www.resistenze.org - popoli resistenti - messico - 20-09-21 - n. 799

Sulle proposte di López Obrador alla CELAC

Partito Comunista del Messico (PCM) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

20/09/2021

"Abbiamo denunciato l'Alleanza per il Progresso come veicolo destinato a sterilizzare l'esempio della Rivoluzione Cubana e dopo addomesticare i popoli secondo le indicazioni dell'imperialismo." Comandante Ernesto Guevara

Negli ultimi giorni, con sensazionalismo, i mezzi di comunicazione hanno dato risalto alla posizione di L. Obrador contro il bloqueo a Cuba. Tra le forze reazionarie e anticomuniste - minuscole ma scandalistiche - si solleva un polverone asserendo che questo sia un governo "socialista" mentre un settore dei sostenitori della socialdemocrazia e del progressismo, soprattutto quelli che in passato lottavano per il socialismo a cui oggi hanno rinunciato per sostenere acriticamente il governo capitalista di Obrador, si prodigano nel diffondere illusioni di una svolta antimperialista. Entrambi gli approcci sono sbagliati: né Obrador ha qualcosa a che fare con il socialismo o il comunismo, né c'è stata una svolta antimperialista.

La questione di Cuba è stata negli ultimi sessant'anni un punto che ha permesso alla borghesia messicana una maschera di "progressismo" e "indipendenza" mentre all'interno del paese applicava una politica di attacco contro la classe operaia e i contadini poveri, si reprimeva e si assassinavano coloro che lottavano per gli interessi popolari, si sviluppavano a tutta velocità politiche di concentrazione e centralizzazione del capitale.

Si è ricordato che il Governo Messicano è stato l'unico che non ruppe le relazioni con Cuba quando gli USA fecero pressioni sui governi dell'America Latina per isolare Cuba ed espellerla dall'OEA (Organizzazione degli Stati Americani, ndr). Quale governo fu questo? Quello di Adolfo López Mateos del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) nel 1958-1964. Non solo non ruppe le relazioni con Cuba, ma all'ONU svolse un ruolo rilevante nel denunciare l'aggressione militare degli USA contro Cuba a Playa Giron. Ma allo stesso tempo reprimeva i contadini messicani, i lavoratori delle ferrovie, i lavoratori dell'istruzione e assassinò anche a Rubén Jaramillo, Epifania Zuñiga (incinta) e loro tre figli, militanti del Partido Comunista. Inoltre, a differenza di Obrador, López Mateos portava avanti una politica di nazionalizzazioni, come quella dell'industria elettrica. Ma i suoi gesti a favore della sovranità di Cuba non furono interpretati allora dai comunisti e i rivoluzionari come un elemento al quale bisognava subordinare la lotta di classe: questa non cessò e si accentuò.

Così i governi seguenti di Gustavo Diaz Ordaz, Luis Echeverria, José López Portillo, Miguel de la Madrid, mantennero inalterati questi atteggiamenti con la Rivoluzione Cubana, mentre in Messico si realizzavano i massacri a Guerrero, Chihuahua, quello del 2 ottobre del 1968 a Tlatelolco e quello del 10 giugno del 1971. Incluso durante il Governo di Carlos Salinas de Gortari, dove la gestione capitalista basata sull'economia nazionalizzata, cioè il keynesismo chiamato in Messico "sviluppo stabilizzatore", venne sostituito dalle privatizzazioni, deregolamentazione e regressione nei diritti sociali, cioè la gestione neoliberista, si mantenne la politica statale incline al rispetto di Cuba. Venne promosso il forum dei Vertici iberoamericani a partire da Guadalajara nel 1991, in cui il Comandante Fidel Castro disse: "Per la prima volta ci riuniamo senza che ci convochino altri", come un contrappeso politico all'OEA, al contempo che si privatizzavano 1.100 imprese pubbliche e si implementava una riforma costituzionale per togliere ai contadini le loro terre e si assassinavano centinaia di quadri politici e sociali del campo democratico.

Possiamo dire che salvo nei sessenni del PAN di Vicente Fox (2000-2006) e Felipe Calderón (2006-2012) caratterizzati dalla codardia e il servilismo, la politica estera della borghesia messicana è sempre stata caratterizzata da queste posizioni contro l'intromissione statunitense nei confronti della sovranità di Cuba, spiegabile dal fatto che si tratta di una forte carta a proprio favore nella propria relazione bilaterale con gli USA. Anche i governi emanati dal PRI, a seconda degli interessi, aprirono la porta, fino ad un certo punto, alle insorgenze del Nicaragua, El Salvador, Guatemala, senza lasciare con questo le proprie relazioni di interdipendenza con gli USA e, allo stesso modo, si diede un forte impulso al Movimento dei Non Allineati. Questo non rese nessuno dei menzionati governi, e nemmeno quello di Obrador, un governo antimperialista. Al contrario gli permise di presentarsi come governi "popolari" senza esserlo, solo per il fatto di brandire la bandiera del "non intervento e l'autodeterminazione dei popoli" mentre nel proprio paese sfruttava e reprimeva, si sequestravano e si facevano scomparire i comunisti e si conduceva la Guerra Sporca, si commettevano frodi elettoriali, si restringevano i diritti democratici. Questo sono i fatti della storia.

