www.resistenze.org - popoli resistenti - kenya - 09-02-08 - n. 214

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Cosa accade realmente in Kenya?
 
Mohamed Hassan*
 
Fine 2007: le elezioni in Kenya precipitano il paese nella crisi. Odinga dell'ODM (Orange Democratic Movement) denuncia i brogli mentre Kibaki del KANU (National Kenyan African Union) pretende d'essere stato eletto. I rispettivi sostenitori si affrontano violentemente.
 
Jendayi Frazer, Segretario aggiunto agli Affari africani degli Stati Uniti, è inviato sul posto. Condoleeza Rice invoca la riconciliazione. Bernard Kouchner si scaglia contro le "elezioni truccate". Ambasciatori dell'ingerenza democratica... o portavoci ipocriti della ricolonizzazione? Emmanuel Katz ha intervistato Mohamed Hassan, grande esperto del Medio Oriente e dell'Africa.
 
Kenya: scontri etnici o ripercussioni del colonialismo? Cosa accade realmente in Kenya?
 
Per una risposta chiara occorre risalire ai tempi della colonizzazione. Gli inglesi avevano dichiarato che il Kenya era "terra di nessuno", di cui si poteva disporre a piacimento, senza tenere conto dei pastori e agricoltori Masai che vi dimoravano da lungo tempo. Gli inglesi hanno inizialmente tentato di far giungere coloni dal Punjab, che però volevano portare le famiglie al seguito. L'operazione risultava così troppo costosa. Il Kenya fu dunque occupato da coloni inglesi, che ricevettero grandi appezzamenti di terra e buona parte delle greggi dei Masai. Il processo continuò e la popolazione del Kenya che andava costituendosi era composta da coloni inglesi e da abitanti nativi relegati al rango di lavoratori salariati o di disoccupati. Venne utilizzato poi lo strumento fiscale per proletarizzare ed includere i kenioti nell'economia di mercato: per pagare le tasse, occorreva lavorare… per gli inglesi...
 
Vi furono resistenze?
 
Sì, assunsero molteplici forme ma provenivano principalmente dal gruppo minoritario di piccoli proprietari e commercianti kenioti. Essi furono la base del movimento chiamato Mau-Mau.
 
Cosa significa Mau-Mau?
 
È un termine spregiativo inventato da Sir Jack Kitson, inviato in Kenya per schiacciare il movimento indipendentista (soprattutto la rivolta kikuyu). Kitson era esperto in questo tipo di "lavoro": aveva già condotto "guerre a bassa intensità" in Malesia e poi nell'Irlanda del Nord. Fu una repressione feroce, ma, nonostante tutto, il Kenya raggiunse l'indipendenza nel 1962.
 
Si tratta di una piena indipendenza?
 
No. E' stata un'indipendenza negoziata, con molte concessioni da parte di Jomo Kenyatta. Per esempio, nella riforma agraria, detta "keniatta", le terre vennero distribuite tra i sostenitori del partito KANU.... I paesi neo-colonizzati nascevano infettate dal clientelismo e dalla corruzione.
 
L'economia si è sviluppata comunque?
 
Sì, ma un'economia distorta con le coltivazioni principali (tè, primizie, fiori) destinate all'esportazione e sotto il dominio delle multinazionali straniere. I risultati furono la formazione di una minoranza di kenioti privilegiati mentre la maggioranza della popolazione vive con meno di due dollari al giorno; il dilagare di un tasso di disoccupazione spaventoso (40%) e un debito pubblico che tocca il 47,5% del PIL oltre a una mortalità infantile al 14 per mille.
 
Che differenze ci sono tra Kibaki ed Odinga?
 
Ambedue rappresentano gli interessi occidentali - stabilità nel Corno d'Africa e lotta al terrorismo - e della minoranza agiata keniota. Nessuno dei due partiti difende una politica di indipendenza nazionale. A ciò bisogna aggiungere la "deculturizzazione" imposta dalle missioni fondamentaliste protestanti e dalle ONG che perpetuano una mentalità di dipendenza e assistenzialismo, utilizzando l'etnicismo come arma politica.
 
Per saperne di più: Imperialsme in East Africa et Nabudere
 
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare