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Elezioni in Repubblica Moldova: vincono i prorussi ma è probabile che non possono formare il governo

Jose Luis Forneo | imbratisare.blogspot.it
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

03/12/2014

Nelle elezioni di domenica
scorsa (30 novembre, ndt) in Repubblica Moldova, il risultato è stato una grande sorpresa, perchè ha messo in evidenza nelle opzioni più votate, un partito nuovo, uscito dalla frattura recente nel Partito Comunista della Repubblica Moldova e che la settimana prima delle elezioni aveva nei sondaggi tra lo 0% e il 6% delle preferenze dei votanti.

L'irruzione del Partito Socialista della R.M., diretto dal,
fino a poco tempo fa, leader del Partito Comunista, ha lasciato a bocca aperta tutti quanti, anche se, come abbiamo già detto in precedenza, tutto si può spiegare se evitiamo di applicare le etichette di sinistra o di destra ed analizziamo il tema nel quadro del conflitto inter-imperialista, tra quella potenza che fino a poco tempo fa era unipolare, gli USA (seguiti dai vassalli d'Europa) e quelle potenze che sono nel pieno dell'emergere, come la Russia e la Cina.

In primo luogo, vediamo i risultati. Nel Parlamento sono entrati, per l'antidemocratica legge elettorale che ha lasciato fuori dal Parlamento il 16% dei votanti (tra questi, il 6% che ha optato per il Partito Comunista Riformatore, un'opzione poco meno socialdemocratica di quella diretta da Voronin, leader del PCRM), solamente 5 partiti:

Il Partito Socialista della R.M. (PSRM) con il 20.51% dei voti, il Partito Liberal Democratico di Moldova (PLDM) con il 20.16%, al terzo posto, dopo aver perso un'elezione in R.M. per la prima volta dal 1998, il Partito Comunista della R.M. (PCRM) con il 17.48% dei voti, il Partito Democratico di Moldavia (PDM) con il 15.80% e per ultimo, il Partito Liberale, con il 9.67%. (La corrispondenza nei seggi, si può vedere nel quadro seguente).


Il sesto partito in lizza, il Partito Comunista Riformatore (PCR) ha ottenuto il 5.5%, anche se è stato lasciato fuori dal Parlamento e non è stato l'unico. E' stato escluso anche, come già segnalato, senza lasciare possibilità di partecipare alla "festa" elettorale, il partito pro-russo PATRIA, accredidato da una importante percentuale di voti la settimana precedente le votazioni e che è stato proibito rapidamente pochi giorni prima delle elezioni.

Il caos provocato, insperato per la maggioranza, può esser conseguenza diretta di questa proibizione, poiché i nazionalisti moldavi, pro-russi, hanno votato per altre opzioni, pro-russe ovviamente ed era difficile che lo facessero per il Partito Comunista, non solo per la sua etichetta rossa, ma anche per il suo solito flirt con tutte le opzioni.

Altra spiegazione è quella della costante caduta negli ultimi anni dell'opzione comunista (in realtà, socialdemocratica), che ha sofferto anche di costanti divisioni. Di fatto, due dei cinque partiti entrati in Parlamento, senza contare lo stesso PCRM, sono sorti dalle file del Partito Comunista: il Partito Democratico di Lupu, che appena 5 anni fa era visto come il successore di Vladimir Voronin e il Partito Socialista, guidato da Dodon, altro dirigente del comunismo moldavo ed ex sindaco di Chisinau (senza contare il Partito Comunista Riformatore, anch'esso nato da una frattura del PCRM).

In ogni caso, si tratta di vedere cosa succederà adesso in Repubblica di Moldova dopo le elezioni, in relazione all'espansionismo della NATO e dell'UE (sotto la bacchetta nord-americana) verso l'ex spazio sovietico: continuerà il governo di Chisinau, negli ultimi anni formato da una alleanza di partiti liberali, anche se il Partito più votato dal 1998 era il Partito Comunista, il suo cammino verso ovest? Saranno i partiti pro-russi quelli ad indicare il cammino o si converrà ad una difficile e scomoda neutralità, molto conveniente, d'altra parte, per le potenze in disputa?


