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Le ragioni della nostra politica: perché i comunisti sono contro il governo di Lopez Obrador

Pável Blanco Cabrera * | elcomunista.nuevaradio.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

03/02/2019

Lo scorso primo dicembre il Partito Comunista del Messico si è mobilitato per le strade di Città del Messico per presentare la sua opposizione al USMCA [United States-Mexico-Canada Agreement], nome della rinegoziazione del NAFTA [North American Free Trade Agreement], sottoscritto da USA, Canada e Messico ed entrato in vigore nel Gennaio del 1994; senza dubbio si tratta di un accordo interstatale imperialista a beneficio dei monopoli delle tre nazioni, che aumentano così i loro profitti e dannoso in tutti i termini per l'intera classe operaia del Nord America. Altre ragioni della mobilitazione sono le misure annunciate da Obrador, che ha preso possesso della carica di Presidente della Repubblica lo stesso giorno.

Nulla di nuovo

[Obrador] apparve nella vita politica nazionale nel novembre 1988, quando uscì dal PRI per candidarsi con il Fronte Democratico Nazionale per il governo di Tabasco e questo chiarisce il perchè non fece parte del movimento popolare elettorale intorno alla candidatura dell'ingegnere Cuauhtémoc Cardenas nel cruciale mese di luglio di quell'anno, ma diversi mesi dopo. Una volta uscito dal PRI, Obrador si è legato a Cardenas, accompagnandolo nella fondazione del cosiddetto partito del 6 Luglio, il PRD [Partito della Rivoluzione Democratica], di cui è stato, dal 1989, uno dei principali dirigenti, dietro solo a Cardenas, Muñoz Ledo, Amalia García e Pablo Gómez. Bisogna ricordare che il PRD, partito socialdemocratico dalle sue origini, non ottenne la registrazione, nonostante la sua forza, per cui dovette prendere il posto del Partito Messicano Socialista, ossia la registrazione che aveva conquistato il Partito Comunista Messicano nel 1979, come risultato della riforma elettorale del 1979.

Il PRD, un partito di expriisti (ex PRI), ex comunisti e altre forze opportuniste, non si definì mai come un partito della classe operaia o dei settori popolari, ma come un partito cittadino, un partito dei movimenti sociali, con una definizione di sinistra, molto leggera, che si rimette esclusivamente alla definizione di opposizione al partito dello Stato e in sintonia con esso, promossero alleanze con il PAN [Partito Azione Nazionale], sotto l'idea di transizione democratica, per la quale collaborano con l'arrivo di Vicente Fox alla Presidenza nel 2000. In tutto questo tempo il percorso di questo partito socialdemocratico si è situato tra il centrosinistra e il centro, per integrarsi infine come forza politica funzionale dello Stato messicano, che è uno Stato che rappresenta la dittatura di classe della borghesia e dei suoi monopoli.

E anche Obrador è scivolato sempre di più a destra; ricordiamo il suo governo a Città del Messico nel 2000-2006 e le sue candidature presidenziali nel 2006, 2012, ma in modo più palese nel 2018. Nel 2000 noi comunisti stabilimmo un'alleanza con lui per il Governo di Città del Messico. Tale alleanza si ruppe sfociando nel processo elettorale, visto l'immediato accordo con Carlos Slim e la sua gestione, e anche se mascherato dall'assistenzialismo, fu al servizio dei monopoli, con carattere apertamente antipopolare e antioperaio. Ma col passare degli anni è peggiorato e adesso ha solide alleanze con vari gruppi monopolisti, cooptando inoltre buona parte del corporativismo sindacale e sociale. La sua candidatura è stata, con i partiti di centrodestra, frutto di un patto di impunità che ha costruito grazie agli uffici dell'imprenditore pinochetista Romo con il presidente uscente Peña Nieto, che gli ha permesso di esercitare da subito il mandato dopo le elezioni di luglio, al di là delle formalità.

Questo ci ha permesso di avere una caratterizzazione del suo governo con sufficiente anticipo. Molto si è detto in questi mesi sul falso argomento che non aveva ancora preso possesso della Presidenza, che era necessario aspettare il primo Dicembre e altro ancora… il primo Messaggio alla Nazione, diretto attraverso il Congresso dell'Unione, ha confermato le nostre previsioni e inoltre pone altre gravi questioni che confermano la posizione del Partito Comunista.

