '80 o nei decenni più recenti, tutti ampiamente denunciati e dimostrati.

Anche se la decisione di Donald Trump di non firmare la conferma, riguardo l'attuazione o l'adempimento degli impegni da parte iraniana, non implichi l'abbandono unilaterale dell'accordo da parte dell'amministrazione statunitense e il suo ritiro dal JCPOA, è chiaro che gli Stati Uniti proseguono con la loro ostilità verso l'Iran e i suoi alleati nella regione, che considerano un ostacolo al loro dominio assoluto in Medio Oriente. Il dibattito nei giorni scorsi alla Commissione per gli Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti USA e il suo decreto dell'11 ottobre rivela l'intenzione degli Stati Uniti di applicare sanzioni senza precedenti in parallelo a una rapida e provocatoria espansione del carico degli obblighi iraniani, includendo aree non precedentemente coperte dal JCPOA, inclusa la questione del programma di test missilistico balistico iraniano e il sostegno del regime iraniano ai suoi alleati nella regione.

Altri firmatari del JCPOA, tra cui l'Unione europea, nonché la Gran Bretagna, la Francia, la Germania, la Russia e la Cina, hanno espresso la loro grave preoccupazione per la politica statunitense nella regione, mentre si oppongono esplicitamente alle decisioni prese dal governo USA. In risposta alla dichiarazione di Trump, Federica Mogherini, Alto rappresentante dell'Unione europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea, ha sottolineato che "il JCPOA non è un accordo interno statunitense" e ha aggiunto: "Non è un accordo bilaterale, non appartiene a nessun paese singolo e non sta a nessun paese singolo porgli termine [...] L'UE e la comunità internazionale sono impegnati a mantenere l'accordo nucleare".

Va ricordato che durante il secondo incontro della Commissione congiunta dei ministri degli esteri di Iran e dei 5+1, in occasione della 72a sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 settembre, le relazioni bilaterali di Washington con Teheran non sono state riviste. La parte americana non ha proposto alcuna revisione e pertanto non sono state considerate. Alla fine di una riunione congiunta dei ministri degli esteri, basata su otto relazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (IAEA), preparate con la partecipazione degli esperti statunitensi, il commissario della politica estera dell'Unione europea, Sig.ra Federica Mogherini, ha affermato che l'Iran aveva rispettato pienamente i requisiti del Trattato, che questo era stato formalmente registrato e che secondo l'accordo JCPOA non sarebbe stato necessario riprendere i negoziati.

Il partito di Tudeh dell'Iran è anche preoccupato per le pericolose prospettive di possibili posizioni avventuriste assunte dai circoli conservatori e reazionari del regime dominante e dalla loro giustificazione nel contesto creato dalla decisione di Trump di non confermare l'osservanza da parte dell'Iran dei suoi obblighi sotto il JCPOA, portando a un aumento dei conflitti e della tensione nella regione. Un tale pericolo può essere chiaramente avvertito nelle affermazioni irresponsabili e controverse di Ali Akbar Velayati, consigliere anziano di Ali Khamenei per gli affari internazionali e del comandante in capo della Guardia rivoluzionaria islamica, Mohammad Ali Ja'afari. In reazione al passaggio della Commissione per gli affari esteri della risoluzione del Parlamento degli Stati Uniti il 12 ottobre – condanna del regime per testare missili balistici - e la notizia della possibile inclusione delle forze sotto il suo comando nell'elenco delle forze terroristiche per essere sottoposte a sanzioni, il comandante dell'IRGC ha provocatoriamente dichiarato: "Prima di imporre nuove sanzioni, è meglio per gli Stati Uniti ritirare la loro rete di basi in Medio Oriente oltre i 2000 km di raggio dei missili balistici iraniani".

Il Partito Tudeh dell'Iran, mentre condanna le aggressive e irresponsabili politiche di ingerenza di Donald Trump, mette in guardia contro tutte le azioni e le dichiarazioni aggressive e avventuriste. Ogni atto provocatorio e dichiarazione sconsiderata che allarghino le dimensioni del conflitto porrà la nostra patria a rischio di un'aggressione diretta dell'imperialismo statunitense o dei suoi alleati diretti e indiretti. Negli ultimi mesi e soprattutto dopo la visita ufficiale di Tramp e della sua delegazione di alto profilo in Arabia Saudita e Israele, nel maggio 2017, è chiaro che gli Stati Uniti coordineranno sempre più le loro azioni e politiche con questi due governi.

Il Partito di Tudeh dell'Iran è preoccupato che l'utilizzo di sanzioni economiche più ampie contro l'Iran da parte del governo americano, sotto qualsiasi pretesto, abbia effetti devastanti sulle vite del popolo iraniano, che vive e lavora in circostanze molto difficili, nonché sulla lotta popolare per la pace e la democrazia in Iran. Sottolineiamo che qualsiasi ingerenza straniera negli affari del nostro Paese non solo metterebbe in pericolo la lotta popolare per la libertà e la liberazione dalla dittatura del regime autocratico, ma sarebbe anche nella pratica uno strumento nelle mani della reazione dominante per esaltare l'atmosfera di oppressione e repressione. Il Partito di Tudeh dell'Iran invita tutte le forze e le organizzazioni amanti della pace nel mondo ad opporsi attivamente alle tattiche irresponsabili e avventuriste dell'amministrazione statunitense, che senza dubbio aumentano la prospettiva di una nuova guerra in Medio Oriente. Il nostro partito ritiene che tutte le differenze e le controversie esistenti possano e debbano essere risolte nel quadro del diritto internazionale, conformemente alla Carta delle Nazioni Unite, nonché attraverso percorsi diplomatici basati sui diritti del popolo della nostra patria. Non esiste altra via che questa.

Il Comitato Centrale del Partito Tudeh dell'Iran
13 ottobre 2017

Ndt

1. Joint Comprehensive Plan of Action (Piano d'azione globale congiunto), accordo sul programma nucleare iraniano raggiunto il 14 luglio 2015 a Vienna tra l'Iran, i P5+1 (i 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU - Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti - più la Germania) e l'Unione europea


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