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- popoli resistenti - israele - 25-11-09 - n. 296
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
L’esercito israeliano è sotto il dominio dei religiosi
I programmi insegnati nelle scuole religiose organizzate in seno all'esercito sono razzisti e preparano i soldati ad essere più feroci per uccidere gli arabi
Saleh Al-Naami
14/11/2009
La conferenza annuale tenuta dagli ufficiali superiori dell'esercito israeliano e presieduta dal capo di Stato maggiore Gabi Ashkenazi, ha recentemente avuto luogo in una base militare nel centro di Israele ed è stata seguita da tutti gli ufficiali di grado di tenente-colonnello o superiore.
La schiacciante maggioranza degli ufficiali che ha assistito alla conferenza fa parte della corrente religiosa sionista. Un reportage su questa riunione, diffuso dalle reti televisive israeliane, mostrava una pletora di ufficiali superiori portare una kippah ricamata all’uncinetto, cosa che ha spinto il capo dell’intelligence militare israeliana, il generale Shlomo Gazit, a dichiarare che queste immagini provano come “l'esercito israeliano sia caduto sotto l'influenza dei religiosi sionisti”.
L'esplosione della corrente sionista religiosa ai posti di comando nell'esercito e nelle unità militari di élite ha provocato una viva polemica in Israele riguardo le ripercussioni di questo fenomeno sull'avvenire dello Stato, sapendo che i religiosi sionisti rappresentano in Israele solo l’8% della popolazione ebraica, mentre i seguaci della corrente religiosa ultra-ortodossa costituiscono solamente il 22% della popolazione. Questi ultimi non sono mobilitabili nell'esercito e sono esentati dal servizio militare per permettere loro di seguire a tempo pieno gli studi nelle scuole religiose.
La disputa tra religiosi sionisti e religiosi ortodossi sta nella giustificazione della creazione dello Stato di Israele. In principio, la corrente religiosa ortodossa si oppose alla creazione di Israele sostenendo che questa potrà avvenire solamente all'epoca della venuta del messia, mentre la corrente religiosa sionista considera che la creazione di Israele sia una condizione della venuta del messia e non il contrario.
È per questa ragione che i religiosi sionisti si sono impegnati nelle diverse istituzioni dello Stato, in particolare nell'esercito, mentre i religiosi ortodossi hanno accettato Israele come un fatto compiuto.
Dati significativi
Secondo le cifre pubblicate dal ministero della Difesa nel 2008, il 60% degli ufficiali delle unità di combattimento, il 70% delle brigate di fanteria ed il 75% delle unità speciali sono religiosi sionisti.
L’ex vice-capo di Stato maggiore, Dan Harel, afferma che i sionisti religiosi dirigono la maggior parte dei battaglioni e delle brigate di fanteria, vale a dire le brigate Hnahal, Golani e Givati. I religiosi sionisti monopolizzano totalmente la direzione delle unità di élite di Sayeret Matkal, Eyjoz, Samson e Dokhaevat, così come il controllo delle unità di élite della polizia israeliana YASAM.
L’ex comandante per la regione nord dell’esercito israeliano, Moshé Kaplinski, prevede, per i religiosi sionisti, il controllo di tutti i corpi dell'esercito nei prossimi venti anni nel caso perdurasse questo loro interesse verso i posti di comando.
Gli adepti del movimento religioso sionista non si sono accontentati di perseguire il controllo dell'esercito. Si sono anche resi conto dell'importanza di investire nel servizio di informazioni interno (Shabak, conosciuto sotto il nome di Shin Bet), considerato come l'organo decisionale più influente nello Stato ebraico.
L'ex presidente dello Shabak, Perry Yaakov, indica che la maggior parte dei responsabili del servizio informazioni sono religiosi, sapendo che l'attuale vice-presidente dello Shabak, nominato per la “A” [zona secondo gli Accordi di Oslo sotto il controllo dell’ANP, NdT] è anche un religioso sionista ed è il più probabile sostituto del presidente dell'agenzia di controspionaggio, Yuval Diskin.
Le motivazioni che spingono ad entrare nelle unità di combattimento
Fino all'inizio degli anni ottanta, la proporzione dei sionisti religiosi nelle istanze dirigenti dell'esercito era bassa. Fino a quel periodo i membri dei kibbutzim [aziende agricole, NdT], che erano laici, controllavano in maniera esclusiva i posti di comando a tal punto che l’appartenenza al kibbutz indicava l’appartenenza alle unità d’élite: Moshe Dayan, Yitzhak Rabin, Moshé Ya’alon, Amnon Lipkin-Shahak, Uri Ssagyh ed altri generali venivano dai kibbutzim .
