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13° Seminario comunista internazionale
“La strategia e la tattica della lotta contro la guerra globale imperialista degli Stati Uniti”
Bruxelles, 2-4 maggio 2004
www.wpb.be/icm.htm , wpb@wpb.be

Strategia e tattica della lotta contro la guerra imperialista di globalizzazione degli Stati Uniti


Contributo del Partito Socialista di Lettonia

Pubblichiamo ampi stralci dell’intervento di Martian Bekasov, vicepresidente del Partito Socialista di Lettonia

Per la prevenzione della minaccia di una terza guerra mondiale da parte degli USA e dei suoi alleati:


Il termine “global”, tradotto dall’inglese, significa mondiale, universale, perché permette di comprendere la globalizzazione come una tendenza alla potenza universale, una normalizzazione di tutti i paesi, vale a dire un modello imposto dall’ordine economico e politico ad immagine e somiglianza degli Stati Uniti.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, un gruppo di potenze dell’ “asse”, con alla testa la Germania nazista, ha operato nel mondo intero, precisamente allo scopo di realizzare un dominio universale.

Il capitalismo sviluppato, l’imperialismo contemporaneo, la globalizzazione neoliberale, come sistema di sfruttamento mondiale, hanno imposto al mondo la medesima elementare assenza di quei principi di giustizia, che pensatori e filosofi hanno cercato di ottenere nel corso di secoli. Le idee che K. Marx, F. Engels e V. Lenin hanno illustrato nei loro lavori scientifici, hanno definito le vie di sviluppo nell’economia e nella politica.

Queste personalità hanno proclamato la verità evidente che tutti gli uomini nascono uguali e che l’uomo deve disporre dei diritti inalienabili alla vita, alla libertà e alla realizzazione del proprio benessere, quando la maggioranza della gente non riusciva a immaginare un realtà differente da quella dello sfruttamento feroce, della discriminazione razziale e delle umiliazioni da parte della classe dominante e degli stati dominatori.

Il dominio nel mondo significa un dominio senza limiti dell’oligarchia economico-finanziaria, che ignora sia gli interessi della maggioranza dei popoli, che i diritti individuali dell’uomo.

Tale carattere tirannico del futuro ordine socio-economico appare già ora. Al posto della democratizzazione delle relazioni internazionali (vale a dire l’assunzione delle decisioni da parte di un numero sempre più grande di Stati e di popoli), promessa dagli ideologi contemporanei del globalismo, si sta costruendo un sistema di una brutalità mai vista, di direzione del mondo attraverso l’esclusione dei popoli dalla partecipazione alla gestione dei processi economici e politici nei diversi Stati. Nei paesi “civilizzati”, tale nuova forma di mutue relazioni tra il potere e la società si può definire come “democrazia guidata”. La “democrazia guidata” è il sistema con cui l’elite politica manipola la società attraverso le informazioni codificate fornite. Ad esempio, la radio, la TV e la stampa conducono una campagna concertata, il cui scopo è quello di convincere la gente della necessità delle guerre in Afghanistan, in Iraq, in Georgia o in altre regioni. Nel corso di questo attacco dell’informazione, si formano degli stereotipi, che vengono imposti metodicamente alla coscienza della maggioranza.

E’ importante che un numero sempre più grande di studiosi e di politici attesti che, nelle condizioni geopolitiche attuali, sia impossibile conservare la stabilità di una globalizzazione unipolare, e che una crisi di questo sistema sia inevitabile. Dal momento che l’economia mondiale diventa sempre più interdipendente ed integrata. Il meccanismo di gestione di un tale sistema diviene sempre più complesso.