Nel grafico presentato in alto, si osserva che l'agenzia Unimedia riporta che i partiti pro-russi (PSRM e PCRM) hanno 46 seggi, mentre quelli pro-europei (PDLM,PD e PL) ne hanno 55. Tuttavia, deliberatamente, viene posto in blu nel grafico, in un immaginario centro, il Partito Democratico di Lupu. Perchè? E' chiaro che Lupu è, evidentemente, la cerniera che aprirà la porta da un lato o dall'altro. In primo luogo perché proviene dalla stessa culla di Voronin e Dodon, il comunismo o per meglio dire, la socialdemocrazia che accetta il liberalismo, ma che dà una grande importanza al sociale, tuttavia questo non è fondamentale nel contesto moldavo (anche se, d'altro lato, è abituale che esista una visione generale politica che identifica la "sinistra" con la Russia e la "destra" con l'Occidente, logica d'altra parte che i cittadini moldavi, i quali non smettono di ripetere che vivevano meglio con l'URSS, stanno assumendo, in quanto in questi ultimi decenni vedono rubarsi e scomparire tutto quello che avevano conquistato durante il socialismo).

Inoltre Lupu
si è mai schierato chiaramente da una parte o dall'altra e sempre ha giocato un ruolo di collegamento tra le due "bande". In realtà, il suo partito si è posizionato con chiarezza in varie occasioni contro ciò che invece gli altri due partiti parlamentari erano favorevoli per l'avvicinamento all'Europa: l'unione con la Romania, una possibilità che non solo ha provocato l'indipendenza di fatto della Transnistria e l'autonomia con opzione di indipendenza della Gaguzia, ma che ha provocato il fatto che molti moldavi vedessero con maggiore simpatia l'amicizia con la Russia.

Non bisogna nemmeno dimenticare che il Partito Comunista della R.M., anche se non sappiamo se raddrizzerà il cammino dopo la batosta di queste elezioni, ha flirtato varie volte con l'UE e anche con la NATO e infatti partecipa al Partito della Sinistra Europea, con tutto quello che significa. Di fatto, la Russia mai si è fidata di Voronin, per cui, con probabilità, se si è contenti da qualche parte dopo queste elezioni, è
senza dubbio nel Cremlino.

In ogni caso, salvo che il PD di Lupu opti per unirsi ai suoi ex compagni, e quindi si creerebbe una unione forte di 65 contro 36 parlamentari, le opzioni europee non sono del tutto chiare, né sono del tutto sicure, anche se Lupu opti per l'Alleanza proeuropea. Infatti, il vincitore delle elezioni, il partito di Dodon, il Partito Socialista, oltre ad offrire l'alleanza ai comunisti e, probabilmente al PD, ha dichiarato che la soluzione più probabile saranno nuove elezioni anticipate, poiché, ricordiamo, il Parlamento deve eleggere, nel sistema politico moldavo, il Presidente del paese, il capo di stato, con 3/5 dei parlamentari. In questo modo una alleanza PD-PDLM e PL ha poco futuro e durerà appena qualche mese, perché sarebbe incapace di conseguire il numero necessario di seggi per nominarlo, per cui dovrebbe convocare nuove elezioni parlamentari.

Infine, bisogna anche ricordare, in questo quadro interpretativo delle elezioni moldave come fronte del conflitto interimperialista, che nella regione separatista di Transnistria, indipendente di fatto, chiaramente prorussa, le elezioni organizzate da Chisinau sono state boicottate, e appena si è votato, e che nella Repubblica Autonoma di Gagauzia, che recentemente ha anche chiesto l'unione alla Federazione Russa, il risultato è stato quello aspettato.

In ogni caso, anche se non vogliamo essere profeti di sventura, già sappiamo come agiscono i "democratici" Stati Uniti & Co. e in caso che le cose non vadano come desiderano, possono organizzare una "maidan" che gli farà raggiungere gli obiettivi che non ottengono con le urne, come successo nella vicina Ucraina.


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