Attenzione! C’e’ puzza di fascismo
di Alfred Rubiks
Alfred Rubiks, già segretario del Partito Comunista di Lettonia, oggi bandito
dalle leggi della “democratica” repubblica baltica benevolmente accolta
nell’Unione Europea (e, salvo pochissime eccezioni, senza che ciò abbia
suscitato scandalo almeno tra i gruppi parlamentari della “sinistra
antagonista”), negli anni scorsi ha dovuto subire un lungo periodo di “carcere
duro” per avere difeso con coerenza (e grande coraggio, al momento del suo
drammatico arresto) la sua fede politica, dopo la presa del potere da parte
delle forze borghesi nazionaliste e anticomuniste nel 1991.
Tornato in libertà, Rubiks è stato eletto presidente del Partito Socialista di
Lettonia, che fa parte della coalizione di sinistra che, in seguito ad un
grande successo elettorale, oggi rappresenta la seconda forza parlamentare del
paese e la combattiva avanguardia di un vivacissimo movimento di opposizione di
massa alle politiche reazionarie, razziste e filoimperialiste del regime
lettone.
Nell’intervento di cui si propone la traduzione, Alfred Rubiks denuncia
puntigliosamente alcuni episodi che mettono in evidenza i tentativi (operati
dalle attuali autorità “atlantiste” ed “europeiste”) di “riabilitazione” delle
tappe più oscure della storia del paese: quelle del fascismo, del
collaborazionismo con l’occupazione nazista e del terrorismo contro il potere
sovietico.
M.G.
www.communist.ru -
29 settembre 2003
A metà del mese di agosto nel villaggio di Ikshkile, nei pressi di
Riga, si è svolto il 13° raduno dei cosiddetti “partigiani nazionali della
Lettonia”. Essi non sono nient’altro che quei briganti, chiamati “fratelli dei boschi”, che dopo la fine
della Grande Guerra Patriottica, armi alla mano hanno combattuto contro il
Potere Sovietico in Lettonia. Già negli anni della guerra gli agenti dei
servizi segreti fascisti tedeschi avevano coltivato le attività delle
organizzazioni militari filofasciste (già attive prima dello scoppio del
conflitto, che avevano aiutato l’allora presidente della Lettonia K. Ulmanis a
portare a termine nel 1934 un colpo di stato e ad impadronirsi del potere), dei
battaglioni di polizia, degli ufficiali della legione “Waffen SS”, degli agenti
segreti e di altre forze antisovietiche.
Nell’agosto-dicembre 1944 nelle regioni occidentali e settentrionali della
Lettonia, i nazisti hanno creato circa 50 gruppi di sabotaggio, che si
rifornivano in circa 100 depositi di armi ed esplosivi. Nella “sacca di
Kurljansk”, dall’ottobre 1944 al maggio 1945 i nazisti hanno arruolato circa
2000 sabotatori in quasi tutti i distretti di questa regione occidentale della
repubblica. Furono creati gruppi di 10-12 sabotatori ciascuno. Dopo la
capitolazione della Germania, tutti questi banditi sabotatori si rifugiarono
nelle foreste. Vittime di questi gruppi briganteschi, che ora vengono celebrati
come “partigiani nazionali”, erano in prevalenza i comunisti, i membri del
“komsomol”, i pionieri e gli attivisti del potere sovietico. Ne morirono circa
un centinaio. L’attività dei banditi era sostenuta soprattutto dai proprietari
terrieri. Dopo che questi vennero espropriati nel 1949, gli sforzi congiunti
degli organi del ministero degli interni e della popolazione ebbero la meglio
sui banditi.
