Il Libano è sull'orlo del collasso. È ancora possibile un piano di salvataggio?
Marie Nassif-Debs | posta@resistenze.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
17/09/2023
Questo articolo è basato su un mio articolo (in arabo) pubblicato dal mensile Al Hadaf.
Qualche settimana fa, il governo uscente, presieduto da Najib Mikati, ha diffuso frammenti del rapporto sull'attività della Banca Centrale Libanese tra il 2015 e il 2020 che la società "Alvarez and Marsal" aveva preparato sulla base dei dati, certo incompleti, forniti dall'ex governatore Riad Salameh. Va detto che questo rapporto ha suscitato un certo scalpore tra i [2] componenti dell'oligarchia che opprime il Paese, ognuno dei quali vuole lavarsi le mani dei crimini che ha commesso, con cognizione di causa, contro il popolo libanese. Per questo, da oltre dieci giorni, assistiamo a una serie interminabile di conferenze stampa durante le quali i portavoce dei partiti politici al potere da trentatré lunghi anni, si scagliano l'uno contro l'altro e, soprattutto, contro Riad Salameh, mentre circolava la voce che lo stesso Salameh avesse già portato al sicuro fuori dal Libano i documenti che rivelavano i nomi dei leader di questi partiti politici che avevano partecipato ai crimini finanziari e monetari di cui stiamo soffrendo...
A prescindere da chi ha realizzato i maggiori profitti o rubato le somme più ingenti e a prescindere da chi ha diretto i furti o ha fatto finta di non sapere, occorre dare un rapido sguardo agli ultimi quattro anni della nostra vita, durante i quali "l'inferno" si è aperto sotto i nostri piedi e ci ha inghiottiti, non solo per determinare i responsabili tra i membri della classe dirigente, e in particolare all'interno dell'oligarchia finanziaria, ma anche per ricercare una soluzione che possa, in primo luogo, arrestare lo scivolamento verso il collasso generalizzato e, in secondo luogo, per avviare un processo di resurrezione del Libano...
Tanto più che siamo anche di fronte a piani per costringere il Libano a legalizzare la presenza di sfollati siriani [3], che in nessun caso dovrebbero immaginarsi di trasferirsi in Europa, e di rifugiati palestinesi che, poiché i funzionari israeliani sono contrari, dovrebbero dimenticare "l'inalienabile diritto di tornare alle loro case e proprietà da cui sono stati sfollati e sradicati" [4]. E tutto questo perché il petrolio e il gas del Mediterraneo, dal sud del Libano a Gaza, possano essere sfruttati da compagnie statunitensi, europee e israeliane. Trasformando il Libano in un Paese di rifugiati, le grandi potenze capitalistiche ritengono di poter riprendere il controllo del "triangolo d'oro", i cui lati vanno da Gaza a Tiro, poi da Tiro a Latakia e infine da questa città siriana verso sud, da Limassol a Cipro [5].
I. Le cause dell'attuale crisi acuta
Va detto che le cause principali della crisi che stiamo vivendo dalla fine del 2019 non sono nuove; sono iniziate nel 1992, due anni dopo la fine della guerra civile e l'arrivo al potere dei rappresentanti di una nuova borghesia, nata da quella guerra. Questi rappresentanti, generalmente "capi milizia" o "inviati speciali di alcuni Paesi arabi produttori di petrolio", hanno approfittato dell'Accordo di Taif, firmato alla fine del 1989, per prendere il controllo del parlamento appena eletto e spartirsi il potere con l'appoggio di Stati Uniti ed Europa e in accordo con Siria e Arabia Saudita.
Questa nuova "classe politica", orientata al business, iniziò a distruggere ciò che restava dei settori produttivi, soprattutto quello agroalimentare, a favore del turismo e dei servizi, costringendo il Libano ad aprire i suoi porti alle importazioni.