In primo luogo, le concezioni di Obrador, per cui non esiste la lotta di classe in cui non trovano le basi le contraddizioni sociali e della "povertà artificialmente provocata", spiegano tutto con il problema della corruzione nella funzione pubblica, omettendo ovviamente la grande corruzione, per esempio, che propinano i monopoli nelle relazioni operaio-padrone riguardo questioni quali i salari che dichiarano e ciò che realmente pagano ai lavoratori; questa questione della corruzione trattata così, finisce per mascherare che il problema reale della nostra società è l'appropriazione privata della ricchezza socialmente creata con il lavoro salariato. Per Obrador la prospettiva è un capitalismo onesto, mentre la classe operaia è sfruttata e se ne estrae selvaggiamente il plusvalore.

Altra questione ideologica posta da Obrador è il recupero dell'ideologia borghese della Rivoluzione Messicana, che fu l'ideologia ufficiale dal 1934 al 1982, anni che egli sogna, ma che noi non dimentichiamo riferirsi agli oppressivi governi del PRI [Partito Rivoluzionario Istituzionale] di Alemán, Ruiz Cortines, López Mateos, Díaz Ordáz, Luis Echeverria e López Portillo. Come stiamo insistendo nel dire, scegliere tra neoliberismo e keynesismo è un falso dilemma per i lavoratori e una tattica sbagliata per i rivoluzionari. È su questa base ideologica che si prepara la restaurazione di tutti i meccanismi corporativi del controllo sociale, posto che il principale impegno e compito di Obrador sia quello di attenuare il conflitto sociale, con la demagogia, l'elemosina e un nuovo corporativismo.

López Obrador ha confermato la sua alleanza con Trump e il nuovo TLC [Trattato di Libero Commercio] e dopo una vile retorica ha menzionato Bolívar e Martí; ha ratificato le ZEE [Zona Economica Esclusiva] e ha garantito tutti gli accordi internazionali, a beneficio ovviamente del capitalismo; ha presentato una garanzia per i monopoli in temi di imposte, svalorizzazione del lavoro e massimizzazione dei profitti. In una incredibile piroetta ha lanciato lodi all'Esercito Messicano, che ha chiamato rivoluzionario, ripulendolo da tutti i crimini dello Stato, del terrorismo di Stato, dell'esercito che ha massacrato il nostro popolo. Come è possibile che nel 50° anniversario della lotta studentesca del 1968, che ha definito come precursore della Quarta Trasformazione, elogi l'Esercito che represse e assassinò centinaia di persone a Tlatelolco? Ma al Presidente non importa contraddirsi ad ogni passo. Ha annunciato la creazione della Guardia Nazionale con la fusione della Polizia Militare, della Polizia Navale, della Polizia Federale, della Polizia Politica (CISEN) e dei 50.000 effettivi dell'Esercito, corpo repressivo che si modella secondo quanto indicato dal Comando Sud degli USA, che annulla le garanzie individuali, il diritto alla protezione, che militarizza il paese con facoltà extragiudiziarie per violare domicili, arrestare, reprimere… e assassinare.

Il Sessennio di Obrador sarà di un governo dei monopoli, come i precedenti sessenni del PRI e PAN, con un marcato carattere antioperaio e antipopolare. Per questo il patto di impunità e l'amnistia per Peña Niet e i governi precedenti. Siamo di fronte a una grande truffa politica, poiché il flusso di voti indicherebbe un'altra direzione.

L'alternativa, lottare per il potere operaio

Di fronte a questo, noi comunisti non abbiamo diritto di aspettare altri segnali, abbiamo sufficienti elementi per lo scontro politico, anche se controcorrente, per aprire passo dopo passo un movimento anticapitalista e antimonopolista che collochi realmente una alternativa ai grandi problemi nazionali, alla vita da fame, miseria e morte dei lavoratori e dei settori popolari. Non abbiamo illusioni, è un cammino tortuoso e il parto sarà doloroso, parliamo della Rivoluzione e il protagonismo non è per un signore della guerra, ma per il proletariato.

*) Primo Segretario del CC del Partito Comunista del Messico (PCM)


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