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Partito Tudeh dell'Iran, 19 agosto 1953... 70 anni dopo il colpo di stato che ha rovesciato la democrazia in Iran
Partito Tudeh dell'Iran | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
28/08/2023
Estratti dalla dichiarazione del Comitato centrale del Partito Tudeh dell'Iran: 19 agosto 1953... 70 anni dopo il colpo di Stato che ha rovesciato la democrazia in Iran
Estratti dalla dichiarazione del Comitato Centrale del Partito Tudeh dell'Iran nel 70° anniversario del colpo di Stato imperialista statunitense-britannico che rovesciò il governo nazionale del dottor Mohammad Mossadegh per sottomettere l'Iran e saccheggiare il suo petrolio!
Il 19 agosto 2023 segna 70 anni dal colpo di Stato imperialista statunitense-britannico che ha rovesciato il governo di Mossadegh. 70 anni fa, i mercenari statunitensi e britannici hanno sbarrato con la violenza la strada dello sviluppo nazionale e democratico del nostro Paese. L'obiettivo era di trasformare l'Iran in una loro quasi-colonia e nel loro gendarme regionale, con l'aiuto dei sostenitori della monarchia, puntando Mohammad Reza Pahlavi nel ruolo di re.
Inoltre, il colpo di Stato del 1953 in Iran e il rovesciamento del governo di Mossadegh costituiscono il primo importante esempio della strategia di "cambio di regime" per sovvertire i governi progressisti messo in atto dall'imperialismo statunitense attraverso la sua agenzia di spionaggio, la "CIA", successivamente attuato con effetti devastanti anche in altre parti del mondo.
Secondo il lavoro di ricerca di Lindsay O'Rourke, The Strategic Logic of Regime Change: US-Sponsored Regime Change Campaigns During the Cold War, gli Stati Uniti hanno condotto 64 tentativi coperti di cambio di regime e 6 tentativi palesi, durante gli anni della Guerra Fredda. Tra questi: il colpo di Stato del 19 agosto 1953 contro Mossadegh in Iran; il colpo di Stato del 1954 che portò al rovesciamento del governo di sinistra di Jacobo Árbenz in Guatemala; il sanguinoso colpo di Stato del generale Suharto contro il governo nazionale di Sukarno in Indonesia e il successivo massacro di centinaia di migliaia di comunisti in tutto il Paese. [Cfr: L'articolo Strategic Logic of Regime Change: US-backed Regime Change Campaigns During the Cold War, nella rivista Security Studies, 29 novembre 2019/2018, pagine 92-127].
Contrariamente a tutta la propaganda della Guerra Fredda sul "pericolo del comunismo" in Iran, uno degli obiettivi principali del colpo di Stato e dei suoi organizzatori era quello di controllare il petrolio iraniano e sfruttare la posizione strategica dell'Iran nella regione del Golfo Persico e in prossimità dell'Unione Sovietica.
Contesto storico del colpo di Stato del 1953
La crescita del movimento operaio, del partito della classe operaia iraniana, il Partito Tudeh dell'Iran, e il movimento organizzato per la nazionalizzazione del petrolio iraniano - che minacciava seriamente gli interessi dell'imperialismo britannico e statunitense - furono tra i fattori decisivi nella decisione di questi due governi di organizzare il colpo di Stato in Iran e il rovesciamento del governo di Mossadegh.
A seguito della mobilitazione del movimento popolare culminata il 22 luglio 1952 [quando lo Scià fu costretto a riconfermare Mossadegh come Primo ministro dopo diversi giorni di manifestazioni di massa contro la sua destituzione], i governi statunitense e britannico giunsero alla conclusione che non sarebbe stato possibile rimuovere Mossadegh dalla sua posizione senza un vero e proprio colpo di Stato. Secondo numerose ricerche - tra cui i libri The Coup e Iran Between Two Revolutions, entrambi dello stimato professor Ervand Abrahamian - i governi statunitense e britannico procedettero quindi a mettere insieme le loro capacità e risorse disponibili per organizzare e poi eseguire un colpo di Stato contro il governo di Mossadegh.
Il colpo di Stato del 19 agosto e il ruolo del clero islamico
Nella raccolta di documenti della CIA relativi al colpo di Stato del 1953, che nel frattempo sono stati pubblicati in forma di libro, il ruolo del clero islamico nel contribuire alla realizzazione del colpo di Stato - in particolare il ruolo chiave dell'Ayatollah Kashani - è stato chiaramente denunciato. Secondo questi documenti, l'ayatollah Kashani ebbe incontri e discussioni non solo con l'ambasciatore statunitense, ma anche con agenti della CIA nei mesi precedenti il colpo di Stato. Già l'11 agosto 1952, un agente della CIA aveva fatto visita a Kashani nella sua residenza nel quartiere Shemiran di Teheran. [L'interprete dell'incontro era un certo Ardeshir Zahedi, figlio del generale Fazlollah Zahedi, collaboratore dei nazisti, leader del colpo di Stato e Primo ministro dopo il colpo di Stato].
