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Fonte: agenzia “Regnum” , 15 dicembre 2005

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I parlamentari della sinistra lettone presentano una mozione contro il coinvolgimento del loro paese nelle provocazioni contro la Bielorussia

 

Il pesante coinvolgimento della Lettonia (come anche degli altri stati baltici e della Polonia) nella fitta trama di provocazioni che la NATO sta tessendo a pochi mesi dallo svolgimento delle elezioni presidenziali nella Repubblica di Belarus, ha sollevato l’allarme nei settori di sinistra e progressisti, che, in quello Stato dispongono di una certa influenza e di una discreta rappresentanza parlamentare.

 

Di fronte alle voci sempre più insistenti riguardanti l’appoggio materiale e logistico che il governo di Riga intenderebbe accordare all’opposizione nazionalista e liberista bielorussa, intenzionata ad utilizzare (secondo quanto affermano gli stessi suoi dirigenti) “tutte le forme legali e illegali” di lotta, al fine di rovesciare il presidente Lukashenko, i parlamentari della coalizione di sinistra, “Per i diritti umani nella Lettonia unita” hanno sollevato la questione, presentando una mozione, in cui si chiede esplicitamente di non dare corso ad una grave misura che potrebbe pregiudicare i rapporti di buon vicinato con la confinante Bielorussia, con gravi conseguenze sul piano economico, dal momento che essa rappresenta uno dei principali partner commerciali dei paesi della regione del Baltico.

 

La mozione, presentata dal deputato Artis Pabriks, è stata sostenuta nell’aula del parlamento da Vladimir Buzayev, il quale, con toni polemici, ha definito l’atteggiamento delle autorità al potere come una reazione “di paura che i lettoni possano fare un paragone tra i “fallimenti” della Bielorussia e i “successi” della Lettonia”, acquisendo piena consapevolezza delle solide basi economiche e sociali che spiegano l’ampio consenso di cui gode l’attuale leadership della vicina Bielorussia. In Bielorussia, ha affermato Buzayev, “esiste il pieno impiego, sono assenti le più gravi piaghe sociali, è assicurato il diritto alla casa e le pensioni vengono pagate puntualmente”. Anche in questo modo si spiega la fretta con cui la dirigenza lettone sta cercando di sbarazzarsi dello scomodo vicino.

 

Quanto alle accuse di violazione dei “diritti umani”, Buzayev, polemizzando contro la politica di “apartheid” nei confronti della rilevante minoranza russa presente in Lettonia (comportamento che viene di fatto tollerato dall’Unione Europea), ha voluto sottolineare che “senza chiedere il permesso a nessuno, i bielorussi hanno decretato due lingue di Stato, non hanno privato di metà dei diritti le minoranze nazionali ed hanno elevato al rango di festività nazionali sia le ricorrenze ortodosse che quelle cattoliche”. “Che vergogna!”, ha concluso ironicamente il deputato lettone.

 

Sottoposta a votazione, la mozione è stata respinta con 65 voti contrari e 19 favorevoli, ma ha rappresentato comunque un segnale inequivocabile della presenza di una significativa resistenza ai piani aggressivi dell’amministrazione Bush e della NATO (che mirano a coinvolgere la totalità dei governi dei paesi dell’UE) nei confronti dell’indipendente Bielorussia, attorno a cui sarebbe auspicabile raccogliere la solidarietà di tutte le forze democratiche presenti in Europa.

 

A cura di Mauro Gemma