www.resistenze.org - popoli resistenti - libano - 13-01-15 - n. 526

Il Libano sull'orlo del baratro. Come salvarlo dal precipizio?

Scontri a carattere confessionale, crisi economica, politica e sociale, infiltrazione di gruppi terroristici... le minacce in Libano sono numerose e mettono questo paese di 4,5 milioni di abitanti, collocato tra Israele e Siria, sull'orlo del baratro.

Marie Nassif-Debs * | lcparty.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Il Libano ancora una volta nell'occhio del ciclone

Minacciato da Israele, che non ha dimenticato le amare sconfitte procurate dal Fronte di resistenza patriottica, e asfissiato da un esodo siriano di massa che supera la cifra di 1,3 milioni di persone, disseminate un po' dappertutto, a volte accanto ai numerosi campi palestinesi. Questi nuovi arrivati, già da alcuni anni sono stati infiltrati da gruppi terroristici sull'onda della guerra siriana, per i quali uno dei principali obiettivi è la creazione di un emirato islamico sunnita su una parte del loro territorio, per combattere meglio gli "infedeli" che in questa parte dell'Oriente arabo abbondano...

In effetti, dopo l'iniziale errore di Ersal [1] (porta di ingresso in Libano dalla regione siriana di Kalamoun), l'offensiva del Daesh, lo "Stato islamico in Iraq e Siria", e dei suoi alleati sta diventando sempre più incalzante su quasi tutti i nostri confini orientali e nord-orientali. Scopo dell'attacco è di creare un collegamento tra le poche regioni siriane cadute sotto l'influenza militare di questo gruppo terroristico e quella parte di territorio libanese - prevalentemente abitata da sunniti - che attraversa il nord del paese per poi aprirsi nel Mediterraneo. Ciò faciliterebbe l'indirizzamento del petrolio siriano, attualmente gestito dal Daesh, lungo una via diversa da quella che attraversa la Turchia, soprattutto perché gli attacchi aerei della nuova "coalizione militare" guidata dagli Stati Uniti impediscono a volte il trasporto dell'oro nero verso i porti turchi e da lì verso l'Europa.

Una situazione esplosiva

Questa situazione esplosiva a nord e ad est, alla base dei combattimenti di Ersal e, ultimamente, di Tripoli, non significa che le altre regioni libanesi siano pacificate e i confini libanesi con la Palestina occupata più tranquilli, ma piuttosto il contrario. I gruppi terroristici di tutte le tendenze hanno trovato nel governo israeliano orecchie sensibili alle loro rimostranze. Ecco perché sono stati in grado di prendere una parte del Golan siriano occupato, dove allo stesso tempo fanno la guerra alla popolazione civile della regione e ai libanesi che vivono dall'altra parte del confine, considerandoli sostenitori del nemico comune, Hezbollah.

Va detto che questi combattimenti a carattere confessionale si sono conclusi con centinaia di morti e feriti, soprattutto tra i soldati dell'esercito libanese (di cui una ventina ancora nelle mani dei terroristi). Inoltre, nonostante lo smantellamento di oltre centoventi cellule terroristiche e la confisca di una grande quantità di armi ed esplosivi, Daesh, "Al-Nosra" e sodali non sono stati distrutti giacché vengono ospitati nei campi per i rifugiati provenienti dalla Siria, oltre a una certa presenza più antica nei campi palestinesi, in particolare nei pressi di Tripoli (a nord) e Saida (a sud). Le forze armate libanesi si trovano quindi in difficoltà a cercare in questi campi i terroristi venuti da altri paesi arabi, ma anche dall'Europa e dagli Stati Uniti.

Il Libano vive una crisi politica, economica e sociale

A quanto detto va aggiunto che il Libano sta vivendo una crisi duplice, politica e socio-economica, molto grave. Le istituzioni politiche sono paralizzate, perché da oltre sette mesi non vi è il presidente della Repubblica e i deputati hanno appena prolungato il loro mandato per la seconda volta. E, colmo dei guai, le banche e le società finanziarie che gestiscono la situazione del paese a loro piacimento, stanno distruggendo ogni cosa incontrata sul loro cammino, in primo luogo i servizi pubblici, per sottomettere il popolo libanese ai dettami del Fmi e della Banca mondiale, ma anche per porre fine a ogni resistenza nei confronti del progetto imperialista detto del "Nuovo Medio Oriente", progettato da Washington e che prevede l'implosione di tutti i paesi della regione in una moltitudine di mini Stati confessionali che si fanno la guerra, consentendo in tal modo a Israele e alle potenze imperialiste di riprendere il controllo della situazione in un mondo arabo attraversato da rivolte e ribellioni che minacciano gli interessi imperialistici in tutta la regione.

Di qui la domanda: Daesh, come fu al Qaeda, è una creazione imperialista? E l'assistenza portata ai diversi gruppi terroristici da Arabia Saudita e Qatar viene fatta sotto il controllo di Washington e dei suoi alleati?

Non è necessario essere dei maghi per rispondere affermativamente a questa domanda. Tuttavia, ciò che richiede più riflessione è il modo in cui fermare questo progetto infernale, sia in Libano che negli altri paesi arabi. Noi crediamo che l'unica strada sia la resistenza popolare in grado di unire l'opposizione al progetto imperialista, a partire dalla lotta contro i suoi rappresentanti nazionali, la borghesia servile e dipendente. Ciò presupporre un nuovo movimento di liberazione nazionale araba e un nuovo movimento sindacale e popolare. Ma anche un maggiore coordinamento tra i partiti della sinistra araba e internazionale.

NdT

1. Il 2 agosto 2014, questo villaggio situato 124 km a nord-est di Beirut e a soli 15 km dalla frontiera siriana, fu teatro di violenti combattimenti fra i miliziani del Fronte Al-Nosra e l'Esercito libanese, a seguito dei quali gli islamisti persero le posizioni precedentemente conquistate.

* Marie Nassif-Debs, Segretario generale aggiunto del Partito Comunista Libanese, responsabile per le questioni internazionali.


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