www.resistenze.org - popoli resistenti - libano - 17-12-19 - n. 733

Come risolvere la crisi, mentre il fallimento si avvicina rapidamente

Marie Nassif - Debs *
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

16/12/2019

Che peccato! Che orrore! Il nostro stato è pieno di ladri!

... come se non ne avessero ancora abbastanza, con tutto ciò che hanno intascato negli ultimi decenni di "gestione" del denaro pubblico attraverso le transazioni, la stretta sui beni pubblici e la messa in atto di leggi che consentono loro di appropriarsi, dopo l'elettricità e il cellulare, del gas e del petrolio scoperti di recente; eccoli ancora qui, presidente del Consiglio uscente e suoi ministri, che ricorrono a ogni forma di corruzione prima di andarsene definitivamente.

Non si può dire che non si attengano al proverbio libanese: "Tu che parti, cerca di danneggiare il più possibile chi ti ha respinto", e né che non stiano approfittando del fatto che il procuratore, giudice Ali Ibrahim, "non ha trovato prove tangibili" per condannare quelli che ha interrogato negli ultimi giorni.

Il Libano è il paese della stranezza e della bizzarria!

È il paese dove il capo di stato dice di non conoscere le rivendicazioni del popolo che governa, né di sapere cosa fa soffrire i suoi concittadini e, soprattutto, non si spiega perché non vengano a lui per illustrare i loro problemi . È anche il paese in cui un Primo ministro uscente dichiara, pochi giorni prima di presentare le dimissioni del suo governo, di essere "contento della rivolta popolare" perché gli ha permesso di ottenere ministri, di tutte le tendenze politiche e confessionali, che aveva da tempo richiesto, vale a dire per poter privatizzare o vendere le società produttive (da intendere "redditizie") nel settore pubblico nella telefonia, elettricità e gas e petrolio che abbondano nel nostro Mediterraneo...

E, non dimentichiamo di aggiungere a queste dichiarazioni molte altre di alcuni responsabili, in linea di principio rivali, ma che si sono alleati all'improvviso, a volte per minacciarci d'una nuova guerra civile e, talvolta, per avvertirci che lo stato non sarà più in grado di pagare salari e pensioni e che ciò porterà senza dubbio a divisioni all'interno dell'esercito, con tutto ciò che comporta in termini di sicurezza del nostro territorio!

Va detto che, durante i cinquanta giorni trascorsi dal 17 ottobre, di fronte alla rivolta popolare che si diffonde in tutto il paese e alla quale partecipa più di un terzo della popolazione, in particolare i giovani, tutte le tendenze religiose e regionali insieme, l'oligarchia politica e finanziaria ha continuato a commettere gli abusi più orribili tra cui, soprattutto, quello di ignorare la Costituzione e le leggi che incriminano la corruzione e l'abuso di potere, senza preoccuparsi di trovare una soluzione ai problemi dei libanesi che, a parte una piccola minoranza, vivono nella paura di vedere le loro economie andare in fumo e il loro paese sprofondare nell'abisso della bancarotta.

Tra questi abusi, notiamo l'esautorazione dell'articolo 53 della Costituzione, in particolare i paragrafi 2 e 3 che stabiliscono che il Presidente della Repubblica "nomina il Presidente del Consiglio dopo aver deliberato con il Presidente del Parlamento sulla base di consultazioni obbligatorie dei deputati" e che promulga "da solo" il decreto di nomina del capo del governo.

Questa procedura non è stata affatto seguita; al contrario. Dopo numerose consultazioni tra Aoun, Berri e Hariri, l'uomo d'affari (sunnita) Samir Khatib è stato designato come sostituto di Hariri e su questa base i deputati sono stati chiamati a dare la loro opinione! Tuttavia, alla vigilia delle consultazioni, il mufti ha deciso diversamente, insistendo sul nome di Hariri come unico rappresentante della fede sunnita in Libano e quindi si riparte per un nuovo giro del labirinto.

Perché, in Libano, le "linee rosse" sono ovunque. Linee confessionali, soprattutto, dominate da leader religiosi, ma anche da decine di migliaia di gendarmi, soldati e altri militari raggruppati in una dozzina di istituzioni, tra cui l'esercito, le forze di sicurezza interna, ma anche altri servizi di sicurezza i cui interessi non sono mai comuni...

Per quanto riguarda gli abusi finanziari, ce ne sono così tanti che non possiamo citarli tutti. A partire dalla decisione presa dal Primo Ministro uscente di aumentare le retribuzioni degli addetti al tribunale internazionale che studiano da quindici anni il caso dell'assassinio di Rafic Hariri e il cui costo annuale ammonta a diverse decine di milioni di dollari... per arrivare infine alla nuova transazione effettuata dal Ministro (uscente) per l'energia e l'acqua per l'acquisto di benzina e l'altra, da circa duecento milioni di dollari, contrattata tra il Ministro (uscente) alle opere pubbliche e cinque noti affaristi mentre respingeva ogni responsabilità per le inondazioni che hanno colpito l'intero paese...

Tutti questi soldi persi così come le centinaia di miliardi di dollari inghiottiti per trenta anni da politici eletti non solo avrebbero pagato il debito pubblico libanese, ma avrebbero anche creato alcune centinaia di migliaia di posti di lavoro, riducendo così la disoccupazione, specialmente tra i trentamila giovani che cercano ogni anno lavoro e vengono respinti ai margini della società.

Questa disoccupazione ha appena raggiunto, secondo le statistiche pubblicate a novembre, oltre 160.000 nuove persone a seguito della chiusura di oltre 10.000 aziende, in particolare le PMI, di cui 3.800 nel solo settore turistico.

E, poiché la sfortuna non si presenta mai sola e il denaro è scarso, le banche hanno diminuito il credito, mentre il prezzo del dollaro impenna, facendo diminuire il potere d'acquisto delle masse.

Questo è il motivo dell'attuale rivolta popolare, il cui slogan principale "kelloun yeini kelloun" (tutti devono andarsene) mira a espellere tutta la classe politica al potere dall'inizio degli anni novanta del secolo scorso... perché ha portato il paese sull'orlo del fallimento e l'economia in rovina.

Ed è per questo che la maggior parte dei rappresentanti del popolo in collera si sono riuniti sulla base di un programma comune che può essere realizzato solo da un governo composto da personalità note per le loro "mani pulite" ma anche in grado di mettere insieme un piano economico, finanziario e monetario che consenta di uscire dalla crisi con il minor danno possibile. Un governo che dovrebbe occuparsi di sviluppare una chiara strategia relativa allo sfruttamento del gas e del petrolio presente nelle nostre acque territoriali, un governo che lavori nella direzione della riduzione della disoccupazione, in particolare, tra i giovani, nello sviluppo dei settori produttivi della nostra economia. Un governo che dispieghi un piano per recuperare denaro pubblico...

Un governo che promulghi una nuova legge elettorale basata sulla deconfessionalizzazione delle istituzioni politiche come primo passo verso un Libano secolare e democratico. Progetto ambizioso? forse; ma realizzabile.

*) Ex Segretaria generale aggiunta del PCL, Coordinatrice del Forum della Sinistra araba


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