www.resistenze.org - popoli resistenti - libano - 24-11-19 - n. 730

No ai ladri di denaro pubblico

Marie Nassif - Debs *
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

19/11/2019

La rivolta popolare prosegue in tutte le regioni libanesi nonostante tutte le armi utilizzate dal governo da oltre un mese a questa parte. In effetti nulla ci è stato risparmiato, a cominciare dalla "diceria" secondo cui siamo finanziati dalle ambasciate degli Stati Uniti e simili, per finire con la repressione, la detenzione, la tortura a cui sono sottoposti i prigionieri e il tiro a segno che provocato tre morti.... Nel mezzo subiamo la presenza di coloro che hanno improvvisamente scoperto un'anima rivoluzionaria, sia perché vogliono nascondere i crimini che hanno commesso al servizio dei politici, sia perché pensano di poter ottenere un risarcimento nel prossimo futuro se la rivolta avrà successo.

La rivolta popolare continua, abbiamo detto, nonostante tutto e contro tutti i suoi detrattori, perché le masse che si sono prese le strade ne avevano abbastanza e volevano recuperare i soldi pubblici rubati dal 1992, ma anche portare in tribunale tutti coloro che hanno partecipato a questo crimine ... Ecco perché il movimento popolare ha impedito di lasciar passare la nuova legge di amnistia che i parlamentari avevano elaborato per sfuggire alla punizione che li attende; questo sforzo è stato anche sostenuto dalle famiglie di alcuni prigionieri comuni, che hanno dichiarato il loro rifiuto a vedere i propri figli utilizzati come cavalli di Troia per politici corrotti che hanno condotto il Libano nell'abisso economico e finanziario in cui si trova.

Pertanto da ieri, martedì 19 novembre 2019, è iniziata una nuova fase. Un passo segnato da un secondo fallimento subito dalla classe politica libanese grazie alle centinaia di migliaia di persone di tutte le età che si sono radunate nelle strade e nelle piazze, soprattutto a Beirut, chiudendo tutte le questioni davanti ai parlamentari, la prima, ricordiamo, sono le dimissioni del governo di Saad Hariri ...

Quali sono gli obiettivi di questa nuova fase?

Innanzitutto la formazione di un governo di transizione, con prerogative legislative, fatto di persone caratterizzate dalla loro onestà, rettitudine e competenza, che non hanno nulla a che fare con coloro che hanno sfilato nelle istituzioni del potere dopo la fine della guerra civile e le cui politiche hanno aumentato il debito pubblico di oltre 100 miliardi di dollari (quasi il doppio del PIL), portando il paese alla recessione e alla bancarotta.

Questo governo di transizione deve porsi cinque obiettivi:

Innanzitutto, la revoca dell'immunità di coloro che sono al potere dal 1992, ma anche degli altri funzionari della pubblica amministrazione.

Secondo, la costituzione di un tribunale speciale per decidere sui casi di corruzione, per individuare i funzionari corrotti e recuperare i fondi pubblici rubati, entro un termine non superiore a sei mesi.

In terzo luogo, lo sviluppo di un piano di emergenza, economico, finanziario e monetario, per alleviare la gravità dell'attuale crisi; questo piano dovrebbe basarsi su un'imposta progressiva e proporzionale, ma anche su tasse sugli utili e sulle grandi ricchezze, al fine di far uscire il Libano dalla recessione e metterlo sulla strada della salvezza.

In quarto luogo, la promulgazione di una nuova legge elettorale non confessionale, basata sulla rappresentanza proporzionale, sulla circoscrizione unica e sul voto a 18 anni e la preparazione di elezioni parlamentari anticipate, entro 12 mesi.

Quinto, la ripresa della questione del petrolio, nel senso di protezione della ricchezza nazionale e restituirlo allo Stato, unico detentore della ricchezza del paese. A ciò dobbiamo aggiungere che è anche necessario porre fine a tutti i piani di privatizzazione o vendita delle istituzioni produttive del settore pubblico, come la telefonia, come indicato nel "piano di riforma" sviluppato dal governo Hariri.

È vero che questo progetto di riforma è ambizioso, ma per nulla irrealizzabile. Perché noi, il popolo, siamo pronti a stringere la cinghia se vediamo che le nostre aspirazioni per una vita migliore, senza corruzione o confessionalismo, sono sulla strada della realizzazione; e ciò non può essere fatto senza un cambiamento radicale, sia dal punto di vista economico che, soprattutto, politico.

*) Ex Secrétaire générale adjointe du PCL, Coordinatrice du Forum de la Gauche arabe


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