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- popoli resistenti - moldavia - 31-10-09 - n. 293
Per un punto il PCRM perse la Presidenza… e molto altro
di Cinzia Palazzolo, Dip. Esteri PdCI
Premessa
La Moldavia, ex Repubblica Socialista Sovietica, divenuta indipendente nel 1991, è oggi uno stato neutrale con capitale Chisinau ed è una repubblica parlamentare. Questo implica che il ruolo del Parlamento, imprescindibile per il funzionamento della democrazia, sia fondamentale, in quanto deputato ad eleggere sia governo, sia Presidente della Repubblica. Non sfuggirà, quindi, che in questo momento la Moldavia non ha un vero e proprio Presidente della Repubblica, ma il Presidente del Parlamento, Mihai Ghimpu, ne svolge le funzioni ad interim, ed il Primo Ministro è Vlad Filat, formalmente nominato dal Presidente della Repubblica: Filat detiene l'incarico dal 17 settembre 2009. Il Parlamento moldavo è monocamerale, è composto da 101 membri che vengono eletti a suffragio universale ogni 4 anni. Le elezioni del 5 aprile 2009 diedero un risultato molto soddisfacente al PCRM, che in Moldavia governava dal 2001
All’indomani dell’annuncio dei risultati elettorali a Chisinau iniziarono le proteste, quando fu chiaro che il Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldavia aveva avuto la maggioranza, ottenendo il 50% dei voti. L'opposizione rifiutò i risultati delle elezioni e le accuse di brogli furono seguite da una richiesta di andare a nuove elezioni.
Pochi giorni dopo, l’allora Presidente Vladimir Voronin, legittimamente eletto dal Parlamento, per la prima volta nel 2001 e verso il termine del suo secondo ed ultimo mandato nel 2009, chiese alla Corte Costituzionale di autorizzare un riconteggio dei voti, come chiesto dall’opposizione e da coloro che protestavano nelle strade di Chisinau: la corte decise che il riconteggio sarebbe avvenuto il 14 aprile, ma i tre principali partiti di opposizione annunciarono che avrebbero boicottato il riconteggio, temendo che il governo avrebbe cercato di incrementare la propria maggioranza fino ad ottenere i 61 seggi (3/5 del parlamento) necessari per l’elezione del Presidente. Il riconteggio, invece, confermò il risultato originale.
La perdita di un solo seggio da parte del PCRM, che ottenne, appunto, solamente 60 seggi rispetto alle precedenti elezioni, non consentiva ai comunisti di rieleggere un nuovo Presidente e come da prassi, dopo la mancata elezione del Presidente per due volte, si tennero elezioni anticipate, il 29 luglio 2009. Il PCRM, pur ottenendo più voti degli altri partiti, si attestò intorno al 44,6 % e perse la maggioranza parlamentare contro l’opposizione, ma a questa opposizione, a sua volta, mancano 8 voti per potere eleggere un Presidente.
La Repubblica di Moldavia, attualmente si trova, come detto, in un limbo istituzionale che fa sì che la funzione di Presidente spetti ad interim alla più alta carica nel Parlamento, il liberale Mihai Ghimpu, che dovrà condurre il Parlamento all’elezione di un vero successore di Voronin e se nessun candidato raggiungerà la maggioranza entro il secondo turno, si dovranno tenere nuove elezioni parlamentari. I quattro partiti di opposizione, di cui tre liberali ed uno social democratico, hanno già dichiarato che voteranno contro i candidati del PCRM alla Presidenza. Se il parlamento non riesce per tre volte consecutive ad eleggere un candidato, questo porta a nuove elezioni anticipate
La candidata alla Presidenza per il PCRM era Zinaida Greceanîi, che fino allo scorso 14 settembre 2009 era anche il Primo Ministro della Repubblica di Moldavia. E come da previsioni, entrambi i turni di presidenziali non hanno dato alcun esito e le nuove elezioni del luglio scorso hanno lasciato il paese in un grande caos politicoistituzionale, dove il partito che ha quasi il 45 % dei consensi è, di fatto relegato ad una posizione marginale di opposizione.
