www.resistenze.org - popoli resistenti - messico - 04-11-21 - n. 806

Il Partito Comunista del Messico sulla riforma energetica

Partito Comunista del Messico (PCM) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

03/11/2021

Al suono della fanfara i partiti e i gruppi parlamentari che rappresentano le rivalità borghesi presentano la loro posizione sulla riforma energetica come se fosse nell'"interesse popolare". Da un lato, non è difficile scorgere nei discorsi dell'opposizione reazionaria l'interesse specifico di alcune grandi imprese come CEMEX, Grupo Bimbo, FEMSA, ecc., che sono passate dall'acquisto di energia da CFE (Commissione Federale dell'Elettricità, compagnia elettrica di proprietà statale, ndr) all'autoapprovvigionamento; o di Iberdrola, Sempra o Pelica, capitali completamente dedicati ad essere fornitori privati. È un po' più complesso discernere l'interesse generale della borghesia dietro la socialdemocrazia e la sua attuale proposta di riforma. Riteniamo che sia un po' più difficile in quanto è riuscita ad ottenere per questa riforma - a differenza di altre che ha presentato in questa legislatura - un certo consenso da parte dei settori popolari e a mobilitare sotto la sua tutela alcune espressioni dei lavoratori organizzati.

Supponendo che non ci sia una distanza considerevole tra il discorso e il fatto politico, la socialdemocrazia sembra chiedere alla classe operaia di essere sua compagna o alleata nell'opzione di gestire un ritorno a certe caratteristiche del capitalismo monopolistico statale; vale a dire, di allinearsi sotto la vecchia bandiera del cosiddetto nazionalismo rivoluzionario. È necessario ricordare che sotto la bandiera del nazionalismo rivoluzionario si è mantenuto lo sfruttamento durante i 60 anni precedenti i tre decenni di neoliberismo, ed è questa stessa tragedia che oggi si ripete come una farsa.

Come è stata la consuetudine di questo governo, in realtà c'è un divario gigantesco tra il discorso e l'azione politica. La riforma propone che il settore privato mantenga il 46% del mercato dell'elettricità, ma quanto del mercato comprende attualmente questo settore, dopo la "lunga notte neoliberale"? Beh, il 45,8%. Per soddisfare le necessità dello sviluppo capitalista, all'inizio degli anni '60 lo stato messicano espropriò la Mexican Light and Power, l'American & Foreign Power Company, tra le altre imprese; oggi, per sostenere finanziariamente lo stesso stato borghese, come garante della proprietà, del mercato e dell'accumulazione, si chiede al grande capitale di "non rubare più clienti alla CFE". Né CEMEX, Ternium, Apasco, Minera Autlan, Kimberly Clark, Mexichem, BASF, Bayer, Bimbo, Telmex, Grupo Azteca, PepsiCo, Walmart, ecc. vedranno espropriate le loro centrali. Né i fornitori privati vedranno cancellati i loro contratti di 19 anni con CFE, né si riduranno i loro profitti stimati in 2 trilioni 761 miliardi 604 milioni di pesos come risultato della loro quota di mercato. CFE terrà essenzialmente vincolati i consumatori dei settori popolari e della classe operaia, tra i quali sventolerà la bandiera messicana per questa "conquista", mentre cancellerà dalla memoria la lotta di decine di migliaia di utenti contro gli abusi di CFE.

Per quanto riguarda il litio, i 97.000 ettari nelle mani delle società canadesi Organimax Nutient, Radius Gold, Infinite Lithium, One World Lithium e Zenith Minerals; della società inglese Alien Metals; delle società messicane Alejo Monsiváis e Litio Mex; della società spagnola Sutti Mining; o il più grande deposito di litio del paese, nelle mani della società cinese Bacanora, non saranno minimamente toccati. Non ci sarà nemmeno una specie di PEMEX al litio che trasferirà il reddito di questo minerale a progetti sociali, ma solo una commissione che sorveglierà gli affari del capitale messicano. Litio nelle mani dei messicani non significa nelle mani del proletariato, ma nelle mani di Minera Frisco, Industrias Peñoles e Grupo Industrial Minera Mexico. Ovunque ci siano state mobilitazioni della classe operaia su questo tema, sono state solo per sostenere una parte della borghesia contro un'altra; dissimulazione patriottica e continuità sfruttatrice. Il petrolio è stato uno strumento della dittatura dei capitalisti; il litio lo sarà d'ora in avanti.

