www.resistenze.org - popoli resistenti - lussemburgo - 08-02-13 - n. 440

Conclusioni del 33° Congresso del PC del Lussemburgo
 
Ali Ruckert - KPL | kp-l.org *
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
gennaio 2013
 
Il 33° Congresso del KPL si è svolto in una situazione estremamente difficile e complessa, sia politica che sociale. Uno dei nostri compiti è quello di trovare le risposte a una serie di sfide e di prendere delle decisioni che ispirino fiducia e speranza ai lavoratori di questo paese.
 
La situazione internazionale è caratterizzata da due elementi fondamentali. Da un lato la crisi sempre più profonda, strutturale del capitalismo, legata a una brutale offensiva del capitale, il cui obiettivo è quello di eliminare tutte le conquiste ottenute con la lotta dal movimento operaio nel 20° secolo.
 
Dall'altra parte, la resistenza degli operai e dei lavoratori contro lo sfruttamento, il degrado delle loro condizioni e gli arretramenti sociali; una resistenza distorta o attutita dai media, ma di cui i comunisti parlano in dettaglio sui loro organi di stampa, perché queste lotte possono contribuire a rafforzare la nostra lotta in Lussemburgo.
 
In questa complessa situazione, c'è sia un alto rischio di declino sociale e di civiltà, ma c'è anche un grande potenziale di cambiamento progressista e rivoluzionario.
 
Gli sviluppi dopo il nostro precedente congresso del marzo 2009 hanno confermato la nostra analisi.
 
La crisi ciclica del capitalismo, che ha avuto inizio nel 2007, procede, naturalmente, senza vedere la fine. Anzi, al contrario. Ampie regioni del mondo capitalista rischiano di immergersi in un lungo periodo di stagnazione e declino economico.
 
La crisi del capitalismo e sue tare congenite
 
Questa crisi è l'espressione di una più profonda crisi strutturale del capitalismo, molto forte e potenzialmente distruttiva, che riflette il dominio del capitalismo finanziario. La speculazione finanziaria ha raggiunto proporzioni tali che il rischio di esplosione è sempre più probabile.
 
Contrariamente a quanto alcuni credono, la crisi non è solo una conseguenza della malvagità e dell'avidità di un pugno di capitalisti o di trusts, o causata dagli eccessi del mercato o alla fallacità dei meccanismi di regolazione del sistema finanziario capitalista che potrebbe essere corretto.
 
Si tratta invece di una logica conseguenza del funzionamento del capitalismo stesso, un difetto di nascita: la ricerca del massimo profitto, del carattere sociale del processo di produzione ma dell'appropriazione privata dei suoi prodotti.
 
Questa crisi ha inoltre confermato - ed è importante sottolinearlo - l'accuratezza delle analisi fondamentali della nostra teoria marxista-leninista, compresa la legge della caduta tendenziale del saggio di profitto: Marx nel Il capitale ha mostrato che il capitale cerca a tutti i costi - con i metodi più brutali quando non ha altra scelta - di intensificare lo sfruttamento dei lavoratori e di spingere sempre più la speculazione con l'obiettivo di massimizzare i profitti.
 
In tutto il mondo, Europa compresa, vediamo che ci sono forze che lottano contro lo sfruttamento capitalista, contro la restrizione dei diritti politici, democratici e sociali dei lavoratori, contro la guerra, l'oppressione neo-coloniale.
 
In molti paesi dell'Unione europea si sono svolti scioperi e manifestazioni contro i tagli selvaggi ai servizi sociali, la resistenza palestinese e la resistenza contro l'occupazione imperialista dell'Iraq e dell'Afghanistan continuano, in alcuni paesi del mondo arabo il movimento di protesta riparte, e in un certo numero di paesi latino-americani, nel cortile degli Stati Uniti, sono in corso grandi trasformazioni attraverso una lotta per la sovranità e il progresso sociale.
 
Questo ci dimostra che è sempre possibile resistere contro lo sfruttamento capitalista e l'aggressione imperialista e difendere le nostre conquiste e, come nel caso di Cuba socialista - il cui Partito Comunista è qui presente e che salutiamo calorosamente - anche se le drammatiche conseguenze della sconfitta del socialismo nel 20° secolo in Europa hanno permesso una dura controffensiva del capitale, con un rapporto di forze globale a nostro sfavore. Ma il corso della storia non è fissato per sempre.
 