Ma da allora c’è stato un significativo ribaltamento della situazione e la quota delle persone che provengono dai kibbutzim e che raggiungono le unità di combattimento è considerevolmente diminuita a causa della disillusione di questi ultimi sul “dovere di sacrificarsi per lo Stato”, a differenza del movimento sionista religioso il quale ha incitato i suoi sostenitori ad arruolarsi nelle squadre e nelle unità speciali. Se il servizio militare in Israele è obbligatorio, l'esercito non costringe i soldati a raggiungere le unità di combattimento ed ogni nuova recluta in seno all'esercito sceglie essa stessa l'unità a cui desidera unirsi.
Le autorità del movimento sionista religioso non hanno fatto mistero delle loro motivazioni dietro l'incitamento rivolto ai loro membri per raggiungere le unità di combattimento ed assicurarsi le posizioni di comando nell'esercito. Parecchi rabbini di primo piano hanno affermato che questo approccio mira a rinforzare il loro controllo sull'esercito, perché ciò costituisce per questa corrente una garanzia importante di impatto sul processo decisionale nel paese e, sulla base di ciò, la loro influenza sarà molto maggiore rispetto alla loro proporzione nel totale della popolazione.
Il rabbino Abraham Shapira, esponente principale di questo movimento, emise una fatwa [sentenza religiosa, NdT] negli anni ottanta che considerava l’entrata nelle unità di combattimento come “un sacrificio a Dio” e che “il servizio militare e lo spirito combattivo sono imposti da Dio per dirigere il progetto sionista”.
Focolai di terrorismo
Per assicurare ai loro fedeli di preservare i valori religiosi durante il servizio militare, i responsabile religiosi di questo movimento sono riusciti a concludere degli accordi con i dirigenti dell'esercito per la creazione di istituzioni religiose che permettano agli ufficiali ed ai soldati religiosi di beneficiare di studi religiosi durante il loro servizio militare e, a tal proposito, furono creati degli istituti conosciuti sotto il nome Yeshivat Hesder. Finora, 42 istituti di questo tipo hanno visto la luce, dei quali il più importante e più grande è l'Istituto Mercaz Hrab nella Gerusalemme occupata.
Benché sia l'esercito a finanziare la creazione di questi istituti e a pagare gli stipendi dei rabbini che li dirigono, sono i sionisti religiosi che hanno il controllo assoluto su queste scuole. A causa dell'estrema importanza di queste scuole per la corrente sionista religiosa, la loro gestione è affidata ai rabbini più importanti e ad altre persone conosciute per il loro estremismo radicale.
I programmi insegnati in queste scuole sono razzisti e formano i soldati per essere più feroci nell’uccidere gli arabi.
Il rabbino Shmuel Rosen, presidente dell'Istituto religioso militare a Maale Adumim, ha dichiarato di insegnare ai suoi studenti, soldati ed ufficiali, la fatwa “Amalek” emessa due anni fa dal rabbino Mordechai Eliyahu, presidente dell'Istituto Tsomet e grande riferimento religioso ebraico. Questa fatwa emessa nel marzo 2008 e che ha riscosso un largo successo si appella all'applicazione della legge detta degli “Amalek” su chiunque giuri odio verso Israele. Questa legge chiama ad uccidere gli uomini, i bambini, i neonati, le donne, i vecchi ed anche gli animali: “Uccidete tutti gli Amalek, uccideteli e spogliateli dei loro beni, non abbiate alcuna pietà di loro. Uccideteli uno dopo l’altro. Non risparmiate alcun bambino, alcuna pianta, uccidete il loro bestiame, dal cammello fino all'asino”.
Eliyahu considera i palestinesi come gli “Amalek” di oggi su cui deve applicarsi questa legge.
Parecchi tipi di fatwa razzista sono stati emanati dai direttori di queste scuole. Così, il rabbino Shlomo Riskin, direttore dell'Istituto militare della colonizzazione religiosa Shomron Krnih nel nord della Cisgiordania, ha emesso una legge per rendere lecito il saccheggio dei raccolti di olive palestinesi e l'avvelenamento dei pozzi dell’acqua.
Il rabbino Iiezer Mlmid, direttore dell'Istituto religioso militare nella colonia Tafouh, a sud di Nablus ha decretato una fatwa per i suoi studenti che li autorizza a rubare i raccolti agricoli dei palestinesi, con il motivo che “fanno parte del goy”[della nazione, NdT].
La guerra a Gaza come esempio
Non si può comprendere la brutalità dell'esercito israeliano nella sua guerra criminale contro la Striscia di Gaza, senza tenere conto della natura della componente umana delle brigate e delle unità militari israeliane che hanno vi hanno partecipato.
Sebbene esistano delle istruzioni precise dal comando dell'esercito per l'adozione della strategia di “terra bruciata”, non si può ignorare il fatto che tutte le brigate di fanteria che hanno partecipato alla guerra, eccetto la Brigata dei paracadutisti, erano dirette da generali sionisti religiosi, proprio quelli che subiscono un forte indottrinamento razzista.
