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L'impatto ambientale causato dalla distruzione dell'infrastruttura elettrica in Iraq

Souad Al-Azzawi | brussellstribunal.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

27/10/2013

Nel 2009, dopo sei anni di occupazione, a fronte del picco di richieste per 6.800-7.500 MW, espresso da una popolazione di circa 30 milioni di abitanti, l'energia elettrica disponibile ammontava ad appena 3.300 MW. Ad oggi, l'Iraq non eguaglia la produzione di 9.925 MW della fine degli anni Ottanta del secolo scorso. In altre parole, la popolazione irachena dispone solo del 30% della produzione di energia elettrica fornita dal governo pre-occupazione.

L'elettrificazione in Iraq risale al 1917 [1]. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), tra il 1990 e il 2008 [2], l'Iraq godeva di una infrastruttura elettrica eccellente, la cui capacità di generazione superava la domanda di circa 6.000 megawatt (MW), senza contare gli impianti di produzione di energia supplementari in costruzione prima della Guerra del Golfo del 1991. La capacità totale di generazione installata era di 9.295 MW, per una popolazione che all'epoca contava 22 milioni di abitanti [3]. Il sistema sosteneva picchi di domanda di circa 5.100 MW. Durante gli anni Ottanta, l'87% della popolazione aveva accesso all'elettricità.

Delle trenta centrali elettriche costruite prima dell'occupazione americana, venti furono installate e portate a regime nel periodo 1970-1980 [2] dal governo nazionale della Repubblica dell'Iraq.

Durante i molteplici attacchi, le sanzioni economiche e l'occupazione, la rete di produzione di energia elettrica è stata sistematicamente e intenzionalmente distrutta dalle forze statunitensi [2] [4]. Dopo l'invasione dell'Iraq nel 2003, la capacità di produzione di energia elettrica è scesa ad appena 3.300 MW [2], drasticamente al di sotto del fabbisogno nazionale.

Nel 2009, dopo sei anni di occupazione, a fronte del picco di richieste per 6800-7500 MW [2], espresso da una popolazione di circa 30 milioni di abitanti, l'energia elettrica disponibile ammontava ad appena 3.300 MW. Ad oggi, l'Iraq non eguaglia la produzione di 9.925 MW della fine degli anni Ottanta del secolo scorso. In altre parole, la popolazione irachena dispone solo del 30% della produzione di energia elettrica fornita dal governo pre-occupazione.

La distruzione del sistema di generazione della potenza elettrica in Iraq

Barton Gellman scrisse sulle colonne del Washington Post, il 23 gennaio 1991, che dei 700 obiettivi identificati e bombardati, 28 erano "nodi principali" della generazione di energia elettrica. Gli alleati hanno compiuto 215 attacchi contro gli impianti elettrici, utilizzando bombe non guidate, TC, e bombe guidate del tipo GBU-110. Tra il sesto e il settimo giorno di guerra aerea, gli iracheni spensero ciò che rimaneva della rete elettrica: "non un solo elettrone scorreva" nella rete, commentava un pianificatore militare [4].

Il rapporto dell'UNDP [2], sottolinea che circa il 70% della capacità installata di generazione di potenza irachena è stata danneggiata o distrutta durante la guerra del 1991. Tutte le principali centrali elettriche sono state danneggiate e colpite quasi l'80% delle unità di turbine a gas.

Gellman scrisse anche: "Dobbiamo sottolineare che la pericolosa pianificazione della campagna di bombardamento inizia prima che l'Iraq invadesse il Kuwait, nel mese di agosto" [4].

Tutto ciò indica che gli obiettivi principali del bombardamento non erano di liberare il Kuwait o l'Iraq, quanto invece la totale distruzione delle infrastrutture civili. E' stato messo in atto e compiuto un crimine di decimazione della popolazione attraverso l'effetto combinato delle sanzioni economiche e il deterioramento del sistema sanitario.

Le distruzioni delle stazioni di produzione di energia elettrica e delle raffinerie di petrolio era state parzialmente riparate durante la campagna di ricostruzione irachena del 1991-1993 [2]. Tuttavia, la penuria dei pezzi di ricambio causata dal blocco economico imposto all'Iraq, aveva consentito appena il recupero di circa 5.300 MW di capacità [2].

