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L'abisso si chiude sul popolo libanese. I diktat del FMI oltre la fame e il Covid19

Marie Nassif -Debs *
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

30/05/2020

Quando il popolo libanese è sceso in piazza il 17 ottobre 2019, la pandemia di Covid 19 non era ancora nota o rilevata.
Ciò che aveva spinto i libanesi a manifestare era la crisi economica e finanziaria che aveva raggiunto l'apice a seguito delle politiche socioeconomiche e monetarie che l'oligarchia finanziaria libanese aveva praticato dall'insediamento del defunto Rafic Hariri a capo del governo trent'anni fa; politiche che si sono inasprite nel corso degli anni e delle conferenze "internazionali" sul Libano, soprattutto dall'avvento di Donald Trump e l'ultima conferenza tenutasi a Parigi nel 2018 con il nome di "CEDRE".

Questa crisi si è inizialmente espressa con un'inflazione dilagante che il governatore della Banca Centrale aveva cercato di camuffare ricorrendo a una "stabilizzazione" artificiale del prezzo della sterlina libanese contro il dollaro, facendo perdere al paese miliardi di dollari. Dollari che si sono aggiunti a un debito crescente (oltre il 200 percento del PIL) ma anche a un tasso di corruzione mai visto nella classe politica. Oltre a tutto ciò, il problema del costo degli sfollati siriani (un milione e duecentomila secondo il censimento delle Nazioni Unite, ma in realtà più di un milione e ottocentomila), le sanzioni statunitensi contro Hezbollah, le minacce israeliane, le crisi nella regione (incluso il conflitto tra Arabia Saudita e Iran) e la chiusura delle frontiere terrestri hanno avuto ripercussioni negative su tutti i settori dell'economia (turismo, esportazione di prodotti agricoli, crollo di alcuni settori industriali).

Per questo motivo abbiamo assistito alla chiusura di molte piccole e medie imprese e, di conseguenza, all'aumento della disoccupazione e all'impoverimento diffuso (si parlava di circa il 30% della popolazione al di sotto della soglia di povertà), specialmente tra la classe operaia e i lavoratori delle campagne (spesso sostituiti da siriani meno pagati).

Questa situazione, già catastrofica nella prima metà del 2019, è peggiorata con la pandemia di Covid19... È vero che il Libano non ha subito una grande diffusione del virus, ma le misure di contenimento adottate dal governo aggiunte alla catastrofica situazione finanziaria e in particolare la presa sul denaro dei piccoli risparmiatori, hanno fatto sì che metà della popolazione libanese sia scesa al di sotto della soglia di povertà, che oltre undicimila PMI abbiano chiuso e che i licenziamenti siano aumentati pericolosamente raggiungendo la metà della popolazione attiva senza lavoro oggi... l'industria del turismo, in particolare, ha subito gravi danni e la bilancia commerciale è in affanno. Le perdite ammontano a oltre $ 20 miliardi, il che si aggiunge al debito e alla terribile situazione finanziaria.

Il governo ha trovato la soluzione interrogando la società Lazare [Lazard, banca d'affari scelta dal governo libanese come consulente finanziario per la ristrutturazione del debito, ndt] che ha raccomandato di ridurre i salari sulla base di una tacita svalutazione della sterlina libanese, con l'aumento del tasso di inflazione, riducendo del 75 per cento il valore dei salari poiché il dollaro oggi raggiunge un picco di 4.000 sterline libanesi e oltre (contro 1.515 L. L.). Per quanto riguarda i nuovi colloqui con il Fondo monetario internazionale anch'essi includono misure antipopolari, tra cui la riduzione di salari e pensioni, la vendita (o quella che viene chiamata privatizzazione) di imprese produttive e la creazione di nuove tasse... senza dimenticare l'aumento dell'IVA e la riduzione del livello delle prestazioni mediche e sociali.

Pertanto, tutte le soluzioni raccomandate vanno nella direzione degli interessi della classe dominante. Da qui la necessità per i sindacati e le organizzazioni civili di rivedere il loro programma di lotta e sviluppare rivendicazioni a breve e medio termine che possano fermare o, almeno, ridurre la scivolata verso il fallimento e le catastrofi che possono verificarsi, inclusa l'incombente carestia.

Ciò richiede anche l'unità delle forze vive, in primo luogo il PCL e le organizzazioni politiche della sinistra libanese. Agiamo prima che sia troppo tardi. Salviamo il nostro paese.

*) Ex Segretaria generale aggiunta del PCL, Coordinatrice del Forum della Sinistra araba


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