L'articolo che segue apparira' sul prossimo numero de
"L'Ernesto" <http://www.lernesto.it>
di Andrea Martocchia (*)
Le ultime elezioni politiche nella Repubblica ex-Jugoslava di Macedonia (FYROM)
si sono tenute il 15 settembre scorso in un clima tutt'altro che disteso. Ben
57 partiti si sono distribuiti tra 26 liste singole e sette liste di
coalizione, cui vanno aggiunte altre cinque liste civiche, in un panorama di
frastagliamento e confusione molto indicativo di come le "regole del gioco
democratico" siano applicate nei paesi "in transizione",
soprattutto in quelli che pochi anni fa erano parte della Repubblica Federativa
Socialista di Jugoslavia (RFSJ).
TERRORISMO INCESSANTE
Ma il dato principale, piu' preoccupante, e' quello del persistere della
violenza di matrice nazionalista e secessionista, prima, durante e dopo le
elezioni. Nel corso della campagna elettorale vari attentati contro le sedi dei
partiti hanno mirato evidentemente ad ostacolare il pacifico confronto
politico, e quindi anche ogni possibile esito elettorale risolutivo e
legittimo. Questa operazione non e' riuscita, ma atti mirati alla
destabilizzazione del paese sono comunque proseguiti, dimostrando ancora una
volta che il "disarmo" delle formazioni terroristiche e' stato
fittizio, e che gli "accordi di pace" stipulati ad Ohrid nell'agosto
2001 sono serviti per adesso solamente a legittimare la presenza delle truppe
NATO sul territorio, senza portare alla pacificazione. Gli "accordi di
pace" di Ohrid - splendida localita' situata sull'omonimo lago, sede di un
famoso Festival internazionale di poesia - hanno fatto seguito ad una intensa
stagione di guerriglia scatenata dai terroristi pan-albanesi dell'UCK di Macedonia
(febbraio-agosto 2001). Essi consentono oggi la presenza di 700 soldati della
NATO sul territorio macedone, duecento dei quali italiani. La nuova ondata di
violenze pre-elettorali e' culminata quando due poliziotti sono stati uccisi,
il 25 agosto, ad un posto di blocco nei pressi della citta' meridionale di
Gostivar. Secondo fonti governative, gli arrestati, due albanesi-kosovari
bloccati subito nei pressi del posto di frontiera di Jazince, viaggiavano a
bordo di un'autovettura Golf targata Roma!... L'Armata Nazionale Albanese
(AKSH) - nuova denominazione sotto la quale si nasconde il
"disciolto" UCK di Macedonia (Esercito di Liberazione Nazionale, dove
per "nazionale" si intende la nazione grande-albanese) - si e'
affrettata con un comunicato a smentire la vicenda dell'arresto e nel contempo
a rivendicare l'attentato, definito ''il proseguimento delle azioni militari
contro il potere slavo-macedone''. Sparatorie non sono mancate nemmeno il
giorno delle elezioni. E due giorni dopo e' stata diffusa la notizia che lo
stesso Ministro dell'Interno uscente era sfuggito pochi giorni prima ad un
attentato dell'AKSH (AFP 17/9/02). Suonano percio' ridicoli i toni
trionfalistici usati dal Segretario generale della NATO, Lord Robertson,
secondo il quale i cittadini della FYROM "voted "yesterday in free
and democratic legislative elections. These elections, held in a generally peaceful
environment [sic!], were largely conducted in accordance with international
standards."
