www.resistenze.org - popoli resistenti - libano - 05-10-09 - n. 289

da Oltre Confine n.31 - Newsletter settimanale del Dipartimento Esteri del PdCI - www.comunisti-italiani.it/index.php?module=News&catid=&topic=15
 
A Beirut, per non dimenticare Sabra e Chatila, ed il diritto al ritorno dei profughi palestinesi
 
di Stefania Limiti – Presidente ass. “Per non dimenticare Sabra e Chatila”
 
E’ sempre una sfida nuova, ogni volta, tornare a Beirut senza Stefano Chiarini. Ma anche quest’anno il Comitato Per non dimenticare Sabra e Chatila è riuscito a mantenere l’impegno, grazie a 54 persone, medici, giornalisti, attivisti che hanno fatto parte della delegazione italiana per partecipare alle celebrazioni in memoria dei martiri del massacro del 1982.
 
Vorrei ringraziarli tutti, uno ad uno, ma per evitare un elenco troppo lungo voglio ricordare il contributo costante, generoso ed instancabile, ad esempio, di Goretta Bonaccorsi che da Modena oggi anno viene a Beirut, da due con la figlia Letizia, per stare a accanto i profughi palestinesi, per ribadire che il loro diritto al ritorno non è negoziabile. E sono già molti i progetti ai quali i partecipanti al viaggio stanno lavorando e questo dà la misura della riuscita della nostra missione: la rete di solidarietà creata dieci anni fa da Stefano non si è spezzata anzi le sue maglie si infittiscono e rendono possibile il moltiplicarsi di iniziative di solidarietà e di informazione accanto all’”umanità del sottosuolo” che vive nei campi palestinesi.
 
Una continuità che trova una sua immagine forte nella partecipazioni quest’anno, insieme ad Antonietta, la sorella di Stefano, anche di Tullia la figlia del fondatore di questa esperienza. Per i palestinesi il nostro viaggio è stato importante: le loro condizioni di vita continuano ad essere terribili, schiacciate tra l’indifferenza delle autorità libanesi, l’immobilismo politico e sociale di questo paese, e la conseguenza inevitabile di una globalizzazione che premia sempre ed ovunque i ricchi e penalizza i poveri.
 
La folta delegazioni italiana in questo contesto di difficoltà e sofferenze è riuscita a far parlare del diritto al ritorno per una intera settimana tutta la stampa libanese, non solo i giornali amici come l’indipendente As Safir, diretto da un vecchio progressista amico della Palestina, Talal Salman, o dagli organi di informazioni vicino ad Hezbollah, ma anche tutti gli altri giornali del paese. Una delegazione dei partiti della cosiddetta maggioranza, dominata dal leader sunnita Hariri, nella quale si trova anche il leader druso Walid Jumblat, di è recata nel luogo del memoriale, nel campo profughi di Chatila, per commemorare i martiri del massacro: un risultato importante per la comunità palestinese, isolata e dimenticata.
 
Del massacro di Sabra e Chatila, di quello che allora accadde ai palestinesi e ai molti libanesi che furono trucidati nei campi profughi e delle tappe del nostro viaggio, insomma, ne hanno parlato molto in Libano.
 
Tappe legate alla memoria tragica dei palestinesi o ai luoghi dell’attualità della discriminazione criminale contro di loro: come il campo profughi di Naeh El bared, nel Nord del paese, distrutto e mai ricostruito nonostante la comunità internazionale, compresa l’Unione Europea continui a mandare risorse proprio per la ricostruzione. Oppure i luoghi che rappresentano più di altri l’occupazione israeliana, come la prigione di Kiam al Sud estremo del Libano, da dove si vedono anche le famose Fattorie di Shebaa, terra libanese ancora sotto la mano militare di Israele; luoghi da cui è impossibile non notare le terre fertili occupate dai coloni illegali a confronto di quelle brulle confinanti.
 
Il Libano, che continua ad essere un paese diviso tra le forze che si affidano all’influenza di potenze straniere e quelle che pretendono una indipendenza e sovranità nazionale, alleate di altri paesi, per una settimana ha parlato dei palestinesi, dei loro morti, e del loro diritto ad un futuro. Con la nostra presenza abbiamo contribuito a far vivere le loro ragioni: mentre la messa in scena delle trattative di pace e dei due Stati va avanti, con il sottofondo della scenografia degli insediamenti israeliani che rosicchiano sempre più terre palestinesi, abbiamo tentato di dare un contributo al movimento di solidarietà per impedire la perdita della memoria e per ricordare ai nostri governi che noi non accetteremo mai che la questione palestinese venga cancellata