Alcuni americani sono sinceramente convinti che gli Stati Uniti siano stati chiamati ad assumere la funzione di regolatori di questo meccanismo globale, e che gli altri Stati dovrebbero essere  riconoscenti al loro paese. E’ una testimonianza della pretesa all’unilateralismo degli Stati Uniti.
(…)
Nel mondo, la popolazione conta 6 miliardi di persone, mentre gli Stati Uniti non arrivano ai 276 milioni, vale a dire meno del 5% della popolazione mondiale. Ecco perché gli alleati europei degli Stati Uniti manifestano un’inquietudine crescente nei confronti della loro politica aggressiva globale.
Allo stesso tempo gli americani insistono: “gli interessi americani sono divenuti troppo importanti,per abbandonarli alle attenzioni degli europei”. Essi sono pronti a sostenere l’Europa unificata solo in cambio di un loro ruolo dominante sul pianeta.
(…)
La globalizzazione all’americana è una globalizzazione privilegiata al prezzo dell’arretratezza e di condizioni di vita primitive dei popoli del mondo intero. E tutto avviene con il conforto di dolci parole sulla democratizzazione e l’umanizzazione.
Ma, per quanto abili siano gli ideologi e i praticanti della configurazione mondiale unipolare, l’edificazione della pax americana planetaria non è certo cosa da poco. Gli stessi Brzezinski e Kissinger non credono che il dominio mondiale degli Stati Uniti durerà a lungo. I rappresentanti più lungimiranti della scuola geopolitica anglo-americana hanno già spostato la loro attenzione su un approccio più “civilizzato”.
(…)
Gli avvenimenti degli ultimi anni mostrano chiaramente che in Occidente, soprattutto negli Stati Uniti, si è pronti senza esitazione ad impiegare le forze armate, qualora ciò sia richiesto dagli interessi del “nuovo ordine mondiale”. Ciò si è già verificato in Jugoslavia, in Afghanistan, in Iraq e ci si appresta a farlo in Georgia e in Corea del Nord, a Cuba e in altri paesi. Azioni di tale natura, mascherate sotto pretesti apparenti, ma in ogni caso dubbi e speciosi, dimostrano che i difensori del “nuovo ordine mondiale”, se ne infischiano profondamente dei problemi globali dell’umanità e che sono mossi dai loro interessi più stretti.

Il Partito Socialista di Lettonia esprime il suo NO categorico alla missione di occupazione statunitense in Afghanistan, in Iraq e in altri paesi. Il nostro partito si è anche opposto con decisione all’allargamento del blocco politico-militare della NATO, all’adesione a tale blocco di nuovi membri. Ciò non farà che aumentare la psicosi di guerra su tutto il pianeta e, con il pretesto di garantire la sicurezza, verrà realizzata l’occupazione di tutti i paesi appena entrati. Il Partito Socialista di Lettonia considera l’adesione incondizionata della Lettonia alla NATO come la variante più svantaggiosa e pericolosa della situazione geopolitica.

Il nostro partito si è sempre pronunciato per la neutralità dell’esercito, per la non inclusione della Lettonia a qualsiasi blocco militare. Mentre il governo della Lettonia ha scelto di vivere sotto l’ombrello nucleare della NATO, noi lotteremo contro la trasformazione del territorio lettone in una piazza d’armi.
Noi opereremo contro l’utilizzo del territorio del nostro Stato da parte di non importa quale corpo straniero della NATO, e contro il trasporto sul territorio della Lettonia di armi nucleari e di distruzione di massa.

Il Partito Socialista di Lettonia opera perché il Mar Baltico sia un mare di pace e una zona denuclearizzata. Non abbiamo alcun dubbio che la gran parte della popolazione della Lettonia ci sostenga e speriamo, su questo problema, di avere anche il sostegno dei partiti comunisti e operai d’Europa. Noi non vogliamo più che gli Stati Uniti e la NATO continuino a scatenare impunemente nuove guerre in tutti i continenti e ad occupare sempre più paesi. Instaurare la democrazia all’americana, con l’aiuto dei carri armati, dei missili, dei bombardamenti e dei fucili mitragliatori, conduce direttamente alla terza guerra mondiale.

Noi non potremo mai essere d’accordo con tale politica estera degli Stati Uniti e facciamo appello a tutte le forze politiche orientate a sinistra, a tutte le persone di buona volontà che desiderano la pace sulla terra, a unirsi alla lotta attiva contro la politica di aggressione armata degli Stati Uniti e del blocco della NATO, che continuano ad aumentare le loro forze armate. Ogni anno, essi continuano a incrementare le spese per la fabbricazione di armamenti e, per il 2010, programmano di raddoppiare in pratica il bilancio militare. E’ di un tale mondo che parlano i signori americani al potere. In un mondo già esplosivo al giorno d’oggi, dove si conta l’equivalente di 100 tonnellate di esplosivo per ogni essere umano, quanti esplosivi e arsenali di armi dovranno ancora costruire, per imporre la propria volontà d’aggressione agli altri popoli del mondo?

E’ il momento per i partiti comunisti ed operai, per i popoli del mondo, della lotta tenace contro la politica aggressiva degli Stati Uniti e dei loro sostenitori.
E’ solo unendo le nostre forze che potremo sventare la minaccia di una terza guerra mondiale. E’ solo con appropriate azioni di massa concertate tra tutti i popoli della terra che si potranno ottenere dei risultati positivi, allo scopo di impedire future occupazioni e la politica aggressiva degli Stati Uniti.
Non potremo unirci, se non sulla base della solidarietà proletaria sotto la direzione dei partiti marxisti e operai.
Grazie per la vostra attenzione.

Traduzione di Mauro Gemma