Una delegazione del Parlamento europeo si è recata in Moldavia per controllare il corretto svolgimento delle elezioni. La delegazione ha parlato di "una giornata ben organizzata, tranquilla e pacifica, in un'atmosfera di pluralismo, nonostante una serie di dubbi sulle procedure". Il Presidente dovrà essere eletto da questa assemblea.
La situazione in Parlamento dopo le elezioni del 29 luglio 2009
Le elezioni parlamentari anticipate si sono tenute in Moldavia il 29 luglio 2009. Il Parlamento della Moldavia, eletto pochi mesi prima, fu sciolto dal Presidente Vladimir Voronin il 15 giugno 2009, come già detto, per la mancata elezione di un Presidente, per ben due volte di seguito. Il Partito di Voronin, il Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldavia ha ottenuto circa il 45% dei voti, mentre gli altri quattro partiti che hanno ottenuto seggi hanno conquistato tra il 7 e il 16% dei voti. Tuttavia, i partiti di opposizione – tutti insieme - hanno superato il 45% dei voti, e stanno trattando per costituire una coalizione. Questa flessione (-4,72%) dei comunisti è da attribuirsi ad alcuni fattori, tra cui la fuoriuscita di un ex deputato del PCRM, Marian Lupu, che attualmente è alla guida del Partito Democratico della Moldavia, ma anche fattori come l’abbassamento della soglia elettorale dal 6 al 5%, e del tasso minimo di partecipazione da metà dell'elettorato ad un terzo dell'elettorato.
Risultati elettorali
L'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che ha monitorato lo svolgimento delle elezioni, conferma che non si sono verificati brogli elettorali. Dopo la pubblicazione dei risultati, il Presidente Voronin ha riconosciuto la flessione del PCRM e si è dichiarato disponibile al dialogo. Né i comunisti, né i partiti di opposizione uniti hanno i 3/5 dei seggi del Parlamento (cioè 61 seggi), necessari per eleggere un nuovo Presidente: la sola possibilità starebbe nel conquistare il voto di qualcuno dell’altra parte politica. Poiché non è sfuggita l’operazione di Marian Lupu, che dal PCRM è passato al Partito Democratico della Moldavia, che ha ottenuto giusto 13 seggi - laddove i comunisti ne hanno persi 12 - Lupu è stato proposto come prossimo Presidente.
Tre mesi dopo le elezioni
Con la nuova maggioranza parlamentare, già le prime conseguenze si fanno sentire nell’ambito dello sviluppo delle istituzioni democratiche del paese. Il Parlamento, che dovrebbe garantire il mantenimento dei fondamentali meccanismi democratici, a cominciare dal diritto di parola tra i deputati eletti, sta, di fatto, mettendo in atto una vera e propria repressione nei confronti del più grande partito di Moldavia, il PCRM, a cui il cosiddetto speaker del Parlamento, il già citato Mihai Ghimpu – Presidente ad interim – non concede la parola nel corso dei dibattimenti parlamentari, svilendo, di fatto, quella che è l’essenza della democrazia, che assegna diritto di parola e di interlocuzione anche alle forze di opposizione, specie se rappresentano quasi la metà del Parlamento. Sembrerebbe lapalissiano, ma evidentemente a questo governo, da alcuni definito il primo governo democratico eletto in Moldavia, questo passaggio fondamentale della democrazia sfugge. Le preoccupazioni non si limitano a questo aspetto che sembra davvero non trascurabile: anche in Moldavia un sostanziale rimaneggiamento al codice audiovisivo sta dando effetti deleteri nel campo della comunicazione massmediatica; a questo si aggiungono i cambiamenti radicali nel campo della sicurezza sociale e la gestione insensata della spinosa questione della Transnistria. Tutti fattori che in brevissimo tempo hanno reso il paese estremamente instabile. Inoltre, la situazione che si è venuta determinando in ambito comunicativo, investe la libertà di parola di mezzi che rappresentano forze di opposizione o che si mostrano critici nei confronti dell’attuale maggioranza parlamentare.