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Gli Stati Uniti annunciano tre nuove basi in Iraq dopo le richieste degli iracheni di un completo ritiro

Alan Macleod | mintpressnews.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

29/01/2020

US Iraq bases feature photo

I tre siti scelti per le nuove basi, Erbin, Sulimania e Halabja, sono tutti estremamente vicini all'Iran, con Halabja a soli 13 chilometri dal confine.

Meno di una settimana dopo che milioni di iracheni sono scesi in strada chiedendo il definitivo ritiro militare USA, gli Stati Uniti hanno annunciato che stanno pianificando la costruzione di tre nuove basi militari in Iraq, secondo l'agenzia di notizie militari Breaking Defense. I tre siti scelti - Erbin, Sulimania e Halabja - sono tutti estremamente vicini all'Iran, con Halabja (il sito dell'attacco con armi chimiche del 1988) a soli tredici chilometri dal confine.

La notizia arriva come uno fulmine per il parlamento iracheno, che a inizio gennaio ha votato in modo schiacciante (con alcune astensioni) per l'espulsione delle forze americane dal paese. Ma il governo degli Stati Uniti ha rifiutato categoricamente di andarsene. "In questo momento, ogni delegazione inviata in Iraq si dedicherà a discutere su come meglio reimpegnarsi nel nostro partenariato strategico, della nostra giusta posizione di forza in Medio Oriente,
non del ritiro delle truppe", ha affermato il portavoce del Dipartimento di Stato Morgan Ortagus, aggiungendo: "Raccomandiamo vivamente ai leader iracheni di riconsiderare l'importanza delle relazioni economiche e di sicurezza in corso tra i due paesi ... Riteniamo sia nell'interesse comune di Stati Uniti e Iraq continuare a combattere l'ISIS insieme". Ad inizio mese, gli Stati Uniti hanno deciso di inviare altri 3.000 soldati nella regione.

Il presidente Trump ha risposto minacciando punizioni di massa contro il popolo iracheno. "Non andremo via a meno che non ci ripaghino per questo ... Se ci chiedono di andarcene, se non lo faremo in modo più che amichevole, li caricheremo di tali sanzioni come non hanno mai visto prima", ha dichiarato. Si ritiene che le sanzioni imposte dagli Stati Uniti sull'Iraq negli anni '90 abbiano ucciso oltre un milione di persone, di cui oltre mezzo milione di bambini. I diplomatici delle Nazioni Unite responsabili per l'Iraq durante le sanzioni le hanno denunciate come genocidio contro il suo popolo. Trump ha detto che le sue sanzioni al confronto farebbero sembrare miti quelle contro l'Iran.

"In caso di qualche ostilità", ha detto, "imporremo sanzioni all'Iraq, sanzioni esose". Trump ha anche minacciato di commettere un genocidio contro il popolo iraniano, distruggendo i loro siti del patrimonio culturale, mossa condannata da molti e paragonata alla famosa distruzione dei Buddha di Bamyan in Afghanistan da parte dei talebani.

Nonostante le minacce del presidente, un numero enorme di iracheni ha risposto all'appello del religioso sciita Muqtada al-Sadr per "una marcia da un milione di uomini" a Baghdad la scorsa settimana. Mentre la rivista Time parlava solo di "centinaia" di presenze, i filmati dai droni raccontano una storia molto diversa. Alcune stime danno un totale di oltre 2,5 milioni. E nonostante Bloomberg Quick Take originariamente affermasse che si trattava di "dimostrazioni anti-governative", l'enorme striscione sul palco principale con la scritta "AMERICA VATTENE" a lettere maiuscole in inglese suggeriva il contrario.

Embedded video

Le ostilità tra gli Stati Uniti e l'Iran rischiano di sfuggire al controllo dopo l'assassinio del generale iraniano Qassem Soleimani il 3 gennaio. Soleimani era stato invitato a Baghdad dal primo ministro iracheno Adil Abdul-Mahdi per i colloqui di pace regionali. Abdul-Mahdi aveva chiesto a Trump il permesso di fare entrare Soleimani in Iraq. Trump aveva accettato, per poi sfruttare l'opportunità di uccidere il generale con un attacco di droni, cosa che il parlamento iracheno ha condannato come violazione della sovranità nazionale. Per rappresaglia, gli iraniani hanno sparato missili balistici sulle basi occupate dagli Stati Uniti in Iraq, causando danni evidenti, ma senza incidenti mortali, dal momento che gli Stati Uniti erano stati avvertiti dell'imminente risposta. Il Pentagono ha dichiarato che dozzine di soldati hanno subito lesioni cerebrali, ma il presidente non è dello stesso parere, sostenendo che le conseguenze ammontano a poco più che mal di testa.

US troop deployments in the Middle East Map

Il piano per costruire nuove basi sarà visto in Iran come un tentativo di stringere il cappio al collo. Esistono già oltre 65.000 militari americani dislocati nei paesi vicini. Gli Stati Uniti continuano a occupare l'Iraq e l'Afghanistan sin dalle invasioni lanciate a seguito degli attacchi del World Trade Center del 2001.

Dal 2003, circa 2,4 milioni di persone sono state uccise nella guerra degli Stati Uniti in Iraq. Una delle conseguenze delle guerre in Medio Oriente è stata l'ascesa dello Stato islamico, che a sua volta ha portato a ulteriori conflitti. Le forze armate statunitensi operano anche da una rete di basi in Bahrein, Qatar, Emirati Arabi Uniti e molti altri stati della regione.

La mossa di stabilire tre nuove basi militari statunitensi ai confini dell'Iran non sarà gradita a coloro che auspicano una diminuzione delle tensioni, soprattutto dal Bulletin of Atomic Scientists, che ha spostato il suo Doomsday Clock [Orologio della fine del mondo] a soli 100 secondi dalla mezzanotte, citando come fattore una possibile catastrofe nucleare regionale.


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