Nel 2003, durante le operazioni militari di invasione, le forze degli Stati Uniti sono state reindirizzate contro gli impianti elettrici di distribuzione [5]. Gli attacchi ai sistemi di distribuzione sono stati realizzati con le bombe in fibra di carbonio. Dopo gli attacchi degli Stati Uniti sugli impianti di trasformazione di Nassiriya, l'energia elettrica è mancata per oltre 30 giorni. Dopo tutta questa distruzione, la capacità di generazione di energia elettrica in Iraq è scesa al 20% della sua capacità originaria [6]. Di conseguenza, i blackout elettrici per circa 20 ore al giorno sono diventati un'esperienza quotidiana. I principali problemi di funzionamento riguardano i servizi di depurazione delle acque e dei sistemi di trattamento delle acque reflue, i servizi di assistenza sanitaria, igienico-sanitari e altri servizi connessi.

Dall'occupazione dell'Iraq, l'offerta media giornaliera di energia elettrica nelle case di Baghdad è di solo 3-5 ore [7].

Le crisi elettrica in Iraq

La mancanza di energia elettrica in un paese dove le temperature estive sfiorano i 50 gradi può essere una tortura. Con sempre meno ore di alimentazione dalla rete nazionale, ogni casa del paese dipende dal generatore per uso domestico. Questi generatori, a seconda della dimensione, tipo e capacità produttiva sono in grado di fornire una quantità media di 8-10 ore di elettricità al giorno, spesso meno.

Secondo le statistiche del Ministero del Commercio, in relazione al sistema di distribuzione delle razioni di cibo, si stima la presenza in Iraq nel 2004 di circa quattro milioni di famiglie di diverse dimensioni con generatori per uso domestico [8], per una popolazione stimata di 28 milioni. Nessun vero censimento della popolazione irachena è stato condotto dal 1997 [9].

Nel 2010, le proiezioni sulla popolazione, consentono di stimare la presenza di circa 4.428.000 famiglie. A seconda di questo dato si assume che il numero approssimativo dei piccoli e medi generatori domestici, nelle città principali, siano 2,5 milioni di unità. Se aggiungiamo 0,4 milioni di unità per i centri commerciali (ristoranti, stazioni di polizia, uffici pubblici, ospedali, amministrazioni locali) e altre 0,3 milioni unità più grandi per la rete viaria, il numero totale di generatori in Iraq diventa circa di 3,2 milioni di unità.

Per concludere questo argomento, dal 2003 le principali fonti di energia elettrica in Iraq sono:

1. Rete elettrica nazionale, che fornisce dalle 3 alle 8 ore non continuative al giorno a Baghdad [7].

2. Generatori domestici di piccola dimensione con capacità compresa tra 1 e 12 KVA.

3. Reti locali e viarie per generatori di media dimensione di proprietà privata con capacità 12-60 KVA. Queste fonti rivendono qualche ampere alle case vicine per un orario programmato.

Impatto ambientale e problemi sanitari correlati alla crisi elettrica in Iraq

La crisi nell'approvvigionamento dell'energia elettrica ha causato enormi problemi ambientali e sanitari. Alcuni di questi problemi sono legati all'utilizzo di centinaia di migliaia di generatori domestici che consumano combustibili fossili (petrolio greggio, olio pesante, gasolio, benzina, cherosene, ecc). In particolare si rilevano i seguenti problemi:

1. Emissione di circa 8,2 milioni di tonnellate di CO2 all'anno in atmosfera (secondo calcoli delle emissioni di CO2 ricavati da http://www.epa.gov/cleanenergy/energy-resources/calculator.html), oltre ad altre fonti di emissioni annue di CO2 misurate in Iraq (118,309 milioni di tonnellate) [10] e alle 141 milioni di tonnellate dalle operazioni militari di occupazione dell'Iraq 2003-2007 [11]. Tale incremento di emissioni di CO2 contribuisce al riscaldamento globale.

2. Aumento di emissioni di idrocarburi a seguito del carburante incombusto o bruciato parzialmente dai generatori. Gli idrocarburi includono molti composti tossici. La continua esposizione a tali sostanze tossiche provoca il cancro e altri effetti negativi sulla salute [12].