LO SCENARIO POLITICO
Viceversa: la campagna elettorale e' stata pesantamente condizionata dalle
violenze, come anche dalle continue interferenze da parte dell'OSCE, di ONG
"indipendenti" spuntate come funghi, da tanti media finanziati
dall'estero, dall'International Crisis Group (ICG) di Morton Abramowicz... ed,
ovviamente, sono "scesi in lizza" anche il Fondo Monetario
Internazionale e la Banca Mondiale, con i loro comunicati, le loro pagelle, il
loro continuo sabotaggio delle possibilita' di accordo sulle condizioni da
soddisfare per avere accesso a prestiti e finanziamenti (si vedano le
dichiarazioni dell'incaricato per il governo macedone Sam Vaknin alla URL:
<http://www.antiwar.com/orig/deliso51.html>). Queste pressioni hanno
danneggiato in primo luogo le forze del governo uscente, e soprattutto quei
politici slavo-macedoni che si sono troppo esposti con critiche esplicite al
sostegno fornito dagli USA ai terroristi. Si pensi che il premier uscente
Ljubco Georgevski, pure di destra, si era spinto fino ad accusare pubblicamente
"certe strutture internazionali che appoggiano la pulizia etnica in
Bosnia, come anche in certe parti della Macedonia e tra i serbi del Kosovo,
sostenendo la creazione di un Kosovo indipendente e persino di una Grande
Albania" (AFP 2/8/2002). Guarda caso, dopo pochi giorni l'ICG diffondeva
per la prima volta una analisi dai toni molto pesanti sulla corruzione
all'interno della coalizione di governo. Il principale partito di quella
coalizione e' il VMRO-DPMNE, il partito di Georgevski. Si tratta di una
formazione nazionalista che prende il nome da un'organizzazione storica
dell'irredentismo slavo-macedone. L'alleato piu' fedele nella ex coalizione di
governo era il Partito Liberale, al quale appartiene Stojan Andov, presidente
del parlamento uscente. Le sue posizioni sono oltranziste: ideologicamente
quest'ultimo partito e' considerato un partito pro-bulgaro. Questi partiti
della destra nazionalista macedone si sono distinti, a pochi giorni dalle
elezioni, per la inaugurazione di una megalitica croce metallica, alta 76
metri, sul monte Vodno (1.800 m), che domina Skopje: "illuminata da 550
riflettori, la croce, la piu' grande dei Balcani, e' visibile a 80 km dalla
capitale" (ANSA). Una mera assurdita' ed una vergogna, per un paese tra
l'altro in preda ad una crisi economica profonda. Continuando nell'elencazione
dei partiti in lizza: al centro-sinistra troviamo l'SDSM (Unione
Socialdemocratica). E' il partito di Branko Crvenkovski, che fu primo ministro
fino al 1998, e si e' presentato alle votazioni a capo della coalizione ''Insieme
per la Macedonia'', alla quale hanno aderito anche il Partito
Liberal-Democratico ed altre otto formazioni minori. L'SDMS e' anche il partito
dell'ex presidente Kiro Gligorov, che fu figura di spicco nella Jugoslavia
federativa e socialista, poi artefice della transizione pacifica verso una
Repubblica macedone indipendente che di quella Jugoslavia doveva rappresentare
una "versione ridotta", essendo costituita, come quella, da decine di
nazionalita' diverse, tutte riconosciute e garantite nei diritti essenziali -
linguistici, culturali, sociali -, diritti ai quali dal 1990 si era aggiunto
pure il diritto alla organizzazione politica. Gligorov e' un personaggio
carismatico, tuttora molto apprezzato; l'SDSM, da taluni, e' considerato un
partito pro-serbo, in quanto ''jugonostalgico'', benche' ideologicamente sia da
annoverare nell'ambito della sinistra moderata e filo-occidentale. Alla
sinistra dell'SDSM troviamo i socialisti di Ljubisav Ivanov-Dzingo - che ha
conquistato un seggio in Parlamento - ed altre formazioni minori, come il
Partito Comunista di Macedonia. Un discorso a parte vale per le tante
organizzazioni basate sulla caratterizzazione nazionalitaria schipetara (cioe'
albanese in senso etnico, e non nel senso della cittadinanza della limitrofa Repubblica
di Albania). Si tratta di una costellazione all'interno della quale si sono
verificate scissioni e scontri a ripetizione, cosi' come pure fortissima e' la
conflittualita' tra settori diversi della mafia e della guerriglia. Il PDSH
(Partito Democratico Albanese) e' guidato da Arber Xhaferri, a lungo leader
carismatico degli albanesi di Macedonia. Le sue quotazioni appaiono tuttavia in
discesa da quando sono entrati in scena i terroristi, le bande armate. Pur
essendo infatti una formazione di destra e nazionalista, il PDSH e' stato
l'alleato albanese piu' fedele della VMRO-DPMNE nella curiosa coalizione di
governo uscente, che ha raccolto insieme nazionalisti fanatici delle opposte
