www.resistenze.org - popoli resistenti - lettonia - 05-10-03

Attenzione! C’e’ puzza di fascismo


di Alfred Rubiks

Alfred Rubiks, già segretario del Partito Comunista di Lettonia, oggi bandito dalle leggi della “democratica” repubblica baltica benevolmente accolta nell’Unione Europea (e, salvo pochissime eccezioni, senza che ciò abbia suscitato scandalo almeno tra i gruppi parlamentari della “sinistra antagonista”), negli anni scorsi ha dovuto subire un lungo periodo di “carcere duro” per avere difeso con coerenza (e grande coraggio, al momento del suo drammatico arresto) la sua fede politica, dopo la presa del potere da parte delle forze borghesi nazionaliste e anticomuniste nel 1991.
Tornato in libertà, Rubiks è stato eletto presidente del Partito Socialista di Lettonia, che fa parte della coalizione di sinistra che, in seguito ad un grande successo elettorale, oggi rappresenta la seconda forza parlamentare del paese e la combattiva avanguardia di un vivacissimo movimento di opposizione di massa alle politiche reazionarie, razziste e filoimperialiste del regime lettone.
Nell’intervento di cui si propone la traduzione, Alfred Rubiks denuncia puntigliosamente alcuni episodi che mettono in evidenza i tentativi (operati dalle attuali autorità “atlantiste” ed “europeiste”) di “riabilitazione” delle tappe più oscure della storia del paese: quelle del fascismo, del collaborazionismo con l’occupazione nazista e del terrorismo contro il potere sovietico.
M.G.  

www.communist.ru - 29 settembre 2003

A metà del mese di agosto nel villaggio di Ikshkile, nei pressi di Riga, si è svolto il 13° raduno dei cosiddetti “partigiani nazionali della Lettonia”. Essi non sono nient’altro che quei briganti, chiamati  “fratelli dei boschi”, che dopo la fine della Grande Guerra Patriottica, armi alla mano hanno combattuto contro il Potere Sovietico in Lettonia. Già negli anni della guerra gli agenti dei servizi segreti fascisti tedeschi avevano coltivato le attività delle organizzazioni militari filofasciste (già attive prima dello scoppio del conflitto, che avevano aiutato l’allora presidente della Lettonia K. Ulmanis a portare a termine nel 1934 un colpo di stato e ad impadronirsi del potere), dei battaglioni di polizia, degli ufficiali della legione “Waffen SS”, degli agenti segreti e di altre forze antisovietiche.

Nell’agosto-dicembre 1944 nelle regioni occidentali e settentrionali della Lettonia, i nazisti hanno creato circa 50 gruppi di sabotaggio, che si rifornivano in circa 100 depositi di armi ed esplosivi. Nella “sacca di Kurljansk”, dall’ottobre 1944 al maggio 1945 i nazisti hanno arruolato circa 2000 sabotatori in quasi tutti i distretti di questa regione occidentale della repubblica. Furono creati gruppi di 10-12 sabotatori ciascuno. Dopo la capitolazione della Germania, tutti questi banditi sabotatori si rifugiarono nelle foreste. Vittime di questi gruppi briganteschi, che ora vengono celebrati come “partigiani nazionali”, erano in prevalenza i comunisti, i membri del “komsomol”, i pionieri e gli attivisti del potere sovietico. Ne morirono circa un centinaio. L’attività dei banditi era sostenuta soprattutto dai proprietari terrieri. Dopo che questi vennero espropriati nel 1949, gli sforzi congiunti degli organi del ministero degli interni e della popolazione ebbero la meglio sui banditi.

Ora dopo l’acquisizione da parte della Lettonia dell’indipendenza dall’URSS, il regime al potere nel paese li chiama “partigiani nazionali” e li sostiene in qualsiasi modo. Essi hanno ottenuto un miglioramento delle garanzie sociali, vengono circondati dalle premure amorevoli del governo e celebrati nei musei storici statali della Lettonia. Per giustificarsi, le autorità dello stato hanno persino inventato “convincenti argomentazioni”, dichiarando che i “partigiani nazionali” si sono battuti contro il bolscevismo e che, pur operando nei ranghi delle formazioni della Germania nazista, in realtà davano battaglia per l’indipendenza della Lettonia. Non è superfluo ricordare che, arruolandosi nei ranghi della Germania fascista, questi “combattenti” dovevano giurare fedeltà a Hitler, senza alcun riferimento all’indipendenza della Lettonia: “ Giuro davanti a Dio che obbedirò senza condizioni al comandante in capo della Wermacht tedesca Adolf Hitler nella lotta contro il bolscevismo e di essere pronto, da coraggioso soldato, a rischiare in qualsiasi momento la mia vita per questo giuramento”. Da questa formula emerge con evidenza che i legionari giuravano di essere fedeli servitori del fascismo e di combattere contro i comunisti.

Gli avvenimenti in Lettonia testimoniano del fatto che, oggi non solo questi “eroi” “partigiani nazionali”, ma anche le personalità ufficiali dello stato rendono onore con devozione e fedeltà alla memoria del fascismo. Ecco che cosa scrive “Lauku Avize”, uno dei giornali più letti in Lettonia, che esce in lingua lettone: “per 12 anni i partigiani nazionali della Lettonia hanno svolto i loro raduni nei boschi e nelle radure, ma quest’anno hanno deciso che è venuto il momento di non nascondersi più. In verità, per mancanza di mezzi, questo raduno rischiava di non avere luogo. In soccorso sono accorsi il Ministero della difesa e le forze armate”.

Il raduno ha ricevuto ufficialmente la visita del ministro della difesa della Lettonia (scagnozzo degli USA e della NATO) G. Kristovskis e dei deputati del Sejm della Repubblica Lettone P. Simsons, A. Argalis. Il responsabile della guarnigione della polizia di Riga Ju. Veztirans (lo stesso ufficiale che, il 23 agosto 1991, organizzò l’arresto del primo segretario del Partito Comunista di Lettonia A. Rubiks) ha consegnato, a nome del contrammiraglio delle forze armate nazionali della Repubblica Lettone G. Zeibots (rappresentante ufficiale delle forze armate lettoni nella NATO), il premio “per  l’educazione patriottica della gioventù”.

I discorsi pronunciati al raduno dal ministro della difesa e dal presidente dell’ “Associazione dei partigiani nazionali di Lettonia” O. Stefan e l’intervista ai giornali dei deputati del Sejm I. Druviste e Ju. Dalbinsha non rappresentano altro che un sostegno e una riabilitazione delle idee fasciste sotto la copertura della bandiera della NATO.
Questo avvenimento non solo illustra la situazione in Lettonia, ma chiarisce il significato del perché il gruppo parlamentare delle forze di sinistra al Sejm non riesca a convincere i partiti politici di governo a varare la Legge sullo status dei partecipanti alla coalizione antihitleriana e a garantire i seppur minimi attenzione e sostegno sociale ai combattenti antifascisti. Questa richiesta al Sejm cade sempre nel vuoto.

In Lettonia sono in auge valori, come il sostegno a chi ha combattuto dalla parte dei fascisti. Nei raduni e nelle iniziative commemorative, promosse dai veterani della Grande Guerra Patriottica e dell’ “Associazione lettone dei combattenti antihitleriani”, non sono presenti né ministri né deputati dei partiti della coalizione di governo, non giungono saluti, non vengono distribuiti premi.

Non si può andare avanti così. Il fascismo non può in alcun modo essere giustificato e sostenuto.

Alfred Rubiks

Traduzione dal russo
di Mauro Gemma