La crisi, iniziata cinque anni fa negli Stati Uniti e diffusa in tutti i continenti, per noi comunisti prova che oggi il capitalismo non solo è incapace di risolvere i problemi dei lavoratori e dei popoli, ma li aggrava.
 
Ciò conferma che il capitalismo non solo non è in grado di prevenire le crisi, ma che le crisi sono sempre più distruttive. Le contraddizioni del sistema capitalistico si intensificano, e con particolar riguardo la contraddizione fondamentale tra il carattere sociale della produzione e la proprietà privata dei mezzi di produzione. Dal nostro ultimo congresso, quattro anni fa, grandi cambiamenti hanno avuto luogo in Lussemburgo.
 
La crisi del capitalismo ha portato molte persone a riflettere, soprattutto quando i governi di Francia, Belgio e Lussemburgo hanno salvato dalla bancarotta le due banche Dexia e Fortis, con miliardi di garanzie da parte dello Stato. Nel 2010, le garanzie del governo lussemburghese Dexia ammontavano già a 4 miliardi di euro, il 9,6% del PIL. Un PIL che aveva avuto un anno prima, nel 2009, una caduta di oltre il 5%.
 
Il fallimento delle due banche è stato impedito grazie all'iniezione di denaro pubblico. Molti pensavano che il peggio fosse passato e si fosse arrivati alla fine del tunnel. Ma questo era solo l'inizio, la crisi del capitalismo è stata così forte che se le banche, che avevano fortemente speculato, dovevano abbandonare, la crisi colpiva altri settori dell'economia, in particolare il settore industriale.
 
Ciò significa che molte aziende hanno ridotto la loro produzione e le ore di lavoro, con un numero record di fallimenti e un calo generale della produzione.
 
Questo si somma alla politica dei vari governi per decenni. Invece di sviluppare il nucleo industriale, dell'acciaio, con una vasta gamma di prodotti di alta qualità, piuttosto che favorire le piccole e medie imprese di tutti i settori, i governi hanno preferito concentrarsi su una politica di nicchia nel settore finanziario, così come nell'attrarre grandi aziende straniere sulle quali non si ha alcun potere, con le decisioni prese all'estero e la possibilità di trasferirsi in qualsiasi momento, come abbiamo visto più di una volta nella nostra storia.
 
Espropriare ArcelorMittal per un simbolico euro!
 
Per i comunisti, una cosa è chiara: se non si fa nulla per invertire questa tendenza, se a breve termine tutte le aziende come ArcelorMittal non verranno nazionalizzate, sarà presto finita per l'industria siderurgica in Lussemburgo e il Sud del paese sarà ridotto a un deserto economico.
 
Per i comunisti, questa non è un'opzione praticabile. Il KPL chiede che Mittal sia espropriata per un euro simbolico, e che tutte le attività di ArcelorMittal, le fabbriche come le miniere e i terreni siano integrati nel settore pubblico, gestiti congiuntamente dallo Stato, i comuni, i sindacati e i lavoratori dell'industria siderurgica.
 
Ma ugualmente deve avvenire per altre grandi aziende, per esempio, nel settore energetico nel suo complesso. Il settore bancario del Lussemburgo nonché le compagnie di assicurazione devono essere fuse in una banca pubblica. Ma è anche vero il governo ha già consegnati allo sceicco del Qatar imprese di importanza strategica quali Lux-Air e Cargolux, per 30 milioni di euro.
 
Per i comunisti, molti dei quali iscritti al sindacato, è chiaro che il KPL sosterrà le azioni dei sindacati nel settore privato e nel settore pubblico che mirano a difendere i posti di lavoro e gli interessi economici e sociali dei lavoratori, come già avvenuto.
 
Inoltre, i comunisti lottano contro l'integrazione dei sindacati nel sistema capitalistico, attraverso l'ideologia del "dialogo sociale": lo scopo dei sindacati non è solo di lottare per migliori condizioni per i lavoratori, ma anche di lottare contro lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo. Quindi, contro un sistema che non può esistere senza lo sfruttamento, il capitalismo: una tradizione che fa parte della storia del nostro movimento.
 