Appena tre settimane dopo il colpo di Stato del 1953, l'ayatollah Kashani dichiarò in un'intervista al quotidiano egiziano Akhbarel-Yom che l'ascesa al potere del governo golpista era "un motivo di gioia". Negli ultimi decenni, i leader del regime del "Velayat-e Faqih" ["Regime del Giudice Supremo"], parlando degli eventi del colpo di Stato del 1953, hanno tentato di glorificare il clero e il suo ruolo nefasto nella soppressione da parte dello Scià del movimento nazional-popolare dell'Iran e hanno usato tutta la loro propaganda e le loro risorse a questo scopo.
La cellula della CIA che ha supervisionato l'organizzazione delle finte manifestazioni del 19 agosto 1953 attraverso diversi canali clandestini, ha dato denaro all'ayatollah Behbahani e ha cercato di convincere l'ayatollah Borujerdi [entrambi erano influenti esponenti clericali conservatori] a sollevare violenti movimenti anticomunisti. [Si veda il libro Mossadegh and the Coup, scritto da Gaziorowski e Burn, tradotto da Murshidzadeh, pag. 274.]
Esistono altre prove importanti del fatto che gli agenti della CIA furono incaricati di organizzare manifestazioni da parte di agenti provocatori sotto la falsa bandiera del Partito Tudeh dell'Iran e di pubblicare insulti e minacce antireligiose a loro nome, per alienare e spaventare i leader religiosi e la gente comune e incitare l'opinione pubblica contro Mossadegh e i suoi sostenitori.
Il colpo di Stato del 19 agosto è stato un grave passo indietro verso la tirannia e la dipendenza [dall'estero]. In un contesto di sviluppi politici e sociali epocali che hanno accompagnato il passaggio alla democrazia, questo colpo di Stato è stato l'inizio di un capitolo oscuro nella storia contemporanea del nostro Paese, l'Iran. Organizzando ed eseguendo questo colpo di Stato, l'imperialismo statunitense e britannico ha distolto il nostro Paese dal processo di trasformazione verso la democrazia e il progresso sociale e, scegliendo un mercenario come Mohammad Reza Pahlavi, ha posto le basi per il disastro a cui stiamo assistendo oggi nel nostro Paese.
Dopo il reinsediamento sul trono con il colpo di Stato concepito dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna e con il sostegno di esponenti clericali reazionari come Kashani, Behbahani e Borujerdi, Mohammad Reza Pahlavi seguì un programma attentamente pianificato per sostenere gli elementi reazionari del clero, radicarli nelle loro posizioni e consolidare così le basi religiose del suo regime.
Con l'instaurazione del governo golpista di Mohammad Reza Pahlavi, l'Iran ha vissuto 25 anni di terrore e repressione soffocante sotto la sua famigerata organizzazione di polizia segreta e di sicurezza, il SAVAK, ereditata, con modifiche appena estetiche, dall'attuale regime con l'aiuto del capo dell'organizzazione all'epoca della Rivoluzione del 1979, il generale Hossein Fardoost.
Il colpo di Stato del 19 agosto, contiene ancora molte lezioni importanti per le forze progressiste e amanti della libertà del nostro Paese: la più importante è che, in assenza di unità d'azione e di una stretta collaborazione tra le forze nazionali e di sinistra, il colpo di Stato ha potuto avere luogo e portare a un disastro continuo e duraturo nel nostro Paese. L'esperienza ha anche evidenziato che l'interferenza dei Paesi imperialisti negli affari interni dell'Iran - sia da parte degli Stati Uniti, della Gran Bretagna o dell'Unione Europea - è sempre stata dannosa per gli interessi nazionali e per lo sviluppo del Paese, e le forze che sostengono o tentano di giustificare tale interferenza non sono essenzialmente diverse da quelle che hanno cospirato con i putschisti del 19 agosto.
Se non si tiene conto di queste lezioni, si rischia solo di ripetere gli errori del passato a costo del sangue dei coraggiosi combattenti per la libertà, dei prigionieri politici e delle masse torturate del nostro Paese - figure eroiche come il dottor Hossein Fatemi, il pionieristico ministro degli Esteri antimperialista di Mossadegh, arrestato nel marzo 1954 dopo l'individuazione del suo rifugio, torturato in modo orribile e poi giustiziato dal plotone di esecuzione.
È giunto il momento che le nostre forze nazionali e progressiste facciano tesoro delle amare esperienze del passato e vadano avanti, senza farsi condizionare da valutazioni datate e obsolete. Oggi l'Iran si trova a un bivio ed è solo attraverso l'azione congiunta e unita di tutti i patrioti e degli amanti della libertà che il Paese potrà essere salvato dalla dittatura teocratica regnante, così come dai pericoli dell'ingerenza straniera, e si potrà aprire la strada per l'istituzione di un governo nazionale e democratico. Da parte sua, il Partito Tudeh dell'Iran è pronto ad attingere a tutte le risorse a sua disposizione in questo sforzo.
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