Ora dopo l’acquisizione da parte della Lettonia dell’indipendenza dall’URSS, il
regime al potere nel paese li chiama “partigiani nazionali” e li sostiene in
qualsiasi modo. Essi hanno ottenuto un miglioramento delle garanzie sociali,
vengono circondati dalle premure amorevoli del governo e celebrati nei musei
storici statali della Lettonia. Per giustificarsi, le autorità dello stato hanno
persino inventato “convincenti argomentazioni”, dichiarando che i “partigiani
nazionali” si sono battuti contro il bolscevismo e che, pur operando nei ranghi
delle formazioni della Germania nazista, in realtà davano battaglia per
l’indipendenza della Lettonia. Non è superfluo ricordare che, arruolandosi nei
ranghi della Germania fascista, questi “combattenti” dovevano giurare fedeltà a
Hitler, senza alcun riferimento all’indipendenza della Lettonia: “ Giuro
davanti a Dio che obbedirò senza condizioni al comandante in capo della
Wermacht tedesca Adolf Hitler nella lotta contro il bolscevismo e di essere
pronto, da coraggioso soldato, a rischiare in qualsiasi momento la mia vita per
questo giuramento”. Da questa formula emerge con evidenza che i legionari
giuravano di essere fedeli servitori del fascismo e di combattere contro i
comunisti.
Gli avvenimenti in Lettonia testimoniano del fatto che, oggi non solo questi
“eroi” “partigiani nazionali”, ma anche le personalità ufficiali dello stato
rendono onore con devozione e fedeltà alla memoria del fascismo. Ecco che cosa
scrive “Lauku Avize”, uno dei giornali più letti in Lettonia, che esce in
lingua lettone: “per 12 anni i partigiani nazionali della Lettonia hanno svolto
i loro raduni nei boschi e nelle radure, ma quest’anno hanno deciso che è
venuto il momento di non nascondersi più. In verità, per mancanza di mezzi,
questo raduno rischiava di non avere luogo. In soccorso sono accorsi il
Ministero della difesa e le forze armate”.
Il raduno ha ricevuto ufficialmente la visita del ministro della difesa della
Lettonia (scagnozzo degli USA e della NATO) G. Kristovskis e dei deputati del
Sejm della Repubblica Lettone P. Simsons, A. Argalis. Il responsabile della
guarnigione della polizia di Riga Ju. Veztirans (lo stesso ufficiale che, il 23
agosto 1991, organizzò l’arresto del primo segretario del Partito Comunista di
Lettonia A. Rubiks) ha consegnato, a nome del contrammiraglio delle forze
armate nazionali della Repubblica Lettone G. Zeibots (rappresentante ufficiale
delle forze armate lettoni nella NATO), il premio “per l’educazione patriottica della gioventù”.
I discorsi pronunciati al raduno dal ministro della difesa e dal presidente
dell’ “Associazione dei partigiani nazionali di Lettonia” O. Stefan e l’intervista
ai giornali dei deputati del Sejm I. Druviste e Ju. Dalbinsha non rappresentano
altro che un sostegno e una riabilitazione delle idee fasciste sotto la
copertura della bandiera della NATO.
Questo avvenimento non solo illustra la situazione in Lettonia, ma chiarisce il
significato del perché il gruppo parlamentare delle forze di sinistra al Sejm
non riesca a convincere i partiti politici di governo a varare la Legge sullo
status dei partecipanti alla coalizione antihitleriana e a garantire i seppur minimi
attenzione e sostegno sociale ai combattenti antifascisti. Questa richiesta al
Sejm cade sempre nel vuoto.
In Lettonia sono in auge valori, come il sostegno a chi ha combattuto dalla
parte dei fascisti. Nei raduni e nelle iniziative commemorative, promosse dai
veterani della Grande Guerra Patriottica e dell’ “Associazione lettone dei
combattenti antihitleriani”, non sono presenti né ministri né deputati dei
partiti della coalizione di governo, non giungono saluti, non vengono
distribuiti premi.
Non si può andare avanti così. Il fascismo non può in alcun modo essere
giustificato e sostenuto.
Alfred Rubiks
Traduzione dal russo
di Mauro Gemma