appartenenze, slava e schipetara (1998-2002). In ascesa, anche nei favori della
NATO, e' invece, oggi, la DUI (Unione Democratica per l'Integrazione). E' la
diretta emanazione del "disciolto" UCK di Macedonia. E' stato fondato
solo nel giugno scorso, nei pressi di Tetovo, "centro" della
Macedonia occidentale rivendicata dagli irredentisti che usano denominare tutta
la regione come "Tetova" - "Kosova-Tetova" e' uno dei loro
slogan. Il leader e' Ali Ahmeti, capo politico dell'UCK di Macedonia, leader
indipendentista "storico". Nel 1986 riparo' in Svizzera per sfuggire
ai tribunali jugoslavi; "Le Matin" (30/9/2002) ha rivelato che lo
Stato elvetico ancora gli paga una pensione di invalidita' per gravi problemi
mentali. Nel 1998-1999 Ahmeti ha partecipato attivamente alle azioni dell'UCK
kosovaro, e solo recentissimamente si e' trasferito nella FYROM per
destabilizzare anche questo altro brandello della ex-RFSJ. Nel febbraio 2001
l'UCK di Ahmeti si scatena: la primavera macedone viene insanguinata, intere
comunita' urbane vengono assediate e minacciate. Emblematico il caso di Kumanovo,
seconda citta' della FYROM, forse la piu' rappresentativa del carattere
multinazionale e tollerante, "jugoslavo", della Repubblica di
Macedonia. Kumanovo viene messa pesantemente sotto attacco: oltre alle decine
di morti, ai rapimenti, ricordiamo che nelle settimane di assedio e' stata
fatta mancare l'acqua dai terroristi, con una operazione di strangolamento dal
significato inequivocabile. Come in Bosnia, bisognava infliggere ferite
insanabili, colpire con la violenza le realta' piu' "jugoslave",
persuadere con la forza che la convivenza non doveva piu' essere possibile.
Contro Ahmeti, amnistiato nell'ambito degli accordi di Ohrid, alla vigilia
delle elezioni e' stato sporto un nuovo mandato di arresto per strage ed altri
reati; ma lui replica tranquillo: "Sono troppo protetto perche' possano
arrestarmi", e sicuramente non ha torto (AFP 16/9/02). Grazie all'appoggio
della NATO, la DUI e' diventata con queste elezioni il fattore determinante
della scena politica, quello essenziale per costituire una qualsivoglia
coalizione di governo. Ci sono poi altre forze albanesi: il PPD (Partito per la
prosperita' democratica), altro storico e "naturale" alleato della
SDSM, ed il PDK (Partito democratico nazionale) di Kastriot Haxhirexha.
Quest'ultimo e' nato all'inizio della stagione terroristica, e teorizza la
creazione di una federazione macedone che dia agli albanesi un territorio
autonomo. Il suo nome e' stato curiosamente inserito nella lista nera stilata
dal Dipartimento di Stato americano all'indomani dell'attentato dell'11
settembre, come possibile sostenitore di movimenti terroristici, probabilmente
perche' non "in linea" con il filone irredentista
"vincente", quello sostenuto dagli USA, e che nella FYROM e' per
l'appunto rappresentato da Ahmeti. Al quadro elettorale bisogna poi aggiungere
una miriade di formazioni che rappresentano i tanti gruppi nazionali - turchi,
rom, serbi, eccetera - e svariate sfumature ideologiche.
I RISULTATI DELLE ELEZIONI
Nei giorni immediatamente successivi al voto la incertezza e' stata alimentata
dalle proteste di rappresentanti governativi, che hanno denunciato
manipolazioni e brogli, pur senza mettere in discussione l'esito, scontato, che
li vede perdenti. Il ministro degli Interni ha persino inviato agenti dei
servizi segreti a perquisire la Tipografia di Stato, dalla quale sarebbero
sparite delle schede. Tuttavia, dopo qualche tira-e-molla su di un seggio
contestato, i risultati sono ormai ufficiali: all'Unione Socialdemocratica
vengono assegnati 60 dei 120 posti in Parlamento. Alla VMRO-DPMNE 33 seggi,
alla DUI 16 seggi, al Partito Democratico Albanese 7, al Partito per la
Prosperita' Democratica 2, infine al Partito Democratico Nazionale (albanese) e
al Partito Socialista di Macedonia un seggio ciascuno. Il leader dell'SDSM, non
disponendo della maggioranza assoluta, ha annunciato l'avvio dei negoziati con
la DUI, piuttosto che con i partiti albanesi piu' moderati o con gli ex-alleati
socialisti: una scelta che sicuramente fa felici gli occidentali. Per
facilitare questa ardua costruzione politica tra socialdemocratici e fanatici
separatisti, l'ingombrante leader terrorista Ahmeti si e' detto disponibile a
farsi da parte, rinunciando al suo posto in Parlamento e conservando solamente
il ruolo di leader simbolico del suo partito. Ma nella lista di Ahmeti
risultano eletti almeno altri sette ex comandanti della guerriglia albanese.