A ciò si sono aggiunti due attacchi israeliani [6] e una serie di fattori interni, tra cui:
- Le decisioni finanziarie e monetarie imposte dal nuovo governatore della Banca Centrale, con l'approvazione del defunto Primo Ministro Rafic Hariri, basate su prestiti, all'apparenza per la ricostruzione del Paese, hanno avvantaggiato le società bancarie nonché i sostenitori e gli amici della borghesia al potere (in particolare la "Troika" formata dai tre capi del potere esecutivo e legislativo). Infatti, i tassi d'interesse alle stelle (a un certo punto il 40% sulla sterlina libanese) hanno permesso agli uomini d'affari stranieri (del Golfo o degli Stati Uniti e dell'Europa) di realizzare decine di miliardi di profitti netti. E, secondo un rapporto della società Alvarez et Marsal, questa "ingegneria" è costata 76 miliardi di dollari, 20 dei quali sono andati all'oligarchia bancaria e finanziaria. D'altra parte, le perdite registrate nel bilancio generale della Banca Centrale hanno superato i 50 miliardi di dollari per lo stesso periodo. Da dove proviene tutto questo denaro? Dai risparmiatori, grandi e piccoli, che avevano affidato il loro denaro alle banche e che queste avevano depositato presso la Banca Centrale, e che il governatore ha magicamente spostato in altre tasche, nello stesso momento in cui ha sperperato qualche altro miliardo di dollari per mantenere un tasso di cambio fisso tra la sterlina libanese e il dollaro.
- L'enorme debito in dollari (120 miliardi di dollari, pari al 160% del PIL) ha costretto il Libano a pagare interessi per oltre 90 miliardi di dollari per venticinque anni, mentre non siamo riusciti a eliminare un solo dollaro dal debito.
- La guerra spietata contro la classe operaia libanese e il suo movimento sindacale, che è stato diviso e smantellato con la creazione di strutture sindacali vuote, ma anche con la nascita di più sindacati per la stessa categoria; questo ha portato all'addomesticamento della leadership della CGTL.
- Né vanno dimenticate le politiche clientelari nel settore pubblico, né la "politica dei sussidi" [7] di cui hanno beneficiato solo gli "amici", né la politica di salvataggio dell'Electricité du Liban (EDL) e di altri servizi pubblici... Queste politiche sono costate al Tesoro pubblico il 40% del debito.
II. Le conseguenze disastrose
Qual è la nostra situazione oggi e perché diciamo che siamo sull'orlo di un collasso irreversibile?
Alcuni sostengono che questa lettura pessimistica della situazione è sbagliata e che la soluzione da tutti i nostri mali è in arrivo, poiché la piattaforma commissionata da Total Energy è arrivata nelle nostre acque territoriali, il che significa che presto estrarremo gas, la nuova manna, che ci fornirà il denaro necessario per rimettere in piedi il nostro Paese. Quello che non dicono è che la Total Energy, insieme alla sua controparte italiana e al Qatar, si è impadronita della quasi totalità del "Blocco 9", che è stato ridotto di circa 1.420 km2 a vantaggio del nemico israeliano, in nome della nuova demarcazione dei confini marittimi [8].
Nel frattempo, continuano i disastri, il primo dei quali è la dissoluzione dello Stato e la paralisi di tutte le sue istituzioni.
Va detto che le elezioni parlamentari, tenutesi un anno fa sulla base della legge del 2018 fatta su misura per l'oligarchia al potere e basata su un oltraggioso confessionalismo, hanno prodotto un parlamento in cui le due fazioni [9] della borghesia libanese sono in posizione quasi paritaria, il che ha impedito l'elezione di un nuovo Presidente della Repubblica per oltre nove mesi. Allo stesso tempo, il governo uscente sta vivendo le stesse divisioni e ognuno dei suoi componenti, in primis il Primo Ministro, procede in solitaria, mentre il Parlamento non fa quasi nulla per far uscire il Paese dall'impasse in cui si trova. A ciò si aggiungono le interferenze nei nostri affari interni da parte delle potenze capitaliste e di altri Paesi della regione [10]. E, data la dissoluzione degli organi statali, compreso l'ISF, gli scontri sono sempre più frequenti tra le fazioni politiche libanesi, ma anche nei campi palestinesi, per non parlare della recrudescenza dei femminicidi e di altri crimini... Di conseguenza, la vita sta diventando sempre più difficile e molti giovani, soprattutto tra i quadri, lasciano o cercano di lasciare il Paese, specialmente perché la situazione economica e sociale è sempre più catastrofica.
