www.resistenze.org
- popoli resistenti - iraq - 08-12-09 - n. 298
Iraq, Non chiudono (ancora) le carceri Usa
Osservatorio Iraq
07/12/2009
Oltre alla data delle elezioni, in Iraq slitterà anche il calendario previsto per il trasferimento agli iracheni dei detenuti ancora in custodia delle forze statunitensi.
Anche se una data precisa non è mai stata fissata, si era parlato di gennaio 2010 – il 10 gennaio, per l’esattezza, quando Camp Taji, la più grande delle strutture di detenzione ancora gestite dagli americani, avrebbe dovuto essere consegnata alle autorità di Baghdad.
Ora le previsioni sono per fine febbraio o primi marzo (curiosamente coincidenti con le nuove date possibili per le elezioni legislative), ha detto oggi il capitano Brad Kimberly, un portavoce militare americano – senza dare alcuna spiegazione per il ritardo.
La comunicazione di Kimberly è contenuta in una e-mail. “Intendiamo trasferire o rilasciare quasi tutti i detenuti in nostra custodia entro fine agosto 2010”, si legge nel messaggio. “Tuttavia, lavorando assieme al governo iracheno, potremmo trattenerne circa un centinaio, su loro richiesta. Sarebbero i detenuti più pericolosi”.
La consegna alle autorità di Baghdad di tutti i detenuti in custodia delle forze Usa è fra le varie disposizioni dell’”accordo di sicurezza”, il cosiddetto SOFA, firmato dall’allora Amministrazione Bush con il governo dell’Iraq a fine 2008, dopo mesi di lunghi e faticosi negoziati. Esso prevede che il loro rilascio avvenga in modo “sicuro e ordinato”. O che vengano consegnati al sistema della giustizia iracheno, se è stato determinato che ci sono buone ragioni per tenerli in carcere.
Dal 2003, data dell’invasione del Paese, per le carceri gestite dagli americani in Iraq sono passati in circa 100.000. Dal gennaio di quest’anno, sempre in base al SOFA, gli americani non possono più arrestare un iracheno se non con un mandato del magistrato – iracheno, a sua volta.
Secondo le cifre fornite da Kimberly, 7.499 detenuti sarebbero stati rilasciati dagli inizi dell’anno, e 1.441 consegnati alle autorità irachene. Le forze Usa ne tengono ancora in custodia 6.466.
Chiuso a settembre Camp Bucca, la maggiore delle strutture carcerarie, in mezzo al deserto nell’estremo sud del Paese, sarebbe dovuto toccare a Camp Taji, appunto il 10 gennaio 2010. Per ultimo Camp Cropper, dove si trovano, fra gli altri i cosiddetti “detenuti eccellenti”, nei pressi dell’Aeroporto internazionale di Baghdad – ad agosto.
A sentire Kimberly, la decisione spetterebbe agli iracheni. “In ultima analisi, è il governo dell’Iraq che decide chi resta nelle nostre strutture, e per quanto tempo”, dice il portavoce militare statunitense.
E fra quelli che restano in carcere, a Camp Cropper, c’è anche Ibrahim Jassam – cameraman e fotografo che lavorava per la Reuters. Arrestato più di un anno fa nella sua abitazione di Mahmudiya, circa 30 km a sud di Baghdad, le accuse precise nei suoi confronti non sono mai state rese note.
Prove che invece ci sarebbero – secondo gli americani. Solo che sono secretate.
[O.S.]
Fonte: Reuters