Mentre scriviamo il candidato premier deve ancora annunciare programma e
coalizione. Uscendo dalla sede della presidenza dove aveva ricevuto l'incarico
Crvenkovski ha dichiarato che ''la sfida che ci attende e' molto grande, ci
sforzeremo di non fare gli stessi errori commessi in passato'', ma non si
capisce bene a cosa si riferisca... I negoziati tra SDSM e DUI sono in corso. I
piu' soddisfatti della situazione sono dunque i rappresentanti dell'"ala
dura" del secessionismo, ed i "rappresentanti internazionali": i
Robertson, i Solana, i vari premier europei che non hanno disdegnato lodi e
complimenti per l'andamento delle votazioni. Tanta soddisfazione deriva in
realta' dalla certezza che la NATO e le altre strutture che tengono la FYROM
sotto tutela resteranno sul territorio. E' stato il presidente della Repubblica
Boris Trajkovski, di destra, a chiedere alla NATO di prorogare di nuovo la sua
missione ''Amber Fox'', fino al prossimo 15 dicembre: richiesta prontamente
accettata.
LA CONTESA USA-UE
A cosa e' dovuto tanto interessamento occidentale per una regione cosi' piccola
dei Balcani? Come per tutta l'area circostante, la FYROM sconta la sua
posizione geografica, di rilevante interesse strategico. Posta al centro di una
"croce" formata da un asse orizzontale "turco" (Turchia,
Bulgaria, Albania, lungo la direttrice del cosiddetto "Corridoio 8"),
e da un asse verticale "bizantino" (Serbia, Grecia), la Macedonia
slava e' storicamente soggetta a innumerevoli pressioni dai paesi vicini. Ma
mentre sull'asse "verticale" essa trova le ragioni per restare unita
o addirittura unirsi, tutta intera, a realta' multi-nazionali ancora piu'
grandi, quale era la RFSJ, sulla direttrice "orizzontale" la
Macedonia si spacca drammaticamente in due, tra irredentismo bulgaro - cui il
super-nazionalismo macedone da' man forte - ed irredentismo albanese. Non e'
indifferente evidenziare che la Macedonia slava, nel corso della Seconda Guerra
Mondiale, fu per l'appunto smembrata tra Bulgaria ed Albania alleate del
nazifascismo, mentre Serbia e Grecia pativano l'occupazione straniera, ma
vivevano anche i momenti esaltanti della Lotta di Liberazione. Oggi, i problemi
non sono poi tanto diversi. Di nuovo, le spinte provenienti dai paesi vicini
non sono che il riflesso di spinte ben piu' grandi, che arrivano da potenze
lontane. In un prossimo contributo su questa rivista esamineremo in maggiore
dettaglio le dinamiche della contesa tra imperialismo statunitense ed
imperialismo europeo, per come essa si esplica nella FYROM: ne esamineremo i
retroscena strategici, legati essenzialmente alla "torta" delle
infrastrutture per il Corridoio 8. In questa sede ci limitiamo a segnalare un
recente episodio legato alla suddetta contesa tra USA ed UE: l'agenzia di
informazione VPRO ed il Klingerdaar Institute, in Olanda, hanno rivelato che
settori dell'intelligence europea stigmatizzano l'appoggio sfacciato fornito
dagli USA all'UCK macedone, consistente in armi, forniture per le
telecomunicazioni, e addestramento militare. Quest'ultimo e' stato curato dalla
Military Professional Resources Inc., con base in Virginia: 17 suoi istruttori
erano ad esempio presenti nel comando UCK di Aracinovo nel corso degli scontri
del giugno 2001. Secondo quanto gia' apparso pure sull'"Hamburger
Abendblatt", tra i prigionieri fatti dai soldati macedoni in quella
occasione c'era un tizio che, preso dal panico, sventolo' il passaporto
statunitense urlando: "Diplomatic immunity!". Solo dopo pesanti
pressioni USA costui fu lasciato andare col resto del convoglio UCK, scortato
dalla NATO. Secondo la nuova documentazione fornita al giornalista olandese Hub
Jaspers, questo individuo era stato gia' impegnato nell'addestramento delle milizie
bosniaco-musulmane... Non e' un mistero d'altronde che la MPRI ha operato in
diversi momenti delle guerre di secessione jugoslave, istruendo pure i