3. Esistenza di idrocarburi nei fumi dei generatori nelle aree residenziali che potrebbe reagire con gli ossidi di azoto in presenza di luce solare, formando ozono. L'ozono nella bassa atmosfera forma lo smog fotochimico, provocando problemi respiratori e continua e copiosa lacrimazione. Se continuamente esposti ad ozono, sopravvengono problemi cardio-vascolari. L'aumento del tasso di casi di cancro in Iraq, è in parte attribuito a questi inquinanti tossici.

4. L'inquinamento acustico, poiché la maggior parte di questi generatori ruggisce all'unisono nelle aree residenziali. Il picco di rumorosità supera il livello accettabile di inquinamento acustico ambientale.

5. Le perdite di calore da questi generatori si aggiunge al calore già insopportabile dell'estate in Iraq.

Altri effetti sulla salute sono:

6. Problemi di disagio psicologico per la scarsa fornitura elettrica, soprattutto per i membri della famiglia con complicazioni di salute.

7. Il problema dell'approvvigionamento del carburante al mercato nero in un paese che soffre di mancanza di sicurezza, con città suddivise in gabbie e celle da enormi muri di cemento e centinaia di posti di blocco militari. Un viaggio verso una stazione di benzina potrebbe richiedere 3-4 ore con un alto rischio di essere uccisi o feriti da un'autobomba.

8. Il problema finanziario: ogni famiglia deve spendere circa 200-300 dollari Usa per la rete elettrica privata.

9. In assenza di alimentazione elettrica continua, i sistemi di raffreddamento e i sistemi di refrigerazione non funzionano correttamente. L'intossicazione alimentare è una malattia molto familiare tra la popolazione dell'Iraq, con il più alto tasso di mortalità infantile nella regione.

10. Malfunzionamento degli ospedali e delle autoambulanze. Senza continua e costante fornitura di energia elettrica, gli ospedali non possono funzionare, le medicine deperibili si rovinano, l'acqua non può essere purificata e i liquami non possono essere trattati correttamente.

11. Il deterioramento degli standard di vita e dei parametri di qualità igienico-sanitari. Baghdad si classifica al 221° tra le città con la peggior qualità della vita [13].

12. Problemi economici legati alla trasformazione delle acque industriali e di irrigazione e per i sistemi di drenaggio: milioni di ettari di terreni agricoli stanno tornando zone desertiche.

Souad N. Al-Azzawi, Professore Associato di Ingegneria Ambientale, membro del Comitato Esecutivo del Tribunale BRussells.

Note in originale:


[1] Ministry of electricity in Iraq. www.moelc.gov.iq/pages-en.aspx?id=4.

[2]UNDP report 2008: Overview of Iraq's Electricity..http://iraqslogger.powweb.com/downloads/Overview_of_Iraq_Electricity.pdf?PHPSESSID=1d0997c112323e42a279e5b1a99a65f4.

[3] Table of Electrical Generators in Iraq. www.auptde.org/newsite/uploadImages/News/110/322.pdf.

[4]Barton Gelman. Washington Post, jan23, 1991." Allied Air War Struck Broadly in Iraq".

[5] Off Target. Human Right Watch. Dec. 11, 2003. www.hrw.org/en/node/12207/section/6.

[6] ICRC, 2008: IRAQ; No let-up in the humanitarian crises.

[7] Electricity crisis at its worst point in Iraq. NBC News.com.

http://www.msnbc.msn.com/id/11830468/ns/world_news-mideast_n_africa/t/electricity-crisis-its-worst-point-iraq./

[8] ASHARQ AL_AWSAT Newspaper. No 9634. Thursday, April 14, 2005. www.awsat.com/details.asp/Sec=48issueno=9634&article=293503&feature.

[9] Niqash/Society. 'Iraq last official population census was conducted in 1997". www.niqash.org/content.php?content.

[10] eia: Independent Statistics & Analysis.US Energy Information Administration. http://www.eia.gov/cfapps/ipdbproject/iedindex3.cfm?tid=90&pid=44&aid=8&cid=r5,IZ,&syid=2006&eyid=2010&unit=MMTCD.

[11] Nikki Reisch and Steve Kertzmann. "A climate of war: The war in Iraq and global warming" OILCHANGE International. 2008..

[12] USEPA, 2004"Photochemical Smog- what it means for us". http://www.epa.sa.gov.au/xstd_files/Air/Information%20sheet/info_photosmog.pdf.

[13] Mercer's 2012 Quality of Living ranking highlights - Global http://www.mercer.com/press-releases/qualityoflivingprcanada.


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