Dobbiamo ridurre drasticamente il bilancio militare
 
La stragrande maggioranza delle persone ha compreso le proposte del Partito comunista, accolte calorosamente, di drastica riduzione del budget della spesa militare, di porre fine alle avventure militari all'estero e all'acquisto di veicoli blindati o di droni assassini o di partecipare ad altri programmi militari. Ma non è l'orientamento del governo, e così abbiamo un bilancio militare che batte tutti i record.
 
Molte persone hanno capito la posizione del Partito Comunista sulla necessità di separazione tra Stato e Chiesa, secondo cui le comunità religiose, poiché la religione è una questione privata, devono avere un finanziamento privato, in modo che lo Stato e le comunità possano risparmiare centinaia di milioni di euro da utilizzare per finalità sociali. Ma questo è ciò che il governo non fa. Anzi, CSV [Partito Popolare Cristiano Sociale] e LSAP [Partito Socialista Operaio Lussemburghese] stanno discutendo di come si potrebbe impostare un piano di finanziamento per le varie comunità religiose.
 
I tagli previsti da CSV e LSAP nei programmi di aiuto sociale significano che la vita di decine di migliaia di famiglie è condannata a deteriorarsi in modo significativo. E questo vale non solo per le persone che hanno un lavoro, ma in misura maggiore per le migliaia di uomini e donne che hanno una pensione minima, una piccola indennità di invalidità, che vivono di RMG [assegno sociale] o di integrazioni al RMG, e in particolare per coloro che non lavorano e che spesso non hanno sussidi di disoccupazione.
 
Si può ricordare che il signor Juncker, quando divenne primo ministro nel 1995, ha dichiarato che i problemi sarebbero stati risolti perché erano marginali. Tuttavia, la disoccupazione nel 1995 era ancora relativamente bassa. Ma da allora, è cresciuta e sta crescendo molto rapidamente dall'inizio della crisi, manifestandosi in una serie di imprese con piani di licenziamento dalle conseguenze drammatiche. Non è esagerato dire che oggi abbiamo 25 mila disoccupati in Lussemburgo, quasi il doppio dei dati ufficiali del governo.
 
Possono solo mentire sulla carta e usare tutte le astuzie per mantenere il numero ufficiale dei disoccupati più basso possibile e nascondere l'entità del disastro e del loro fallimento.
 
Il governo stesso ha ammesso che dalle cifre ufficiali sono ormai escluse intere categorie di disoccupati: ad esempio i disoccupati che lavorano più di 7 giorni al mese; le donne disoccupate in maternità; gli scoraggiati che hanno inviato decine o addirittura centinaia di domande di lavoro alle imprese e, nella maggior parte dei casi, non hanno ricevuto risposta e non si presentano più all'Agenzia per l'impiego, per non parlare dei disoccupati da oltre due anni, cancellati dalle Statistiche dell'Ufficio per l'impiego.
 
L'alternativa è il socialismo
 
Il Partito Comunista era ed è convinto che è necessario, in queste condizioni miserabili in uno dei paesi più ricchi del mondo, che tutti quelli che non sono d'accordo con questa politica, quelli che vogliono battersi, tutti quelli che sono alla ricerca di un'alternativa nell'interesse dei lavoratori, dei disoccupati e dei pensionati devono lavorare insieme.
 
Il KPL è convinto che le contraddizioni di questo sistema con tutte le sue conseguenze disastrose, alcune delle quali ho appena elencato, non potranno essere risolte e superate in Lussemburgo fino a quando il capitalismo non sarà abolito.
 
Il socialismo, che si caratterizza per la nazionalizzazione dei principali mezzi di produzione, la pianificazione sociale e il controllo democratico dell'economia e di tutte le istituzioni statali da parte dei lavoratori è l'unica alternativa al capitalismo, anche qui in Lussemburgo. Un socialismo che non attinge ad un modello, ma costruito attraverso l'esperienza storica del nostro popolo e la situazione specifica del nostro paese.
 
* Tradotto in francese dalla sezione del PCF 54 di Jarny PCF 54 (organizzato da AC) per  solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
 

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