Vediamo adesso cosa c'è dietro questa facciata nella politica estera che caratterizza e determina l'operato di Obrador come Presidente del Messico:

- Gli accordi di Pompeo-Ebrard, ratificati dalla gestione di Biden-Harris, che convertono tutto il Messico in un muro anti-immigrati, con l'utilizzo della Guardia Nazionale e dell'Istituto Nazionale delle Migrazioni. Una politica applicata con durezza contro i lavoratori immigrati del Centroamerica e Haiti, che ha significato un aumento delle detenzioni e deportazioni fino ad un +204% rispetto ai governi precedenti. Oltre al volto feroce della politica anti-immigrati, Obrador cerca anche di ripulire questa politica promuovendo e facendosi portavoce dei programmi degli USA per contenere la migrazione a El Salvador, Guatemala e in tutta l'America Centrale.

- La partecipazione nelle negoziazioni e la ratifica congiunta Trump-Obrador di una nuova versione del TLCAN iniziato nel 1994, adesso rinominato come Trattato Messico-USA-Canada (TMEC o USMCA). Si tratta di un accordo economico e commerciale di carattere interimperialista che beneficia i monopoli e le borghesie dei tre paesi dell'America del Nord e che ha come caratteristica nuova, una serie di restrizioni nei punti in cui si infiltrava l'industria e il commercio della Cina. Il TMEC, quindi, non solo ha ratificato il suo carattere imperialista ma l'ha allineato nella disputa economica e commerciale tra USA e Cina. Altra caratteristica del T-MEC è il cammino per rendere il movimento sindacale in Messico un'estensione della AFL-CIO, ideologicamente nella logica della collaborazione di classe e subordinato al padronato.

- Come ogni governo che amministra gli interessi dei monopoli, quello di Obrador da piene garanzie alla plutocrazia messicana, ai monopoli per ottenere superprofitti ed esportare capitali in America Centrale e Sud America, convertendoli in riferimenti di vari rami dell'economia imperialista internazionale, come la telefonia mobile, l' industria estrattiva, della costruzione, l'alimentazione e il capitale finanziario.

- Si tratta di un governo antioperaio e antipopolare dove, nonostante questa demagogia e retorica "antimperialista", in realtà c'è una corrispondenza tra la sua politica interna e quella estera, come dimostra l'essenza della sua posizione alla CELAC (Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi, ndr) che di seguito esponiamo.

Guidato dal pragmatismo, Obrador ha cercato lungo la sua carriera politica di non pronunciarsi sulle questioni internazionali. Durante la campagna elettorale del 2018 abbozzò la sua politica estera convertendosi in promotore di una riedizione dell'Alleanza per il Progresso dell'Amministrazione Kennedy, che aveva come obiettivo quello di isolare e sconfiggere la Rivoluzione Cubana. In principio Obrador la limitò a Canada, USA, Messico e America Centrale, tuttavia adesso estende questa proposta a tutta l'America similmente al progetto dell'ALCA di Bush jr. che naufragò per la resistenza popolare dei popoli e per tre fattori politici che furono parte di questa resistenza: la Rivoluzione Cubana, l'insorgenza armata delle FARC-EP in Colombia e il processo politico venezuelano.

E' un atto demagogico senza pari volersi presentare come campione "antimperialista" e di contrabbando collocare come progetto quello dell'integrazione imperialista del Continente, mescolandolo con il modello dell'Unione Europea che è un'unione contro i popoli e la classe operaia.

L'integrazione imperialista dell'America Latina e dei Caraibi è una scomessa guidata dagli USA e Messico per sacrificare tutti i popoli del continente a vantaggio dei loro monopoli, che sono di dimensioni maggiori, così come di un patto che implica maggiori sviluppi e quote di profitto per le borghesie dei paesi partecipanti. In tal modo si affronta anche la presenza e la penetrazione dei capitali cinesi. Per tutto questo si realizza una tenace opera di ingegneria che cerca di limare le dispute interborghesi e allo stesso tempo cerca di intrappolare i popoli a loro danno e imporre un rinnovato ciclo di accumulazione capitalista.

Questa è l'essenza della questione e tutte le altre parole non hanno valore.

Pertanto, noi comunisti, svilupperemo con maggiore impeto la solidarietà con la Rivoluzione Cubana, tra i lavoratori, non solo contro il bloqueo ma in difesa delle conquiste socialiste. Rafforzeremo la nostra attività per l'organizzazione e la lotta in solidarietà con i migranti. Ci opporremo a qualsiasi progetto di integrazione continentale che abbia un carattere interimperialista, una somma di stati capitalisti, un'equazione che può tradursi solo in maggiore sfruttamento per i lavoratori e fame e miseria per i popoli.

Proletari di tutti i paesi, unitevi!

L'Ufficio Politico del CC del Partito Comunista del Messico (PCM)


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