Il giornale israeliano Ha'aretz ha rivelato che le scuole rabbiniche hanno distribuito ai soldati una fatwa emessa dal rabbino Shlomo Avner, direttore della scuola estremista Kohnim Attiyrat a Gerusalemme, che chiedeva la messa a morte dei palestinesi.
Nello stesso momento, il rabbino militare in capo, il generale di brigata Avi Ronzki, accompagnato da rabbini estremisti, ha reso parecchie visite ai soldati durante la guerra, nel corso delle quali esortava i soldati ad uccidere i palestinesi, sottolineando che tra di loro non vi erano civili.
Secondo il giornalista israeliano Amos Harel, citando uno dei soldati che hanno partecipato alla guerra, il rabbino di Safed Eliahou Saul, ha fatto un certo numero di sermoni ai soldati durante la guerra, esortandoli a “uccidere i palestinesi senza nessuna compassione”.
Garantire la continuazione del conflitto
La scommessa della corrente sionista religiosa attuale è di spingere i propri sostenitori ad accedere ai posti chiave nell'esercito e nelle istituzioni della sicurezza per influenzare i dirigenti del paese.
Sebbene il governo sia l'organo decisionale ufficiale, è d’uso in Israele che le scelte politiche siano subordinate al parere dei militari e dei servizi di sicurezza prima che sia presa ogni decisione importante. Questa influenza preponderante dei militari ha portato Dan Kertiser, ex ambasciatore americano a Tel Aviv, a dichiarare che “il capo dello Shin Bet è di fatto il leader di Israele”.
È molto evidente che se gli adepti della corrente sionista religiosa continuano ad accaparrarsi le posizioni dirigenti nell'esercito e nella sicurezza, i consigli che forniranno ai politici saranno largamente influenzati dalle loro posizioni religiose.
Per esempio, l'ex ministro israeliano dell'Istruzione, Yossi Sarid, ha accusato il vecchio direttore del Collegio di difesa nazionale dell'esercito israeliano, il generale e sionista religioso Yaakov Ami Dror, di aver “costruito” secondo la sua linea politica delle valutazioni strategiche e di averle fornite al governo. Ha aggiunto che Dror aveva superato i limiti delle sue funzioni per convincere i membri del governo dell'inutilità dei negoziati con l'Autorità Palestinese, la Siria ed il Libano.
D’altra parte, i partiti israeliani si fanno concorrenza nel reclutare per le loro liste elettorali i generali che vanno in congedo, cosa che apre ai sionisti religiosi una strada in più di partecipazione alle decisioni politiche. Più è grande il numero degli alti graduati religiosi sionisti che vanno in congedo, più la loro influenza sulle decisioni politiche aumenta. Ciò significa che la corsa dei religiosi sionisti verso le postazioni chiave dell'esercito sarà un fattore supplementare dell'insuccesso delle possibilità di giungere ad una regolazione politica del conflitto.
Dato che la forza del contributo degli adepti di questa corrente allo sforzo bellico supera quella di ogni altra, i capi religiosi e le élite intellettuali di questo movimento esigono dal governo un occhio di riguardo ed una presa in considerazione della loro posizione. I religiosi sionisti non cessano di ricordare il loro importante contributo nella seconda guerra del Libano, mettendo a confronto il numero dei soldati uccisi in questa guerra provenienti dalla colonia Eli, città di settecento coloni dove abitano dei seguaci di questa corrente, che è uguale al numero di soldati uccisi di Tel Aviv, città di più di un milione di abitanti.
Attentato alla democrazia
È chiaro che il controllo dei seguaci della corrente religiosa sionista dell'esercito ha effetti profondi sulla natura del regime in Israele e comporterà l'erosione della vita democratica in questo paese. Sebbene una delle caratteristiche di una democrazia è che la gerarchia militare stia sotto gli ordini del governo eletto, i sostenitori di questa tendenza pongono la legge della Torah al disopra di tutte le altre, ivi comprese le leggi emanate dal governo eletto in Israele.
Quando un giornalista chiese al generale e rabbino Rontski “Se il governo eletto vi dà delle istruzioni contrarie a quelle fornite dal rabbino Mordechai Eliyahu, a quali istruzioni ubbidirete?”, Rontski rispose fermamente e senza equivoci: “Seguirò le istruzioni del rabbino Eliyahu e mi licenzierò dall'esercito”.
Perciò non stupisce vedere degli ufficiali e soldati dell'unità Samson, di cui la grande maggioranza è composta da sionisti religiosi, annunciare in occasione di una cerimonia, lo scorso venerdì, che se il governo emanerà degli ordini di evacuazione delle colonie, essi si rifiuteranno di ubbidire. E’ da notare che i politici della destra israeliana hanno difeso questi soldati e rigettato i richiami a punirli.