Infatti, oltre alla chiusura di decine di migliaia di aziende produttive, principalmente tra le PMI, e ai nuovi problemi dell'agricoltura e dell'industria agroalimentare, soprattutto per quanto riguarda l'esportazione dei nostri prodotti nei Paesi arabi, la moneta nazionale è in caduta libera, in particolare dopo la decisione di qualche mese fa del Ministro dell'Economia di "dollarizzare" i prezzi, che ha fatto impennare il mercato nero e reso impossibile la vita di molti lavoratori, piccoli agricoltori e artigiani, già in difficoltà... mentre cresce il tasso di disoccupazione.
Tutto questo sta portando alla diffusione di una povertà a tutto campo, che si riflette nella malnutrizione, innanzitutto tra i bambini, e lascia presagire giorni ancora più bui, soprattutto perché l'impoverimento galoppante, oltre alla malnutrizione, impedisce a molte famiglie di avere accesso ai servizi essenziali, tra cui la sanità, l'istruzione [11], l'acqua potabile, l'elettricità e a vivere in città pulite...
Queste conseguenze erano già chiarite nello studio pubblicato due anni fa dalla Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l'Asia occidentale (ESCWA), intitolato "Povertà multidimensionale in Libano: una realtà dolorosa e prospettive poco chiare" [12].
Questo studio afferma espressamente che:
- il tasso di povertà multidimensionale tra la popolazione libanese è aumentato dal 42% all'82% tra giugno 2019 e giugno 2021, e la povertà estrema colpisce più del 34% di loro. Ciò significa che ci sono un milione di famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà, mentre solo 210.000 famiglie vivono bene o non sono considerate povere.
- Il tasso di povertà è più alto tra gli anziani, dove è passato dal 44% al 78%... con prevalenza femminile.
- Il tasso di "ricchi" in generale è pari al 10% dell'intera popolazione... E qui devo aggiungere che la grande ricchezza è nelle mani di circa l'1% dei libanesi.
Oltre a questo studio, l'ESCWA ha pubblicato un rapporto sulla situazione dei bambini in Libano. Da questo rapporto emerge che un terzo dei nostri bambini è malnutrito, generalmente va a letto senza cena, e che un gran numero di genitori poveri fa a turno per ricevere un pasto al giorno.
III. Soluzioni a breve e a lungo termine
Questo quadro fosco di una situazione molto complessa suggerisce che non è facile trovare soluzioni efficaci e rapide alla crisi del nostro Paese, soprattutto se si parla di cambiamenti, sia nel sistema economico che in quello politico. La borghesia libanese, attualmente divisa, si riorganizzerà, come ha già fatto durante i colloqui del 1989 per porre fine alla guerra civile, per difendere il suo regime arretrato, clientelare e settario. È disposta a sacrificare duecentomila nuovi libanesi [13] per preservare i suoi privilegi e il controllo sul Paese... ora più che mai, con l'estrazione del gas possibile pronta nel giro di pochi anni, e soprattutto perché ha poco da temere da un'opposizione radicale, dato che quest'ultima è, purtroppo, quasi inesistente.
Per questo è necessario lavorare per una fase di transizione con le seguenti due parole d'ordine:
La prima è creare un movimento di massa in tutto il Paese per costringere il Parlamento a cambiare la legge elettorale in modo da applicare la Costituzione e abolire le quote confessionali in politica, ma anche introdurre la rappresentanza proporzionale e il voto a 18 anni. Una legge di questo tipo riequilibrerebbe la rappresentanza, soprattutto per la classe operaia, le donne e i giovani.