miliziani croati. Dai documenti si evince anche come Ali Ahmeti abbia preso
ordini direttamente da Hasim Thaci, detto "il serpente", capo
militare dell'UCK kosovaro, e come il disarmo dell'UCK kosovaro prima (1999) e
di quello macedone dopo (operazione "Essential Harvest", 2001) non
siano stati altro che delle messe-in-scena. Ma perche' tutti questi
"segreti di pulcinella" escono fuori cosi', un anno dopo? La Unione
Europea evidentemente vorrebbe stabilita' nella regione, per poterla inglobare
in se' prima possibile; percio' essa si lamenta del comportamento degli USA,
che continuano a fomentare instabilita' e violenza. Gli USA al contrario sono
espliciti rispetto alla loro strategia nella regione. "Voice of
America" ha riferito che Steven Meyer, ex viceresponsabile dell'ufficio
della CIA per i Balcani, in una Conferenza su "The Impact of U.S. Policy
on the Balkans" tenutasi al Woodrow Wilson International Center for
Scholars ha affrontato la questione macedone in maniera spregiudicata,
affermando testualmente che "i cambiamenti di confini nei Balcani non
debbono essere un tabu'" - come se non ce ne fossero stati gia'
abbastanza!... Ovviamente, la realizzazione di questi disegni strategici
irresponsabili viene pagata a caro prezzo, e sulla propria pelle, dai cittadini
dei Balcani. Oltre al sangue versato negli episodi di terrorismo, diventa
inevitabile il deterioramento dei rapporti istituzionali e sociali, e
soprattutto il peggioramento delle relazioni tra le varie componenti nazionali.
Ed e' cosi' che, per la prima volta dopo decine di anni, migliaia di studenti
di nazionalitą albanese vengono sottoposti alle pressioni famigliari - in un
contesto in cui, come in Kosovo, si va riaffacciando la cultura reazionaria,
bigotta e maschilista dei "clan" - ed obbligati a rifiutarsi di
frequentare le stesse classi e le stesse scuole frequentate dagli studenti delle
altre "etnie". A tutto questo si aggiungano i traffici di vario tipo
- armi, droga, prostituzione - sui quali si basano gli introiti mafiosi delle
organizzazioni armate, ed i sanguinosi incidenti alla frontiera con l'Albania,
dovuti alla lotta contro i contrabbandieri. Per concludere, dobbiamo ricordare
che migliaia di soldati italiani stazionano nell'area. A quale scopo? Lo scorso
29 agosto, a poche decine di chilometri dal confine macedone, in quello che e'
oggi il protettorato del Kosovo, retrovia e base dei terroristi dell'UCK di
Macedonia, i soldati delle truppe italiane della KFOR sono intervenuti a
bloccare una aggressione in atto, da parte di terroristi pan-albanesi, contro
quattro contadini serbi disarmati che erano al lavoro nei campi. E' successo
presso Gorazdevac, a 55 chilometri da Pristina. I soldati italiani sono stati
impegnati in una sparatoria per ben due ore, nel piu' spettacolare scontro a
fuoco in cui siano state coinvolte le truppe di occupazione occidentali sin dal
loro arrivo nella provincia serba, nel giugno 1999. Fortunosamente lo scontro
non ha causato vittime, ed un solo terrorista e' stato fermato (AP 30/8/02).
Non ci risulta che alcun media italiano abbia riportato la notizia. Lo stesso
sito internet ANSA sul Kosovo si e' ben guardato dal riportarla. E' meglio che
gli italiani non si pongano interrogativi imbarazzanti.
(*) Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
FONTI: Bollettino
JUGOINFO del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
<http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/>
Dispacci ed articoli
AFP, ANSA, Pravda. Reportages di Christopher Deliso per Antiwar.com .
ALTRI SITI UTILI
Emperor's Clothes <http://emperors-clothes.com/>
Centre for Research on Globalisation
<http://www.globalresearch.ca/by-topic/balkans/>
Macedonian Information Agency (MIA)<http://www.mia.com.mk/webang.asp>
Elezioni Politiche 2002 <http://195.26.131.100/izbori2002/en/index.asp>
<http://oscewatch.org/CountryReport.asp?CountryID=15&ReportID=184>