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Le minacce contro gli interessi nazionali dell'Iran e le false manovre del regime teocratico sulla scena internazionale

Partito Tudeh dell'Iran | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

20/09/2023

(Estratti tradotti dall'editoriale di Nameh Mardom, numero 1190, pubblicato lunedì 11 settembre 2023)

In merito alle crescenti minacce contro gli interessi nazionali dell'Iran e alle false manovre del regime teocratico sulla scena internazionale...

Un'analisi generale dell'attuale situazione specifica dell'Iran mostra chiaramente come nessuno nella dirigenza del regime - dal suo vertice, Khamenei, alle altre potenti fazioni e più in basso - sia più in grado di evocare una base sociale popolare significativa su cui poter contare per difendere e "salvaguardare il regime". L'intero regime teocratico sta annaspando nel pantano [creato da sé] delle numerose crisi socio-economiche e della corruzione endemica, che hanno trascinato le vite e i mezzi di sostentamento della maggior parte delle persone, gli interessi nazionali e il futuro del Paese sull'orlo di un pericoloso abisso...

Khamenei e i suoi consiglieri sono fin troppo consapevoli che senza affidarsi all'imperialismo statunitense è impossibile trovare un antidoto ai loro problemi interni per "salvaguardare il regime" dal rischio sempre crescente di disordini popolari. Lo hanno ripetutamente dimostrato cooperando, sia segretamente che apertamente, con gli Stati Uniti in Afghanistan e in Iraq... Contrariamente ai soliti sproloqui e alla retorica sbruffona, la loro principale speranza poggia sul raggiungimento di un accordo con gli imperialisti statunitensi ed europei...

Il Partito Tudeh dell'Iran ritiene che per comprendere meglio le ragioni delle attuali condizioni in Iran e il probabile futuro corso delle azioni del regime teocratico - cioè le opzioni a disposizione della sua leadership per "salvaguardare il regime" - si debbano considerare i seguenti fattori oggettivi e decisivi:

1) Più di quattro decenni di dominio incontrastato - sia teorico che effettivo - dell'"Islam politico", nonché il dominio assoluto della "Guida religiosa suprema" su tutti gli affari chiave del Paese, hanno reso l'economia politica iraniana completamente e problematicamente dipendente dagli interessi economici dell'imperialismo mondiale.

2) Dopo l'esecuzione di massa dei prigionieri politici nel 1988, nota come "Catastrofe nazionale", la morte del fondatore della Repubblica islamica Khomeini, la fine della guerra Iran-Iraq, e sotto la conseguente alleanza Rafsanjani-Khamenei che ha visto l'inizio del governo di "ricostruzione" del presidente Rafsanjani nel 1989, sostenuto dalla nuova "guida suprema" Khamenei, la macroeconomia complessiva della Repubblica islamica dell'Iran è stata fondamentalmente riorientata verso un modello neoliberale [attraverso l'applicazione di una terapia d'urto] e le prescrizioni di "buon governo" della Banca mondiale sono state istituzionalizzate e consolidate da tutti i governi successivi - in particolare durante la presidenza Ahmadinejad [2005-2013]. Questo processo ha portato alla crescita e al dominio del capitalismo finanziario-commerciale interconnesso alla struttura burocratica parassitaria dentro le strutture di potere politico del Paese.

3) Dopo tre decenni di applicazione di "aggiustamenti strutturali" economici basati sull'istituzionalizzazione del capitalismo neoliberale e del "buon governo" della Banca mondiale nelle fibre dell'apparato politico del Paese, insieme ai settori privati e quasi-privati parassitari e saccheggiatori, attualmente non esiste una vera e propria corrente all'interno del "regime", dal suo capo fino ai suoi funzionari e alle sue istituzioni, che si opponga a questa attuale modalità di sfruttamento della forza lavoro e dell'ambiente.

4) La natura e gli esiti dell'attuale brutale economia politica capitalista sono il risultato di quattro decenni di programmi macroeconomici diretti a beneficio del capitalismo e a scapito del popolo lavoratore. Si può affermare che l'attuale accordo del regime con il "Washington Consensus" - allo scopo di ottenere l'accesso ai mercati, la privatizzazione dei beni pubblici/statali, la deregolamentazione, la svalutazione della moneta nazionale e l'impedimento delle attività sindacali organizzate - sia un processo fondamentale e potenzialmente irreversibile. E questa realtà non cambierà con l'adesione della Repubblica Islamica dell'Iran a qualsiasi patto politico-economico-di sicurezza, come l'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai o il blocco dei BRICS.

Per quanto riguarda l'imperialismo mondiale e il suo ruolo negli sviluppi in Iran, troviamo da un lato alcune forze e opinionisti che negano del tutto l'esistenza di politiche imperialiste o ne ignorano gli effetti distruttivi sugli sconvolgimenti dell'Iran e sull'attuale lotta contro la dittatura, mentre alcuni considerano addirittura essenziale il sostegno dei Paesi imperialisti all'opposizione iraniana! Dall'altra parte, ci sono attivisti e opinionisti che considerano la lotta per superare la dittatura iraniana e per ottenere giustizia per la classe operaia una lotta secondaria rispetto alla "principale" lotta antimperialista. In altre parole, sminuiscono/subordinano la necessità di liberare il Paese dal giogo della brutale dittatura religiosa interna alla necessità di cambiare i rapporti di forza nel "mondo multipolare", ponendo l'accento sulla lotta antimperialista e spesso antiamericana. Alcuni arrivano persino a negare l'esistenza di una dittatura in Iran e, sulla base dell'accesa retorica anti-occidentale del regime teocratico, la considerano parte integrante di un "campo anti-imperialista" che considerano progressista.

In ultima analisi, queste due correnti di pensiero sono nel migliore dei casi semplicistiche: entrambe, consapevolmente o inconsapevolmente, vanno contro gli interessi nazionali e i desideri della maggior parte della popolazione iraniana, e contribuiscono a rafforzare la dittatura teocratica e il dominio dell'imperialismo [e la relazione simbiotica tra i due].

A nostro avviso, l'esperienza della Rivoluzione popolare del 1979 dimostra che la lotta contro la dittatura per la libertà e la giustizia sociale e la lotta contro le politiche imperialiste e capitaliste e contro l'ingerenza/intervento straniero per difendere la sovranità nazionale sono due facce della stessa medaglia e si completano a vicenda, anzi una fallisce senza l'altra.

Fattori esterni come i rapporti di forza nel mondo, la "guerra fredda" imposta dall'imperialismo e il passaggio da un mondo unipolare, bipolare o multipolare devono essere valutati obiettivamente nel contesto e nel processo di lotta e i loro possibili effetti devono essere considerati sugli sviluppi interni dei Paesi, compreso l'Iran. Tuttavia, il fattore decisivo nella lotta per la liberazione e il progresso del Paese rimane il contesto/situazione interna e la diffusa lotta del popolo su due fronti, ovvero contro la dittatura e contro l'intervento imperialista e le sue politiche. Naturalmente, una guerra distruttiva (convenzionale o nucleare) e la continua distruzione dell'ambiente avrebbero un effetto grave e decisivo su tutte queste tendenze. È per questo motivo che la lotta per la pace e la conservazione dell'ambiente dovrebbe essere un imperativo nell'agenda delle forze progressiste e soprattutto di quelle di sinistra [in Iran e a livello internazionale].


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