Il secondo è lottare per l'imposizione di uno stato civile anagrafico unico, che metta fine al regime confessionale in tutti i settori e, soprattutto, all'ingerenza delle confessioni religiose nella vita delle persone, abolendo l'articolo 10 della Costituzione, che dà loro tutti i diritti.
Oltre a questi due punti, la lotta deve continuare contro coloro che hanno rubato o approfittato del denaro pubblico e dei piccoli risparmiatori. Lo Stato libanese deve poi recuperare i diritti che gli sono stati sottratti in quanto unico proprietario di tutte le fonti energetiche della nostra terra e del nostro mare.
Infine, consideriamo inaccettabili i nuovi confini marittimi con la Palestina occupata, che ci hanno sottratto 1420 km2, e chiediamo che la lotta continui fino alla liberazione del nostro territorio nella sua interezza [14].
Note:
[1] Questo articolo è basato su un mio articolo (in arabo) pubblicato dal mensile Al Hadaf.
[2] Il rapporto sulla verifica preliminare tra il 2015 e il 2020 è stato inviato il 10 agosto 2023 al Ministro delle Finanze e poi il 23 agosto alla Procura finanziaria tramite il Procuratore generale.
[3] La Settima Conferenza di Bruxelles, presieduta dall'Unione Europea, ha respinto la richiesta libanese di rimpatriare i siriani sfollati.
[4] Risoluzione ONU 2023 (22 novembre 1974) che riafferma il contenuto della Risoluzione 194 (11 dicembre 1947) sul diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi.
[5] Il 27 ottobre 2022, l'americano-israeliano Amos Hochstein ha sponsorizzato la firma di nuovi confini marittimi tra Libano e Israele, facendo perdere al Libano più di 1400 km di acque territoriali e di quelle che contengono. La nuova demarcazione non tiene conto dell'Accordo di Paulet-Newcombe, firmato il 7 marzo 1923 tra le due Potenze Mandatarie, Francia e Inghilterra, e sul quale si basa espressamente l'Accordo di Armistizio Libano-Israeliano del 23 marzo 1949, approvato dall'ONU.
[6] La prima risale al 1996, e la seconda, estremamente letale e distruttiva, al 2006.
[7] Su grano, pane e medicinali.
[8] Già citato alla nota 5.
[9] Le due fazioni sono quella "sovranista", che comprende le forze politiche alleate degli Stati Uniti e dell'Arabia Saudita, e quella della "resistenza", che comprende le forze alleate dell'Iran e della Siria.
[10] La cosa curiosa è che tutti, dagli Stati Uniti alla Francia, dall'Arabia Saudita all'Iran, dichiarano la loro neutralità rispetto ai problemi libanesi - che essi stessi hanno creato - e proclamano a chiunque voglia ascoltare che l'elezione del Presidente della Repubblica è una questione interna libanese. Eppure ogni settimana ci sono molti "visitatori" a Beirut, da Jean-Yves Le Drian, inviato speciale della Francia, ad Amos Hochstein, al ministro degli Esteri iraniano... Senza dimenticare il ruolo svolto da alcuni ambasciatori...
[11] Le scuole statali soffrono per la mancanza di acqua potabile e di forniture essenziali; inoltre, molti insegnanti, soprattutto a livello primario, non sono in grado di viaggiare ogni giorno con stipendi bassi. Di conseguenza, molte di queste scuole sono chiuse al mattino per i bambini libanesi, mentre sono aperte al pomeriggio per i bambini siriani sfollati, poiché i loro insegnanti sono pagati in dollari dalle organizzazioni delle Nazioni Unite. Questa situazione sta iniziando a creare una certa tensione tra la popolazione.
[12] Settembre 2021
[13] Il numero di vittime della guerra civile svoltasi tra il 1975 e il 1989.
[14] L'entità israeliana è tornata a colpire, ma questa volta su alcuni tratti del nostro confine terrestre, con il sostegno della stessa amministrazione statunitense.
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.
Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.