Quando la socialdemocrazia sostiene che il litio e la produzione di elettricità dovrebbero essere nelle mani dello Stato, la domanda fondamentale è nelle mani di quale classe sociale è questo Stato, e quindi di chi sono gli interessi? D'altra parte, cosa promette la riforma al proletariato e ai settori popolari? Al momento si parla di concentrare tutti i lavoratori del settore energetico sotto un unico contratto e in un'unica organizzazione sindacale. In altre circostanze, e come prodotto della lotta propria della classe operaia, questa sarebbe una conquista, una conquista dell'unità incarnata in un unico corpo centrale; ma quando il governo socialdemocratico parla di sindacato, che impone lo stato borghese, è un modello particolare di sindacalismo: il più collaborazionista di tutti quelli che possono esistere, rappresentato dalla CATEM.

Sia la lotta dei lavoratori che, in particolare, la repressione nella raffineria Dos Bocas in costruzione testimoniano che gli interessi dei lavoratori e gli interessi del governo socialdemocratico sono su binari diversi. Per quanto riguarda i lavoratori e i settori popolari come consumatori, nel quadro del capitalismo e di questa riforma, non c'è nessuna misura di economia politica che garantisca loro elettricità a buon mercato, perché anche se i costi fossero alla fine trasferiti alle imprese imponendo la CFE come fornitore unico di energia, queste trasferirebbero questi costi ai consumatori e quindi colpirebbero i salari su larga scala. La CFE, senza la socializzazione del resto dei settori dell'economia, non può garantire i bisogni dei lavoratori e del popolo.

Cosa proponiamo noi comunisti? Che l'espropriazione e la socializzazione del settore energetico è legata e, di fatto, è concomitante all'espropriazione e alla socializzazione anche del resto delle industrie che sono nelle mani dei capitalisti. Lo sviluppo e il potenziamento della capacità energetica, anche se di per sè, isolatamente, è una "perdita" dal punto di vista del capitalismo, è una necessità per l'accumulazione socialista, per lo sviluppo delle forze produttive, per l'innalzamento del livello di vita della popolazione, dando per scontato che per sviluppo si intende anche l'uso di una tecnologia che, su larga scala, riduca gli effetti nocivi sull'ambiente.

Prendendo il potere e i mezzi di produzione, proponiamo che le 6 raffinerie che oggi lavorano al 60% della loro capacità (1,6-2,0 milioni di barili al giorno) per proteggere gli interessi dei monopoli privati,  potrebbero essere ripotenziate in modo naturale, il che permetterebbe di ottenere in modo efficiente la produzione di carburante del paese, oggi in declino dopo aver raggiunto il suo picco (1,9 milioni di barili al giorno), senza bisogno di maggiori spese, e indirizzando piuttosto la ricchezza sociale verso la transizione ad alternative ai combustibili fossili. In altre parole, sviluppare la produzione geotermica, eolica, mareomotrice, nucleare, ecc. in modo armonioso, secondo le capacità delle diverse regioni del paese.

La produzione di motori, trasporti pubblici di massa, vari tipi di macchinari, componenti, così come la produzione di manodopera professionale, sarebbe organicamente adattata alla produzione di batterie al litio e al modello tecnico che questo permette. Solo con il potere politico e i mezzi di produzione nelle mani della classe operaia, che estrae le risorse strategiche, genera l'energia, la conduce, la trasforma nei prodotti e nelle merci che costituiscono la ricchezza sociale, si possono servire pienamente gli interessi del popolo e sviluppare il settore energetico senza la contraddizione fondamentale che oggi lo trattiene.

Su tale questione il Partito Comunista concentrerà la sua attività per spiegare ai nostri fratelli di classe, specialmente nel settore, il vero significato di questa riforma. Non ci mobiliteremo sotto l'egida della socialdemocrazia, dal momento che la riforma salvaguarda pienamente la proprietà borghese di questo settore e la misura in cui è stata consegnata a loro. Cercheremo di cambiare il tipo di sindacalismo da meccanismo di controllo a meccanismo di lotta.

Allo stesso tempo contrapporremo il nostro programma di espropriazione, nazionalizzazione e socializzazione delle industrie strategiche centralizzate e concentrate al programma della socialdemocrazia che non aggredisce in nessun modo il problema fondamentale, e non lo fa perché metterebbe in discussione tutto il sistema costruito sulla proprietà privata.

La militanza comunista tra la gioventù lavoratrice, tra le lavoratrici, nel fronte operaio-sindacale, nei settori popolari, replicherà incessantemente e in modo organizzato questa attività illuminante, adattata alle preoccupazioni particolari che esistono in ognuno di questi settori.

Proletari di tutti i paesi, unitevi!

L'Ufficio Politico del Comitato Centrale


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.